Alex Polidori, cantante e doppiatore, noto al pubblico per aver dato la voce a Tom Holland nella trilogia Sony dedicata a Spider Man, ha spiegato in una lunga intervista con Giuseppe Grossi e Laura “Lamadredeidraghi”, le ragioni dello sciopero indetto dalle maestranze dell’industria del doppiaggio, ovvero doppiatori, ma anche dialoghisti e fonici; l’agitazione, promossa da varie sigle sindacali in collaborazione con l’ANAD, l’Associazione Nazionale Attori Doppiatori, sta ormai per entrare nella sua terza settimana, e al momento in cui scriviamo, all’orizzonte non si profilano significativi mutamenti di scenario.
Il fulcro della protesta, spiega Polidori, si appoggia sul rinnovo del CCNL, ovvero il contratto collettivo nazionale del lavoro, quello statuto che regolamenta le retribuzioni e le dinamiche interne dell’esercizio della professione. L’ultima versione del contratto risale al 2008, e secondo Polidori, non è più in grado di rispecchiare il panorama di un mercato audiovisivo profondamente mutato, a causa della bulimia di contenuti riversati sul pubblico dal proliferare delle piattaforme streaming. Le rivendicazioni degli scioperanti ruotano attorno a due ordini di criticità diversi ma egualmente impattanti sia sul futuro della professione che sulla qualità di vita dei professionisti.
Da un lato, l’aumento esponenziale dei contenuti da doppiare, in alcuni casi con richieste di messa in onda contemporanea rispetto alla trasmissione internazionale, ha comportato, già da molti anni un graduale ma drastico abbassamento del livello qualitativo generale della prestazione offerta, a favore della velocità d’esecuzione: Polidori, in particolare, offre un paragone con i ritmi di lavoro di fine anni ’90 – inizi 2000, ovvero quello dei suoi esordi, un periodo che l’attore definisce come una vera e propria “età dell’oro”; in quel frangente storico, infatti, le innovazioni di tipo tecnologico divennero un sostegno ulteriore per gli artisti, in grado di poter esprimere al meglio la propria creatività recitativa senza costrizioni di tempo; nel panorama attuale, invece, la velocità di esecuzione e la pulizia tecnica vanno a discapito, secondo Polidori, del talento recitativo che in molti casi risulta “frustrato” e appiattito sull’altare del tutto subito.
E questo, se rappresenta un problema anche per attori navigati, i quali finiscono per adagiarsi su ciò che sanno, usando, come da espressione gergale, il “pilota automatico”, diventa un autentico dramma per le generazioni più giovani, specie per gli attori bambini, che finiscono per considerare il doppiaggio come un lavoro di pura abilità tecnica, completamente slegato dagli aspetti emotivi della recitazione. Come argomenta Polidori nell’intervista, si chiede dunque, per quanto possibile, un ritorno a ritmi di lavoro meno frenetici e che lascino alla parte artistica dell’interprete piena libertà di esprimersi.
D’altro canto, lo sviluppo sempre più spedito, in questo come in altri campi, dell’intelligenza artificiale, metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa della categoria dei doppiatori, in quanto se il livello minimo richiesto dalle case di distribuzione si appiattisce su standard recitativi mediocri, un domani una IA particolarmente avanzata potrebbe arrivare allo stesso livello di un attore in carne e ossa, con un esborso economico molto minore da parte dei committenti; è necessario, quindi, secondo Polidori, operare quel passo in più che riporti la qualità media delle produzioni ad un livello in cui il singolo interprete sia valore aggiunto in quanto tale, e non semplice parte di un ingranaggio che punta solamente all’efficienza.
Considerazioni di natura economica sono naturalmente presenti nelle richieste degli scioperanti, ma esclusivamente in riferimento al fatto che un rallentamento dei ritmi lavorativi, per come auspicato al punto 1, equivarrebbe a entrate economiche maggiori (i doppiatori sono retribuiti per numero di righe recitate, ma anche per numero di turni lavorativi svolti); riportando un esempio ipotetico dello stesso Polidori, secondo i ritmi di lavorazione attuali, un importante film di circuito si doppia in 6 turni (un turno dura in media 3 ore), quando vent’anni fa, i turni utilizzati per doppiare film d’alto cabotaggio erano circa 10.
Polidori conclude l’intervento auspicando l’apertura di un tavolo di trattative proficuo coi committenti, e dicendosi incerto sulla probabile durata effettiva dello sciopero.