Cento anni che potevano essere di solitudine, come quelli di marqueziana memoria, ma che grazie alla Disney sono stati colmi di magia. Quando Walt fondò la Disney Brothers Cartoon Studios (poi The Walt Disney Animation Studios) insieme al fratello Roy era il 1923, un’avventura cominciata quasi un secolo fa tra allegre sinfonie e topolini iconici che hanno aperto loro le porte del successo. Sono stati però i lungometraggi ad aver reso il nome Disney sinonimo di onirico e fiabesco, un nome che riesce ad evocare le più belle immagini di fantasia al solo pronunciarlo e far riscoprire anche al più logico intellettuale che, in un angolino del suo cuore, sono rimaste ancora intatte alcune briciole del suo essere stato bambino.
Dal 1937 quei lungometraggi hanno dettato uno standard (per questo li chiamiamo Classici) e tra alti e bassi non hanno mai smesso di incantare spettatori di tutte le età. Ad oggi sono ben sessanta (presto sessantuno) e in questo articolo vogliamo riscoprirli insieme a voi. Ecco l’elenco completo dei Classici Disney che, se avete ancora voglia di stupirvi, potete trovare interamente su Disney+.
1. Biancaneve e i sette nani (1937)
Non solo il primo lungometraggio della Disney, ma il primo della storia in generale ad essere interamente realizzato in animazione tradizionale. Quando nel 1934 Walt Disney rese pubblico al New York Times il suo progetto tutti lo etichettarono come la “Disney’s Folly”, la follia di Disney. Alla sua uscita nel 1937 venne però accolto come un capolavoro indiscusso e ancora oggi è uno dei titoli più amati dell’intera produzione disneyana (nonostante le recenti polemiche sul bacio del principe). Con quel bellissimo stile illustrativo tipico dei libri di fiabe europei che già da qualche anno aveva preso piede nelle Silly Symphony, questa versione della fiaba di Biancaneve riuscì rapidamente a imporsi nell’immaginario collettivo e ancora oggi viene percepita come quella “ufficiale”. La trama non si discosta poi molto dall’originale (una principessa perseguitata dalla matrigna fugge nel bosco trovando rifugio in una casetta abitata da sette nani disposti ad aiutarla), ma alcuni elementi vennero messi da parte a vantaggio dei principi narrativi che Disney avrebbe seguito per tutto il resto della sua carriera. Fra questi l’utilizzo della musica ai fini della narrazione.
2. Pinocchio (1940)
Certamente penalizzato dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il secondo Classico non venne certamente apprezzato quanto necessario. Considerato un flop nonostante gli effetti animati rivoluzionari, Pinocchio è stato a lungo oscurato dagli altri lungometraggi ben più amati della Disney. L’ispirazione in questo caso veniva dal romanzo di Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio – Storia d’un burattino (1883), adattandone però la sensibilità di fine Ottocento troppo distante da quella tipicamente americana di Walt Disney. Sebbene la vicenda segua più o meno lo schema collodiano, il burattino è qui spogliato di ogni malizia e rappresentato come un bambino che si accinge a scoprire il mondo e si stupisce di tutto, poiché tutto per lui costituisce una novità. Uno degli elementi a brillare di più è sicuramente la stella dei desideri, emblema della Provvidenza che è pronta ad aiutarci ma fino a un certo punto, perché poi è nostro il compito rimboccarci le maniche per fare il resto. Questo tema è alla base del film sin dalla canzone di apertura, When You Wish Upon a Star, divenuta il simbolo stesso della Disney nella futura sigla di apertura.
3. Fantasia (1940)
Rivoluzionario e ambizioso, realizzato in tecnica mista tra animazione e live action, in cui musica e immagine si fondono in perfetta sinergia. Fantasia uscì al cinema lo stesso anno di Pinocchio, tuttavia molti bambini si rifiutarono categoricamente di vedere un film musicale suddiviso in otto episodi accompagnati dai brani classici suonati dalla Philadelphia Orchestra, diretta per l’occasione da Leopold Stokowski. Insomma, non proprio l’idea di divertimento del suo target di riferimento. Un progetto anomalo sin dal suo processo creativo: non si tratta della trasposizione di una qualche fiaba come era stato per Biancaneve o Pinocchio, ma una traduzione in immagini della musica di Stokowski. L’idea di Walt Disney infatti fu la stessa del pittore austro-ungarico Frank Kupka, ossia tradurre la musica in immagini come nella grande mostra del 1936 nel Museum of Modern Art di New York intitolata Cubism and Abstract Art. Traendo ispirazione da questa esperienza, Disney scelse l’arte astratta come maggiore fonte di ispirazione per le animazioni del suo film grazie anche alla preziosa collaborazione dell’artista e animatore Oskar Wilhelm Fischinger. Da non dimenticare inoltre che il design moderno di Topolino fu concepito appositamente per l’episodio L’Apprendista Stregone di cui è protagonista.
4. Dumbo – L’elefante volante(1941)
Dopo le perdite finanziare generate da Fantasia che purtroppo non riscosse il successo sperato, la Disney si dedicò ad una nuova storia con protagonista un elefantino dalle orecchie sproporzionatamente grandi. Un prodotto a più basso budget, le cui ristrettezze economiche si riflettono però sul piano visivo: anche se il film non è mai sciatto o qualitativamente scadente, Dumbo si presenta come qualcosa di molto diverso da ciò gli Studios avevano prodotto fino a quel momento, evidente soprattutto nei fondali dipinti ad acquerello in una tecnica ancora in voga per i corti ma che nei lungometraggi era stata messa da parte dopo Biancaneve e i Sette Nani. Qui il tocco Disney sta tutto nella narrazione di una bella favola sulla diversità, il cui protagonista è ostracizzato dalla società del circo unicamente per le sue enormi orecchie. Il suo stesso nomignolo, Dumbo, deriva proprio dal termine “dumb”, cioé “stupido”. Quando scoprirà che ciò per cui è stato a lungo deriso è la stessa cosa che lo farà volare alto, si prenderà la rivincita sui suoi persecutori diventando una star di prima categoria. Emozionante e divertente, a tratti persino inquietante: qualcuno ricorda i rosaelefanti?
5. Bambi (1942)
Un magnifico esempio di come si possa realizzare un film tramite i silenzi e gli sguardi. Un film breve e di poche parole, in cui tutto è subordinato all’immagine, all’azione, alla musica. Dialogo in primis. Già dai tempi di Biancaneve Walt Disney voleva realizzare un lungometraggio sulla storia del capriolo di Felix Salten, autore del romanzo Bambi – A Life in the Wood. Problemi di soggetto e animazione hanno ritardato il processo, ma il film uscì lo stesso e nel pieno del secondo conflitto mondiale, seguendo il cervo nelle varie fasi della sua vita: la scoperta del mondo, la perdita della madre, la stagione degli amori e l’assunzione del senso di responsabilità. Difficile immaginare qualcosa di più lineare, sembrerebbe quasi un documentario se non fosse per la poeticità di ogni singola scena. Come quella della morte della madre, che commosse il mondo intero diventando uno dei momenti più celebri della storia del cinema. Un momento per il quale nessuno si sente realmente del tutto pronto.
6. Saludos Amigos (1942)
Durante la Seconda Guerra Mondiale molti degli animatori e collaboratori di Walt Disney erano impegnati, su commissione del governo statunitense, nella realizzazione di film di propaganda. Per fronteggiare questa mancanza di personale, Disney decise di accantonare per qualche anno il formato del lungometraggio puro e di dedicarsi ad una serie di film collettivi composti invece da cortometraggi. Una sorta di raccoglitore di storie di cui Saludos Amigos fu il primo esperimento: il risultato fu una sorta di diario di viaggio in animazione tradizionale e spezzoni in live action ambientati nell’America Latina e con protagonisti Paperino, Pippo e José Carioca. Il celebre pappagallo brasiliano fa in questa occasione proprio la sua prima apparizione nel cortometraggio Aquarela do Brazil.
7. I tre caballeros (1945)
Secondo esperimento della nuova linea narrativa, sempre ambientato in America Latina e frutto di quella politica di buon vicinato che il governo USA voleva instaurare con i paesi del Sud durante la guerra. Nato per essere una sorta di sequel del precedente Saludos Amigos, si tratta ancora di un film ad episodi in tecnica mista e il cui pretesto narrativo era semplicemente il compleanno di Paperino, protagonista per la prima volta in assoluto di un intero lungometraggio incentrato su di sé, che riceve regali dai suoi amici Panchito Pistoles e José Carioca, con cui forma il trio dei Tre Caballeros.
8. Musica Maestro (1946)
Nel 1946 la guerra era finalmente terminata, ma la Disney doveva ancora riassestare le finanze dello studio e il personale drasticamente ridotto. Così ancora una volta un film episodico sembrò essere la soluzione migliore: sul grande schermo arrivarono dieci segmenti narrativi scollegati tra loro ma uniti dalla musica, con la chiara intenzione di realizzare una versione più pop di Fantasia prediligendo questa volta un taglio più contemporaneo. Il risultato fu un’insalata dai sapori spesso contrastanti, seppur interessanti: i dieci episodi sono qualitativamente e stilisticamente fin troppo eterogenei e la compilation non riesce a incasellarli in una struttura davvero armonica. Per questo motivo non riscontrò un particolare successo al botteghino, giusto il minimo per continuare a finanziare i progetti futuri. In compenso partecipò alla prima storica edizione del Festival di Cannes che insignì Musica Maestro del Gran Premio Internazionale per il disegno animato.
9. Bongo e I tre avventurieri (1947)
Sebbene Musica Maestro non fu tutto questo un gran successo, il suo discreto risultato al botteghino convinse lo studio a proseguire nella direzione dei film fatti di episodi che qui, nel nono Classico, sono solamente due: il primo è la storia dell’orsacchiotto Bongo, scappato dal circo per vivere libero nella natura; il secondo quella di Topolino e il fagiolo magico, adattamento del racconto popolare Jack e la pianta di fagioli con protagonisti Topolino, Paperino e Pippo (i tre avventurieri). Non una raccolta di cortometraggi come nei precedenti casi di Musica Maestro o Saludos Amigos, bensì due lunghi segmenti narrativi che danno il titolo al film. A fare da raccordo tra gli episodi ritroviamo un vecchio amico, il Grillo Parlante/Jiminy Cricket di Pinocchio, particolarmente adatto per il ruolo di presentatore.
10. Lo scrigno delle sette perle (1948)
La guerra era finita, ma i film episodici ancora non accennavano ad arrestarsi. Sette perle per altri sette episodi che raccontano storie del folklore americano accompagnati, ancora una volta, dalla musica. Come avvenne per Musica Maestro, anche con questo lungometraggio Walt Disney voleva realizzare un corrispettivo più popolare di Fantasia. Entrambe le pellicole presentavano brani eseguiti da famosissimi cantanti del periodo, che avrebbero fatto da richiamo per il pubblico grazie al loro taglio più “moderno”. Tuttavia, differenza del precedente, questo film è un meraviglioso esempio di perfezione formale pur non essendo tra i più amati Classici disneyani. Sicuramente il più riuscito tra i film del periodo di guerra.
11. Le Avventure di Ichabod & Mr. Toad (1949)
Ultimo lungometraggio ad episodi degli anni Quaranta che prevede una coppia di storie di media lunghezza abbinate insieme seguendo il modello già visto in Bongo e i Tre Avventurieri. Entrambi troppo brevi per fornire materiale sufficiente per essere presentati singolarmente, raccontano le storie adattate de Il vento tra i salici di Kenneth Grahame e La leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving. Il primo, in particolare, riporta in maniera piuttosto ardita furti, processi ed evasioni con scelte registiche allora insolite ma decisamente moderne (come ellissi e flashback). Un esperimento di storytelling tanto rischioso, quanto riuscito.
12. Cenerentola (1950)
A caratterizzare il secondo dopoguerra fu il definitivo trionfo della cultura statunitense, anche sul suolo nostrano. Così, quando Cenerentola uscì nelle sale cinematografiche nel 1950 si può dire che fosse un successo già annunciato. La fiaba di Charles Perrault era una vecchia conoscenza degli Studios perché già precedentemente era stata soggetto di un cortometraggio per la serie Laugh-O-Gram (1922), primo studio di animazione fondato da Walt Disney quando aveva appena 20 anni. Questa nuova versione, che divenne il dodicesimo Classico, nonostante sia ambientata nella fine del XIX in una indefinita cittadina francese, è arricchita da elementi narrativi che provenivano direttamente dalla tradizione favolistica inglese. È il caso di Giac, Gus e i loro amici, topini che aiutano Cenerentola nel tentativo di realizzare un vestito per il gran ballo, che vengono direttamente dalla novella di Beatrix Potter intitolata The Tailor of Gloucester (Il sarto di Gloucester), illustrata dalla stessa scrittrice. Il film fu un successo clamoroso che, sebbene ancora provato dalla quasi non attività che lo studio ha dovuto sopportare negli anni della Guerra, valse a Walt Disney un premio speciale al Festival di Venezia.
13. Alice nel Paese delle Meraviglie (1951)
Trasposizione e rivisitazione di entrambi i romanzi di Lewis Carroll con protagonista la piccola Alice (Alice nel Paese delle Meraviglie e Alice al di là dello specchio), attirò su di sé non poche critiche e polemiche per i numerosi stravolgimenti apportati al romanzo originale dell’autore britannico. La struttura narrativa è molto simile a quella episodica del decennio precedente, ma ciò diede agli artisti la possibilità di sbizzarrirsi con la fantasia spingendo sul pedale dell’umorismo e del nonsense. Mai si erano viste così tante idee geniali e personaggi memorabili che vediamo sfilare scena dopo scena, dagli stralunati Pinco Panco e Panco Pinco allo Stregatto, passando per Capitan Libeccio, il Brucaliffo e il Cappellaio Matto. L’onnipresente vena di follia, inoltre, conferisce alla pellicola un sapore onirico, e a tratti addirittura sinistro, senza mai eccedere. Una pellicola decisamente troppo all’avanguardia per il periodo in cui uscì. E a proposito di Avanguardia: questo gusto per il nonsense verbale trova un complice nell’atmosfera surreale scaturita dell’intenso seppur breve rapporto tra Walt Disney e Salvador Dalì. Nel 1945 questi iniziarono a lavorare insieme ad un progetto che solo anni dopo (nel 2003) porterà alla nascita del cortometraggio Destino.
14. Peter Pan (1952)
Ispirato dall’opera teatrale di James Matthew Berrie, Peter Pan fu l’ultimo film a cui parteciparono tutti i “Nine Old Men”: così Walt Disney chiamava gli storici animatori degli Studios (Las Clark, Ollie Johnston, Frank Thomas, Wolfgang Reitherman, John Lounsbery, Eric Larson, Ward Kimball, Mila Kahl e Marc Davis) paragonandoli ai nove giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti. Tutt’insieme per l’ultima volta ci accompagnano sull’Isola Che Non C’è, una terra incantata che racchiude in sé tutta l’essenza dell’infanzia. Tra battaglie con gli indiani, i pirati e le bellissime sirene, seguiamo con lo sguardo il percorso di crescita di Wendy Darling, ragazzina inglese che alimenta il mito di Peter Pan narrandone le vicende ai suoi fratelli e ignorando i rimproveri del severo padre Agenore che la vorrebbe più matura. Nel corso del film la vediamo ribellarsi, sognare, divertirsi e porsi in conflitto con Peter, simbolo della gioventù con tutto ciò che di buono e di cattivo comporta. Lui è arrogante, superficiale, spesso e volentieri incoerente, e paradossalmente sarà proprio il tempo passato insieme a lui a farla crescere.
15. Lilli e il Vagabondo (1955)
Dolce sognare sull’Isola che non c’è, ma ancor di più e lasciarsi cullare dall’incanto del quindicesimo Classico. Un film che raffinato e con personaggi che ostentano movenze sofisticate grazie artisti come John Lounsbery e Frank Thomas che misero tutta la loro arte al servizio di scene divenute presto iconiche (prima tra tutte quella della spaghettata che vede sbocciare l’amore fra i due protagonisti). Lo scopo di Walt Disney era quello di rappresentare il mondo visto con gli occhi di un cane, lasciando agli esseri umani ben pochi primi piani e mantenendo la telecamera sempre piuttosto bassa. Se una simile angolazione poteva però rendere l’immagine troppo claustrofobica, Disney arginò il problema estendendo lo spazio della scena e ritagliandolo in orizzontale: in questo modo rese Lilli e il Vagabondo il primo lungometraggio animato della storia ad essere prodotto in Cinemascope. Una tappa fondamentale per gli studi che inizieranno a dare sempre più spazio alle inquadrature panoramiche, abbandonando un po’ il calore a cui ci aveva abituati, avvicinandosi allo stile più spigoloso del successivo film, La bella addormentata nel bosco.
16. La Bella Addormentata nel Bosco (1959)
Volendo differenziare il più possibile questo Classico dagli altri che lo avevano preceduto, Disney scelse di rielaborare in maniera differente le diverse tradizioni con cui la fiaba de La bella addormentata nel bosco è giunta a noi: oltre alle versioni di Perrault e dei Grimm, attinse anche all’omonimo balletto di Tchaikovsky per le musiche. Quella che portò sul grande schermo è la storia della principessa Aurora, cresciuta in incognito sotto il nome di Rosaspina per fuggire la maledizione scagliata su di lei dalla strega Malefica. Una soluzione narrativa classica e semplice, ma che permise agli autori di dimostrare la maturità da loro raggiunta nel corso degli anni tramite divertenti sottotrame: il rapporto tra Re Umberto e Re Stefano, desiderosi di unire i loro regni e che condividono le proprie tribolazioni, ne è un chiaro esempio.
Aurora, pur avendo uno screen time molto limitato, dimostra un’indole molto meno remissiva e più maliziosa rispetto a Biancaneve e Cenerentola. Sebbene rimanga ancora vittima degli eventi messi in moto da altri personaggi, la vediamo lanciare più volte occhiatine furbe e sorrisetti ironici nei confronti di Flora, Fauna e Serenella, sue tutrici e comic relief dell’opera. Anche il principe Filippo viene approfondito maggiormente: lo vediamo rappresentato come un giovane irruente, il cui carattere è definito dalle interazioni con il suo fedele destriero Sansone, un po’ come avverrà in futuro per altri celebri personaggi maschili come Kristoff in Frozen (2013).
17. La carica dei 101 (1961)
All’inizio degli anni 60 l’animazione Disney voltò pagina sul fronte dei contenuti iniziando a preferire storie di animali, commedie leggere e racconti contemporanei. Per il nuovo classico si scelse quindi di adattare il romanzo Hundred and One Dalmatians dell’inglese Dodie Smith, pubblicato nel 1956 e di cui Walt si era già assicurato i diritti. La trama racconta di un bizzarro rapimento di cuccioli di dalmata per mano dell’annoiata miliardaria Crudelia De Mon, uno dei miglior villain Disney di sempre, desiderosa di trasformarli in pelliccia. Il salvataggio dei cuccioli porterà i genitori Pongo e Peggy tra le campagne inglesi, prendendo una svolta poliziesco/avventurosa che dà colore al film insieme alla tecnica serigrafica, qui utilizzata per la prima volta per abbattere i costi dell’inchiostrazione.
18. La Spada nella roccia (1963)
Anche se i diritti cinematografici dell’omonimo romanzo di T.H. White erano stati acquisiti dalla Disney già nel 1939, il classico uscì più di vent’anni dopo e fu l’ultimo prima della morte di Walt Disney avvenuta nel 1966. Uno dei pochissimi film dell’era serigrafica ad avere come protagonisti degli esseri umani anziché animali, ma che grazie ad espedienti narrativi riesce a conservare quelle caratteristiche che lo fanno rientrare pienamente nello stile di quegli anni. Ne è un esempio la sua struttura episodica, singoli sketch collegati tra loro dal filo conduttore dato dalle magiche lezioni di Mago Merlino impartite al giovane Artù, trasformato ogni volta in animali differenti per estendere il suo punto di vista sul mondo. Lungi dal voler raccontare le leggendarie imprese di Re Artù, l’epicità del ciclo arturiano venne totalmente messa da parte preferendo uno stile narrativo molto più leggero ripercorrendo gli anni adolescenziali e di formazione del giovane protagonista.
19. Il libro della giungla (1967)
L’ultimo film a cui Walt Disney prese parte senza però poterne vedere mai il risultato finale fu Il libro della giungla, giunto al cinema solo nel 1967. Basato sull’omonimo libro di Rudyard Kipling, racconta la storia del trovatello Mowgli, bambino allevato da una famiglia di lupi nella giungla indiana e che una volta cresciuto continua a vivere in armonia con gli altri animali finché non è costretto a fuggire dalla tigre Shere Khan. Una storia semplice e dai toni leggeri, fatto di personaggi iconici come la coscienziosa pantera Bagheera e l’irresponsabile orso Baloo, che hanno reso il film l’emblema della fase serigrafica della Disney, nonché riferimento assoluto per le produzioni successive che avrebbero attinto alla pellicola traendone ispirazione, sia per quanto riguarda il comparto grafico che per quello narrativo (soprattutto in Robin Hood). La morte di Walt avvenuta nel 1966 stravolse infatti il clima agli Studi, da quel momento in poi chiaramente dubbiosi su quale direzione prendere.
20. Gli Aristogatti (1970)
Dopo Walt Disney spettò a Spettò a Wolfgang Reitherman (uno dei leggendari Nove) guidare gli Studios su quella stessa strada fatta di protagonisti animali più o meno antropomorfizzati. Gli Aristogatti fu il primo ad essere realizzato dopo la morte del fondatore, ma la sua impronta è ancora presente essendo che il progetto venne approvato proprio da Walt Disney qualche anno prima. Il film racconta la storia di una famiglia di gatti aristocratici, futuri ereditieri ed abitanti della lussuosa casa dell’anziana Madame Adelaide. Invidioso dei gatti e intenzionato a diventare l’unico erede della fortuna di Madame, il maggiordomo Edgar li catturerà e allontanerà dalla loro magione per subentrare al loro posto nel testamento. Ad aiutarli a tornare a casa e riconquistare il proprio diritto ci penserà il randagio Romeo (er mejo der Colosseo) insieme ad altri animali dei bassifondi parigini. Forse un film non particolarmente innovativo, ma con uno storytelling fresco e scorrevole, tipico della migliore narrativa disneyana.
21. Robin Hood (1973)
Festoso e scanzonato, il ventunesimo classico Disney non è altro che l’adattamento della famosa storia di Robin di Loxley, fuorilegge che ruba ai ricchi per dare ai poveri, nell’Inghilterra dominata dall’usurpatore Giovanni Senza Terra. Preferendo sempre animali antropomorfizzati, gli animatori trasformarono il protagonista in una volpe per giocare con la personalità della volpe Reynard, personaggio del folklore europeo presente in diverse favole medioevali. Particolarmente brillante anche la rappresentazione di Re Riccardo e del Principe Giovanni: se il primo è un leone, il secondo è invece un puma, leone di montagna senza criniera che ne sottolinea l’illegittimità e il suo ruolo da usurpatore. Eppure, il budget stanziato per Robin Hood fu decisamente basso se lo si paragona ai kolossal dei decenni passati e questo si riflesse proprio sull’animazione di altri personaggi che sono dei cloni esatti di quelli apparsi in Il Libro della giungla: Little John per esempio è un sosia dell’orso Baloo, oppure il consigliere Sir Biss un perfetto replicante del pitone Kaa.
22. Le Avventure di Winnie the Pooh (1977)
Un libro si apre e tra le pagine prendono vita i personaggi di Alan Alexander Milne: così comincia il ventiduesimo Classico e il primo dei lungometraggi dedicati all’orsetto Pooh, che insieme ai suoi amici porta le avventure narrate dai libri sul grande schermo. Li vediamo saltare le rilegature, giocare con le lettere e rivolgersi direttamente al narratore in più di un’occasione in un continuo gioco meta-testuale. Gioco sottolineato anche dai disegni con le loro linee di costruzione accentuate, dalle tracce di grafite e scarabocchi vari sparsi nell’inquadratura che aiutano a creare un effetto stilisticamente molto vicino alle illustrazioni dei libri. Le avventure raccontate sono ambientate nel Bosco dei 100 Acri, un luogo semi-immaginario ispirato alla Ashton Forest che sorgeva intorno alla tenuta della famiglia Milne. Lì viveva anche il figlio dell’autore, Christopher Robin, che gli fu da ispirazione: per lui Milne scrisse queste storie che lo vedono protagonista insieme ai suoi peluche e animali di pezza. Primo tra tutti l’orsetto Pooh, un semplice Teddy Bear di marca Alpha Farnell, comprato da Harrods.
23. Le Avventure di Bianca e Bernie (1977)
La serie di libri da cui la Disney trasse ispirazione in questo caso è quella di Margery Sharp, celebre scrittrice inglese che racconta di due topi membri della Società Internazionale di Salvataggio (SAS) con la missione di salvare l’orfanella Penny, tenuta prigioniera da Madame Medusa nella pittoresca Palude del Diavolo. Insieme al suo assistente Snoops, la donna costringe regolarmente la bambina a infilarsi nelle grotte limitrofe sfruttando le sue piccole dimensioni per farle cercare un gigantesco diamante. Il film offre le tipiche meraviglie dell’animazione disneyana, fatta di momenti sia dolci che inquietanti, ed è caratterizzato dalla compresenza di veterani e nuove leve che apporta al film un sapore ibrido. Un’avventura, quella di Bianca e Bernie, che riscontrò talmente tanto successo da passare alla storia come il primo Classico Disney a proseguire in un sequel ufficiale nel 1990.
24. Red e Toby nemiciamici (1981)
Per il ventiquattresimo Classico la Disney prese liberamente ispirazione dall’omonimo romanzo di Daniel Mannix raccontando la storia dell’incontro tra l’orfana volte Red e Toby, un curioso cane da caccia. La storia d’amicizia più emozionante passata sul grande schermo e metafora della vita, fatta di strade che si separano nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. Un film importante perché segna un vero e proprio passaggio di testimone tra due generazioni di cineasti, dato che gli ultimi rimasti dei Nine Old Men collaborarono qui per l’ultima e seguirono i giovanissimi nuovi arrivati tra cui Brad Bird, John Lasseter, Henry Selick e Tim Burton. Tuttavia, il clima di incertezza e di instabilità iniziato con la morte di Walt Disney raggiunge l’apice nel periodo in cui venne realizzato questo film, portando un inesorabile allontanamento del pubblico. Complici proprio il cambio generazionale, l’aumento della concorrenza e l’emorragia di personale causata dalla separazione di Don Bluth per fondare la sua casa di produzione.
25. Taron e la pentola magica (1985)
Il più discusso tra i lungometraggi animati della Disney. Affascinati dalla saga di J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, la Disney ne rincorse a lungo i diritti per realizzarne un adattamento. L’autore non concesse mai i diritti della sua opera, così arrivò un’opera che voleva riproporre al suo pubblico (non riuscendoci) le stesse atmosfere. Taron e la pentola magica racconta infatti la storia di un giovane guardiano di maiali che si mette in viaggio per contrastare i piani di Re Cornelius, classico Oscuro Signore interessato ad un oggetto magico in grado di donargli l’invincibilità: la pentola magica. Al fianco del protagonista troviamo alcuni comprimari come la principessa Ailin, il menestrello Sospirello o il bizzarro Gurgi come spalla comica del film. Un vero e proprio unicum nel panorama disneyano, primo film d’animazione ed unico Classico con un rating PG a causa delle atmosfere tenebrose e inquietanti, delle immagini violente e riferimenti sessuali. Il tono dark del film è evidente sin dal prologo, narrato da una voce solenne tra le cupe nebbie che avvolgono la sagoma di un nero calderone, ma persistente anche in altre sequenze come quelle ambientate nelle grotte incantate e abitate da folletti.
26. Basil l’Investigatopo (1986)
Lasciata la produzione di Taron e la pentola magica, John Musker e Ron Clements si dedicarono a questo nuovo progetto basato sulla serie di romanzi per bambini Basil of Baker Street di Eve Titus. Una sagace parodia della saga di Sherlock Holmes, in cui lo stesso nome del protagonista è un omaggio al celebre attore noto per aver interpretato il celebre detective (Basil Rathbone), che convinse tutti e suscitò addirittura un discreto entusiasmo registrando notevoli incassi. Il pregio maggiore del lungometraggio è sicuramente l’ottimo lavoro fatto sui personaggi a partire dallo stesso Basil, uno dei pochi esempi di caratterista capace di portare avanti sia la storia principale che il sottotono umoristico. Incontenibile, intelligente ed egocentrico fino al ridicolo, ma soprattutto divertente. Un personaggio tanto carico di energia non può fare a meno di ricordare alcuni suoi consimili della narrativa britannica, dallo stesso Holmes al protagonista del serial televisivo Doctor Who e che portò la Disney lontana anni luce dalle lugubri atmosfere di Taron.
27. Oliver & Company (1988)
Altra divagazione nel mondo di gatti e cani adorabili, ma questa volta ispirata dal romanzo Oliver Twist di Charles Dickens, pur prendendo molto poco dalla storia originale e limitandosi a trarne ispirazione. Oliver diventa un gattino abbandonato che, in balia degli eventi, viene sballottato tra i bassifondi e i quartieri alti della New York degli anni ‘80. Dodger viene trasformato in un simpatico cane dall’atteggiamento vissuto e un po’ da spaccone, che prende il gattino sotto la sua ala protettrice e lo accoglie nella gang. Quelli che nel libro erano i componenti della banda diventano di conseguenza un gruppo di simpatici cani di razze differenti, che girano per New York rubacchiando spazzatura per aiutare il loro padrone a pagare un debito contratto con il villain Sykes, non più un comune criminale ma vero e proprio gangster. Un adattamento questo che funzionò bene rendendo Oliver & Company il primo film animato a superare i 100 milioni di dollari di incasso a livello globale.
28. La Sirenetta (1989)
I film usciti tra il 1989 e il 1999 riportarono i Walt Disney Animation Studios decisamente alla ribalta nell’industria cinematografica, per questo sono noti come gli anni del Rinascimento. Con La Sirenetta, adattamento della storia raccontata da Hans Christian Andersen, la Disney si tuffò letteralmente nel periodo più fruttuoso ed apprezzato della sua storia, stabilendo il nuovo canone dei film successivi: scene musicali cantate, protagonista giovane, la presenza di una trama sentimentale e di animali amici/aiutanti del protagonista. Un film tra passato e futuro, vecchio e nuovo, che stabilisce il ritorno alle principesse e che si apre al nuovo con le sperimentazioni digitali: La Sirenetta fu infatti l’ultimo film in cui venne utilizzata la tecnica serigrafica e contemporaneamente il primo in cui venne utilizzato il sistema di colorazione e composizione digitale delle immagini CAPS, sviluppato allora per lo studio dalla neonata Pixar. Inutile ricordare che fu un successo senza precedenti polverizzando i numeri di Oliver & Company e di tutti i film precedenti.
29. Bianca e Bernie nella terra dei canguri (1990)
Il successo del primo Bianca e Bernie fu talmente rilevante da portare la Disney a realizzare il primo sequel canonico inserito nell’elenco dei Classici. L’idea era quella di portare sullo schermo una storia che fosse percepita il più possibile indipendente dalla precedente, ma con i protagonisti che il pubblico aveva conosciuto e a cui si era già affezionato. Per questo motivo l’ingresso in scena dei due topolini venne posticipato ad un secondo momento, lasciando l’apertura del film a Cody, bambino che dopo la stupenda corsa della telecamera verso l’Ayers Rock vediamo salvare la gigantesca aquila Marahute, cavalcandola poi in una meravigliosa scena. Catturato da un bracconiere, Cody lancerà un segnale d’aiuto a cui rispondono Bianca e Bernie che, sulle ali dell’albatros Wilbur, accorrono in suo soccorso. L’obiettivo era quello di far empatizzare gli spettatori con questi nuovi protagonisti, anche se a giudicare dai risultati al botteghino del film non ci riuscirono pienamente.
30. La Bella e la Bestia (1991)
Considerato tra i massimi picchi dell’animazione Disney e ancora oggi uno dei Classici più famosi, soprattutto perché è stato in grado di arrivare agli Oscar in diverse categorie, tra cui quella di Miglior Film, tornando a casa con due premi: il primo per la Migliore Colonna Sonora di Alan Menken e il secondo per la canzone Beauty and the Beast, firmata da Céline Dion e Peabo Bryson. Basato sulla fiaba omonima di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, debitore del capolavoro omonimo di Jean Cocteau uscito nel 1946, il Classico Disney riuscì a rendere la cupa storia d’amore tra una ragazza ed un mostro, rinchiusi in un castello maledetto, adatta anche ad un pubblico di più piccoli grazie al contrappeso comico di personaggi come Lumiére, Tockins, Mrs. Bric e gli altri oggetti del castello. Fu un tale successo che ispirò per la prima volta un musical di Broadway.
31. Aladdin (1992)
Durante il periodo di massima fioritura per la Disney uscì Aladdin, uno dei Classici più amati. Con la sua epicità, musica memorabile e sentimento, porta sul grande schermo il racconto persiano di Aladino e la lampada magica, raccontato in Le Mille e una notte, riprendendo la stessa tematica che in un certo senso affronta anche in Dumbo e La Bella e la Bestia: non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché quello che conta è ciò che si ha dentro. Una morale che attraversa un po’ tutto il film, espressa sia dal protagonista stesso, definito più volte “un diamante allo stato grezzo”, che dalla lampada magica, a prima vista un oggetto di poco valore circondato da gioielli, oro e pietre preziose, ma che poi si rivelerà contenere i poteri cosmici del Genio. Quest’ultimo, in particolare, si fa massimo portavoce dell’elemento comico ed umoristico, forse l’elemento più caratteristico del film, grazie alle incredibili interpretazioni di Robin Williams in lingua originale e Gigi Proietti in italiano.
32. Il Re Leone (1994)
Se l’Amleto di Shakespeare fosse ambientato in Africa e con protagonisti di nuovo gli animali tanto cari alla Disney, allora il principe danese avrebbe avuto il volto di Simba. Ironicamente veniva chiamato dagli addetti ai lavori “il Bambi d’Africa” per le somiglianze con il film del 1942: una nuova metafora del cerchio della vita che incornicia la storia di un giovane leone, della sua crescita, della scoperta del suo vero Io, dell’amore e la finale assunzione delle proprie responsabilità. Il mangiarsi tra loro di alcuni personaggi ed altri aspetti tipici della savana vengono smussati, in un prodotto destinato ad un pubblico infantile, da continue battute di spirito e discorsi filosofici che costruiscono una società perfettamente a metà strada tra il civile e il ferino. L’ennesimo successo degli Studios, sia tra il pubblico che tra la critica, che conquistarono altri due Premi Oscar: per la Miglior Colonna Sonora di Hans Zimmer e la Miglior Canzone (Can you feel the love tonight) composta da Elton John e Tim Rice.
33. Pocahontas (1995)
Prodotto nello stesso periodo del Re Leone, ma che per i produttori doveva essere l’elemento di punto inquanto più serio ed impegnato. Per la prima volta un Classico Disney si lasciò ispirare non più da una fiaba o un romanzo ma da una storia realmente accaduta, seppur edulcorandone gran parte le asperità secondo il canone disneyano. Storicamente, infatti, non risulta che tra i protagonisti John Smith (britannico sbarcato nel Nuovo Mondo) e Pocahontas (all’epoca ancora una bambina) ci fosse mai stata una storia d’amore, ma l’intento principale della Disney era quello di raccontare una storia in stile Romeo e Giulietta e fu necessario ritoccare l’età della protagonista per spingere sul pedale del romanticismo. Come la tragedia Shakespeariana, anche Pocahontas soffre la mancanza di un tradizionale lieto fine, ma ci ha regalato uno dei finali più poetici ed amati ancora oggi. Uno dei punti di forza del lungometraggio è la colonna sonora, premiata con due premi Oscar, così come la canzone Colors of the wind composta da Alan Menken e Stephen Schwartz.
34. Il Gobbo di Notre Dame (1996)
Avendo intrapreso la strada di tematiche più mature già con Pocahontas, con il trentaquattresimo Classico la Disney decide di portare sul grande schermo la storia di Notre Dame de Paris di Victor Hugo. La storia di un deforme e tormentato Quasimodo, segregato dal giudice Claude Frollo nella cattedrale più famosa di Parigi, del suo amore impossibile per la bella Esmeralda e della persecuzione dello stesso Frollo della comunità gitana. Uno dei meno fortunati tra i film di questo decennio, ma che si è distinto ampiamente per le atmosfere gotiche e temi maturi come la lussuria, la dannazione, l’infanticidio. O ancora, il tema della diversità già affrontato in Dumbo viene qui approfondito con la deformità di Quasimodo, così come quello della xenofobia affrontato l’anno precedente con Pocahontas si colora di razzismo. Il rischio di banalizzare tutte queste tematiche per renderle accessibili per un vasto pubblico era ovviamente molto grande, ma l’immensità de Il Gobbo di Notre Dame sta proprio nel modo assolutamente naturale di affrontarle: senza ipocrisie, puntando dritto al cuore.
35. Hercules (1997)
Dalla drammaticità di Notre Dame de Paris al più leggero e divertente Hercules, ma che riesce comunque a mantenere una certa solennità nei temi trattati. Dopo tutto si parla di dèi, di mostruosi flagelli che minacciano l’umanità, di una donna che ha fatto un patto con il Re degli Inferi, di un uomo che aspira a diventare immortale. Insomma, c’era tutto il materiale per una tragedia greca che le Muse riescono ad alleggerire con le loro canzoni e cori Gospel, aiutate dalla spiccata vena umoristica che permea tutto il film grazie a personaggi come Ade e Phil. Il character design si adatta a questa dimensione umoristica, preferendo al taglio naturalistico dei film precedenti uno più cartoonesco, spigoloso e caricaturale che vuole rendere omaggio alle pitture vascolari della Grecia antica. Discorso a parte lo merita la scena dell’Idra, realizzata esclusivamente in CGI, che pur trattandosi di una delle prime integrazioni tra le due tecniche resiste molto bene alla prova del tempo.
36. Mulan (1998)
Dei tanti film ispirati alla leggenda di Hua Mulan, quello della Disney è probabilmente il più famoso. Perfetto nei suoi novanta minuti di avventura, azione e musical, Mulan fa del suo minimalismo e della semplicità un’arte. A tre anni da Pocahontas una nuova principessa Disney, per la prima volta nei panni di una vera e propria eroina destinata a diventare un simbolo femminista e d’emancipazione. Ricevuta la chiamata alle armi per l’anziano padre, Mulan decide di prendere il suo posto e si traveste da uomo per far parte dell’esercito e dimostrare il suo inestimabile valore. Se si pensa al fatto che il tema generale del film è la guerra, non il più incoraggiante tra gli argomenti, il successo che il film riscosse è ancor più straordinario: la Disney poteva perdere buona parte di quella piacevolezza visiva e narrativa che da sempre l’animazione andava ricercando, ma gli autori riuscirono a rappresentare il conflitto come una presenza incombente, senza mostrarlo direttamente se non con schematici duelli o significative reticenze. Le spalle comiche del film, il drago custode Mushu e il grillo Cre-Kee alleggeriscono il tutto e creano situazioni spesso al livello del ben più ironico Hercules.
37. Tarzan (1999)
Il compimento di tutta una serie di innovazioni stilistiche avanzate dalla Disney nel corso del decennio, tra ritmo e di vivacità nelle animazioni. In Tarzan l’animazione raggiunge nuove vette espressive, ma a renderlo fondamentale nella storia della Disney è il primo utilizzo di un software rivoluzionare: il deep canvas. Grazie a questo programma gli artisti Disney sono stati in grado di realizzare scenari tridimensionali con l’aspetto di fondali dipinti a mano, sperimentando una tecnica che sarebbe stata successivamente impiegata anche in Atlantis e Il Pianeta del Tesoro. La storia è quella del romanzo di Edgar Rice Burroughs e tratta tutti i grandi temi universali cari alla Disney sin dalle origini: la vita, la morte, l’amore, l’esclusione, la maturazione. Argomenti semplici e perfettamente in grado di essere compresi da un pubblico infantile, ma abbastanza aulici da catturare l’adulto. Non a caso rappresenta l’ultimo atto del Rinascimento Disney, con quasi 500 milioni di dollari di incasso, un premio Oscar e Golden Globe per la Miglior Canzone (You’ll Be in My Heart) di Phil Collins, che ha personalmente eseguito i brani anche in italiano, spagnolo, francese e tedesco.
38. Fantasia 2000 (1999)
Un vero e proprio film spartiacque che apre le porte ad una nuova epoca sperimentale. L’idea di produrre un seguito di Fantasia era già tra i progetti di Walt Disney, ma dopo il deludente risultato al botteghino del primo film venne decisamente accantonata per poi essere ripresa con l’arrivo del nuovo millennio. Come nel precedente Classico del 1940, anche Fantasia 2000 è diviso in 8 segmenti musicali eseguiti dalla Chicago Symphony Orchestra e che instaurano un dialogo continuo tra musica e immagini. Nella colonna sonora troviamo la Quinta sinfonia di Beethoven, Concerto in pianoforte n.2 in Fa maggiore di Sostakovic e il ritorno de L’apprendista stregone di Paul Dukas, che accompagna lo stesso cortometraggio con Topolino già presente nel film originale e divenuto il simbolo di entrambi.
39. Dinosauri (2000)
Agli albori del nuovo millennio la Disney cambia di nuovo stile anche grazie alla spinta dei nuovi competitors. Il primo Classico realizzato totalmente in CGI (grazie al supporto di un apposito team di sviluppo chiamato Secret Lab) vede i protagonisti animati al computer su sfondi ripresi dal vivo tra il Parco nazionale di Canaima in Venezuela, l’Australia e le Hawaii. Una storia semplice e già sentito, quella di un piccolo iguanodonte che si avvia alla ricerca di una valle sicura dalle piogge di meteoriti e dalla carenza d’acqua insieme ad un gruppetto di amici. Forse per questo non venne accolto così calorosamente come ci si aspettava in casa Disney, né tra il pubblico né tra la critica, tanto che non venne incluso nemmeno nella lista dei Classici Disney fino al 2008.
40. Le follie dell’imperatore (2000)
Inizialmente pensato come un adattamento de Il Principe e il Povero di Mark Twain, ma che dopo numerosi rifacimenti e stravolgimenti di trama si è trasformato in una storia fortemente incentrata sulla carica comica dei personaggi. L’arrogante imperatore Kuzko, trasformato in lama dall’infida consigliera Yzma e dal suo goffo aiutante Kronk, intraprende un viaggio insieme al contadino Pacha che lo cambierà per sempre. Questa comicità, da sempre un’arma a doppio taglio capace di rendere gradevole ogni prodotto ma poco adatta a narrazioni di ampio respiro, in questo caso si rivela essere la spina dorsale di una scrittura di alta qualità, di doppiatori all’altezza e di un team di animatori ispiratissimi che dimostrano un’impeccabile padronanza espressiva.
41. Atlantis – L’impero Perduto (2001)
Dopo aver passato gli anni 90 a seguire una formula ben precisa, la Disney scelse di intraprendere una nuova strada spaziando tra generi differenti. Commedie leggere e avventure epiche iniziarono ad alternarsi e nel 2001 portò i suoi protagonisti ventimila leghe sotto i mari. La trama racconta del viaggio di Milo, giovane cartografo/linguista Milo alla ricerca di Atlantide insieme ad un gruppo di esploratori, presentando la tipica struttura dei film di viaggio che poi avrebbero applicato anche a Il Pianeta del Tesoro. Diversamente da quanto realizzato fino a quel momento, l’aspetto narrativo prevale su tutto, pur non eliminando la componente emotiva e il bel messaggio che invita a battersi per le proprie idee, anche in un mondo totalmente ostile al nuovo. Graficamente è forse il progetto più atipico, con sfondi e architetture ispirate allo stile di Mike Mignola (Hellboy) che ha partecipato attivamente al film aiutando a dargli un look più fumettistico.
42. Lilo & Stitch (2002)
Generalmente la Disney non aveva mai dato spazio ad artisti la possibilità di esprimere uno stile troppo personale, preferendo all’autorialità il gioco di squadra e la tradizione stilistica consolidata. Eppure con abbiamo un’eccezione, perché il Lilo & Stitch è nato quasi interamente da Chris Sanders: sua è l’idea di partenza, la regia, il character design e persino la voce del protagonista. Il risultato fu un film quasi autoriale. La storia è quella dell’esperimento 626 (Stitch) che fugge dalla custodia della Federazione Galattica e si nasconde sulla Terra a casa una disastratissima famigliola hawaiiana, composta da due sorelle, Lilo e Nani, che corrono il rischio di venir separate per sempre da un assistente sociale. Raramente elementi come quello sci-fi e lo scenario contemporaneo avevano trovato rappresentazione nel canone animato della Disney, da sempre più a suo agio con ambientazioni fiabesche o lontane nel tempo, ma nel 2002 si rivelò la ricetta perfetta per uno dei classici più amati.
43. Il Pianeta del Tesoro (2002)
Mentre Atlantis voleva essere una lieve “ribellione” nei confronti del canone disneyano più stereotipato, Il Pianeta del Tesoro scelse una strada più soft che si contamina di tradizione. La colonna sonora e la canzone, cantata in italiano da Max Pezzali (Ci sono anch’io), alimentano la componente psicologica e sentimentale del film. Un perfetto accompagnamento alla storia dell’adolescente Jim Hawkins, che ritrovatosi protagonista di un’inaspettata caccia al tesoro dovrà fare i conti con un ammutinamento guidato dall’ambiguo cuoco-pirata Long John Silver. Quest’ultimo è animato da Glen Keane unendo animazione tradizionale e CGI, dando pieno sfogo al suo talento con le mimiche facciali e movimenti tipici del classico duro dal cuore tenero. Un personaggio indimenticabile, straordinariamente in equilibrio tra saggezza e ipocrisia.
44. Koda fratello orso (2003)
Il peggiore in termini di recensioni, il più complesso e stratificato del decennio se parliamo in termini narrativi. La storia di questo Classico è quella di Sitka, Denahi e Kenai, tre fratelli che vivono nell’America del Nord durante l’ultima glaciazione e divisi per sempre da una tragedia: Sitka perde la vita dopo lo scontro con un orso e sottoforma di spirito dovrà guidare verso la ragione il fratello minore Kenai, accecato dalla vendetta e trasformato a sua volta in un orso dagli spiriti degli antichi eroi. Il ragazzo si trova ad accudire il cucciolo Koda diventando il suo fratellone adottivo e acquisendo un nuovo punto di vista sul mondo, ma soprattutto ritrovandosi di fronte al riflesso di ciò che era in precedenza scontrandosi con Denhai, totalmente ignaro di quanto accaduto al fratello. Ben quattro protagonisti con un percorso ben preciso da compiere sulle note di Mark Mancina e Phil Collins, tornato a comporre per la Disney dopo la precedente esperienza di Tarzan.
45. Mucche alla riscossa (2004)
Una trama piuttosto convenzionale, narrata da una sceneggiatura compatta e ben ritmata, che segue le tre mucche Mrs. Calloway, Grace e Maggie nel salvataggio della loro fattoria da un’acquisizione ostile. Per farlo si improvvisano cacciatrici di taglie dando la caccia ad Alameda Slim, l’unico fuorilegge capace di ipnotizzare il bestiame cantando lo yodel. Un elemento di puro nonsense che dà un tocco di modernità ad un film dal sapore retrò e che affonda le proprie radici stilistiche nel precedente periodo serigrafico, quando non era certo il modello fiabesco a prevalere, bensì quello più folkolirstico caratterizzato da esseri umani caricaturali e collaudatissimi animali comici. Un inaspettato anacronismo filmico, nostalgico ma condotto con classe, seppur poco apprezzato dal pubblico dell’epoca che, abituato all’umorismo più aggressivo e incisivo dei prodotti in CGI concorrenziali, ha percepito la delicatezza di Mucche alla riscossa come una debolezza, bollandolo paradossalmente come un prodotto poco disneyano.
46. Chicken Little – Amici per le penne (2005)
Liberamente ispirato alla favola di Henny Penny, una favola molto famosa in America ma praticamente sconosciuta nel resto del mondo: in essa un pulcino, colpito in testa da una ghianda, si convince che il cielo stia cadendo e trascinando i compagni di pollaio in un attacco di panico collettivo li consegnerà tra le fauci di una volpe. Il tentativo della Disney in questo caso è quello di stare al passo con i tempi attraverso l’impiego della computer grafica, senza rinunciare però alla dimensione fiabesca. Il protagonista si fa portavoce della ben nota parabola del diverso destinato a riscattarsi, denunciando a suo modo l’ipocrisia della società provinciale americana e la paura verso chiunque non risponda alle categorie sociali più in vista. Il fulcro di tutto è ovviamente la suddivisione scolastica tra popolari e impopolari, perpetrata ferocemente dai professori. Un esperimento necessario, anche se oggi viene ricordato con poco affetto.
47. I Robinsons – una famiglia spaziale (2007)
La sperimentazione in CGI continua e nel 2007 porta ad un film in cui i toni scanzonati di Chicken Little vengono messi da parte in favore di una storia in cui commedia e dramma tornano a compenetrarsi in dosi massicce. Così, un bambino inventore incontra un misterioso viaggiatore proveniente dal futuro e lo aiuta a rintracciare un pericoloso ladro colpevole di aver rubato un prezioso congegno. Un film che si sofferma sull’importanza del fallimento: solo attraverso le sconfitte si impara a tenere duro, a non arrendersi e a correggere la rotta. Un film didascalico che vuole insegnarci fin troppo chiaramente che se non impariamo a superare i nostri traumi finiremo solo per avvelenarci l’anima, come l’uomo Bombetta. La morale “andare sempre avanti” viene spesso ripetuta nel corso del film e trova nel finale la sua più degna enunciazione.
48. Bolt – un eroe a quattro zampe (2008)
Un road movie dal sapore contemporaneo, ma tradizionalmente interpretato da animali. Il film racconta di Bolt, simpatico cagnolino super star dal mondo dello spettacolo che gli ha costruito intorno una realtà fasulla. Affetto della sindrome di Buzz Lightyear, che si muove in una realtà fittizia, come quella conosciuta in The Truman Show, Bolt non sa di essere un attore e crede davvero di essere un cane con i super poteri finché non si trova a dover affrontare il mondo reale. Tramite questo espediente narrativo la Disney non si risparmia argute critiche al sistema televisivo, rappresentato in modo malato ma assolutamente convincente. Per la prima volta il passaggio alla computer grafica non risulta forzato, abbandonando le incertezze stilistiche di Chicken Little e I Robinson per un design più definito ed armonioso.
49. La principessa e il ranocchio (2009)
La Principessa e il ranocchio voleva essere a suo modo l’ennesimo film della rinascita Disney. Gli ingredienti c’erano tutti: la fiaba, il musical, l’animazione tradizionale ed elementi moderni per svecchiare la classica fiaba del principe ranocchio. La storia è ambientata nella New Orleans dell’età d’oro del jazz e segue il percorso di Tiana, cameriera ossessionata dal lavoro, nella realizzazione del sogno di aprire un ristorante tutto suo. Sulla sua strada incontrerà Naveen, principe farfallone e scansafatiche, con cui sarà costretta a vivere un’avventura fatta di vodoo, di stregoni e alla fine anche d’amore. Due personalità forti, realistiche e soprattutto attuali, la cui unione veicola un messaggio fino a quel momento inedito nel cinema Disney: l’importanza di trovare nel rapporto di coppia il giusto equilibrio tra la voglia di realizzazione personale e il desiderio di vivere alla giornata.
50. Rapunzel – L’incrocio della torre (2010)
Emozionante, divertente, ben strutturato. Il cinquantesimo Classico Disney consacra il tentativo di rinascita perpetrato da La Principessa e il Ranocchio riuscendo a mescolare il classico storytelling disneyano con alcuni tocchi di modernità. La fiaba dei fratelli Grimm viene infatti rispettata, ma adeguata agli stilemi della casa di produzione: la protagonista Rapunzel viene rapita in fasce e rinchiusa in una torre da Madre Gothel, interessata solo al potere curativo dei suoi magici capelli, e convinta dalla stessa di essere troppo debole per affrontare il mondo esterno. In questo modo la donna riesce a tenerla sotto controllo per anni ed evitarne la fuga con una violenza psicologica che per certi versi è simile all’imprigionamento di Quasimodo. Ma se il rapporto tra Frollo e Quasimodo era quello di un tutore/allievo che impone certo distacco, quello tra Rapunzel e Gothel è appesantito dal fatto che l’una vede l’altra come una madre e il loro rapporto coinvolge direttamente la sfera affettiva. La sua storia si trasforma così nella metafora della rottura di quelle catene psicologiche che ci tengono in trappola e che spesso non esistono, ma sono frutto di una menzogna che continuiamo a raccontarci.
51. Winnie the Pooh – Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri (2011)
Il secondo film su Winnie the Pooh ad essere inserito nella lista dei Classici Disney, anche se negli anni erano usciti altri titoli esclusi dal canone, come Alla ricerca di Christofer Robin (1997), Tempo di Regali (1999), Winnie the Pooh e gli Elefanti (2002), Ro e la magia della Primavera (2004). Essendo l’ultimo lungometraggio Disney ad essere stato realizzato completamente in animazione tradizionale, le nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri fanno leva sulla nostalgia e cercano di rilanciare un franchise con una lunga storia pregressa. Come i film precedenti anche questo attinge ai romanzi di A.A. Milne, raccontando di quando Christopher Robin aveva lasciato un bigliettino sulla porta terribilmente frainteso dai suoi pupazzi. Credendolo rapito da un mostro chiamato Appresto, Pooh e i suoi amici iniziano una missione di soccorso improvvisata che in meno di un’ora raggiunge le sue più ridicole conseguenze. Trovate umoristiche di ogni tipo, tempi comici eccellenti e, pur non sconfinando mai nel cinismo, anche qualche sfumatura deliziosamente sinistra come l’amore di Pooh per il miele che viene narrato come si trattasse di una tossicodipendenza in piena regola.
52. Ralph Spaccatutto (2012)
Quasi come una sorta di versione digitale del mondo di Toy Story, Ralph Spaccatutto racconta cosa succede ai personaggi dei videogiochi quando i giocatori spengono console e cabinati: attori chiamati ad interpretare lo stesso ruolo ogni giorno all’apertura della sala giochi, per poi tornare sé stessi a fine giornata. Il punto di vista è quello di Ralph, che nel suo videogioco deve assumere il ruolo del cattivo attirando su di sé le antipatie degli altri personaggi anche quando il gioco è spento. Stanco di essere solo e determinato a cambiare vita, inizia un viaggio per trovare un gioco in cui essere sé stesso attraversando un mondo ricco di camei illustri come Sonic, Bowser o Zangief. Citazioni che aiutano a calare la storia del gioco in un contesto ludico reale, creando quella stessa fascinazione che nel 1988 era stata una delle caratteristiche fondanti di Chi Ha Incastrato Roger Rabbit? Un successo di critica, un enorme campione di incassi che riesce a rivolgersi anche ai non appassionati di videogame.
53. Frozen – Il regno di ghiaccio (2013)
Dall’inizio del nuovo millennio nessuno dei Classici Disney ha riscontrato un successo come quello di Frozen – Il regno di ghiaccio. Anzi, mai come in questo caso si potrebbe parlare di un fenomeno globale. Oltre a vincere l’Oscar per il miglior film e per la miglior canzone (Let it go) composta dalla coppia Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez, nel giro di pochissimo è diventato il film d’animazione con maggiori incassi nella storia del cinema. Il merito di questo successo è soprattutto di una trama incentrata su due sorelle, Elsa ed Anna, che si bastano l’un l’altra senza principe azzurro. La loro storia trae ispirazione dall’ennesima fiaba europea, La regina delle nevi, scritta dallo stesso Hans Christian Andersen che era stato l’ispirazione principale per La sirenetta nel 1989. La scrittura di Jennifer Lee sposta l’asticella narrativa un po’ più in su con colpi di scena inaspettati, anche se gli elementi innovativi di Frozen vengono decisamente attenuati dalla robusta impostazione tradizionale del film.
54. Big Hero 6 (2014)
Mentre i Marvel Studios si stanno lanciando nella lunga cavalcata che culminerà con Avengers: Endgame, i supereroi sbarcano anche nel mondo animato con Big Hero 6, primo Classico Disney basato su un fumetto della Marvel Comics. Pur non mancando le modifiche del caso (come l’ambientazione che da Tokyo diventa San Fransokyo) l’eroe di questa avventura è il giovanissimo Hiro Hamada, genio della robotica che affronta la difficile morte del fratellone Tadashi, suo mentore ed ispiratore. L’eredità che Tadashi lascia al fratello è rappresentata da Baymax, un robot da lui costruito per curare le persone e, non a caso, mezzo attraverso il quale Hiro riuscirà a guarire dal suo lutto. Indagando sulla vicenda della morte del fratello, il ragazzino riesce a mettere su una squadra di supereroi (Gogo Tomago, Honey Lemon, Fred e Wasabi, personaggi interessanti seppur poco utilizzati) e sventare i piani di un super-cattivo.
55. Zootropolis (2016)
Nel 2016 i Walt Disney Animation Studios tornano al cinema con ben due titoli. Il primo è Zootropolis, ennesimo Classico dai personaggi esclusivamente animali e con protagonista Judy Hopps, una piccola coniglietta che tenta di emergere nel mondo della Polizia sebbene sia un territorio dominato da predatori di grossa taglia. A farle da spalla nella sua prima indagine è la volpe Nick Wilde, che con riluttanza la accompagnerà nella sua avventura in un mondo in cui tutto si svolge a misura di animale. Le caratteristiche peculiari di ogni specie vengono chiaramente rispettate nella divisione tra predatori e prede, ma li vediamo convivere pacificamente in comunità spogliati di ogni istinto primordiale. Questa convivenza non è però priva di problematiche come il razzismo, diffidenza, pregiudizi e malavita che permeano il tessuto sociale. Problematiche raccontate con un umorismo davvero efficace, come è tipico della Disney, e per mezzo di parallelismi fra la società umana e quella animale. Acclamato dal pubblico e dalla critica, il film ha ricevuto molti riconoscimenti. Primo tra tutti l’Oscar come Miglior Film d’animazione.
56. Oceania (2016)
Il secondo Classico arrivato al cinema nel 2016 è Oceania, che attingendo alla cultura e ai miti polinesiani presenta al pubblico la nuova principessa Vaiana di Moto Nui. Partita alla ricerca del semidio Maui perché potesse aiutarla a restituire a Te Fiti il cuore che quest’ultimo le aveva rubato mille anni prima, Vaiana vive l’avventura in mare aperto che aveva sempre sognato e riesce così a trovare sé stessa e salvare il suo popolo da una terribile maledizione. Sebbene possa sembrare un passo indietro nello sviluppo della trama, quello che Oceania fa è riconfermare la cifra stilistica Disney con un cinema d’animazione scanzonato e dalla decisa componente umoristica, ricco di slapstick e animali iconici come il maialino Pua, il galletto Hei Hei e il gigantesco granchio Tamatoa. Quest’ultimo è protagonista di una parentesi narrativa indipendente dal resto del film, ma che ci regala un momento musical particolarmente entusiasmante. Degne di nota sono infatti le musiche scritte da Lin Manuel Miranda, con il quale la Disney stabilisce una collaborazione che lo vedrà tornare a lavoro per Encanto (2021) e per il live action de La Sirenetta atteso per il 2023.
57. Ralph Spacca Internet (2018)
Uno dei pochissimi sequel canonici entrati a far parte della lista dei Classici Disney, Ralph spacca internet si costruisce su un intreccio più debole del film originale ma che propone riflessioni sociali e trovate episodiche talvolta emozionanti. Il viaggio che questa volta Ralph intraprende è attraverso il mondo di Internet alla ricerca di un pezzo di ricambio per aggiustare il gioco dell’amica Vanellope prima che venga spento per sempre. Ovviamente il film è ricco di cameo e riferimenti al mondo dei videogiochi e del cinema, come l’amatissima apparizione delle Principesse Disney che in lingua originale hanno la voce delle loro storiche doppiatrici (tranne Biancaneve, Cenerentola e Aurora). L’autoironia metatestuale che la Disney usa per promuoversi e autocelebrarsi con questa leggendaria scena è a dir poco geniale, così come la stoccata indirizzata a Merida, principessa della Pixar e protagonista di Ribelle – The Brave che qualche anno prima soffiò l’Oscar proprio a Ralph Spaccatutto.
58. Frozen II – Il segreto di Arendelle (2019)
Il record di incasso del primo Frozen viene superato dal suo sequel, Frozen II – Il segreto di Arendelle, a testimonianza di quanto il primo episodio si impose come fenomeno culturale su scala globale. Con quasi 1,5 miliardi di dollari Frozen II è ancora oggi il film d’animazione col più alto incasso nella storia del cinema. L’origine dei poteri di Elsa, che era il principale quesito lasciato insoluto dal primo Frozen, nel sequel viene usato come punto di partenza per dare ai due capitoli la coesione di cui avevano bisogno. Così vediamo il gruppo di protagonisti costituito da Elsa, Anna, Christoff, Olaf e Sven mettersi in viaggio per sventare un’apparente rivolta degli elementi naturali e raggiungere la Foresta Incantata, dimora del popolo indigeno dei Northuldri.
Nel corso dell’avventura arriveranno a conoscere più profondamente la natura di Elsa, nonché i segreti celati nel passato di Arendelle e dalla loro stessa famiglia. Per ottenere tutte le risposte di cui hanno bisogno le due sorelle dovranno immergersi completamente nella mitologia di quelle terre, stabilendo una connessione con i quattro spiriti elementali della tradizione norrena. Per dare al sequel una dignità pari, se non superiore all’originale, i registi optano per svincolarsi dal linguaggio della fiaba entrando a gamba tesa nel territorio del fantasy epico. Frozen II ne esce quindi come un film decisamente più dark dell’originale, e per certi versi anche più maturo e ambizioso.
59. Raya and the Last Dragon (2021)
A causa della pandemia è il primo Classico ad essere stato rilasciato in contemporanea nelle sale cinematografiche e in streaming su Disney+. Un viaggio attraverso Kumandra, un regno fantastico che si ispira a molte nazioni del sudest asiatico e in cui umani e draghi un tempo vivevano in armonia. La storia è quella di Raya, che intraprende questo viaggio per rimediare ad un errore commesso da ragazzina, quando tradita dall’amica Namaari, nel tentativo di sottrarle la gemma drago di cui era custode, la distrugge finendo per scatenare il mostruoso Druun, un terribile flagello in grado di trasformare le persone in pietra. Sei anni dopo, in un mondo ormai lacerato e consumato dalla diffidenza, Raya cerca di rimetterne insieme i pezzi della gemma percorrendo uno dopo l’altro i cinque regni che compongono Kumandra.
Come nella quest di un videogioco, ognuna di queste ambientazioni avrà da offrire un frammento della gemma, una breve avventura e un nuovo alleato, ricostruendo a piccoli passi quel senso di unione e fratellanza che sembravano ormai irraggiungibili. Con la figura di Druun, che con il suo moltiplicarsi vittima dopo vittima appare incredibilmente simile ad un virus, il film che involontariamente dice la sua in un momento storico in cui la lontananza, il pregiudizio e la divisione sembrano essere predominanti sebbene fosse in lavorazione da ben prima della pandemia.
60. Encanto (2021)
Una Colombia permeata di magia e che ospita il miracolo della famiglia Madrigal, i cui membri sono dotati di poteri straordinari. Solo Mirabel, la protagonista del film, non ha alcun potere e sebbene cerchi un proprio ruolo all’interno della famiglia, questa sua mancanza la relega in secondo piano rispetto agli altri ben più utili al villaggio o alla famiglia stessa. Come Luisa, la sorella maggiore, ha una forza eccezionale ed è di continuo sostegno all’intero villaggio. Oppure Isabela, tipica ragazza perfetta sotto ogni punto di vista, come una Mary Poppins colombiana, che attraverso il matrimonio riuscirà a mantenere il prestigio della famiglia. Quando i Madrigal si rendono conto che i loro poteri li obbligano a ricoprire un ruolo che non vogliono,costrittivo e monotono, la magia della famiglia inizia a scomparire rivelando delle profonde crepe. La mediazione di Mirabel diventa essenziale per risolvere la situazione, il cui talento si rivela essere in un certo senso la capacità di dare voce a quelle crepe.
Diretto dal Byron Howard di Rapunzel e Zootropolis, Encanto porta a casa Disney una nuova statuetta per il miglior film d’animazione agli Oscar. Tra le altre categorie delle nomination lo troviamo anche per la miglior canzone, Dos Oroguitas, scritta da Lin Manuel Miranda (che lavorò precedentemente in Oceania) come il resto delle musiche.
61. Strange World (2022)
In attesa che arrivi al cinema il 24 novembre 2022, Strange World sarà ufficialmente il sessantunesimo Classico Disney diretto dallo stesso regista di Big Hero 6, Don Hall, ora al timone di una nuova avventura ispirata alle pulp fiction degli anni ’50. La trama segue i leggendari Clades, una famiglia di esploratori le cui differenze minacciano di far fallire la loro ultima e più cruciale missione.