Se siete alla ricerca di un city builder per alcuni tratti atipico e indirizzato all’esperienza tra il rilassante e e divertente, allora The Wandering Village può essere il prodotto adatto a voi. Per molto tempo rilasciato e aggiornato in accesso anticipato, da poche settimane questo particolare gestionale è uscito nella sua forma completa, confermano tutte le piacevolissime e ottime intenzioni mostrate.

Ad aggiungersi al piacere di chi ama il genere dei gestionali, si sottolinea anche uno stile estetico che richiama senza troppi filtri, le opere dello Studio Ghibli, andando ad aggiungere un certo grado personalità ad un’opera che ha già nel suo incipit punti di forte interesse e che si sviluppano poi in dirette meccaniche di gioco. Senza troppo perdere tempo, saliamo tutti sul dorso di Onbu e avventuriamoci nella nostra recensione di The Wandering Village.

The Wandering Village, il futuro della specie

Il villaggio cresce in The Wandering Village
La crescita del villaggio in The Wandering Village – ©Stray Fawn Publishing

L’incipit della storia è dei più affascinanti, con un mondo post-apocalittico ormai diventato inospitale per gli esseri umani, ma un insediamento è riuscito a ricostruire parte della civiltà sul dorso di Onbu, una creatura mitologica, dal corpo lungo, capace di ospitare ancora la vita visto che proprio su sul corpo gli umani costruiranno il loro nuovo villaggio.

Il dorso di Onbu è pieno di terreni da coltivare, alberi, formazioni rocciose e anche funghi ogni tanto. Insomma, la vita lì sopra è sostenibile, mentre i passi lenti di Onbu portano la civiltà a muoversi in quel che resta di questo nuovo mondo, trovare altri insediamenti sparsi, portare nuovi umani nel nostro villaggio, ma muovere anche gli esploratori così da scoprire cosa c’è lì fuori.

Attenzione però al rapporto con Onbu: lui ospita la vita sopra di lui, ma il mondo potrebbe nascondere delle insidie anche per la creatura, motivo per cui sarà fondamentale creare un legame forte, un rapporto di fiducia reciproca, così da mantenere salda la vita, tanto degli uomini, che di Onbu stesso.

Un city-builder particolare

Vista dall'alto di Onbu in The Wandering Village
Vista dall’alto di Onbu in The Wandering Village – ©Stray Fawn Publishing

The Wandering Village rispecchia tutte le classiche operazioni tipiche del genere: si costruisce il centro cittadino, i luoghi di lavoro come il taglio della legna, della roccia o le fattorie dove coltivare il cibo. La progressione del villaggio ha un tono decisamente calmo e rilassante, aiutato anche dal livello di sfida praticamente nullo. Decisione che potrebbe non piacere agli appassionati più esigenti, ma che si lascia apprezzare nella sua voglia di dedicare un paio di ore di gioco al giorno, senza la necessità di dover concludere quest particolari prima di spegnere.

In tal senso, la fruizione su Nintendo Switch, dove lo abbiamo provato, è stata la scelta migliore. Il consiglio è quello di iniziare, anche per i più esperti, dal tutorial che alla sua conclusione, accompagnerà il giocatore nella modalità storia dopo aver preso dimestichezza con tutti i comandi, in particolare con la gestione del centro di ricerca.

Non si tratterà solo di coltivare, raccogliere e mandare i nostri esploratori in giro per il mondo; parte del gioco prevede anche un certo tipo di rapporto con la creatura che ci ha donato il suo dorso. Alcune strutture infatti potranno essere costruite solo in prossimità del lungo collo di Onbu, quali un grande megafono per impartire ordini di spostamento (a condizione di avere un ottimo rapporto con Onbu) o anche una catapulta per soddisfare la sua necessità di cibo. Onbu è autosufficiente, ma spesso durante il suo pellegrinare su lande desolate, potrebbe non trovare abbastanza cibo e dunque stancarsi, ammalarsi, dunque la soluzione ideale è una bella catapulta piena di funghi da lanciargli direttamente in bocca.

Decisamente rilassante

Una schermata di dialogo in The Wandering Village
Una schermata di dialogo in The Wandering Village – ©Stray Fawn Publishing

Lo avevamo citato in apertura, ed è sicuramente uno degli elementi che si lascia più apprezzare: The Wandering Village non cerca mai di proporci una sfida estrema. Il suo stesso stile estetico chiede di essere assaporato nelle piccole cutscene di dialogo quando si procede con la storia, che ha anche il suo valore davvero intrigante.

Il massimo della difficoltà può manifestarsi nel malumore dei cittadini per degli alloggi mancanti (ne costruirete altri e il problema è risolto), o per la mancanza di risorse da raccogliere e qui il gioco si piega decisamente al vostro volere, con la possibilità di spostare gratuitamente l’edificio di estrazione nel punto più consono, senza la necessità di pagare penali nelle risorse o dover distruggere e poi ricostruire nel luogo ideale il nuovo edificio.

Ma al di fuori di queste meccaniche, è proprio tutto quello che gira attorno il rapporto con Onbu che eleva il titolo al di sopra di tutta la media. C’è un certo sentimento verso la creatura, quasi una duplice missione che ci vede impegnati a prenderci cura tanto del villaggio, quanto della creatura, che rende The Wandering Village meritevole della vostra attenzione. Su Switch poi, l’esperienza è al limite della perfezione.

La recensione in breve

8.0 Rilassante

The Wandering Village è il perfetto titolo su cui macinare decine di ore sotto l'ombrellone, mescolando le meccaniche base del city-builder, senza mai renderlo tedioso con difficoltà drastica, accoccolato al possente Onbu e tutte le sue esigenze. La cornice estetica assieme alle molteplici opzioni presenti nelle strutture di ricerca, regala ore di piacevole divertimento. Una piccola sorpresa da non lasciarsi sfuggire.

Cosa ci è piaciuto
  1. IL comparto estetico
  2. La progressione narrativa intrigante
  3. Onbu
Cosa non ci è piaciuto
  1. L'assenza di una difficoltà
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Classe 1989. Gabriele Barducci scrive di Cinema e serie tv. Dal 2022 è responsabile dell'area videogiochi di ScreenWorld. Comincia a scrivere di Cinema e serie tv nel 2012 accompagnando gli studi in Scienze della Comunicazione presso l'università di Roma La Sapienza. Nel 2016 entra nella redazione di The Games Machine occupandosi anche di videogiochi, mentre dal 2017 è nello staff della rivista di cinema Nocturno.