Dopo il successo conclamato, in special modo con il terzo capitolo, il franchise di Saints Row nelle incarnazioni successive aveva palesemente perso la bussola. Da progetto nato e coccolato come parodia di open world di più gran richiamo mediatico, la formula dei ragazzi di Volition si componeva di ingredienti esplosivi, ilari e tremendamente sopra le righe. Non si può non sottolineare, però, che proprio quando sono arrivati gli alieni, i superpoteri o scorribande negli inferi, Saints Row ha perso la propria brillantezza a favore di un divertimento sempre assicurato, ma talmente estremo da risultare fin troppo stucchevole.
L’operazione apportata a questo gioco è quella che ha il sapore di reboot, che strizza l’occhio alle origini della serie, incentrando il comparto narrativo su un gruppo di bande che si contendono il territorio a suon di rapine, pallottole e dosi interminabili di tritolo. Purtroppo, come spieghiamo in questa recensione di Saints Row, l’operazione di svecchiamento è riuscita a metà, con un gioco che invece di aprirsi al grande pubblico, si chiude a riccio in una produzione pigra, stonata e fuori tempo massimo. Ma andiamo per ordine.
Saints Row
Genere: Azione, Open World
Piattaforma: PS4/PS5, Xbox Series S/X, Xbox One, PC, Nintendo Switch
Uscita: 23 agosto 2022
Studio: Volition
I “nuovi” Saints
Le prime battute del gioco sono abbastanza basilari, e ci regalano il giusto tempo per acclimatarci con un editor dove creare il nostro alter ego, futuro boss dei Saints Row, che ci dona la possibilità di entrare in specifiche e dettagli molto apprezzati. Al netto del buon lavoro proposto sul fronte personalizzazione, questo non andrà mai a influire sull’esperienza di gioco. La dimensione del polpaccio, come dei pettorali o di altri dettagli intimi, risultano tutti feticci per intenditori o appassionati e nulla più.
Finita la creazione e portata a termine la prima missione che fungerà da tutorial, la mappa di Santo Illeso si aprirà a noi nella sua interezza. Il lavoro svolto sulla città è un primo miraggio che si lascia osservare e vivere con tutti i nostri sensi: la mappa è ben studiata e ottimizzata, mai troppo eccessiva, contenuta ma viva e riconoscibile, un piccolo vantaggio per potersi orientare senza troppi problemi. Ma a farla brillare è un magnifico sistema di illuminazione, che regala contorni o filtri sabbia di giorno, mentre di notte si accende di luci al neon e altri particellari che su schermo brillano senza filtri.
Non si può dire lo stesso dei modelli poligonali del nostro personaggio, come di tutti gli altri. Le animazioni durante le cutscene, sia tra i membri della banda che durante alcune missioni, sono dozzinali, quasi come se questa voglia di tornare alle origini abbia influenzato anche il lavoro su meccaniche e animazioni basilari, che risultano vetuste, fuori tempo massimo. Insomma, un lavoro che non rispecchia l’anno corrente di uscita al pari di altre produzioni simili.
Problemi di affitto
Dopo una manciata di ore di gioco, entriamo in sintonia con il nostro personaggio e i suoi coinquilini, Kev, Eli e Neenah, che prima di essere delinquentelli da quattro soldi o membri fondatori dei futuri Saints Row, sono quattro studenti pieni di debiti che cercano di sopravvivere alla giornata, con un affitto diviso in quattro parti che risulta il loro pensiero costante.
Dunque cosa fare quando arriva il momento di pagare la pigione? Si va a fare rapine in fatiscenti agenzie di piccoli prestiti o compratori di oro. Nonostante la palese intenzione di tornare alle origini e la necessità di lanciare (e far conoscere) il franchise verso le nuove generazioni, non si può certo dire che questi quattro ragazzi siano in possesso di un background drammaturgico di notevole spessore.
È anche vero che Saints Row non ha mai fatto della trama il suo punto forte, anzi, tutto si è sempre evoluto verso la ricerca dell’azione più spettacolare che pompasse adrenalina senza sosta nelle vene, ma un incipit così sciatto è sinceramente poco entusiasmante per una storia di scalata al potere. Al netto della parabola di analisi e critica sociale della netta divisione tra ricchi e poveri, piaga che negli Stati Uniti può determinare in modo drastico il futuro di un individuo, c’era modo di rendere questo incipit più ricco, ma gli sviluppatori hanno voluto concentrarsi su altri obiettivi.
La scalata al potere
A funzionare meglio è tutto il resto del pacchetto di gioco.
Girare per la città, a piedi o con veicoli, è sempre un gran piacere, specialmente quando ci si libera di tante leggi della fisica per pensare esclusivamente al divertimento. Forse anche troppo. Al buon sistema di guida purtroppo corrono paralleli diversi problemi di bilanciamento e ottimizzazione, con l’intelligenza artificiale dei nemici che non sempre regala scelte logiche nel difendersi dai nostri attacchi e manovre. Oppure possiamo provare il rischio di venir lanciati in aria con il nostro veicolo perché il getto d’acqua dell’idrante che abbiamo appena abbattuto ha deciso di avere una potenza titanica, tanto da elevarci di decine se non centinaia di metri verso l’alto. Situazioni che mettono in risalto quanto il titolo sia stato messo sul mercato senza una rifinitura di questi come di tanti altri piccoli problemi.
Anche le sparatorie riprendono lo stesso feeling dei capitoli precedenti, questa volta omettendo tutte quelle folli armi che hanno contraddistinto la saga negli ultimi capitoli. Tuttavia si notano spesso problemi nelle hit-box dei nemici, che non rispondono mai attivamente al colpo inferto dalla nostra arma, e le stesse presentano più di un problema di ottimizzazione riguardo la loro funzione offensiva.
Luci e ombre
È incredibile come Saints Row sia un titolo in possesso di tanti aspetti positivi, quanti negativi. In ultima battuta è bene sottolineare quanto le missioni principali siano spassose, in particolare quando le stesse prendono spunto dalle migliori (e peggiori) pellicole di azione e avventura del panorama cinematografico. Le possibilità sono infinite, facendo manovre fuori scala con automobili che saltano e planano su cartelloni pubblicitari, fino a distenderci sul tettuccio di un’automobile mentre ci si avventura con sregolatezza all’interno di una tempesta di sabbia a tutta velocità.
A tutto questo però c’è sempre un’ombra, che si palesa con inspiegabili cali di frame anche con pochi oggetti su schermo, con cutscene mal realizzate e sin troppo sbrigative, non lasciando il tempo tecnico di capire cosa sia successo pochi secondi prima, con tutto il comparto di missioni secondarie o piccoli lavoretti che sono la classica fiera della banalità, atta a cercare una giustificazione per registrare altre dieci ore di gioco alla tabella finale della longevità.
In conclusione, Saints Row non è affatto un brutto gioco, ma semplicemente non è quello che ci saremmo aspettati da un’operazione di reboot purtroppo afflitta da tantissimi problemi tecnici, con un gioco – forse – realizzato di fretta, con poca cura e senza tentare la strada del rinnovamento. Un prodotto ottimo per i più nostalgici, ma difficile da vendere al giovane e nuovo pubblico odierno, abituato a standard assai diversi e molto più competitivi.
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La recensione in breve
Il reboot di Saints Row si muove tra luci e ombre, con una dose di divertimento sempre presente, sparata su toni sempre eccessivi e ilari, ma l'operazione di rilancio è accompagnata da una realizzazione pigra, piena di problemi tecnici e molto approssimativa. Sicuramente divertente, ma era lecito aspettarsi qualcosa di più su ogni fronte.
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Voto ScreenWorld