Un tempo materiale che abbondava nelle opere di fiction come romanzi, serie TV e film di genere sci-fi, oggi le AI sono in costante aumento trovando, di pari passo, occupazione in differenti settori: da quello informatico e scientifico passando anche per l’utilizzo in ambito prettamente domestico. Ormai, le intelligenze artificiali stanno dominando sul mercato e fanno parte delle vite dei singoli individui con risultati a volte controversi, altre volte fenomenali. Un argomento ricco di luci e ombre che ci fa porre un quesito: AI Vs umanità, chi vincerà?
Che cos’è una AI
Prima di inoltrarci ad analizzare e discutere delle argomentazioni in merito, è necessario soffermarci su che cosa sia una AI e il perché della sua importanza. AI è l’acronimo di Artificial Intelligence, letteralmente tradotto in intelligenza artificiale. Essa non è altro che un sistema o più sistemi o ancora meglio macchine con il compito di imitare l’intelligenza umana tramite una raccolta di informazioni in costante aggiornamento. Le AI, difatti, sono in grado di replicare determinate attività umane.
Forme di AI sono gli assistenti vocali detti anche assistenti intelligenti che, attraverso l’interazione vocale dell’utente, sono in grado di effettuare azioni come ricerche, telefonate o gestire la domotica casalinga, per fare un esempio. Ancora, nelle AI troviamo i chatbot che, negli ultimi anni, hanno trovato un ampio utilizzo nel campo dell’assistenza ai clienti da remoto. Infatti, un chatbot è in grado di rispondere alle esigenze della clientela in caso di problematiche di tipo tecnico.
Infine, ma non meno importante, troviamo i motori di raccomandazione che, attraverso una raccolta di dati, forniscono suggerimenti agli utenti. Questi sono solo alcuni esempi di come le AI abbiano trovato uno spazio di applicazione alquanto variegato. Oggi, la continua espansione della ricerca fa sì che le intelligence artificiali vengano utilizzate negli ambiti più disparati e non solo ad appannaggio di un determinato settore: basti pensare alle aziende che hanno introdotto al proprio interno sistemi di AI ma anche alla già citata domotica e qui non è possibile citare i vari Google Home e Amazon Alexa. Ma questa, è solo la punta dell’iceberg.
DALL•E, ossia l’AI che disegna
Uno dei casi più recenti è quello di DALL•E. Se il nome di questa AI vi suona familiare, ebbene è necessario sapere che le fonti di ispirazione per il nominativo di questa intelligenza artificiale deriva da WALL-E, il robottino protagonista dell’omonimo film d’animazione a marchio Pixar, e dal mostro sacro della pittura Salvador Dalí. Difatti, DALL•E non è altro che la fusion di questi due nomi. Ma nello specifico, cos’è DALL•E? Questa è una AI capace di disegnare qualsiasi cosa le venga chiesta, dal disegno più semplice all’illustrazione più complessa. Sviluppata da OpenAI, DALL•E ha sbalordito le utenze ma, al tempo stesso, ha attirato su di essa molte critiche negative.
Perché se da una parte DALL•E ha dimostrato di essere il non plus ultra nel campo delle AI dedite al disegno (nonostante ci siano differenti competitor senza che, tuttavia, abbiano ancora raggiunto il livello dell’intelligenza artificiale di OpenAI), dall’altra parte è riuscita a sollevare un certo allarmismo in grafici e illustratori i quali, giustamente, vedono minacciato il proprio lavoro con il timore che, in un futuro poi non molto distante o distopico, le loro professioni possano essere soppiantate da AI come DALL•E, appunto.
Probabilmente, si tratta di semplici ma, di certo, non infondate preoccupazioni generate, giustamente, dalle incredibili capacità artistiche di questa intelligenza artificiale che, a oggi, è in continuo sviluppo e aggiornamento nei laboratori di ricerca di OpenAI.
Lensa AI, ovvero come ti fotoritocco (in pericolo)
DALL•E è solo la recente punta dell’iceberg per quanto concerne il contorto e, a volte, oscuro argomento sulle AI. Altro topic che ha destato non poche critiche e controversie al riguardo proviene da un’app che spopola molto tra gli utenti di Instagram e Tik Tok. Qui, stiamo parlando di Lensa AI immessa sul mercato nel 2018 dalla società Prisma Labs. Da semplice app per il fotoritocco e l’editing di video, da qualche tempo in essa è stata implementata una avanzata intelligenza artificiale che, attraverso l’upload di un paio di decine di selfie, è capace di rielaborare in modo artistico le nostre fattezze.
Fin qui, si potrebbe tranquillamente affermare che, di pericoli, non ce ne siano. E invece, nonostante l’effetto wow garantito dalla sua evoluta capacità di ricostruzione facciale in chiave art, su Lensa AI grava il peso della più totale mancanza di privacy. Difatti, l’app ha il più libero accesso ai dati biometrici di centinaia di migliaia di volti, e c’è di più: nonostante la policy della società di sviluppo garantisca che, dopo ventiquattro ore dall’elaborazione delle illustrazioni modellate sul volto degli utenti, i selfie in questione vengano cancellati, rimane il fatto che quelle elaborate rimangano nel server. In sostanza, gli utenti consegnano, ingenuamente, i propri connotati agli sviluppatori.
Tuttavia, i problemi non finiscono di certo qui. Un’altra traversia che vede protagonista Lensa AI è proprio la sua capacità di elaborare illustrazioni artistiche. Per far ciò, Lensa si basa su Stable Diffusion, un mastodontico database contenente al proprio interno immagini e foto di opere reperite illecitamente sul web. A tal proposito, è proprio la comunità artistica, come nel caso di quella di illustratori, disegnatori e grafici come nel caso di DALL•E, ad aver alzato una certa criticità nei confronti di Lensa AI: in questo modo, si bypassa il copyright danneggiando opere e persone a esse associate.
Ma, oltre al danno nei confronti degli artisti, tornando per un attimo su quella che è la consegna volontaria del proprio volto agli sviluppatori, cosa accadrebbe se, un attacco hacker ai server di Prisma Labs, portasse via tutti i dati biometrici in essi memorizzati? Se pensiamo che oggi, anche grazie alla diffusione dei deep fake, è molto facile sovrapporre volti a corpi e viceversa per creare immagini e video falsi, nelle mani dei malintenzionati, Lensa si trasformerebbe in una fonte potenzialmente inesauribile di materiale per le più disparate frodi o inganni.
ROBOMOJO e le locandine alternative
Negli scorsi mesi un topic che ha generato un certo interesse delle comunità social e non solo, è stato quello sviluppatosi intorno a una serie di locandine alternative create… da una AI. Sì, anche qui sembra che una certa fantascienza diventata realtà stia soppiantando, senza fretta ma senza sosta – citando Goethe -, le capacità artistiche dell’umanità. L’autore della succitata operazione di rielaborazione altri non è che ROBOMOJO di Vincenzi, una avanzata intelligenza artificiale che attraverso i dati forniti quali sinossi, dettagli o descrizioni delle immagini filmiche, dà vita a delle locandine alquanto surreali.
Se da una parte e in alcuni casi i risultati possono risultare anche originali e, a volte, ilari dall’altra parte non sempre è così poiché, ROBOMOJO, ha riconsegnato delle locandine dai tratti angoscianti, altamente inquietanti che sembrano uscite dalla mente di un’illustratore dedito al weird. Se, come Vincenzi ha affermato, ROBOMOJO è un esperimento per vedere fino a che punto le nuove tecnologie legate alle AI siano in grado di spingersi artisticamente, contemporaneamente l’artista si è chiesto se tale evoluzione non rappresenti l’inizio della fine dell’arte umana che rischia, così, di venire sostituita una volta per tutte dalle intelligenze artificiali.
Naturalmente, ROBOMOJO non è l’unica AI ad avere questo “potere” artistico: difatti, il fenomeno è stato definito come Gan Art che sta per Generative adversarial networks Art poiché basato sul machine learning di tipo text-to-image consistente, come già in parte anticipato, nella lettura di informazioni testuali e nella loro conseguente elaborazione grafica. Che sia questo il futuro dell’arte?
Alexa dall’altro mondo
Le ambiguità su AI e dintorni non si limitano, solo ed esclusivamente, a quelle relative alla grafica o al disegno poiché, anche nel panorama degli assistenti intelligenti, ha generato un certo clamore la decisione degli sviluppatori Amazon di dotare Alexa della capacità di riprodurre le voci di persone che conosciamo, anche di quelle defunte. Infatti, durante l’ultimo Re:MARS Conference tenutosi a Las Vegas, una delle nuove feature presentate dagli sviluppatori consisterebbe nella possibilità di far ascoltare ad Alexa un file audio contenente una registrazione vocale della persona defunta e, su questa base, l’AI di Amazon è capace di memorizzare tonalità e vocalità per poi poter riprodurre la stessa, identica voce.
Se da una parte il progetto in sé può sembrare qualcosa di sensazionale, dall’altra parte non sono mancate, di certo, varie allarmanti critiche nei confronti di questa possibilità. Questo perché, fondamentalmente, ci si troverebbe dinnanzi a una sorta di artefattualità, quindi a qualcosa di finto ricreato partendo da qualcosa di reale. Al tempo stesso, psicologi e terapeuti hanno espresso le loro perplessità in merito: nel caso in cui si dovesse perdere un familiare caro ma anche un amico, questa emulazione forzata delle voci dei defunti andrebbe a scontrarsi con la fase dell’elaborazione del lutto, e quest’ultima verrebbe inficiata proprio dall’ascolto continuo nonché dell’interazione con la voce, rendendo il processo di accettazione della morte più lento o, addirittura, irraggiungibile.
È una scelta, questa, davvero dagli aspetti macabri e, per certi versi, anche grotteschi. Sorge spontaneo l’interrogativo, a questo punto, su quanto si sia disposti a mettere da parte etica e umanità pur di permettere alle intelligenze artificiali di replicare, in tutto e per tutto, le capacità dell’essere umano.
Quale futuro ci attende?
Alla luce di queste evoluzioni, nonostante le vicissitudini, nel campo di ricerca e sviluppo delle intelligenze artificiali, è inutile negare che, nel bene o nel male, le AI aiutano a contribuire al miglioramento della vita quotidiana se utilizzate nella maniera corretta. Diversamente, come i casi che abbiamo fin qui analizzato, l’avanzamento di tale tecnologia potrebbe tramutarsi, anno dopo anno, in un appannaggio ai danni di determinate classi di professionisti.
Tuttavia, i rischi non si limitano al danneggiamento solo di tipo squisitamente lavorativo bensì anche privato in quanto mancanza di privacy, furti di identità e cortocircuiti psicologici potrebbero iniziare a essere sempre in agguato dietro l’angolo.
Certo, non stiamo qui a discutere o addirittura a fomentare previsioni catastrofiste. Semmai, è una riflessione sfaccettata che si pone nel mezzo e che aiuta a ponderare pro e contro, benefits e danni che derivano dall’applicazione delle AI nella vita di tutti i giorni. Una dissertazione, questa, che alimenta un più che lecito interrogativo? Tra intelligenze artificiali e umanità, quale delle due avrà la maggiore evoluzione nel futuro prossimo?
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