Robert Oppenheimer (1904 – 1967) è stato un celebre fisico statunitense, famoso e ricordato soprattutto per aver contribuito a costruire la prima bomba atomica della storia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Una fase cruciale per la sua carriera, che consapevole di quanto aveva creato, ha fatto nascere in lui enormi sensi di colpa per tutto il resto della sua vita.
Per descrivere la carriera di Julius Robert Oppnheimer (questo il suo nome completo) si potrebbe iniziare dal contributo negli studi del settore molecolare quando, tra il 1927 e il 1928, insieme al fisico tedesco Max Born, pubblicò un saggio su una tecnica che verrà poi conosciuta con il nome di approssimazione di Born-Oppenheimer. Il 1928 è stato anche l’anno della scoperta dell’effetto tunnel, in cui spiegò come anche un campo elettrico debole fosse in grado di liberare elettroni dal nucleo originario.
Dal 1929 continuò negli Stati Uniti a svolgere il doppio incarico di ricercatore e insegnante di fisica.
La svolta arriva nel 1942, quando grazie alle sue competenze, unite alla sua capacità di sintesi, la chiarezza delle sue idee e la capacità di organizzazione e di leadership, venne contattato dal governo americano per diventare responsabile del Progetto Manhattan, un programma di ricerca e sviluppo di ambito militare che portò alla creazione delle prime bombe nucleari della storia. Oppenheimer fu a capo di un gruppo tra i più importanti e migliori fisici nucleari al mondo e verrà ricordato come “il padre della bomba atomica”. Tra i tanti, fu il solo a sentire il peso etico e morale di quanto stavano costruendo, sentendosi responsabile dopo lo sgancio delle bombe su Hiroshima e Nagasaki nel 1945.
Famosissima la frase pronunciata durante il Trinity Test, ovvero il test che mostrò per la prima volta la potenza della bomba atomica, proveniente dal testo sacro indiano del Bhagavadgītā: “Sono diventato Morte, il distruttore di mondi“.
Durante il dopoguerra, Oppenheimer fu uno dei pochi a opporsi alla creazione di una bomba a idrogeno, consapevole che questo tipo di armi avrebbero dovuto rimanere dei semplici deterrenti e non pronte all’uso. Proprio queste posizioni quasi antigovernative lo portarono, a partire dal 1954, a una lunga inchiesta processuale per simpatie comuniste. Gran parte di quest’inchiesta è stata documentata e occupa gran parte della storia raccontata da Christopher Nolan nel film Oppenheimer.
Osteggiato dal suo stesso governo che l’aveva acclamato durante la fine della Seconda Guerra Mondiale, Oppenheimer venne riabilitato dall’opinione pubblica solo nel 1963, quando il presidente John F. Kennedy decise di conferirgli l’Enrico Fermi Award. A causa dell’assassinio del Presidente, fu il successore Johnson a consegnarli il premio ““per i contributi alla fisica teorica, come insegnante e ideatore e per la leadership del Laboratorio di Los Alamos e del programma di energia atomica durante gli anni critici“.
Morì all’età di 62 anni nel 1967, stroncato da un cancro alla gola diagnosticato due anni prima.