Come è successo per molti blockbuster recenti, anche per il prossimo film Marvel, I Fantastici 4 – Gli Inizi, è stato realizzato un secchiello per popcorn peculiare, questo in particolare ha la forma della testa di Galactus. Il contenitore “più grande dell’universo“, come cita il marketing Marvel, è alto 44 cm e largo 50. Mentre i trailer del progetto si guardano bene dal rivelare spoiler sul design completo del personaggio, limitandosi a mostrare la sua ombra e il suo piede delle dimensioni di un isolato, il merchandising è molto meno avaro di dettagli. Dall’anteprima, e dal trailer dedicato appositamente al secchiello, si può notare che Galactus sfoggerà un look che richiama il design dei fumetti, un po’ com’è successo a Wolverine, che si è mostrato nell’iconica tuta gialla in Deadpool & Wolverine.
La moda dei secchielli per popcorn ‘customizzati’ è iniziata nel 2024, con l’uscita di Dune 2, e, da allora, ha avuto un’escalation notevole. Pare che il marketing legato alla distribuzione di un blockbuster debba, ormai, procedere attraverso questa tappa forzata. Da Deadpool & Wolverine, a Warhammer, Alien Romulus, a Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim, per non parlare del Nosferatu di Eggers, il contenitore brandizzato è diventato parte integrante dell’esperienza cinematografica. Come accade a quasi tutto ciò che diventa virale sui social, però, l’esagerazione è dietro l’angolo e si può affermare che, anche in questo caso, la situazione è sfuggita ampiamente di mano.
Innanzitutto, il costo per gustare lo snack da un secchiello del genere è esorbitante. Quelli ispirati ai vermi delle sabbie di Dune, per esempio, sono stati venuti per circa 25 dollari nelle sale cinematografiche statunitensi, per poi essere successivamente rivenduti online (perlopiù su eBay) a prezzi che superano i 100 euro. I collezionisti, come è noto, hanno il cuore debole e non si lasciano certo sfuggire l’occasione di accaparrarsi l’ennesimo gadget tematico “a qualunque costo“, per citare un eroe dei nostri tempi. La domanda che dovrebbe porsi lo spettatore, tuttavia, è un’altra. In un mercato saturo di gadget di ogni tipo, è davvero necessario creare questo nuovo tipo di esigenza? La risposta va analizzata secondo due punti di vista.
Da parte della casa di produzione, che percepisce un introito da qualsiasi oggetto marchiato con quel preciso brand, c’è chiaramente l’interesse per spingere quanto più possibile sulla monetizzazione del prodotto cinematografico. Al di là dell’impatto ambientale (si tratta pur sempre di altra plastica nell’ambiente), si deve ragionare anche sul motivo che spinge i consumatori ad avere quest’idea ossessiva di fruizione di un prodotto che con il collezionismo ha certamente a che fare, ma entro certi limiti. La smania di possedere un gadget “virale” supera troppo spesso il reale interesse verso un determinato prodotto, come sta accadendo nelle ultime settimane in Italia con i viralissimi Labubu, che finisce inevitabilmente per passare in secondo piano. L’esperienza cinematografica dovrebbe essere quanto di più rilassante e coinvolgente possibile. Con quest’ultima tendenza, all’opposto, si sta trasformando in una corsa contro il tempo per accaparrarsi il nulla.