Il ritorno di un titolo come Freedom Wars in un momento del genere ha del curioso. Uscito originariamente per la sfortunata PS Vita, il gioco rientrava nella categoria dei giochi di caccia, simil Monster Hunter per intenderci.
La grande differenza di eco, era tutta nella popolarità della stessa serie di Capcom, che in oriente spopolava, mentre in Europa era qualcosa dedicato più alla nicchia, ma con l’arrivo di capitoli di Monster Hunter approdati in special modo per la PSP, l’interesse aumentò in modo graduale, serpeggiando e accogliendo nuovi adepti.
Freedom Wars dunque ha seguito quell’onda alla sua uscita nel 2014 e ci riprova adesso nel 2025 nelle medesime intenzioni, con una chiara esplosione del franchise di Monster Hunter a livello mondiale. Vediamo questi e altri dettagli nella nostra recensione di Freedom Wars Remastered.
Freedom Wars, nascere è un delitto

In un futuro lontano, dove le risorse sono pari allo zero, come la stessa natalità degli esseri umani, nascere è considerato un delitto punibile con una pena di un milione di anni di reclusione. Sembra eccessivo, ma è così.
Alla nascita, ogni individuo ha impressa la sua pena, ben evidenziata, sopra la testa (un po’ stile occhi dello Shinigami in Death Note, per intenderci). A queste nuove vite è vietato fare troppi passi, è vietato sdraiarsi, è vietato parlare o sprecare energie per far comunicare altri.
L’esistenza di questi individui è strutturata nei Panopction, città-prigioni che ospitano i cittadini liberi come i condannati.
Ma c’è un modo per diminuire la pena: uscire fuori dal Panopticon, accettare missioni mortali, sconfiggere i condannati che vengono da altre prigioni, magari recuperare risorse e salvare i cittadini che vengono rapiti dalle nostre strutture. Se si torna indenni, avremo qualche migliaio di anni in meno da scontare, altrimenti si può sempre perire sul campo.
Dieci anni dopo

Monster Hunter World è stato un vero e proprio spartiacque, capace di far arrivare questo iconico franchise in tutto il mondo, registrando vendite milionarie e facendo appassionare altrettanti giocatori. In un momento dove molti giochi multiplayer online e live service perdevano utenti, questi si ritrovavano sotto la “perfezione” di Monster Hunter World.
Con la vicina uscita di Monster Hunter Wilds, questa remastered di Freedom Wars sembra seguire l’onda del successo del genere e tentare una seconda release ufficiosa. A conti fatti, tolta la pulizia delle texture di gioco, di Freedom Wars c’è davvero poco altro da dire: è lo stesso gioco uscito circa dieci anni fa, senza alcun bonus in aggiunta al pacchetto.
Certo, giocato oggi qualche meccanica risulterà invecchiata maluccio, mentre altre saranno tutte da riscoprire per quanto fossero all’avanguardia per l’epoca (la gestione dei Rovi, in particolare), ma al netto di ciò, se siete amanti del genere e avete un generoso quantitativo di ore libere nelle prossime settimane, può risultare un solido antipasto in attesa di qualcosa di più succulento, ma tolto questo, nulla più.
Questione di Rovi

Citati poco prima, questi sono forse il cuore pulsante dell’opera, che hanno anticipato l’introduzione del rampino in Monster Hunter. Impossibilitati a saltare, nelle porzioni di mappa che lo richiedono, specialmente per cercare e ottenere risorse, i Rovi sono delle catene particolari con cui possiamo sì muoversi in verticale nella mappa, agganciandoci ove possibile, ma anche uno strumento utile contro i Rapitori.
Queste enormi e possenti creature, oltre che a imprigionare cittadini liberi da recuperare, hanno molteplici punti deboli. Con l’aiuto de lock-on (non sempre preciso, purtroppo), possiamo usare i il nostro Rovo proprio per agganciare quella parte specifica, fare danni importanti e far perdere l’equilibrio alla creatura, donandoci una finestra di azione di una manciata di secondi per caricare il nostro attacco più potente.
Parlando comunque di un titolo di quasi dieci anni fa, uscito su una console portatile, va sottolineato come la stessa disponibilità e libertà di azione sia estremamente limitata e giustificata con delle mappe semplici e basilari.
Qualche piccolo accenno di level design mediamente interessante, ma quando questo viene a mancare, spesso e volentieri si predilige l’azione pura – e qualche accenno di strategia in occasione di Rapitori più grossi e letale – che si avviluppa in mappe semi deserte, dove gestire al meglio risorse, munizioni e tattiche varie per la sconfitta del Rapitore, ottenere sconti di pena e porta a casa la pelle.
La prigionia vale la pena?

Siamo fuori tempo massimo per Freedom Wars? Forse. C’è da considerare che lo stesso titolo arriva a noi con un costo non proprio budget, infatti 40€ per un gioco superato in tutto e che potrebbe interessare – forse – solo per le sessioni online, ci sembra un biglietto da visita abbastanza proibitivo.
Al netto di ciò, il consiglio è che un giro su questo titolo un po’ dimenticato, vale la pena farlo. Il necessario per scoprire un gioco con un worldbuilding stimolante e per scoprire le origini di qualche meccanica oggi presente in tanti altri giochi simili, ma tolto questo, l’operazione di remastered di Freedom Wars non azzarda nulla di nuovo, ed è un gran peccato.
La recensione in breve
Freedom Wars è un hunting game che segue la scia di Monster Hunter. Questa Remastered mette in luce i chiari limiti produttivi di un gioco che ha dieci anni sulle spalle e - per di più - uscito su una console portatile come la PS Vita. Vale la pena riscoprirlo per avere una valida alternativa al genere, assieme a qualche buona intuizione di meccaniche all'avanguardia al tempo dell'uscita originale, ma tolto questo, rimane davvero poco.
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Voto ScreenWorld