A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai.
E la programmazione televisiva lo sa bene, dato che è questo il periodo dell’anno in cui gli eletti prodotti Disney possono essere trasmessi anche sugli schermi più popolari.
Così, anche chi non fruisce di Disney+ potrà immergersi nella magia dei Classici Disney. E quest’anno la Rai si è accaparrata anche la prima visione di Frozen II – Il Segreto di Arendelle.
Per tantissimi questo sequel ha superato addirittura l’ormai iconico fratello maggiore, regalandoci un film più maturo, più evocativo e visivamente molto più interessante. Ma se parliamo del seguito di qualcosa di mastodontico come Frozen – Il Regno di Ghiaccio, prima di vagliare i punti che lo renderebbero superato, dobbiamo passare per la strada delle origini.
La tempesta perfetta si chiama Frozen Fever
Che ci piaccia o meno, il fenomeno Frozen ha scritto un capitolo davvero notevole della storia del cinema, e non solo, perché ha influenzato inesorabilmente la cultura pop travolgendola, è proprio il caso di dirlo, come una valanga inarrestabile.
Per Disney lo schema è chiaro e per il successo assicurato la ricetta perfetta è costituita dai seguenti ingredienti: un racconto tradizionale tratto del folklore europeo, con protagonista una principessa, raccontato attraverso la lente totalizzante del musical. Ogni qual volta la fabbrica dei sogni di Topolino si sente minacciata dalla crisi e dal fallimento, dopo un periodo in cui si osa sperimentando con scarsi risultati, i suo stregoni vanno a ripescare questa infallibile formula magica, e il nastro della vittoria si taglia praticamente da solo.
Successe per il primo classico Disney, Biancaneve, che creò un granitico precedente, poi Cenerentola, La Sirenetta, in parte minore anche per Rapunzel, ma con Frozen ogni ingrediente è stato potenziato.
Il racconto europeo prescelto fu “La Regina delle Nevi” di Hans Christian Andersen, lo stesso autore de “la Sirenetta”, una storia ambientata nelle lande innevate della Scandinavia.
Perfetto per un film che sarebbe uscito a Natale.
Più che un film, una sfera stroboscopica
E poi c’è la questione Principessa che qui non è una sola, ma sono addirittura due. Due sorelle, diverse tra loro, che avrebbero parlato al pubblico in modo diverso ed inclusivo, rendendo protagonisti sia i caratteri espansivi ed entusiasti che quelli più cupi ed introspettivi. Il tutto presentato sul grandioso palco della dimora del musical per eccellenza, Broadway, perché se lo scheletro di Frozen è costituito dalle tradizioni del Nord Europa, i muscoli che muovono questa macchina perfetta sono decisamente composti da numeri musicali degni del Tony Award e per un occhio esperto è assolutamente evidente: Frozen è stato pensato non solo per essere un film, Frozen è un progetto trasversale che doveva diventare tante altre cose. Un musical a Broadway, appunto, uno spettacolo di pattinaggio sul ghiaccio chiamato Frozen on Ice, una franchise da vendere e stravendere nei Disney Store, un fenomeno cinematografico e socio-culturale che avrebbe parlato a tutti coloro che, da tempo, sentivano il bisogno di essere compresi e rappresentati.
Proprio per questa serie infinita di pretese nei confronti di questo nuovo figlio di casa Disney, la pellicola ha subito talmente tanti cambiamenti in corso d’opera, mostrandoci un risultato approssimativo e bucherellato, da spaccare a metà la critica. C’è chi ha urlato immediatamente al capolavoro e chi, ammettiamolo, a causa della sua perfezione commerciale lo detesta, reputandolo un film pasticciato e caotico, senza logica e senza anima.
Ma si sa, una delle regole fondamentali del successo è sempre quella, che si parli bene o male, l’importante è che se ne parli.
Frozen II rompe il ghiaccio
I registi di Frozen, Jennifer Lee e Chris Buck, devono aver passato parecchie notti insonni e affollate d’anisia da prestazione per realizzare il seguito di un progetto così colossale.
Perciò, quando nel 2019 uscì Frozen II – Il Segreto di Arendelle tutto si sarebbe pensato, tranne che avrebbe superato l’originale.
Se “Il Regno di Ghiaccio” ha l’aspetto della giovane promessa benedetta dalla fortuna del principiante, con i capricci adolescenziali delle piccole star investite improvvisamente dal successo, “Il Segreto di Arendelle”, sette anni dopo, raggiunge una maturità tale da comprendere finalmente come dosare la sua forza influente, la sua carica evocativa, il suo potenziale emotivo.
Ambientazioni più variegate
Da un punto di vista visivo, finalmente la scala cromatica si arricchisce, i fondali e le ambientazioni diventano più vari e stimolanti, lasciando alle spalle il piattume di un primo film immerso completamente nella neve che corre il rischio, anzi, lo raggiunge, di risultate ripetitivo, rendendo la straordinaria computer grafica quasi talento sprecato. Attraversando foreste dal fogliage baciato dalle palette autunnali, calde ed avvolgenti, che rappresentano l’anima ed i colori di Anna, finalmente vediamo valorizzato il contrasto con il mondo ghiacciato che circonda Elsa, creatrice di mondi meravigliosi dati troppo per scontati nel primo film, vista l’abbondanza degli stessi.
Una colonna sonora evocativa
Ne “Il Segreto di Arendelle” ritroviamo anche parte di quel gusto per la magnificazione delle culture, soprattutto attraverso la musica. La colonna sonora, rispetto al primo film, finalmente celebra il mistero e la potenza della cultura nordica, utilizzando composizioni che anche chiudendo gli occhi ci trascineranno nei fiordi scandinavi. Un’usanza questa, abbandonata da davvero troppo tempo dalla Disney, che nel suo periodo di massimo splendore, con capolavori come Pocahontas e Mulan, aveva imboccato l’Occidente con quel sapore esotico ancotra troppo poco rappresentato. Forse, in questo e in molto altro, Frozen II si è lasciato ispirare da quel gioiellino più recente che è Oceania. Così, anche un film che vuole essere più un prodotto per i palchi di Broadway che una pellicola cinematografica, viene finalmente contaminato dagli echi lontani di luoghi affascinanti, perdendo quella connotazione un po’ troppo standard, un po’ troppo pop.
Una trama più audace
Se vogliamo parlare dell’argomento caldo quando si tratta di critica, soprattutto recentemente, in questo fortunato sequel la trama è sicuramente molto più concentrata nel raccontare una storia avvincente, un’avventura a tutto tondo che si sviluppa al di fuori del nucleo famigliare, coinvolgendo il presente, il futuro ma soprattutto il passato. La grande incognita è sempre stata rappresentata dall’origine dei poteri di Elsa una protagonista infinitamente innovativa che però ne Il Regno di Ghiaccio non trova spazio per raccontare la sua storia. Infatti, nonostante in fin dei conti sia entrata nel cuore di grandi e piccini molto più violentemente della sorella Anna, il film si concentra molto, forse troppo su quest’ultima, lasciando poco respiro alla nostra regina delle nevi che a tratti risulta un personaggio si interessante, ma ermetico, troppo ermetico. Che sia voluto, data la sua lore? Forse, sta di fatto che se alla fine di un film influente come Frozen, ciò che conosciamo di una delle due protagoniste alla pari è praticamente pari a zero, è un vero peccato.
Elsa non è una statua di ghiaccio
In Frozen II finalmente conosciamo il vero potere di Elsa, il vero dolore di questa regina trascinata a forza a regnare, scopriamo che la sua iconica “Let It Go” non era servita poi a tanto, che il lavoro su se stessa era appena cominciato e che forse in questo viaggio alla scoperta di se stessa la sorella non era poi così fondamentale. E non è sempre un male.
Spesso, nel nostro viaggio alla scoperta delle risposte alle domande fondamentali, ovvero chi siamo, da dove veniamo e perchè siamo qui, abbiamo dei compagni, ma questi compagni non devono necessariamente aiutarci, devono semplicemente esserci. E se Anna ci sarà per sua sorella Elsa, questo basterà.
Rimane il fatto che, nonostante il focus sia l’amore tra sorelle, in questa saga non si è in grado di raccontare l’amore romantico, perchè quello tra Anna e Kristoff è solo una pallida e vergognosa ombra di ciò che dovrebbe essere raccontato. Speriamo che nel tanto atteso terzo episodio di Frozen si possa rimediare, dati i rumors che darebbero per certo l’arrivo di un amore anche per la nostra Elsa.
Attendiamo fiduciosi, sperando di approfondire sempre di più questo immaginario promettente ma ancora troppo poco esplorato.
Nel frattempo, godiamoci quel faro nella nebbia che è Frozen II – Il Segreto di Arendelle.