Nel gergo degli addetti ai lavori d’oltreoceano esiste un concetto che suscita un involontario brivido di terrore a tutti i grandi produttori di franchise cinematografici: stiamo parlando del damaged brand, un marchio irrimediabilmente compromesso.
Certo, uno o più film possono essere massacrati dalla critica, dai fan, dal grande pubblico o anche da tutte e tre le categorie.
Nell’ambito dei blockbuster ci sono passati in tanti, ma c’è chi è comunque riuscito a sopravvivere senza neppure deviare troppo la rotta. La pioggia di polemiche e recensioni negative del 1999, ad esempio, non ha scoraggiato George Lucas, dopo Star Wars: La Minaccia Fantasma, dal completare la propria trilogia prequel (ora diventata un cult per tanti appassionati).
Più di recente, anche la Fase Quattro dell’MCU ha riscontrato risultati sotto le attese, ma anche qui tutto sta comunque procedendo secondo i piani.
Talora l’impatto è più grave, e si decide di portare il franchise in un’altra direzione: assai difficilmente, ad esempio, la Sony svilupperà Morbius 2, così come nel 2011 la DC scelse di non proseguire Lanterna Verde.
In determinate circostanze si opta addirittura per un completo reboot: è il caso di Spiderman, e del passaggio di consegne tra Tobey Maguire e Andrew Garfield.
Nel caso del “damaged brand”, però, le cose sono assai più gravi: ad essere danneggiata è l’immagine stessa del franchise, a prescindere da personaggi, attori, registi e correzioni di rotta. Il pubblico semplicemente si disaffeziona, e il marchio perde rilevanza.
Dopo Justice League del 2017, la DC Comics ha già percorso tutte le alternative, ed è ora sul punto di proporre un reboot totale guidato dai suoi nuovi demiurghi James Gunn e Peter Safran.
I dati che giungono dal botteghino, però, sono allarmanti, e la domanda sorge spontanea: e se l’universo cinematografico DC fosse un brand ormai irrimediabilmente compromesso?
Se non basta nemmeno Batman…
A lanciare l’allarme è un autorevole analista di Forbes, Mark Hughes, trovatosi costretto a riflettere sul recente fallimento di The Flash al botteghino e a riconsiderare le sue ottimistiche proiezioni iniziali: “Credo che a indurre un falso senso di sicurezza nelle proiezioni di molti di noi sia stato Batman. È difficile comprendere come un film che vantava la presenza di ben due versioni di Batman (Michael Keaton e Ben Affleck), entrambe apparse in lungometraggi campioni di incassi – Batman, Batman Returns, Batman v Superman e Suicide Squad – e ora inserite in quel che sembra essere un popcorn movie complessivamente ben fatto e rivolto al grande pubblico – possa fallire in maniera così clamorosa.
Ciò significa che Warner Bros Discovery e DC Studios avrebbero dovuto fare più attenzione a un enorme segnale di pericolo: il brand di Batman è di nuovo contaminato, e non si può più dare per scontata la risposta del pubblico in biglietteria per la sola presenza del Cavaliere Oscuro in live action.
Certo, ci siamo già passati una volta con Batman e Robin del 1997, ma pare che ora si sia raggiunto un nuovo record negativo per il Batman cinematografico”.
La conclusione è lapidaria: “Quando il pubblico ignora persino Batman, allora hai distrutto il tuo brand. […]Temo che gli ultimi, numerosi flop del DCEU possano aver definitivamente minato persino l’idea di Batman e Joker come sicure garanzie di successo”.
La graffiante analisi di Forbes non lascia scampo, così come, del resto, non ne lasciano neppure gli impietosi numeri di The Flash, che si avvicinano paurosamente a quelli del Morbius di casa Sony.
Ma esiste ancora uno spiraglio di luce in fondo al tunnel? Proviamo a ripercorrere i numeri di questa catastrofe cinematografica e finanziaria targata Warner Bros per comprendere meglio la gravità della situazione.
I numeri del box office
È sufficiente dare un’occhiata alla tabella per capire come, dopo la debacle del Justice League “riarrangiato” da Joss Whedon nel 2017, i numeri al botteghino siano colati vertiginosamente a picco.
Certo, sarebbe facile iniziare ad accapigliarsi sulle responsabilità: sicuramente c’è chi pensa che la colpa sia del regista di Avengers e Buffy e delle sue (francamente pessime) scelte creative; chi tende a puntare il dito sulle ingerenze dello studio, e chi invece se la prende con Zack Snyder, sostenendo che l’insuccesso sia figlio delle controversie suscitate dai film precedenti (anch’essi tormentati dalle intrusioni della Warner!).
Sull’argomento esistono fiumi di inchiostro – virtuale e non! – e non riteniamo utile ritornarvici ulteriormente.
Limitiamoci agli unici dati veramente obiettivi, ossia ai numeri e ai titoli riportati qui sopra.
Se ci concentriamo sulle cifre possiamo notare come dal 2017 in avanti il box office del DCEU non sia mai andato oltre i 350 milioni di dollari, producendo una sequela di mezzi flop e tiepide reazioni che hanno danneggiato il marchio molto di più di quanto non l’abbia fatto Justice League.
Nel mondo dei social e del passaparola nulla fa più paura dell’indifferenza, che è indice di una profonda disaffezione nei confronti del brand.
Altrettanto significativi sono i titoli: Shazam (senza Superman!), le Birds of Prey (con Harley, ma senza Joker!), Wonder Woman, una nuova Suicide Squad, Black Adam (senza Shazam!), di nuovo Shazam (senza Black Adam!), Flash. Nessun filo conduttore, nessun quadro di insieme, nessuna macro-costruzione narrativa.
Dopo Justice League, la DC non ha proseguito con Zack Snyder, né ha affidato la gestione a un altro regista, ma neppure ha optato per un reboot generale: si è limitata a tirare a campare per cinque lunghi anni, stancando davvero tutti!
È il caso di dirlo: qualsiasi decisione sarebbe stata meglio di questa non-decisione!
Meglio soli che mal accompagnati?
Eppure, se si considera il quinquennio 2018-2023 in casa Warner Bros, balzano all’occhio due vistose eccezioni: stiamo parlando, ovviamente, di Joker di Todd Phillips (2019), con Joaquin Phoenix nei panni della futura nemesi del Cavaliere Oscuro, e The Batman di Matt Reeves (2022), con Robert Pattinson nel ruolo di un giovane Bruce Wayne.
Oltre a portare a casa l’Oscar per il miglior attore, Joker ha incassato 1 miliardo e 74 milioni di dollari, mentre il Batman di Pattinson, malgrado l’onda lunga della pandemia, ha portato a casa 771 milioni.
Entrambi i lungometraggi hanno conquistato anche il plauso della critica, passando agli annali come due indiscutibili successi.
Eppure non figurano nella tabella di sopra, perché a tutti gli effetti non appartengono all’universo narrativo condiviso del DC Extended Universe (in breve, DCEU).
Si tratta di due storie del tutto indipendenti, che nei prossimi anni continueranno il proprio cammino anche in parallelo rispetto al nuovo corso inaugurato da Gunn e Safran.
La chiave di lettura più scontata e confortante potrebbe indurci a credere che la crisi riguardi soltanto l’universo cinematografico DCEU (quello, per capirci, in cui Batman è interpretato da Ben Affleck e Joker da Jared Leto), e non l’intero marchio DC.
In tal caso, il male sarebbe già stato risolto con l’annuncio di un imminente reboot che verrà inaugurato da Superman: Legacy nel 2025.
Nubi nere all’orizzonte
Forbes, però, non concorda con questa rassicurante conclusione, e sospetta che “gli ultimi, numerosi flop del DCEU possano aver definitivamente minato persino l’idea di Batman e Joker come sicure garanzie di successo”.
La diagnosi di Mark Hughes è chiara: damaged brand, marchio compromesso.
Troppo pessimismo? Può darsi, ma senz’altro l’inatteso flop di pubblico che ha accolto il ritorno del Cavaliere Oscuro di Michael Keaton – anch’egli, a rigore, estraneo al DCEU! – è un segnale da non sottovalutare.
Ciò ovviamente non significa che tutto è ormai perduto, ma soltanto che l’interesse del pubblico sta iniziando a scemare, e che nessuno può sentirsi davvero al sicuro: neppure Phillips e Reeves, che pure hanno fin da subito tagliato i ponti con il resto del franchise e sono reduci da due roboanti successi commerciali.
Nel 2024 e nel 2025, l’andamento al botteghino dei rispettivi sequel (Joker: Folie à Deux e l’ancora anonimo sequel di The Batman) rappresenterà un banco di prova cruciale per il futuro dell’intero brand cinematografico DC.
Da parte nostra vogliamo essere ottimisti, ma è inutile nascondersi dietro a un dito: in caso di un altro flop inatteso, l’idea di staccare la spina all’intero brand DC potrebbe approdare sul tavolo del CEO di Warner Bros Discovery David Zaslav, e la saga di James Gunn potrebbe ritrovarsi con il fiato sul collo prima ancora di debuttare.
Resta comunque paradossale che, da Justice League in avanti, i titoli stand-alone abbiano riscosso una sorte migliore di quelli della grande saga condivisa: si tratta di un segnale da non sottovalutare, indice di un malessere profondo e radicato verso il franchise che potrebbe affliggere fin dalla nascita anche il nuovo universo di Gunn, a prescindere dai suoi reali meriti e demeriti…
Quando i film più amati sono quelli mai prodotti…
Prima di addentrarci oltre tra le macerie del DCEU, una premessa è d’obbligo: non sempre il volume dei tweet e delle reazioni social equivale a quello delle iniziative nel mondo reale e, nel nostro caso, a quello dei biglietti acquistati al box office.
In mancanza di dati più solidi, quella che segue è una ricostruzione basata soltanto sullo scivoloso mondo virtuale, da prendersi quindi con un doveroso beneficio d’inventario.
Messe avanti le mani, tocca però rilevare come, dal 2018 a oggi, lo studio e i fan abbiamo spesso parlato due lingue differenti: una parte della fanbase si è arroccata sugli hashtag #releasetheSnyderCut prima e #restoretheSnyderverse dopo, mentre un’altra ha chiesto a gran voce di voltare pagina, ma comunque di proseguire le avventure dei supereroi della Justice League.
I progetti dello studio, invece, spesso hanno viaggiato del tutto in parallelo ai sogni e alle aspirazioni dei fan, riscuotendo una tiepida indifferenza: senza aver fornito una direzione generale alla saga nel complesso, a ben pochi importa qualcosa delle Birds of Prey, di Shazam o persino di Wonder Woman!
Anche nel caso del recente Black Adam, l’unica cosa che ha fatto davvero discutere non è stato l’antieroe protagonista o il debutto della Justice Society, bensì il ritorno del Superman di Henry Cavill.
Paradossalmente, negli ultimi anni, gli unici film veramente popolari e oggetto di discussione sui social sono stati quelli che Warner non ha mai prodotto: si va dalla famigerata Ayer Cut, ossia la versione originale del Suicide Squad con Will Smith, Jared Leto e Margot Robbie, ai sequel del cosiddetto Snyderverse (Justice League 2 e 3), passando per il film su Batman che sarebbe dovuto essere diretto e interpretato da Ben Affleck con Deathstroke di Joe Manganiello nei panni dell’antagonista principale, per arrivare al famigerato crossover tra Black Adam e Superman.
La terra dei rimpianti
Il rimpianto per i film mai realizzati e il progressivo allargamento della voragine tra i titoli pubblicati e quelli desiderati dai fan non si limita solo alla cerchia dei sostenitori hardcore di Zack Snyder.
Tra i desiderata dei fan rientrano anche alcuni film messi in cantiere durante la successiva gestione targata Walter Hamada, che per inciso è il principale responsabile dei cinque anni di incerto cabotaggio che hanno condotto la DC all’attuale sfacelo.
È il caso di Gotham City Sirens, sequel a lungo favoleggiato di Birds of Prey che avrebbe visto protagonista un trio formato dalla Harley Quinn di Margot Robbie, Poison Ivy e Catwoman.
Ma soprattutto, è il caso di Batgirl, film completamente girato e mai rilasciato, che avrebbe visto Leslie Grace nei panni della protagonista, il ritorno di J. K. Simmons nei panni del commissario Gordon, Brendan Fraser nei panni del villain Firefly e nuovamente il Batman di Michael Keaton come anziano mentore dell’eroina.
Un film dalle atmosfere alla Batman Beyond che avrebbe espanso e proseguito le avventure di The Flash, destinate originariamente a inaugurare un nuovo universo DC con Keaton al posto di Affleck in un ruolo da supervisore paragonabile a quello del Nick Fury della Marvel.
Una strategia finalmente ambiziosa, destinata a culminare in un nuovo film-evento ispirato a Crisi sulle Terre Infinite, con il ritorno di Affleck e Cavill nei panni di Batman e Superman e una minaccia trasversale al multiverso che avrebbe permesso di tirare le fila delle varie avventure incompiute.
Come prevedibile, dopo il deludente vicolo cieco che conclude la versione di The Flash uscita in sala, il film è puntualmente schizzato in cima alla lista dei rimpianti del pubblico!
È incredibile: a ogni scelta imboccata dallo studio negli ultimi anni, il pubblico ha sempre dimostrato di preferire con entusiasmo l’alternativa scartata…
Quante promesse non mantenute!
“Quando gli spettatori continuano a dirti a gran voce cosa vogliono, devi ascoltarli, credere in loro e darglielo”, sintetizza Mark Hughes su Forbes. O almeno, aggiungiamo noi, non fare l’esatto opposto!
Ma non è soltanto questo il segreto per non danneggiare un brand di successo: un’altra decisione chiave, come testimonia il successo del Marvel Cinematic Universe e di altre saghe cinematografiche, consiste nel privilegiare sempre e comunque una coerenza narrativa di sorta, ovviamente al netto della libertà artistica dei registi.
Se rivisitiamo la recente storia dell’universo DC, invece, incontriamo un autentico cimitero di promesse non mantenute.
Ripercorriamo i finali e scene dopo i titoli di coda: al termine di Lanterna Verde assistiamo alla nascita del villain Sinestro, ma la saga non è proseguita oltre.
Inizia poi l’era Snyder, con alcuni film coesi, culminati nel rimaneggiato Justice League del 2017: qui Lex Luthor riesce a evadere dal manicomio di Arkham e assolda il Deathstroke di Joe Manganiello per fondare un gruppo di supercriminali che nei fumetti prende il nome di Legion of Doom.
Pure qui, ci troviamo di fronte a un vicolo cieco.
Le cose non vanno meglio nella director’s cut rilasciata da Zack Snyder nel 2021: qui Luthor rivela a Deathstroke l’identità civile da Batman, gettando le basi per il mai realizzato film di Ben Affleck.
Passiamo ai film successivi: Shazam e il suo sequel gettano le basi per una vendetta di Sivana che non vedremo mai, Wonder Woman 1984 introduce invano l’Asteria di Lynda Carter, Black Adam annuncia un crossover mai prodotto con il Superman di Henry Cavill.
Aggiungiamoci il ritorno del Batman di George Clooney al termine di The Flash, che tuttavia non avrà seguito nell’universo di James Gunn, e il nostro cimitero delle promesse è completo.
E forse, il nostro intero brand è compromesso…
James Gunn salverà la DC?
Rieccoci quindi alla grande domanda iniziale: indubbiamente il danno è stato fatto, ma quanto è grave? Potrà James Gunn salvare le sorti del brand DC e rilanciarlo nell’immaginario collettivo?
Qualche tempo fa vi abbiamo già detto perché, da parte nostra, vogliamo dare fiducia al suo progetto “Gods and Monsters”, ma bisogna non sottovalutare l’effetto a lungo termine dei gravi flop degli ultimi anni.
Nel cinema, questo fantastico reame in cui la fantasia incontra la realtà, nulla è davvero irreversibile. Lo ha dimostrato il successo della trilogia del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, approdata sugli schermi in un momento decisamente negativo.
Quindi no, il marchio DC non è “irreversibilmente” danneggiato.
Ma è “gravemente” danneggiato, quello sì, e le precarie condizioni finanziarie del colosso Warner Bros Discovery lasciano intendere che la pazienza del CEO David Zaslav potrebbe già essere agli sgoccioli.
Inutile girarci intorno: il margine di manovra è esiguo, quasi nullo. Allo studio occorrono risultati immediati, e il credito in bianco di cui godevano Batman, Superman, Joker e compagni presso il grande pubblico sembra essersi esaurito.
Le condizioni per la ripartenza, a nostro avviso, sono due: Joker: Folie à Deux e The Batman 2 non devono floppare, e James Gunn deve esordire con un film davvero potente, immaginifico, quasi perfetto.
Questa volta non basterà il plauso della critica. Qualora Superman: Legacy non riuscisse a far innamorare il grande pubblico (il suo Suicide Squad del 2021, ricordiamolo, fu stato un sonoro insuccesso finanziario, anche se uscì in una situazione molto particolare), Warner potrebbe decidere di puntare una volta per tutte sulle saghe minori di Joker e The Batman, le uniche ad aver conquistato sia il botteghino che il favore della critica.
Qualora invece, oltre a Superman: Legacy, neanche i film di Todd Phillips e Matt Reeves dovessero avere successo, allora sì, il brand DC Comics potrebbe essere davvero spacciato.