Angela Lansbury non era solo Jessica Fletcher. Sarà pure una banalità, ma nel ricordare l’attrice britannica tanto vale affrontare subito l’elefante nella stanza. Del resto, nell’arco di una carriera durata ben tre quarti di secolo, l’infaticabile Angela ha fatto davvero di tutto, sebbene quel ‘tutto’, nella memoria collettiva, venga quasi sempre dopo la signora Fletcher. Eppure tre quarti di secolo nello show business, se vissuti come ha fatto Angela Lansbury (che di anni, il 16 ottobre, ne avrebbe compiuti novantasette), costituiscono un vero e proprio universo. In fondo parliamo di un’attrice che a neppure diciotto anni, nella sua primissima apparizione al cinema, riuscì a rubare la scena perfino a Ingrid Bergman vestendo i panni di Nancy Oliver, l’ambigua e sfrontata cameriera dei coniugi Anton, nel thriller psicologico Angoscia, affidato nel 1944 alla regia di George Cukor.
Promossa di rado a ruoli da protagonista durante la Hollywood classica, ma fin troppo eclettica – a suo agio fra musical, drammi e commedie – per essere considerata una caratterista in piena regola, Angela Lansbury non ha tardato a dare prova di un talento fuori dal comune: un anno dopo il suo esordio, nel 1945, prestò il volto alla graziosa e ingenua Sibyl Vane nella trasposizione de Il ritratto di Dorian Gray, e a soli vent’anni stabilì il record (tutt’oggi imbattuto) di interprete più giovane ad aver ricevuto due candidature all’Oscar. Nel frattempo, la sua capacità di apparire già ‘adulta’ le avrebbe dato accesso anche a personaggi ben lontani dalla sua reale età anagrafica: ad esempio la spregiudicata Mrs. Iselin, madre dell’ex soldato Laurence Harvey in Va’ a uccidi, classico della suspense diretto nel 1962, in pieno clima da Guerra Fredda, da John Frankenheimer, in cui la Lansbury si produsse nella sua migliore prova per il grande schermo e ottenne la sua terza nomination all’Oscar (nel 2014, invece, l’Academy le avrebbe attribuito il premio alla carriera).
Dal grande al piccolo schermo
Ma sul polo opposto dello spettro della recitazione ci sono pure un paio di memorabili ruoli disneyani: nel 1971 Pomi d’ottone e manici di scopa, musical fantastico a cui partecipò “in carne e ossa” in un racconto che amalgamava animazione e live-action; e vent’anni più tardi prestando la sua inconfondibile voce a Mrs. Bric, la teiera parlante de La bella e la bestia, ed esibendosi in canzoni quali Be Our Guest e la celeberrima Beauty and the Beast. Nel mezzo, vanno ricordate quantomeno la sua istrionica Salome Otterbourne nel giallo all-star Assassinio sul Nilo del 1978 e la Miss Marple di Assassinio allo specchio nel 1980, nel pieno dell’epoca del revival delle opere di Agatha Christie. E questo senza approfondirne la statura di autentica leggenda del teatro, un aspetto meno significativo, giocoforza, per il pubblico nostrano, ma che sui palcoscenici britannici e americani le ha consentito di dar vita – e voce – ad autentiche icone della storia di Broadway: l’eccentrica zia Mame, la Madame Rose di Gypsy e l’infida e grottesca Mrs. Lovett nello Sweeney Todd di Stephen Sondheim.
Ma al di là di tutto, del ‘tutto’, nel 1984 è arrivata la signora Fletcher; e a dispetto di un percorso artistico tanto lungo e monumentale, è impossibile parlare di Angela Lansbury, o piuttosto pensare ad Angela Lansbury, senza farsi venire in mente le note della sigla de La signora in giallo (Murder, She Wrote nella versione originale) e senza rievocare l’immagine della scrittrice che, in sella alla sua bicicletta e nei suoi maglioni a tinte pastello, si aggira fra le vie di campagna della fittizia cittadina di Cabot Cove, e che con la medesima disinvoltura è in grado di materializzarsi letteralmente in ogni angolo del globo, con la tacita promessa di consegnare alla giustizia l’assassino di turno entro i quaranta minuti d’ordinanza. Senza frenesia né ricorrendo alla violenza, ma limitandosi a un immancabile sguardo di disapprovazione, in cui il giudizio morale non è mai svincolato però da una profonda comprensione della fallibilità della natura umana; e per lo stesso motivo, è alternato ai sorrisi caldi e luminosi di una donna che non si tira mai indietro quando si tratta di rincuorare gli altri con la propria benevolenza.
La nostra infanzia con Jessica Fletcher
Per certi versi La signora in giallo, trasmesso negli USA per duecentosessantaquattro puntate fra il 1984 e il 1996 (a cui vanno aggiunti quattro TV movie), ha rappresentato l’anti-Twin Peaks, ma nel senso positivo del termine. Era – e continua ad essere – la comfort zone per antonomasia del piccolo schermo; la rassicurante riproposizione, un giorno dopo l’altro, del meccanismo ben noto e infallibile del giallo classico, secondo una formula che, potenzialmente, risulta replicabile all’infinito. E La signora in giallo, del resto, non ci è sembrato appunto infinito, complice l’inesauribile quantità di repliche che hanno allietato le nostre pigre giornate estive? Ma per quanto possa apparire un successo fin troppo ‘scontato’, oggi gli utenti di ogni età non starebbero pubblicando immagini e ricordi legati a La signora in giallo se non fosse stato per lei: Angela Lansbury, l’interprete a dir poco perfetta che, raccogliendo indizi con l’identica abilità con cui è pronta a dispensare saggi consigli e parole gentili, ha raggiunto una compenetrazione pressoché totale fra persona e personaggio.
Insomma, Angela Lansbury non era solo Jessica Fletcher, ma tuttavia Angela Lansbury è Jessica Fletcher, e lo sarà per sempre. Confidiamo che, da lassù, Dame Angela ci perdonerà questa affermazione: che non vuole sminuirne di un grammo lo smisurato talento, né tantomeno la versatilità comprovata (e se avete qualche dubbio, andate a rivedervi il suo monologo nel pre-finale di Va’ a uccidi, in cui disegna una villain da far tremare le vene ai polsi). Al contrario, è un tributo alla compagna d’avventure, o meglio di indagini, che è diventata parte integrante della nostra crescita, senza quasi che ce ne accorgessimo. Una detective che, tra omicidi a profusione, ha contribuito a farci comprendere il valore dell’empatia attraverso l’affetto e la dolcezza che l’attrice – ma più ancora, probabilmente, la persona – ha saputo estendere da se stessa alla signora Fletcher.
È per questo che per tanti, tantissimi di noi, Angela Lansbury non è stata solo una grande attrice: perché soprattutto oggi, nell’augurarle buon viaggio, la sua Jessica non può fare a meno di ricordarci le zie e le nonne con cui abbiamo condiviso una parte della nostra infanzia e alle quali abbiamo voluto più bene.
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