Che Dynasty Warriors Origins rilancio fosse un tentativo di rilancio del franchise, era una cosa nota sin dal primo annuncio. Bisogna entrare nell’ottica di come i genere dei musou (per farla breve, quel sistema di gioco che ci vede ad affrontare combattimenti uno contro mille) sia estremamente popolare in Oriente, meno in Occidente come in Europa. Ciò non esclude la presenza di piccole nicchie di appassionati.
Dynasty Warriors nel tempo ha inserito nella sua scuderia innumerevoli sequel e spin-off, reiterando la classica formula, non apportando mai una degna evoluzione. Origins, in tal senso, cerca proprio di svecchiare il franchise, ottimizzarlo e tentare una nuova scalata, apportando proprio quei tanto desiderati aggiornamenti, il necessario per giustificare l’acquisto dell’ennesimo capitolo della serie.
Questa volta parliamo di un gioco dal comparto tecnico più curato, l’adrenalina di vivere scontri epici tra due eserciti mentre si cavalca e incita alla battaglia, assieme alle personalizzazioni del nostro taciturno eroe. Questo e altro nella nostra recensione di Dynasty Warriors Origins.
Dynasty Warriors Origins, i nuovi guardiani della pace

Il nostro umile spadaccino di cui prenderemo i comandi (purtroppo unico eroe selezionabile, senza alcuna possibilità di personalizzazione) è un Guardiano della Pace senza memoria. In un franchise dove abbiamo sempre avuto la possibilità di attingere ad un nutrito gruppo di eroi, questa è forse la soluzione più curiosa, che trova la sua giustificazione sin da subito.
Nell’andare a sottolineare quel Origins, vedremo e conosceremo dai suoi occhi, tutta la storia e gli antefatti dei maggiori eroi del franchise. In tal senso, il nostro spadaccino sarà un guerriero estremamente versatile tanto nelle tattiche di battaglia quanto nella gestione delle armi. Che sia una spada, una lancia o una doppia picca, possiamo equipaggiare dieci tipi di armi diverse, ottenendo esperienza in proporzione all’uso delle stesse.
Come capita in altri titoli simili, la progressione, tanto delle armi, che del livello del nostro eroe, sarà spalmata su tutto l’arco dell’avventura, con lo sblocco e l’esplorazione di nuove armi, abilità e tecniche che si apriranno al giocatore avanzando di capitolo in capitolo. Un sistema a tratti predatorio, ma gestito con estrema intelligenza, per rendere l’avventura interessante al netto dell’estrema ripetizione delle missioni proposte.
Studiare il campo di battaglia

Al continuo massacro di tante piccole pedine nemiche, mentre il nostro contatore di nemici sconfitti svetta cifre oltre il migliaio, va fatto notare quanto Dynasty Warriors Origins non evoca soluzioni finali che abbracciano il nevrotico smashing button, bensì suggerisce sempre l’utilizzo di una tattica precisa, in particolare in presenza delle missioni principali più impegnative.
Ci sono missioni di diverso tipo: quelle di piccola fattura, dove eliminare qualche centinaio di nemici per aumentare il fattore Pace in una regione specifica della Cina, quelle leggermente più impegnative dove affrontare e liberare fortini nemici, per poi passare agli scontri su una scala decisamente più grande, dove saremo chiamati a guidare interi eserciti allo scontro frontale.
Qui le battaglie si fanno molto più articolate e impegnative, anche grazie all’introduzione scontri con ufficiali e boss. Andare testa china e spammare i soliti attacchi, non servirà a nulla, giacché ancor più degli scontri a campi aperti, ufficiali e boss sono dei veri ossi duri da sconfiggere, grazie all’uso di particolari tecniche, generosi punti vita e resistenze da annientare prima di poter fare danni seri. Insomma, un approccio leggermente più tecnico che si fa ben apprezzare, invitandoci anche alla parsimonia riguardo oggetti di salute e potenziamenti vari.
Scontri tra eserciti

L’utilizzo del nuovo motore di gioco permette una resa degli scontri sul campo di notevole spessore. Non si resta mai a bocca aperta, ma si apprezza la fluidità senza rallentamenti nel modo in cui il titolo riesce a elaborare migliaia di unità sul campo, che si lasciano falciare dalle nostre abilità uniche in gran facilità.
Che siate estimatori, detrattori o semplici curiosi, non potete nascondervi: arrivati a una decina di ore di gioco, con le migliori armi e potenziamenti sbloccati, vedere centinaia di poveri fanti venire spazzati via dalla nostra furia offensiva è un nettare che difficilmente diventa sgradevole.
Certo, al netto delle caratteristiche strategiche del protagonista e la possibilità di fare team up con qualche eroe del franchise, quella di Dynasty Warriors Origins è una ripartenza con paletti limitativi ben definiti, ma mai come in questa occasione, lavorare su una base piccola, ha reso il pacchetto di gioco estremamente accattivante e meritevole di attenzione. Vediamo cosa succederà in futuro, ma per ora, siamo in una derivazione di genere da non sottovalutare.
La recensione in breve
Può sembrare esagerato parlare di evoluzione del genere, ma nel suo piccolo, Dynasty Warriors Origins tenta proprio questa strada, prendendo gli stilemi classici del franchise come del genere dei musou per costruirci attorno una struttura delimitata, ma estremamente curata.
Armi, tecniche, esplorazione, progressione e combattimento. Tutto funziona alla perfezione, con necessità di ottimizzare per il futuro quanto di buono fatto ora. Peccato per l'assenza dell'online e la presenza di un solo eroe selezionabile.
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Voto ScreenWorld