The Umbrella Academy è tornata su Netflix con l’ultima e quarta stagione che, a cinque anni dal debutto, mette la parola fine alla saga della disfunzionale quanto umana, troppa umana famiglia Hargreeves. Un ritorno che ha tardato ad arrivare a causa dei ritardi che hanno interessato la produzione – tra scioperi e pandemia, e che è stato comunicato talmente sottotono da farci pensare che Netflix stessa non considerasse più The Umbrella Academy uno dei suoi prodotti di punta.
Un gran peccato perché la serie, tratta dall’omonimo fumetto di Gerard Way e Gabriel Bá, aveva in nuce tutte le carte in regola per imporsi e restare impressa nei cuori del pubblico: un intreccio accattivante che gioca con la pop americana e un gruppo di personaggi interessanti e ben scritti. Tuttavia, tra la scelta di dilatare le vicende più del dovuto, e il ritrovarsi a un certo punto senza materiale di riferimento – la terza stagione è stata realizzata prima dell’uscita del volume corrispondente, The Umbrella Academy si è persa dentro ai suoi loop temporali limitando il suo stesso universo e smorzando le caratteristiche che avevano fatto innamorare il pubblico. Certo, sebbene l’apporto di Way e Bá pare non sia mai mancato, la mancanza di organicità si è sentita e si percepisce in particolare in quest’ultima stagione, l’unica adattata da una sceneggiatura originale, che cerca di dare un ordine al caos senza però riuscirci davvero.
The Umbrella Academy
Genere: Fantascienza, drammatico
Durata: 50 minuti circa (6 episodi)
Uscita: 8 agosto (Netflix)
Cast: Elliot Page, Tom Hopper, David Castañeda, Emmy Raver-Lampman, Robert Sheehan, Aidan Gallagher, Justin H. Min, Ritu Arya.
Una narrazione velocizzata
Se infatti, come abbiamo detto, nelle scorse stagioni The Umbrella Academy si prendeva i suoi tempi per esplorare le vicissitudini e i relativi malesseri degli Hargreeves con un format prestabilito di 10 episodi, stavolta la narrazione si prende tempi diversi con la scelta di optare per 6 episodi che non riescono però a chiudere in modo soddisfacente tutti gli archi narrativi e i punti precedentemente rimasti in sospeso.
Dopo le vicende di Hotel Oblivion i fratelli si ritrovano in un mondo in cui non hanno poteri e cercano di adattarsi per poter condurre un’esistenza lontana da apocalissi temporali. Ma ovviamente i problemi sono dietro l’angolo e gli Hargreeves si troveranno a fare i conti con una misteriosa setta che crede nell’esistenza di più linee temporali cercando di sventare, ancora una volta e dopo aver riacquisito le proprie abilità, l’ennesima catastrofe finale in cui è coinvolto in prima persona Ben (Justin H. Min) insieme a una misteriosa ragazza di nome Jennifer (Victoria Sawal). Uno schema noto con qualche variazione su tema che, pur volendo far riflettere sui temi cardine della serie come la ciclicità dell’esistenza e l’ineluttabilità del destino, risulta essere poco d’impatto soprattutto per quel che riguarda la gestione dei personaggi che non vengono né mostrati né sfruttati in tutta la loro complessità.
Cosa si meritano gli antieroi?
The Umbrella Academy 4 porta avanti l’idea alla base della serie che riflette sul senso di eroismo e sul bisogno della società di individuare dei salvatori, spesso rotti e corrotti tanto nell’anima quanto nel corpo. Qualcosa che ha dato la possibilità di pescare a piene mani nella cultura pop occidentale, giocando con gli stereotipi supereroistici (e non solo) e manipolando trope narrativi che permettessero di portare avanti un ragionamento sulla complessità dell’antieroe: tipo umano che andava a incarnarsi, con diverse sfaccettature, in ogni membro della famiglia Hargreeves.
I nuovi episodi sembrano aggiungere però molto poco rispetto a quello che già sapevamo, rendendo Viktor (Elliot Page), Luther (Tom Hopper), Diego (David Castañeda), Allison (Emmy Raver-Lampman) e Klaus (Robert Sheehan) dei pallidi riflessi di loro stessi: risultato di una scrittura a tratti faticosa e che non riesce a eseguire nel migliore dei modi un’idea buona sulla carta, mettendo da parte una buona fetta di quella complessità emotiva ed esistenziale che ci aveva fatto amare i personaggi di The Umbrella Academy. L’unico che sembra sottrarsi a questa dinamica è Cinque (Aidan Gallagher) la cui complessità ed enigmaticità aveva sempre avuto quel qualcosa in più rispetto agli altri e che stavolta spicca rivelandosi non solo come personaggio dell’arco più interessante, ma anche come vero e proprio deus ex machina che comprende una volta per tutte quale debba essere il compito dei membri dell’Umbrella Academy.
Una scelta che porta a un finale aperto e netto allo stesso tempo in cui gli antieroi salvano il mondo diventando eroi senza che nessuno lo sappia mai, lasciandoci però con un sensazione decisamente troppo nichilista. Perché in un mondo in cui non esistono eroi ci sarebbe piaciuto sapere che almeno gli antieroi potessero trovare davvero un loro posto. Del resto antieroi lo siamo un po’ tutti ed è bello pensare che là fuori ci sia un posto o una linea temporale in cui poter almeno provare a essere felici.
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La recensione in breve
Nonostante una buona idea alla base The Umbrella Academy 4 non spicca il volo e non riesce a far brillare i suoi personaggi per l'ultima volta.