Che ci crediate o meno, sono passati ben 18 anni dall’iniziale uscita di Resident Evil 4. Questo specifico capitolo della saga creata da Capcom, è diventato nel corso di questi lunghi anni un vero e proprio pilastro dell’industria videoludica. Pochi sequel hanno la capacità di cambiare radicalmente la struttura della propria epopea. Ancora meno hanno anche l’abilità di solidificare nelle ere a venire la propria eredità. Con il quarto capitolo di Resident Evil Capcom non solo è riuscita a creare una leggenda, ma addirittura a vincere un azzardo. Perchè grazie proprio a questo sequel, la società nipponica ha dimostrato quanto è facile per loro cambiare tutte le carte in tavola. Insomma, Resident Evil 4 fu un “test” per Capcom su come imparare a riadattarsi di fronte alle sfide.
Dopo tutti questi anni, tutti riconosciamo il valore dell’opera che è Resident Evil. Almeno una volta nella nostra vita abbiamo avuto modo di giocare al quarto capitolo, apprezzando o detestando certe scelte. Però, pochi effettivamente conoscono e apprezzano in dettaglio il retaggio di Resident Evil 4. Perchè, per arrivare ad un prodotto così monumentale, ci sono voluti letteralmente anni di sacrificio. Ma ogni giorno sacrificato nel dare vita a tale opera è servito anche per costruire uno dei pilastri più leggendari della nostra amata industria videoludica (e sicuramente anche del genere horror).
Quindi, sfruttando proprio questo recente anniversario del quarto capitolo, abbiamo deciso di “raccontarvi” una breve storia su come Resident Evil 4 diventò la leggenda che è oggi. Dalle origini, fino ai giorni odierni, cercheremo di mostrarvi diverse sfaccettature di questo titolo (e soprattutto del suo processo creativo) che, probabilmente, potreste non conoscere. Vi spiegheremo anche perché, secondo noi, questo specifico capitolo si merita il ruolo di “leggenda”, mostrando l’impatto generale che ha avuto sull’industria. Detto questo, vi invitiamo a barricare le finestre per non fare entrare i Ganados, preparare la vostra giacca in pelle più bella e mettervi comodi per seguire questo… racconto!
Prima di Resident Evil 4 c’erano un diavolo, delle marionette e tanta confusione
Tutti conosciamo Resident Evil 4 per quello che è oggi, ovvero il Third Person Action con elementi Survival Horror. Ma pochi sanno (o si ricordano) che, per arrivare a questo preciso risultato finale, il quarto capitolo della saga subì una serie di cambiamenti a dir poco gargantueschi. Torniamo indietro alla prima metà degli anni 2000: Resident Evil era sulla cresta dell’onda, innalzandosi a massimo esponente del genere Survival Horror. La sua formula classica riuscì per tanti anni a conquistare i giocatori di tutto il mondo, dando buonissimi propositi per il futuro. Tuttavia, dopo il capitolo di Code Veronica, la formula classica dei giochi iniziò a farsi sentire sempre più vecchia e pesante. Con la prima metà degli anni 2000, il mondo videoludico conobbe una nuova generazione di videogiochi che, grazie a sistemi come la leggendaria PlayStation 2, inizio a mostrare sempre più innovazione da parte di molti sviluppatori. Capcom non voleva essere da meno! Infatti, la compagnia nipponica decise di sfruttare al massimo i nuovi sistemi videoludici. Però, per fare tutto questo, aveva bisogno di utilizzare una delle sue saghe più famose, ovvero Resident Evil.
Fu così che iniziarono i primi concept per il quarto capitolo della saga. A prendere in mano in progetto, sotto la diretta supervisione della mente “suprema” della saga (Shinji Mikami), fu il già noto Hideki Kamiya, che già in passato diede vita al secondo capitolo di Resident Evil. La visione di Kamiya tuttavia, era leggermente troppo ambiziosa per il bene della saga. Nella versione di Resident Evil 4 creata dal papa di RE2, niente sembrava più un Resident Evil. Le ambientazioni più moderne venivano altamente rimpiazzate da uno stile gotico prevalente. Anche il combat system prese una rotta strana che trasformò Resident Evil in un strano gioco action dove il protagonista poteva concatenare combo per fare fuori i nemici. Insomma, il progetto risultava così diverso dalla sua matrice che Capcom non riusciva a vederlo di buon occhio. Il progetto fu quasi del tutto scartato, obbligando il team a fare un reboot totale delle idee. Anche se le fatiche di Kamiya non furono totalmente cancellate, esse continuarono ad esistere attraverso un nuovo progetto che oggi conosciamo come Devil May Cry. Sì, DMC fu in origine l’iniziale Resident Evil 4 ma, per colpa della sua natura troppo diversa, si “limitò” ad essere un altro gioco.
Però, se pensate che dopo questo iniziale “reboot” del progetto, Resident Evil 4 diventò quello che conosciamo oggi, allora vi sbagliate di grosso. Vi basti pensare che, prima di avere quello che abbiamo oggi con RE4, il progetto subì altri 3 reboot, dando vita a delle idee alquanto strane. Tuttavia, tutte e 3 le versioni che vennero dopo quella di Kamiya erano deciamente più vicine al concetto classico di Resident Evil. Ma anche così, i vari risultati non furono soddisfacenti per Capcom che, decise di accantonare quelle versioni. Il motivo prinicale? Semplicemente la formula old-school coi controlli “tank” non era più abbastanza per Resident Evil. Capcom sosteneva che la saga necessitasse di un’evoluzione! Quindi, delle semplice atmosfere horror basata su mostri paranormali (pensate che nelle 3 versioni alternative, Leon aveva a che fare con marionette e case infestate), non era più accettabile. Resident Evil 4 doveva essere monumentale… e ci riuscì grazie alla sua versione finale.
La rivoluzione arrivò!
Dopo svariati tentativi, Capcom ed i suoi team riuscirono a compiere l’impresa tanto azzardata, ovvero quella di evolvere nettamente la saga. Nel 2005 infatti, inaspettatamente uscito come esclusiva GameCube, Resident Evil 4 arrivò sul mercato. E sin dal suo debutto, il gioco fu un successo incredibile sia per la critica che per i fan. Il quarto capitolo era esattamente tutto quello che i fan volevano e che Capcom sperava, ossia un netto passo avanti per il genere in grado di cambiare per sempre la visione su quella precisa tipologia di giochi. Ma cosa fece esattamente RE4 di così maestoso e monumentale? Partiamo anche da una cosa semplice come il cambio di gameplay. Lontano erano i tempi dei tank control e delle movenze meccaniche dei personaggi. Capcom riuscì a spingere il gameplay di Resident Evil verso una parte molto più concretizzata dall’action puro, pur mantenendo tantissimi elementi survival horror. Il cambiamento decisivo per rendere tutto possibile stava nella telecamera “over the shoulder” (o sopra le spalle) che, non solo rendeva il gameplay molto più dinamico, ma addirittura diventò uno standard per i giochi a venire. La possibilità di controllare liberamente la telecamera e dove mirare dava una sensazione di libertà mai vista in un Resident Evil (o in un survival horror) prima.
Un’altra interessante meccanica che rendeva il gioco rivoluzionario per l’epoca, risiedeva nel suo sistema di difficoltà adattabile. In parole povere, in funzione dell’esperienza del videogiocatore, Resident Evil 4 diventava più user friendly o più ostico. Questa semplice caratteristica rendeva il gioco decisamente più adatto anche ai neofiti, senza sacrificare in alcun modo l’esperienza per i giocatori più esperti. In più, la meccanica della difficoltà adattabile, rendeva ogni nuova partita decisamente più varia della precedente. Proprio per questo motivo, anche oggi, dopo 18 anni, giocare a Resident Evil 4 risulta estremamente divertente.
Altra caratteristica implementata nel quarto capitolo era la possibilità di esplorare in maniera più approfondita certi scenari del gioco, così da scoprire segreti e tesori unici. Questi segreti non erano dei semplici collezionabili, ma servivano come valuta virtuale per acquisire armi nuove, potenziamenti e risorse. “Ma scusa? Avere la possibilità di comprare risorse, armi e potenziamenti, non va contro la natura stessa del survival horror?” Una domanda decisamente legittima, ma la risposta è un categorico no. L’astuzia delle menti dietro RE4 si è fatta notare anche in questo caso. Infatti, per non rendere questa meccanica troppo “user-friendly”, il team di sviluppo si è ritrovato a creare alcune gabole dietro questo sistema di acquisti. Il primo risiedeva nel fatto che, non tutte le armi e i potenziamenti erano disponibili da subito. Per avere determinati upgrade, infatti, il giocatore doveva soddisfare diversi criteri. Un’altra cosa che influiva molto sugli acquisti ed il quantitativo di certe risorse era il limitato inventario. Infatti, Resident Evil 4 implementava un sistema gestionale delle risorse molto interessante. Il giocatore doveva gestire ogni millimetro della valigetta data per portare le risorse. Comprando troppe munizioni si rischiava di non avere spazio per cure o armi. Comprare armi troppo grosse copriva spazio essenziale per altro e così via. Tutt’oggi, questo sistema è diventato uno standard anche in altri giochi simili, dimostrando ancora una volta quanto RE4 fu rivoluzionario per l’epoca.
Motion Capture e Quick Time Events
Però, tra tutte le caratteristiche che sicuramente hanno saputo definire un’era, quella più emblematiche sono rilegate al motion capture e ai quick time events. Nel primo caso, grazie al motion capture, Resident Evil 4 riusciva a ricreare scene animate in maniera quasi perfetta, con una regia in grado di confondersi con i film ad alto budget hollywoodiani. Finalmente, grazie a questa tecnologia, le movenze dei personaggi e le loro espressioni facciali rendevano le scene non giocate estremamente coinvolgenti, quasi ai livelli di un film. Se al tutto si aggiungono anche personaggi memorabili, il risultato non può che essere strepitoso.
Per quanto riguarda la seconda caratteristica, ovvero quella dei quick time events, esse furono un miracolo ma anche una maledizione per la saga. In RE4 i QTE erano ben usati, anche se a tratti molto frequenti. Ma questa frequenza rendeva anche le scene non giocanti molto dinamiche ed interattive, spingendo il giocatore a stare sempre sull’attenti. La “maledizione” nasceva dal fatto che molte case di sviluppo iniziarono a sfruttare in maniera eccessiva e sbagliata questa dinamica. Infatti, tra il 2007 e il 2013 circa, il mercato videoludico è stato letteralmente affossato da opere simili. Quindi, da un lato possiamo ringraziare Resident Evil 4 per essere stato il capostipite di una rivoluzione, ma anche “odiarlo” per averci condannato a svariate opere piene di QTE.
Il futuro di un pilastro
Resident Evil 4 non solo è stato monumentale per il genere ma, a distanza di tutti questi anni, viene ancora riconosciuto come uno dei migliori videogiochi di sempre. A confermare inoltre questa tesi è anche l’impressionante numero di vendite che, ad oggi, supera tranquillamente 11 milioni di unità vendute su svariate piattaforme. Inoltre, RE4 è uno dei pochi titoli ad essere uscito su praticamente quasi tutti i sistemi videoludici esistenti (si, persino mobile). Per Capcom non è stato decisamente facile portare avanti una simile eredità, ma col tempo è sicuramente riuscita a trovare una giusta via. Non sappiamo esattamente se il team nipponico sarà ancora in grado di replicare quello che è riuscita a fare con Resident Evil 4. La cosa certa è che, questo quarto capitolo rimarrà per sempre con noi, fino alla fine della nostra carriera videoludica. E chissà? Magari il futuro Remake del titolo alzerà ancora più in altro l’eredità del titolo. Però, quella, è una storia da raccontare a momento debito!