La notizia della creazione degli Xenobot risale a inizio 2020, grazia alla pubblicazione da parte di alcuni studiosi e scienziati dell’Università del Vermont e dell’Università di Tufts. Ora però è stato rivelato un importante aggiornamento. Pare infatti che gli Xenobot siano ora in grado di riprodursi o meglio di auto-replicarsi.

Gli Xenobot nascono a partire dalle cellule staminali di una specie di rana dell’Africa meridionale, lo xenopo liscio. Come sottolineato dai loro stessi creatori non sono né robot tradizionali né nuove specie animali, pertanto si tratta di una nuova classe di artefatti. Degli organismi di fatto viventi ma programmabili. La forma e la distribuzione fisica degli Xenobot è creata da un software, permettendo agli scienziati di creare microrganismi in grado di muoversi, nuotare, portare carichi, lavorare in gruppo. Tra le altre cose sono in grado di sopravvivere per lunghi periodo senza nutrimento e di “curarsi” piccole lacerazioni. A tutti gli effetti un passo in un futuro che vede macchine multiforme e multimaterali, ecologiche e integralmente biodegradabili.

Vari sono gli scopi per cui potrebbero tornare utili gli Xenobot. Per ora sono stati utilizzati come materiale scientifico utile a far comprendere agli studiosi il modo in cui le cellule cooperano tra loro. Per un futuro però è possibile pensare a creazione di tessuti o al riparare malformazioni. Addirittura si è pensato a un utilizzo nella pulizia degli oceani dalle microplastiche, con gli Xenobot che potrebbero realizzare a partire da queste piccole particelle delle palle abbastanza grandi da essere raccolte. O ancora possibili applicazioni mediche come la consegna mirata di medicinali. Considerando ovviamente il fatto che sono perfettamente biodegradabili, una volta terminato il loro ciclo vitale formano infatti un ammasso di cellule morte.

Una recente scoperta ha però mostrato di più su queste creazioni. Andando prima a modificare la forma degli Xenobot (inizialmente avevano una forma semplicemente sferica) si è scoperto un nuovo comportamento. I ricercatori sono giunti a una nuova forma, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, simile a una C o all’aspetto classico di Pac-Man. Giunti a questo nuovo stadio gli Xenobot hanno iniziato a riprodursi autonomamente, inglobando altre cellule incontrate lungo il percorso. Una volta compattate queste cellule hanno dato vita ad altri organismi dello stesso tipo. Un modo di riprodursi che a detta degli studiosi non era mai stato avvistato nel mondo vegetale o animale.

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Nato a Bologna nel 1994, Giacomo Lenzi è caporedattore e critico cinematografico di ScreenWorld.it. Si è laureato nel 2019 in Relazioni Internazionali alla Cesare Alfieri di Firenze. Dal 2017 al 2022 è stato il caporedattore di Ciakclub.it, realtà con la quale continua a collaborare come co-host del podcast Super 8. Dal 2020 al 2021 ha scritto per ReWriters.it nella sezione Cinema Libero. Sempre per il collettivo ReWriters appare tra le firme del mag-book cartaceo a tema cinema pubblicato nel settembre 2021. Dal 2017 è inoltre tra gli organizzatori del Festival del Cinema di Porretta e membro del direttivo dell'Associazione Porretta Cinema.