Il calendario annuale italiano è notoriamente segnato dalla cosiddetta “settimana santa” della cultura pop. Nell’arco di questi sette giorni (normalmente i primi di febbraio) si svolge infatti il Festival di Sanremo, che non è solamente uno degli eventi musicali più importanti e longevi del mondo, ma anche un vero e proprio fenomeno mediatico e sociale, un momento aggregativo di straordinaria rilevanza per la nostra comunità, capace di creare un’enorme connessione tra generazioni di persone diverse che si trovano a passare davanti alla televisione ore di condivisione.
Multigenerazionale è anche la selezione di autrici e autori presente alla settantaquattresima edizione della kermesse in corso in questi giorni nella cittadina ligure. La lista di artisti portati da Amadeus (anche direttore artistico) sul palco dell’Ariston sembrerebbe infatti non farsi mancare nulla: si passa dai grandi veterani alle giovanissime voci pronte a mettersi in mostra, arrivando ai nomi già pienamente affermati nel mercato discografico. Tra tutti, alcuni si sono esibiti durante queste serate con dei pezzi insufficienti e alquanto dimenticabili (leggete qui le nostre pagelle). Altri hanno cantato senza deludere e senza stupire.
Altri ancora, invece, si sono grandiosamente distinti dal resto del gruppo, perché hanno saputo presentare dei brani originali, freschi, innovativi, al passo con i tempi e soprattutto perfettamente calati nel nostro periodo storico. Per cui scopriamo insieme le 5 canzoni di Sanremo 2024 che maggiormente ci hanno colpito.
Dargen D’Amico, Onda Alta
Che Dargen D’Amico sia estremamente sensibile alla situazione in Medio-Oriente, oltre che socialmente coinvolto in campagne umanitarie in Africa, lo sapevamo. Ma non pensavamo che il suo sarebbe stato l’unico pezzo in gara (insieme ad un altro che vedremo dopo) politicamente lucido e civilmente disobbediente. Perché a Sanremo 2024 il cantante milanese lancia dei messaggi che scorticano il silenzio istituzionale su discorsi delicati come i bombardamenti a Gaza e il dramma dei migranti morti nel Mediterraneo. Lo fa con Onda Alta, una canzone che è sì danzereccia e radiofonica, ma che allo stesso tempo presenta un ritmo permeato da una cupezza incalzante che fa estremamente eco alla tragicità dei temi che affronta.
Angelina Mango, La noia
A dimostrare che è abituata a calcare palchi di una certa importanza c’è stato lo straordinario successo ad Amici 2023. Ma chi lo avrebbe mai detto che al suo debutto si sarebbe mangiata l’Ariston con una maturità artistica senza pari? Ebbene si. Angelina Mango ha cantato come una vera e propria veterana, portando un brano profondamente spirituale e ricco di conflitti e ossimori, in bilico tra il funk e la cumbia messicana, e con un ritmo tutto fuorché noioso come invece suggerisce il titolo. Dietro il pezzo c’è la mano di Madame e si sente tanto.
Geolier, I p’ me, tu p’ te
La sua presenza al festival è estremamente significativa. Perché Geolier è uno dei volti più importanti – se non attualmente il più importante – della musica napoletana tutta, e la kermesse ligure può essere per lui un trampolino di lancio per affermarsi definitivamente anche a livello nazionale (e con una possibile partecipazione all’Eurovision anche a livello internazionale). I pe’ me tu pe’ te è una canzone che si distingue dalle altre, non solo perché è interamente scritta (tranne una frase nel ritornello) in dialetto partenopeo, ma anche perché è una bellissima ballata d’amore cantata con estremo fascino e perfettamente inserita nel beat urban tipico dello stile del rapper di Secondigliano. Mentre scriviamo Geolier è primo nella parziale classifica con il televoto, in attesa degli altri quindici cantanti in gara. Chissà se uscirà dal teatro Ariston anche con il Leoncino d’oro di Sanremo in mano.
Mahmood, Tuta Gold
Torna per la terza volta a Sanremo dopo due vittorie (Soldi nel 2019 e Brividi con Blanco nel 2022). Non c’è due senza tre? Vedremo alla fine della grande nottata di sabato, ma intanto possiamo dire che questo pezzo dimostra che Mahmood non ne sbaglia una. Con Tuta Gold il cantautore di origini meneghine elabora i traumi della sua infanzia, dal bullismo agli insulti razzisti, passando per il tormentato rapporto con il padre. E lo fa senza snaturarsi dal suo stile, ma abbracciando un tono in bilico tra il pop e l’urban tipico dei suoi singoli più celebrati. C’è da sottolineare infine una grandissima presenza scenica sul palco dell’Ariston.
Ghali, Casa mia
“Per tracciare un confine/Con linee immaginarie bombardate un ospedale/Per un pezzo di pane/Non c’è mai pace”. Queste parole sono molto potenti in un contesto eurovisivo come Sanremo. Per questo abbiamo deciso di sostenere l’ultimo brano di Ghali presentato in concorso alla Kermesse. Al di là della considerazione finale su pezzo in sé (per noi estremamente riuscito, pur non considerandolo ai livelli delle grandi hit del rapper), non possiamo ignorare chi utilizza la musica per inviare segnali su questioni scomode per chi è al potere, dal momento che a farlo sono stati solamente due artisti in gara su trenta. Ci lamentiamo dell’omertà di chi ha grande visibilità e poi ci voltiamo dall’altra parte appena vediamo chi parla di argomenti spinosi davanti a milioni di persone?
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