Aloy torna a correre nelle nostre console PlayStation, questa volta però non con un nuovo capitolo del franchise di Horizon, bensì con la remastered di Horizon Zero Dawn, a distanza di soli sette anni.
Sony PlayStation assieme ai ragazzi di Nixxes hanno riconvertito il primo capitolo, applicando sul gioco base una nuova veste grafica. Sarà bastato il lavoro per giustificare questa operazione? Scopritelo in questa nostra recensione di Horizon Zero Dawn Remastered.
Horizon Zero Dawn Remastered, sette anni dopo
Quanti sono sette anni? La percezione è sempre un gusto e un feticcio del tutto personale, eppure quando ci siamo chiesti del perché di questa mossa di Sony, in soccorso sono arrivati gli splendidi ricordi di Horizon Forbidden West, assieme alle solite chiacchiere dietro la Remastered di The Last of Us.
In questo ammodernamento estetico, l’obietto appare sin da subito lapalissiano: Sony sta proponendo un senso di continuità estetico con i titoli di maggior prestigio della sua line-up di esclusive. Da The Last of Us, passando per Uncharted per poi approdare a Horizon Zero Dawn. Aloy è – a tutti gli effetti – un’icona fortissima di PlayStation, riconoscibile e la sua storia di scoperta e speranza ha trovato consensi e approvazione in gran parte del pubblico.
È troppo presto per realizzare una remastered? Forse sì, ma il lavoro che si presenta ai nostri occhi è di grandissimo valore e dove già il gioco originale brillava per una resta estetica eccezionale, non si può rimanere insensibili davanti questo lavoro di ammodernamento estetico.
Cosa troviamo in questa remastered?
Il trucco è estremamente semplice: prendere il mantello estetico di Horizon Forbidden West, per poi applicarlo e ottimizzarlo al mondo di Horizon Zero Dawn. Il risultato è ottimo, con una cura particolare nella selezione della modalità di gioco. Possiamo prediligere infatti il gioco incentrato sull’esperienza visiva, stando però sui 30 FPS, oppure portarli a 60 FPS, riuscendo comunque a mantenere una resta estetica di gran gusto. Consigliamo questa seconda prestazione, in quanto quando i combattimenti cominceranno a richiedere un certo grado di briosità, l’occhio prediligerà un’immagine più nitida e veloce.
La remastered di Horizon Zero Dawn ne approfitta anche per correggere uno dei maggiori difetti del primo capitolo: le animazioni facciali. Queste sono state totalmente riviste e progettate a nuovo, per rendere – finalmente – più credibili e coinvolgenti i momenti di dialogo tra Aloy e tutti gli altri personaggi che incontreremo durante tutta la sua avventura.
Al pacchetto si aggiunge anche l’espansione The Frozen Wilds, giusto per aumentare in modo significativo il numero di ore di gioco per la solita longevità totale che può facilmente attestarsi anche oltre le cinquanta ore di gioco.
Come già successo in precedenza, se avete già il gioco base, l’upgrade di questa remastered vi costerà soltanto 10€, altrimenti il costo base del pacchetto nuovo di zecca è di 49,99€.
Perché giocare ancora Zero Dawn?
Inutile nascondere in queste parole quanto lo scrivente abbia amato questo franchise, tanto Zero Dawn, che Forbidden West. Al netto di questo sentimento, girovagare nelle terre martoriate, ma ricche di speranza e di vita per il popolo di Aloy, ci ha messo davanti ad un sistema di gioco estremamente appagante, come uno dei pochi open world che vale ancora la pena esplorare, grazie ad un sistema di costruzione delle mappe libero da vincoli preesistenti di strutture o simili (sia lode alla trama della seconda ondata di umani in un futuro post apocalisse).
Ma c’è un elemento che tra i tanti è sempre stato di forte attenzione, ovvero il valore della narrazione e l’attenzione che ripone verso la memoria. Senza cadere in fastidiosi spoiler, il motivo per cui in questa Terra post apocalittica gli umani devono convivere con delle macchine robot con sembianze animali, è l’elemento centrale della ricerca della verità di Aloy.
C’è però un dato importante da immagazzinare e analizzare: gli umani del franchise di Horizon, non hanno memoria di chi li ha preceduti. Non c’è un passato da raccontare. Questo perché, scopriremo, il passato è memoria di un errore che ha portato all’estinzione umana, e come tale che è l’uomo, invece di preservare questi dati, ha deciso di cancellarli, sperando in un futuro radioso senza i peccati del passato.
Ma come ben sappiamo, gli errori si ripropongono ciclicamente ed eccoci a prendere i panni di Aloy e porre rimedio all’ennesimo – stupido – errore degli esseri umani per cercare di dare luce e speranza ad un domani sempre più nebuloso.
Horizon Zero Dawn si trascina dietro quel senso di colpa per qualcosa che non abbiamo attivamente fatto, pur potendo essere gli artefici del futuro messo in piedi dai ragazzi di Guerrilla Games.
Forse sette anni sono pochi per riproporre una remastered, ma al netto di ciò, quanto è stato bello tornare a giocare quest’avventura e riscoprire – nuovamente – i segreti dietro il mondo di Horizon.
La recensione in breve
Al netto del discorso sul tempismo e la necessità di una remastered, Horizon Zero Dawn rimane un gioco eccellente e il nuovo mantello grafico, le animazioni facciali finalmente riviste e l'inclusione del DLC sono sicuramente ottimi motivi per rigiocare il titolo. Altrimenti potete sempre riprendere il gioco originale, ma l'operazione di continuità estetica proposta da Sony, vale il prezzo dell'upgrade.
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Voto ScreenWorld