Legacy of Kain: Soul Reaver è un nome che evoca forte ed emozionante nostalgia per milioni di videogiocatori sparsi nel globo. Parliamo di una fetta importante di utenza, di quelli che hanno vissuto a pieni polmoni la generazione PlayStation, di cui il franchise di Legacy of Kain, risulta un nome facilmente associato.
Cinque giochi ufficiali tra il 1997 e il 2004, milioni di fan appassionati e rapiti tanto dalla storia quanto da alcune meccaniche di gioco all’avanguardia per il periodo di uscita, e poi un silenzio di quasi due decadi spezzati dall’annuncio della remastered dei due capitoli di Soul Reaver, in uscita questo dicembre.
Ma chi sono i possibili acquirenti di questa operazione? Semplice operazione nostalgia o voglia di togliere la polvere da un franchise storico? E che cosa è Legacy of Kain: Dead Sun?
L’eredità di Legacy of Kain
Due capitoli di Blood Omen, due di Soul Reaver e l’ultimo Defiance a chiudere le gesta del vampiro Kain e del suo luogotenente Raziel.
L’epopea di Legacy of Kain è nata da Emy Hennig, autrice alla sua prima grande prova con un’idea concepita da zero e sviluppata lungo cinque giochi. Ad oggi la Hennig è una delle penne più affermate e apprezzate dell’intera industria videoludica, infatti dopo aver concluso i lavori su Legacy of Kain, venne ingaggiata da Naughty Dog.
Da questo incontro ne uscì fuori un franchise di nome Uncharted, ma questa è un’altra storia, che non fa altro che confermare il grande talento della Hennig in termini di costruzione del world building, creazione di personaggi e direzione narrativa.
Mentre Blood Omen cambia ed evolve lo stile di gioco nei suoi due capitoli, è Soul Reaver che lascia un segno indelebile nei cuori di chiunque ci si avvicina anche solo per sbaglio. La narrazione onirica e sontuosa, il suo essere parentesi inserita in un mondo già conosciuto assieme alla trama accattivante e la presenza di Raziel, protagonista dal grande carisma.
Questi sono solo una parte degli elementi che hanno decretato il successo di Soul Reaver prima e Soul Reaver 2 poi, a cui aggiungere una serie di meccaniche di gioco e soluzioni ludiche che portavano il videogiocatore a immergersi nella storia, capire come sviluppare le mosse successive senza indizi, ma studiando le sole mappe di gioco.
Il lungo silenzio
Dopo Legacy of Kain: Defiance, titolo che vedeva Kain e Raziel entrambi protagonisti, così da chiudere in modo soddisfacente l’arco narrativo, il franchise cade nel silenzio per molto tempo, anche a causa delle solite acquisizioni interne da parte di gruppi.
Nonostante la voglia di proseguire con il franchise fosse forte, poco tempo dopo l’uscita di Defiance, Amy Hennig si tirò fuori dal progetto per approdare a Naughty Dog. Continuare senza la penna principale sarebbe stata una scelta azzardata, ma non impossibile.
Dopo i primi timidi tentativi di intavolare una discussione o un’idea da cui poi avviluppare un nuovo gioco, nel 2009 Square Enix acquisì Eidos Interactive, portando il franchise di Legacy of Kain nelle fila di Square Enix che si muove in fretta per dare inizio ai lavori per un nuovo capitolo.
Viene ingaggiato Sam Barlow, fresco del successo di critica – meno di vendite – di Silent Hill: Shattered Memories, per cominciare a lavorare ad un nuovo capitolo della saga di Legacy of Kain che potesse, in qualche modo, essere anche un reboot oltre che un sequel.
I lavori su Legacy of Kain: Dead Sun
Di quello che sarebbe dovuto essere Legacy of Kain: Dead Sun, ad oggi si hanno poche informazioni, molte di queste rimaste semplici rumor e mai confermate, ma c’è una coppa ricolma di informazioni da cui attingere, ovvero tutti i filmati di sviluppo rilasciati dopo la cancellazione del progetto e pubblicati su YouTube (e che vi lasciamo in calce), ma andiamo con ordine.
A quanto pare, lo schema principale di Barlow prevedeva una storia ambientata almeno mille anni dopo gli eventi di Defiance. Le motivazioni di questa scelta hanno molteplici origini: alcune fonti vogliono che Square Enix proibì ai nuovi sviluppatori di utilizzare eventi o personaggi dei precedenti giochi, avvalorando l’ipotesi del reboot, mantenendo comunque salda l’ambientazione, ovvero una Nosgoth lanciata avanti nel tempo, con il solito conflitto tra umani e vampiri come punto cardine della storia.
Era comunque palese la voglia di sfruttare il noto marchio di Legacy of Kain per riavviarlo ad un nuovo pubblico, una cosa non diversa da quel che la stessa Square Enix fece con il reboot di Tom Raider nel 2013. Le cose però presero sin sa subito una brutta piega.
Sam Barlow avrebbe lamentato la mancanza di fondi da parte del publisher: Square Enix voleva un capitolo di punta, un gioco AAA, ma sembra che l’investimento economico fosse stato appena sufficiente per una produzione AA, rendendo difficile lo stesso sviluppo, proprio per le grandi idee di sviluppo messe sul piatto da Sam Barlow, che richiedevano maggior sviluppo sia in termini di risorse che, appunto, di investimento.
Si parla di meccaniche di gioco abbastanza raffinate e complesse, come l’utilizzo di una mappa open world la cui esplorazione si sviluppava nell’uso dei poteri del protagonista (il vampiro Gein a cui si lega l’anima dell’umano Asher), con una forte verticalità e la rielaborazione di alcune meccaniche prese da Soul Reaver, come la possibilità di cambiare a piacimento le due dimensioni di gioco, o sfruttare le debolezza dell’acqua a proprio vantaggio.
I lavori di Dead Sun, andarono avanti per circa tre anni, finché la stessa Square, non soddisfatta del lavoro che le era stato presentato, decise di staccare la spina al progetto. Sarà curioso notare come alcuni ex sviluppatori, criticarono la decisione del publisher di imporre una modalità multiplayer nel gioco.
Di queste richieste non ci sono mai state conferme, ma nel 2015 Square Enix lanciò Nosgoth, titolo multiplayer free to play legato ovviamente al franchise di Legacy of Kain, nato proprio dalle ceneri di Dead Sun. Il gioco non ebbe molto successo, e già a metà del 2016, i server di Nosgoth vennero chiusi. Anche qui, di conferme ben poche, ma il tempismo lascia poco spazio ai dubbi.
Operazione nostalgia o qualcosa di più?
Dopo l’affaire Dead Sun, di Legacy of Kain si sono perse totalmente le tracce almeno fino ad oggi, con l’annuncio di questa Remastered dei primi due Soul Reaver. Che senso ha un’operazione del genere?
Bisogna partire da una solida considerazione, pari ad una legge che ha visto molteplici conferme: le remastered di vecchi titoli difficilmente portano poi a nuovi capitoli di franchise storici. L’unica eccezione forse l’abbiamo avuta con Crash Bandicoot 4, arrivato dopo il successo della remastered dei primi tre capitoli assieme a Crash Team Racing, ma al netto delle vendite, il gioco non ha entusiasmato il pubblico e – notizia di poco tempo fa – i lavori su quello che sarebbe dovuto essere Crash Bandicoot 5 sono stati cancellati.
Nella forma di semplice operazione nostalgia, questa remastered è perfetta. Per chi si chiede perché Soul Reaver e non Blood Omen, ecco, lì non basta una semplice remastered, specialmente con il primo capitolo. Ciò non toglie che anche Soul Reaver, il primo capitolo, potrebbe andare contro ad alcune meccaniche di gioco non proprio fluide, assieme ad altre strutture di gioco che potrebbero risultare assai legnose.
Proprio per questo motivo, è molto difficile che un giovane videogiocatore possa appassionarsi a questi vecchi giochi, in parte perché mancano all’appello gli altri giochi per completare il quadro narrativo, ma anche per un approccio ludico estremamente diverso dalla proposta di oggi.
Insomma, delle due l’una: siamo estremamente contenti di avere di nuovo tra le mani i due Soul Reaver, rivisti per l’occasione, ma siamo anche consapevoli che questa sembra una chiara operazione nostalgia rivolta principalmente verso tutti i videogiocatori di vecchia data, ma siamo sempre lieti, specialmente quando si parla di Legacy of Kain, di essere piacevolmente smentiti.