Siamo sinceri: poco prima di pubblicare questo articolo, ci abbiamo pensato un attimo a scrivere la parola capolavoro. Perché è un parolone spesso abusato per frasi altisonanti. Definizione che nell’era social viene stropicciata, usata quasi per urlare nella folla e farsi sentire, ma è anche la parola migliore per definire quella meraviglia assoluta di Arcane. Ovvero un’opera talmente avanti che quando si guarda indietro vede il futuro. Una serie animata che sembra giunta da un secolo oltre il nostro per mostrarci che faccia abbia l’animazione del domani. In un mondo che ormai si divide su qualsiasi cosa, Arcane è riuscita nell’impresa di mettere quasi tutti d’accordo. Con poche, flebili voci dal coro.
Perché basta soltanto avere due occhi per accorgersi della bellezza lampante della serie targata Riot Games e animata dallo studio francese Fortiche, artefici di uno degli show (non solo animati) più belli dei nostri anni Venti. Pura avanguardia che esplode sul piccolo schermo, ridefinendo lo stato dell’arte e della tecnica animata. Visto che la seconda (e purtroppo ultima) stagione di Arcane sta piombando dal futuro in queste settimane di novembre, ci è sembrato doveroso riflettere sui meriti di questa serie clamorosa. Preparate la dinamite assieme a buone dosi di grigio per farvi inebriare da tutta la bellezza di un esplosivo capolavoro.
Uno splendido cortocircuito
Avete presente quando Milhouse gioca a Tempesta di ossa? Ecco, noi ci sentiamo esattamente così quando guardiamo Arcane: travolti da un’ondata di bellezza furiosa e indomabile. Una bellezza talmente incontenibile che a volte due occhi non bastano ad apprezzare tutto quello che si muove sullo schermo. Impossibile non partire dalla cura estetica di Arcane – o meglio, dalla cura tecnica. A volte tendiamo a confonderle, ma sono due cose molto diverse. Non è sempre detto che un prodotto tecnicamente eccelso abbia anche una bella estetica, e invece Arcane toglie ogni dubbio esaltandosi in entrambi gli aspetti. Forse il merito più grande di Fortiche, studio composto (lo ricordiamo) da 450 persone che ad Arcane hanno lavorato ben 8 anni, sta tutto nel cortocircuito tra 3D e 2D, con i modelli tridimensionali dei personaggi che si muovono dentro ambienti e oggetti dipinti realizzati in tecnica tradizionale.
Probabile che molti di noi abbiano premuto pausa almeno una volta per godersi quei meravigliosi fondali che sembrano veri e propri quadri, capaci di caratterizzare città e bassifondi. Allo stesso modo, è impossibile non rimanere a bocca aperta davanti all’incredibile espressività dei personaggi – con pennellate istintive che danno ancora più spessore alla follia di Jinx o ai dubbi di Vi. Volendo semplificare, Arcane è animato in animazione 2.5, un meraviglioso ibrido fra tradizione e innovazione con 2D e 3D che si fondono in un meraviglioso abbraccio. Due forze solitamente opposte, capaci di attrarsi come poche altre nel giusto contesto. Il vero segreto di Arcane, scavando oltre le apparenze, è proprio questo: il fatto che una storia di opposti che si attraggono e scontrano sia raccontata attraverso tecniche animate che si attraggono e si mescolano. Un cortocircuito di pura bellezza.
Il design che racconta
Arriviamo all’altro merito lampante di Arcane: la cura estetica e l’assoluto stato di grazia del reparto artistico, dove bastano costumi, architetture e oggetti per raccontare popoli interi. Proprio come ha fatto Peter Jackson con Il signore degli anelli (dove nani, elfi e umani venivano raccontati solo dal design), allo stesso modo Arcane racconta la nobile rigidità di una città come Piltover attraverso forme squadrate, colori lucenti e saturi, costruzioni di marmo intarsiate in oro e personaggi con abiti inamidati, puliti, preziosi, spesso pieni di uniformi capaci di raccontare una società gerarchica e dedita al controllo.
Al contrario, i luridi bassifondi di Zaun sono dominati dal caos, illuminati da colori lividi, inondati da nubi fumose, abitati da personaggi segnati da un character design totalmente diverso da quello della superficie: pelle squamosa, abiti logori e sporchi, innesti meccanici arrangiati su corpi spesso martoriati. Zaun fa proprio rima con squallore. Se Arcane fosse un genere musicale, forse sarebbe un bel grunge suonato dai Nirvana. Perché Arcane è grunge nel verso senso della parola: sporca, stropicciata, sofferente. Tutto attraverso immagini che sanno davvero raccontare.
Un grande classico
Quale cortocircuito migliore di Arcane? Lo show targato Netflix racconta in modo innovativo la storia più vecchia del mondo: un prodotto quanto mai furbo, perché capace di introdurre qualsiasi tipo di pubblico nel mondo caotico di League of legends. Un videogioco con una lore sconfinata, che Arcane rende accessibile anche a chi LOL lo ha sentito soltanto nominare o non lo sopporta come videogame. Un’impresa riuscita grazie a una storia che fa leva su archetipi più classici che mai – come i due conflitti principali che muovono la serie, lo scontro sociale tra Piltover e Zaun, ossia i ricchi contro i poveri, i privilegiati contro i disperati.
E poi il cuore emotivo e pulsante di Arcane: due sorelle in conflitto, Jinx e Vi, l’una contro l’altra. Un legame di sangue che ci cala dentro un dilemma etico dove giusto e sbagliato si confondono. Se ci pensiamo bene, tutto in Arcane si basa sul motore di ogni buona storia: i contrasti. A partire dal suo immaginario ibrido, a metà strada tra il cyberpunk e lo steampunk, la serie parla di amore e odio, di Magia contro Scienza, di speranza e di disperazione. Come detto, un abito nuovo per la storia più classica e antica del mondo.
Adesso veniteci dietro
Chiudiamo con un altro grande merito di Arcane: aver creato un terremoto nel mondo animato. Assieme a Spider-Man: un nuovo universo Arcane ha alzato l’asticella dell’animazione occidentale talmente in alto da dare una svegliata a tutto il settore. Come a dire “datevi una mossa, o continuerete a mangiare la polvere”.
Ecco, Arcane una svegliata l’ha data eccome – e non è un caso che anche colossi come Disney e Dreamworks abbiano deciso di sperimentare con tecniche animate simili, mescolando 3D e 2D come successo nel bellissimo Il gatto con gli stivali 2.
Pensiamo anche allo stesso Wish, che per quanto non eccezionale nella resa, almeno ha spezzato quella monotonia 3D che in casa Disney andava avanti dal 2010. E come dimenticare anche l’ottimo esperimento tecnico fatto con il film animato delle Tartarughe Ninja (Caos Mutante), anche quello figlio della rivoluzione portata avanti da Miles Morales e Jinx. Due prodotti che hanno fatto sembrare di colpo più vecchio tuto il resto, ma la cui eredità sembra sempre venire dal futuro. Noi siamo qui a godercela con gli occhi pieni di meraviglia, sicuri che questa volta la parola capolavoro non l’abbiamo affatto sprecata.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo video insieme alla redazione e agli altri utenti, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!