Annunciato per la prima volta nel 2020 con il titolo provvisorio di Project Athia, quello che poi nel tempo è divenuto Forspoken ha lasciato più di qualche curiosità nel pubblico globale che ha riposto nel binomio Square Enix e Luminous Productions ben più di qualche semplice speranza.
Oltre alla carriera pregna di successi di Square Enix, era sicuramente interessante vedere di nuovo al lavoro i ragazzi di Luminous Productions, gli stessi che si sono adoperati alla realizzazione del divisorio Final Fantasy XV. Forspoken dunque rappresenta l’ennesimo grosso progetto per confermare un eventuale talento e riscattarsi da chi aveva aspramente criticato la quindicesima iterazione di Final Fantasy sotto la loro guida.
Isekai, le origini del genere
Sin dalle prime battute riguardo gli accenni di trama, Forspoken ha assunto sempre più i contorni di un Isekai, termine sicuramente in grande spolvero proprio grazie a questo gioco, ma di che cosa parliamo esattamente?
Con il termine Isekai si raggruppa quel genere narrativo che incentra la sua storia su uno o più personaggi del mondo reale che vengono catapultati improvvisamente in un mondo fantastico, tendenzialmente mondi che hanno delle loro regole ben precise, assieme alla presenza di minacce mortali, tutte con origine magica o da connotati fantastici.
Tante sono le declinazioni di questo genere, che difficilmente trova esponenti puri, abbracciando una diversità e influenza da tanti altri fattori, basti pensare a opere come Digimon, Inuyasha o l’eterno Sword Art Online, ma anche guardando in terreno occidentale basta Matrix o un Le Cronache di Narnia per godere di queste opere. Tutte puntano gran parte dell’attenzione sul viaggio dell’eroe e l’esplorazione di mondi fantastici, assieme ad una narrativa che tende sempre a riservare qualche segreto al protagonista catapultato in quel mondo.
Il mondo magico di Athia
In Forspoken prendiamo i comandi di Frey Holland, adolescente che scopriamo essere stata trovata neonata ai piedi di un albergo, senza genitori, senza una vera identità. Il suo quotidiano è riempito da piccoli furtarelli e un appartamento occupato abusivamente che condivide con il suo unico amico: un gatto.
Mentre progetta di lasciare la Grande Mela, dopo aver ottenuto la libertà vigilata a seguito dell’ennesimo arresto, il suo destino prende una piega improvvisa a seguito di malsani pensieri di suicidio: uno strano oggetto si paleserà davanti a lei, un bracciale che emetterà luce propria. Tanto basta alla giovane per recuperarlo e vedersi trasportata subito ad Athia, terra magica abitata da creature estremamente violente, ma mai quanto i grandi e possenti draghi che l’attaccheranno più volte.
Scoprire il segreto attorno questo mondo, come della maledizione che affligge le terre vicine sarà lo stimolo principale che permetterà a Frey di rinascere come forte guerriera dotata – incredibilmente – di potentissimi poteri magici.
Un gioco a metà
Ma Forspoken, pad alla mano, com’è? Non così male come viene erroneamente descritto da gran parte dell’utenza. Nel pulsante e ricco fuoco che arde in Forspoken, tanta è la carne che è stata messa sul fuoco, ma alcune cose ne sono uscite fin troppo bruciate, o peggio, crude.
Come già mostrato ampiamente sin dalle sue prime apparizioni, il fulcro del sistema di combattimento si racchiude in un sistema di magie elementali che rappresenta il fiore all’occhiello della produzione. A queste associate anche il particolarissimo parkour magico che permette a Frey di muoversi con grande agilità e celerità, librarsi in volo in una mappa aperta tutta da esplorare. Amalgamate questi due fattori e vi ritroverete un sano e continuo divertimento ad ingaggiare ogni tipo di scontro che vi si parerà davanti.
Di contro, gli aspetti più oscuri e mal riusciti del gioco sono da ritrovarsi proprio in questo open world, grande, bello, colorato, ma concettualmente povero e una struttura di gioco che sembra fin troppo ridondante, vetusta, insomma qualcosa che un videogiocatore medio ha già saggiato in altre opere open world vecchie di una decina di anni.
Lasciarsi coccolare dal viaggio
Il miglior modo per fruire di questo tipo di gioco, come delle stesse avventure che ne seguiranno, è quello di lasciarsi andare, entrare anche in sintonia con un malessere esistenziale di una giovane protagonista che troverà solo nel mondo magico il suo posto nell’universo.
La narrativa come spesso capita diventa parte fondamentale per l’esplorazione di tutte le sfumature di questo viaggio. Mentre Frey diverrà sempre più forte, noi la porteremo con mano verso il compimento del suo destino. In fin dei conti, davanti tante criticità che si possono indubbiamente trovare nel gioco, lasciarsi coccolare da una storia, bella o brutta che sia, regala soddisfazioni uniche, perché di quel viaggio, dei suoi risultati, ne siamo stati spettatori come artefici, e questi sono piccoli feticci che solo il medium videoludico riesce a regalare.