L’apertura del Festival di Cannes 2025 è stata segnata non solo dal glamour della Croisette, ma soprattutto dal fragore mediatico suscitato dalla condanna di Gérard Depardieu per aggressione sessuale. Juliette Binoche, presidente della giuria di questa 78ª edizione e celebre attrice francese, è stata chiamata fin dalle prime ore a commentare la vicenda, fornendo una riflessione netta che ha messo in discussione il culto dell’intoccabilità attorno alle grandi icone del cinema.
Rispondendo ai giornalisti durante la conferenza stampa della giuria, Binoche ha rifiutato l’idea di Depardieu come monstre sacré, termine francese che designa figure sacralizzate nel mondo artistico, rilasciando un’affermazione che rompe con decenni di riverenza verso l’attore, simbolo della cinematografia francese, e che sottolinea un cambiamento culturale in atto:
“Non è un mostro sacro, è un uomo che ha perso la sua aura per fatti che sono stati esaminati da un tribunale”. – Juliette Binoche
La condanna, 18 mesi di pena sospesa per atti di molestia sessuale commessi nel 2021 sul set del film The Green Shutters, ai danni di due donne, ha rappresentato una scossa simbolica per un’industria che solo recentemente ha iniziato a confrontarsi seriamente con la cultura degli abusi. Binoche ha collegato direttamente il verdetto all’impatto ritardato, ma ora tangibile del movimento MeToo in Francia:
“MeToo ha impiegato tempo a prendere forza. Ma oggi c’è, e il festival è in sintonia con ciò che accade nel mondo”. – Juliette Binoche
Nonostante il clamore, alcuni nell’ambiente cinematografico francese continuano a difendere Depardieu. L’attrice Brigitte Bardot ha definito “assurdo” il trattamento riservato ai “talenti che toccano il sedere di una ragazza”, mentre il direttore del festival Thierry Frémaux ha lasciato intendere che un eventuale ritorno dell’attore a Cannes potrebbe essere valutato “caso per caso”. Binoche, tuttavia, non si è lasciata turbare: “Viviamo in un paese libero e c’è chi è ancora nel diniego”.
Come prova della trasformazione in corso, Binoche ha evidenziato la composizione femminile della giuria, che include personalità come Halle Berry, Alba Rohrwacher e le registe Leïla Slimani e Payal Kapadia. Un segnale, secondo lei, dell’impegno del festival per sfidare vecchie concezioni di potere e mascolinità impunita nel cinema:
“È importante per me e per il mondo intero mettere in discussione la comprensione della cosiddetta libertà maschile. Ora il potere risiede altrove”. – Juliette Binoche