“Non sono i giochi, amore, sono le polemiche”, avrebbe detto qualcuno. È questo che ci affatica e ci fa sentire troppo vecchi per certe battaglie. Perché no. A volte i capolavori non bastano. Non basta Half-Life, non basta Doom e non basta nemmeno Bioshock. Non sappiamo bene perché, ma molte persone hanno un problema con i giochi in prima persona, tanto da rigettarla con disprezzo. Una specie di allergia orticante che esplode ogni volta che un titolo molto atteso rinuncia alla terza persona a favore della soggettiva. Era successo qualche anno fa, prima con la coraggiosa rivoluzione di Resident Evil 7 (poi rivelatasi lungimirante e coerente), poi con le pesanti polemiche sollevate da Cyberpunk 2077.
È successo di nuovo con il primo trailer di Indiana Jones e l’Antico Cerchio, videogioco targato MachineGames in arrivo entro fine anno su Xbox e Pc. Un titolo atteso sia dai fan del vecchio Indy che dagli appassionati dei giochi d’avventura, genere tenuto in vita da brand amatissimi come Uncharted e Tomb Raider. Cult che negli ultimi 25 anni hanno quasi educato l’utenza all’avventura in terza persona. Un’abitudine che il buon Indiana Jones vuole profanare come se fosse un’antica tomba. E noi siamo con lui. Ecco perché, nonostante l’astio generale, per noi il nuovo videogioco di Indiana Jones non poteva che essere in prima persona.
Fai quello che sai
Assurdo, vero? Incredibile che un maestro debba guardarsi le spalle dai suoi stessi allievi. È quello che ha fatto questo Indiana Jones videoludico, che ha dovuto smarcarsi dalla sua stessa eredità. Paradossi della cultura pop. Perché sì, L’Antico Cerchio è in prima persona anche per un motivo molto semplice e banale: non mettersi in diretta concorrenza con colossi come Uncharted e Tomb Raider. Due proprietà intellettuali nate proprio ispirandosi al celebre archeologo faccia da schiaffi. Due brand che hanno fatto fortuna proprio grazie al loro gusto per l’avventura e l’azione in terza persona. Nathan Drake e Lara Croft sono i due nipotini di nonno Indy, ma in campo videoludico hanno dominato il mercato negli ultimi 25 anni.
Lo hanno fatto imponendo un gusto, un’estetica e un gameplay ormai consolidati. Ecco perché MachineGames ha dovuto creare un’alternativa, senza mettersi in diretta concorrenza con due franchise molto amati. A questo va aggiunto un altro motivo molto pratico: lo studio ha semplicemente portato avanti quello che sapeva fare meglio. MachineGames, infatti, ha portato avanti l’amata serie di Wolfenstein. Uno sparatutto in prima persona davvero ben fatto, in cui ci si diverte a fare a pezzi i nazisti. Materia in cui il nostro Indy, forse, ne sa qualcosa.
Dentro l’avventura
Incredibile come la prospettiva di un videogioco dica tanto di noi. Ad esempio che siamo a corto di empatia. Metterci nei panni degli altri è ormai merce rara e fuori moda. E allora, forse, è anche per questo che siamo allergici ai giochi in prima persona. Eppure, per un gioco come Indiana Jones e l’Antico Cerchio ci sembra la scelta migliore per dare libero sfogo all’avventura. Ovvero quella dimensione che ci fa essere più dominati che dominatori, più succubi che controllori.
La terza persona ci fa sentire tutto più sotto controllo, ci dà l’illusione di imporre le nostre azioni e non di subire quelle del mondo attorno a noi. Mentre l’avventura è stupore e meraviglia, un qualcosa che in prima persona può avere ancora più forza e potenza. Se è vero che l’avventura è un salto nel vuoto, allora ben venga la soggettiva. Ben vengano gli enigmi ambientali in prima persona, ben venga la sensazione impagabile di perderso nell’ignoto e soprattutto di essere Indiana Jones.
Mito da proteggere
Era il 1981 quando quella perla de I predatori dell’arca perduta entrava nelle nostre vite assieme a uno dei personaggi più iconici della storia non solo del cinema, ma di tutta la cultura pop. Da allora il corpo di Harrison Ford è stato visto e rivisto da milioni di persone e intere generazioni. Siamo stati suoi spettatori da sempre. Un tempo in cui lo stesso Indiana Jones è diventato un cimelio della storia da proteggere, venerare e tramandare. E allora, visto che per oltre 40 anni ci siamo limitati a vederlo dall’esterno, perché continuare a farlo? Perché non ribaltare la prospettiva facendoci vedere il mondo attraverso i suoi occhi?
La scelta della prima persona non è solo una comodità di gameplay per MachineGames, ma una dichiarazione di intenti molto forte. Così facendo Indiana Jones e l’Antico Cerchio non ci farà stropicciare troppo il corpo di Indiana Jones, non lo renderà un banale fantoccio da maneggiare tra le nostre mani, ma lo preserverà nascondendolo ai nostri occhi. E così, forse, lo attenderemo di più e ce lo gusteremo ancora di più ogni volta che Indy apparirà nei filmati e nei segmenti di gameplay in terza persona (che ci saranno). Un bel modo per salvaguardare una reliquia e soprattutto per alimentare il suo mito. E i miti, si sa, si raccontano senza bisogno di vederli. Ce lo ha insegnato proprio il professor Jones.
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