È un grigio 20 febbraio 2015, degno di una cupa e fetida Londra vittoriana, quando The Order 1886 arriva sugli scaffali di tutto il mondo. E purtroppo su molti scaffali ci rimarrà, diventando in poche ore uno dei videogiochi più controversi della generazione PlayStation 4. Un videogioco dall’impatto grafico e artistico impressionante, ancora oggi più next gent di tanta roba spacciata per next gen. Sì, perché The Order 1886 è era un titolo pieno di belle speranze che dopo oltre 4 anni di sviluppo sembrava lanciare lo studio Ready At Dawn, diretto dal buon Andrea Pessino, verso l’Olimpo Sony.

Una proprietà intellettuale che almeno al sulla carta doveva portare avanti la nobile tradizione di brand come Uncharted, God of War e The Last of Us, ma che purtroppo è morta il giorno in cui è nata. Ma come mai? Cosa è successo di tanto grave? Esattamente dieci anni dopo la sua uscita, cerchiamo di capire insieme cosa è andato storto con il promettente The Order 1886 e come mai tanti, tra cui noi, ci ripensano ancora con tanta amarezza e un pizzico di incazzatura.

I cavalieri della valvola rotonda

The Order 1886
Un’immagine promozionale di The Order 1886 – -© Sony Studios

Prima, però, facciamo un passo indietro. The Order 1886 arriva sul mercato poco più di un anno dopo il lancio della PlayStation 4, approdata nelle nostre vite nel novembre del 2013. Siamo ancora agli albori della nuova console Sony, per cui c’è fame di cose nuove, voglia di cose belle. E The Order 1886 sembra soddisfare tutte queste esigenze. Tutti i trailer, i filmati e le anteprime legate al gioco fanno presagire qualcosa di grandioso, a partire dalla splendida ambientazione del gioco. Sì, perché The Order 1886 muove i suoi passi dentro un immaginario ibrido, che mescola a meraviglia mitologia arturiana, tecnologia steampunk, personaggi storici come Nikola Tesla e leggende vittoriane gotiche come Jack Lo Squartatore.

Sulla carta può sembrare un calderone troppo pieno di roba, ma (fidatevi) non è così. No, perché la scrittura dei ragazzi di Ready at Dawn ha gestito con grande maestria tutto questo materiale, rendendo naturale e soprattutto credibile la storia di questo ordine di cavalieri discendenti da Re Artù che difendono una Londra iper-tecnologica dai loschi piani di ribelli e creature fameliche simili a licantropi. Il tutto lasciando sempre nel giocatore un dubbio: ma l’ordine del nostro valoroso Galahad è davvero così irreprensibile o nasconde qualcosa di marcio?

Uno studio di concept art del gioco – -© Sony Studios

Nel dubbio una cosa è certa: dopo dieci anni The Order 1886 fa ancora cadere la mascella per il suo incredibile impatto grafico. Un gioco ancora all’avanguardia e impressionante a livello tecnico, che stupisce ancora per la sua fisica curatissima, con tanti elementi dello scenario che reagiscono ai colpi, al vento e agli scossoni. Senza dimenticare un’illuminazione incredibile e la sensazione impagabile di aggirarsi dentro una Londra minacciosa e avvolgente, di cui senti persino l’odore della nebbia.

Bene, tutto molto bello, ma perché The Order è stato dimenticato da Sony? Perché in questi 10 anni non abbiamo mai avuto un sequel? La risposta, forse, va cercata in una delle prime shitstorm dell’Internet che in poche ore ha bruciato (o forse dovremmo dire “sputato in faccia”) a quattro anni di lavoro. Un lavoro, ricordiamolo, svolto da un team partito da sole 60 persone, poi diventate 120. Quando gli standard per lo sviluppo di un gioco tripla A come questo ne prevedono di solito almeno 250.

Il tonfo

I protagonisti di The Order 1886
I protagonisti di The Order 1886 – -© Sony Studios

Chi c’era se lo ricorda ancora benissimo. Previsto per il febbraio 2015, The Order 1886 viene praticamente distrutto un mese prima, a gennaio, quando succede l’irreparabile. Succede che alcuni leak trapelati on line iniziano a gettare fango sul gioco. Il motivo dello scandalo? Dura solo 5 ore. Uno youtuber afferma di averlo terminato in pochissimo tempo, parlando di gioco troppo breve, troppo lineare e pieno di scene scriptate. Su The Order 1886, di colpo, cala la notte fonda. Da lì all’isteria collettiva il passo è breve. Gente che brucia le copie, gente che si sente truffata per averlo comprato o preordinato a prezzo pieno, gente che sputa veleno su un titolo che non meritava tutta questa ondata di odio.

Perché sì, è vero, The Order è davvero molto breve (volendo goderselo davvero leggendo i vari extra in giro per l’ambiente si arriva a 8-10 ore, non 5), ma ha nella sua densità una grande qualità. Per noi molto meglio un titolo così compatto che il solito open world sfilacciato che dura 60 ora sfiancandoti per essere portato a termine. Giocandoci hai proprio la sensazione di andare in apnea e di essere risucchiato dentro un’avventura che non ti molla mai. Senza tempi morti, senza tempi di caricamento, senza soluzione di continuità. Criticarlo per la durata sarebbe come lamentarsi di un film che dura 90 minuti invece di 200.

Semplicemente The Order dura il tempo che serve. Tra l’altro abbiamo sempre trovato assurda l’accusa di linearità per uno sparatutto in terza persona, visto che il genere molto spesso ci ha regalato titoli lineari, dove la soddisfazione veniva soprattutto dalla reazione ai colpi e delle coperture, più che dalle varietà di approcci. Una fluidità ludica che in quel maledetto inizio 2015 hanno visto in pochi, visto che appena un mese dopo la sua uscita , il prezzo di The Order 1886 è crollato del 33% su tutte le piattaforme retail e digitali[15]. A confermare che il gioco non era brutto, forse costava solo troppo. Eppure, nel corso di questi dieci anni il vento è cambiato, e passata la shitstorm in tanti hanno ripensato al gioco con un amarezza.

Il rimpianto

Il protagonista di The Order
Il protagonista di The Order 1886 – -© Sony Studios

Ed eccoci qui. Dieci anni dopo Andrea Pessino ha ammesso che lo studio ha lavorato sotto pressione. Allo sviluppo di The Order servivano almeno altri 12 mesi che Sony non ha concesso, portando il team a trasformare in cinematiche alcune sequenze inizialmente previste per essere giocate. Secondo Pessino le recensioni negative hanno pesato più delle vendite effettive, spingendo Mamma Sony a non concedere un sequel al gioco. Sequel che era nei piani iniziali, e magari avrebbe avuto un altro anno come sottotitolo. Un seguito che Pessino ha definito incredibile soprattutto nell’ottica di un riscatto del suo studio. Occasione mai avuta perché su Metacritic the order 1886 si è fermato a un poco più che sufficiente 63, ma secondo Pessino sarebbe bastato appena un 70 per avere il via libera da Sony per andare avanti con la saga.

E ripensando a The Order dopo tanti anni, siamo arrivati a questa conclusione. The Order non è stato solo un bel videogioco trattato male, ma soprattutto una proprietà intellettuale buttata via. Perché in tutti questi anni, ci saremmo accontentati anche di una serie tv, di un film o di un fumetti che portasse avanti la sua affascinante lore, in bilico tra steampunk, letteratura gotica e storia. Qualsiasi prodotto che rendesse onore allo straordinario lavoro artistico di un team che ci ha fatto respirare un’atmsofera incredibile anche grazie ai costumi meravigliosi, alle armi davvero ispirate a quelle di fine Ottocento e alle architetture urbane che dopo 10 anni non smettiamo di ammirare. Ecco, forse ci sarebbe bastato un The Order anche senza joypad tra le mani. Chissà. Non lo sapremo mai.

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Nato a Bari nel 1985, ha lavorato come ricercatore per l'Università Carlo Bo di Urbino e subito dopo come autore televisivo per Antenna Sud, Rete Economy e Pop Economy. Dal 2013 lavora come critico cinematografico, scrivendo prima per MyMovies.it e poi per Movieplayer.it. Nel 2021 approda a ScreenWorld, dove diventa responsabile dell'area video, gestendo i canali YouTube e Twitch. Nel 2022 ricopre lo stesso ruolo anche per il sito CinemaSerieTv.it. Nel corso della sua carriera ha pubblicato vari saggi sul cinema, scritto fumetti e lavorato come speaker e doppiatore.