Il titolo cambia, ma in questa recensione di Salt and Sacrifice scopriremo perché i due ragazzi di Ska Studios, dopo il brillante esperimento di Salt and Sanctuary, si meritano ogni tipo di attenzione e lode per questo atteso sequel, tra novità alla formula di gioco e gustoso senso conservativo di tutto quello che è stato il vero asso nella manica del precedente capitolo.
Salt and Sacrifice
Genere: Azione/GdR
Piattaforma: PS4/PS5, PC
Uscita: 10 maggio 2022
Studio: Ska Studios
La piaga dei maghi
Pochi input narrativi mentre il nostro personaggio viene scortato a cavallo con le mani legate e la brezza della notte si tramuta in una violenta pioggia di fuoco, uccidendo l’uomo che ci scortava e facendoci trovare da lì a poco davanti colui che ci ucciderà. Questo evento è un tremito di pochi secondi che ci dividono dal nostro risveglio in un villaggio, nostro hub di gioco.
Siamo degli Inquisitori, giacché abbiamo fatto un voto verso la gilda per evitare la sentenza di morte per via dei nostri crimini. Da qui inizia, ufficialmente, la nostra avventura. Riceviamo infatti le prime informazioni, prendiamo confidenza con l’equipaggiamento e i diversi vendor di zona, infine scopriamo il motore degli spostamenti principali: un portale magico che si attiva con la combinazione di particolari rune.
Ogni combinazione, apre il portale di un mondo specifico, cinque per l’esattezza, terre afflitte da una piaga originatasi dal potere di oscuri maghi che seminano morte e caos. Il nostro scopo è quello di trovare questi maghi, dargli la caccia, sconfiggerli e scoprire il segreto dietro ad essi.
Stessa formula, divertimento assicurato
Ciò che rese il precedente Salt and Sanctuary una piccola perla del genere fu la palese ispirazione ai soulslike, pur ritagliandosi uno spazio tutto suo. Infatti un titolo di questo calibro sviluppato in 2D e con una progressione a scorrimento era un esperimento inedito e incredibilmente avvincente.
Squadra che vince non si cambia, dunque i due sviluppatori (si, avete letto bene, solo due persone hanno sviluppato questi due giochi) hanno accolto le lodi, si sono rimboccati le maniche e dopo ben sei anni di lavoro, hanno partorito Salt and Sacrifice che riprende fedelmente la formula di gioco cercando di ottimizzarla al meglio delle possibilità, senza andare a perdere parte del fascino che aveva contraddistinto il precedente capitolo.
Va detto che, a primo impatto, ciò che manca è l’effetto sorpresa, valore che potrebbe racchiudere una doppia lettura, tra chi si poteva aspettare una grossa rivoluzione ludica e chi invece si aspettava proprio un fedele sequel, senza troppi cambiamenti. Salt and Sacrifice vive nel mezzo, andando ad aggiustare piccole criticità, mentre amplia e sistema i punti forti del pacchetto di gioco.
La X sulla mappa segna il tesoro
Il level design del precedente capitolo era tanto sopraffino quanto frustrante, anche più del classico cliché che riguarda la difficoltà non scalabile nei giochi soulslike, e Salt and Sacrifice riprende, nel bene e nel male, questo valore.
La meccanica dei portali rende il passaggio tra i mondi e l’hub di gioco molto più facile – e l’eliminazione dei vecchi santuari a favore di obelischi al pari dei falò di Dark Souls sono un’ottimizzazione ben gradita – ma le semplificazioni sono superficiali, giacché i cinque mondi in realtà sono delle macro aree da esplorare in lungo e in largo, ricolme di segreti, di porte chiuse a chiave da aprire successivamente, e di un equipaggiamento sempre più potente che ci richiederà ore per essere completato.
Nonostante tutto, a meno di avere una memoria fotografica, sarà facile perdersi in questi mondi e per quanto possa essere una richiesta bislacca in un soulslike dato che annienterebbe lo stesso level design, in più di qualche occasione, la presenza di una mappa sarebbe stata cosa ben gradita: correre da una parte e l’altra del mondo senza trovare la via per la progressione della storia sarà infatti un evento che capiterà spesso.
Caccia ai maghi
A differenza dei classici boss di zona – che ci sono sempre e si identificano come midboss – i maghi sono i nostri obiettivi principali e questi si affrontano tramite una caccia. Al loro passaggio nella mappa, i maghi lasciano dietro di loro una scia di magia. Quando riusciremo a trovare un indizio, avremo la possibilità di far partire la caccia. Un indicatore su schermo ci dirà la direzione da seguire e inizierà una sorta di caccia al topo. Trovato il mago, potremo ingaggiare subito lo scontro, ma il nemico si adopererà per scappare, costringendoci a riprendere la caccia. Questa rincorsa si ripeterà finché il mago non deciderà di affrontarci senza più scappare.
La sua sconfitta ci donerà punti esperienza con cui aumentare di livello e potenziare l’albero delle abilità, ma il bottino migliore saranno tutti quegli oggetti con cui costruire successivamente armi e armature sempre più forti.
Verso la gloria
Come capita spesso, alcuni sequel si portano dietro sia i pregi che i difetti delle opere precedenti e anche Salt and Sanctuary è caratterizzato da una progressione del personaggio che tende ad essere fin troppo a nostro favore.
I maghi sconfitti, dopo un po’, torneranno a infestare il livello, dunque potremo ingaggiare lo scontro con lo stesso più volte, questo ci permette, dunque, di creare in tempi relativamente brevi armi e armature di grande valore, come anche avere abbastanza esperienza per salire facilmente di livello e affrontare i mondi non ancora scoperti con grande facilità.
Questo non vuol dire che il gioco sia semplice. Ma non mancherà il classico luogo comune per cui, appena entriamo in sintonia con il gioco e il suo senso di progressione, saremo noi stessi a plasmarci e piegarci al volere del gioco, diventando sempre più bravi e sfruttando questi piccoli trucchetti per avere sempre più esperienza ed oggetti rari.
In attesa di diventare forti ed abili, l’ignoto è l’arma più potente contro cui andremo a scontrarci: scoprire le mappe, sbloccare passaggi secondari, venire sconfitti per delle banali trappole disseminate nella mappa o a causa di un salto troppo corto o troppo lungo saranno problemi all’ordine del giorno.
Salt and Sacrifice si è rivelata dunque la conferma di un talento straordinario e di una visione ludica ed estetica chiara. Non capita spesso che indie del genere riescano a raccogliere così tanti consensi e non solo i ragazzi di Ska Studios hanno dato vita a un ottimo sequel, ma possono vantarsi di aver creato un’ulteriore etichetta nel sottogenere dei soulslike, con tanto di regole e crismi riconoscibili ed emulabili da tanti altri.
Il gioco è stato portato a termine in circa 17 ore, ma ci sono molte strade secondarie che sono state lasciate indietro assieme a tanti altri piccoli segreti, dunque le circa 20 ore di gioco sono assicurate. Tutto questo per neanche 20 euro di spesa.
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Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione, Salt and Sacrifice conferma il talento dei ragazzi di Ska Studios, con un gioco ricco, appagante, longevo e divertente. Una derivazione soulslike che riesce a staccarsi dall'albero madre per fiorire su un ramo tutto suo, ottimizzando la già funzionale formula di gioco.
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Voto ScreenWorld