Un sequel di Lost in Random non dovrebbe destare sospetti o sorpresa, ma se questo sequel diventa un roguelite che segue il successo del ben più famoso e ottimizzato Hades – in attesa dell’uscita ufficiale del secondo capitolo ancora in accesso anticipato – allora ecco che dietro l’angolo troviamo qualcosa di decisamente inaspettato.

In tal senso però non è la prima volta che alcuni titoli subiscano un cambio drastico nella progressione del franchise e spesso queste direzioni vengono intraprese quando gli sviluppatori cercano di correre ai ripari a fronte di alcune criticità difficili da riorganizzare, a meno di progettare un titolo da zero eliminando la base preesistente.

Lost in Random: The Eternal Die non aveva bisogno di questo cambio, eppure c’è stato e nonostante tutto il risultato è anche molto più intrigante di quel che ci si potesse aspettare. Venite con noi nella nostra recensione di Lost in Random: The Eternal Die.

Lost in Random: The Eternal Die, la storia della regina

lost in random the eternal die
Una sequenza di gioco in Lost in Random The Eternal Die

L’ex regina Aleksandra è pronta a tutto per riprendersi il suo trono, anche attraversare e sfidare a viso aperto stanze piene di nemici e il mondo di Alea è tutto tranne che pacifico. Creature di ogni tipo e relativi boss di fine stanza segnano una progressione ludica esattamente simile ad Hades, quasi sul livello del plagio, ma gli sviluppatori sono stati abili a prendere la struttura base – decisamente vincente – per poi avviluppare un senso di unità narrativa ed estetica decisamente vincente.

The Eternal Die non è solo una valida alternativa, ma anche una solida formula di gioco che si esprime con una progressione viva, una risposta celere dei sensi del giocatore. In particolare sono davvero fastidiose le stanze piene di trappole, che richiedono una padronanza del sistema di movimento come elusione e schivate di gran spolvero.

Anche l’aspetto offensivo non deve essere lasciato al caso, anzi alla Fortuna. Dadi e alcune carte sono decisamente utili in fase di azione, e proprio Fortuna, il nostro dado, se lanciato ha la possibilità di assegnare una percentuale di danno che andrete ad infliggere al nemico. Un approccio decisamente particolare e stimolante per trovare uno stile tutto vostro e arrivare sani e salvi alla fine del dungeon e al cospetto del boss finale.

Una progressione fortunata

 Lost in Random The Eternal Die
Una sequenza di gioco in Lost in Random The Eternal Die

Un aspetto che salta all’occhio è una certa progressione tanto personale che delle zone di gioco decisamente appagante. Esattamente come capita in Hades, ma in generale quando si parla di roguelite, la conoscenza viene dalla sconfitta, dunque preparatevi a perire molte volte.

Ma non è tutta una questione di frustrazione, infatti il gioco trova la sua dimensione perfetta nella ripetizione e nella nostra voglia di ottimizzare e affinare le abilità. Va anche sottolineato come run dopo run, sbloccando anche amici che ci daranno supporto durante il gioco, come oggetti o anche armi principali da usare, il tempo stesso che useremo per arrivare e superare ogni dungeon sarà testimone della nostra progressione.

Non è che il gioco sta diventando più facile – anche se alcune opzioni possono aiutarci a diminuire i danni subiti in una modalità estremamente facile – ma siamo noi che stiamo prendendo sempre più dimestichezza con le abilità e gli strumenti che ci vengono dati in mano.

Il gioco e l’esperienza stessa crescono e si formano attorno le mani dell’utente finale. Tanti sono i roguelite che hanno tentato questa strada e quasi sempre fallito, seguendo miseramente Hades, pur non avvicinandosi minimamente, ma Lost in Random: The Eternal Die aiutato anche da uno stile estetico brillante e delizioso riesce a incastrarsi perfettamente come uno dei migliori roguelite su piazza. In modo decisamente inaspettato, ma è anche magnifico poterne sottoscrivere la bellezza.

La recensione in breve

7.5 Sorpresa!

Lost in Random: The Eternal Die è stata una piccola sorpresa. Non perfettamente bilanciato in tutti i suoi reparti dove necessita di qualche ottimizzazione, ma visto il cambio di tono come di approccio ludico, il risultato finale è senza ombra di dubbio qualcosa di decisamente inaspettato ed estremamente divertente.

Cosa ci è piaciuto
  1. La grammatica di gioco
  2. Lo stile estetico
  3. La progressione soddisfacente
Cosa non ci piace
  1. Serve un'ottimizzazione generale
  2. Bisogna rivedere il bilanciamento
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Classe 1989. Gabriele Barducci scrive di Cinema e serie tv. Dal 2022 è responsabile dell'area videogiochi di ScreenWorld. Comincia a scrivere di Cinema e serie tv nel 2012 accompagnando gli studi in Scienze della Comunicazione presso l'università di Roma La Sapienza. Nel 2016 entra nella redazione di The Games Machine occupandosi anche di videogiochi, mentre dal 2017 è nello staff della rivista di cinema Nocturno.