Quella di The Four Seasons è un’epopea di amanti dannati, un racconto che tenta di osservare la vita e le difficoltà delle coppie di mezza età nel modo più sincero e autentico possibile, ma che poggia su basi completamente fuori dalla naturalezza del vivere comune. La nuova miniserie Netflix ha tutto per lasciare il segno, ma si sforza davvero poco per sorprendere e richiede più di uno sforzo per apprezzare le idee oltre l’incertezza. La verità è che, per un prodotto del genere, stupire dovrebbe essere l’ultimo dei pensieri. Il rifacimento in chiave moderna dell’omonimo film del 1981 porta la firma di Tina Fey, Lang Fisher e Tracey Wigfield, con la celebre comica a sdoppiarsi davanti e oltre la macchina da presa.
Uno spettacolo forte di una grande esperienza in tutti gli aspetti della produzione, che proprio per la sua particolare natura risulta tutt’altro che innovativo – inconsistente, eppure curioso. Gli input dell’opera originale sono diversi, ma il cuore permane: sei persone, tre coppie, quattro stagioni e altrettante vacanze durante le quali ritrovarsi e riscoprirsi, amici e compagni di vita. Intorno alla Fey brillano maestri del genere come Steve Carell e Will Forte, persino grandi interpreti come Colman Domingo, tutti pronti a giocare con stereotipi e cliché per accompagnare lo spettatore in un viaggio meno leggero e più profondo del previsto. Un esperimento non pienamente riuscito in superficie, ma che quando si avvicina ai suoi legami e ai suoi personaggi offre più di un motivo per restare.
Genere: Dramedy
Durata: 8 Episodi/30 minuti ca.
Uscita: 1 Maggio 2025 (Netflix)
Cast: Tina Fey, Steve Carell, Colman Domingo, Will Forte
Un’inaspettata dramedy

The Four Seasons si allontana quasi immediatamente dalle classiche premesse delle comedy tutte risate e poca sostanza. Non è un caso che lo show parta lentamente (forse anche troppo, soprattutto nel primo episodio) per poi carburare quando i nodi vengono al pettine e gli equivoci prendono le redini della narrazione. All’inizio c’è davvero poco per cui affezionarsi, ma bastano un paio di episodi per permettere a uno splendido cast di emergere attraverso esperienze e caratterizzazioni precise. In fin dei conti, l’alchimia tra gli interpreti è il vero cuore pulsante di uno show che suggerisce costantemente nuovi spunti senza giudicare mai.
Il focus della serie verte interamente sui rapporti umani e sull’importanza della comunicazione – soprattutto quando le ridondanze e l’età si fanno sempre più ingombranti all’interno di una relazione. Il matrimonio viene esplorato in tutte le sue forme e il contesto della vacanza assume quasi i connotati dell’esperienza rivelatrice. La più grande ironia della serie sta nella sua idea di ribaltamento, con la tensione che esplode negli unici momenti in cui sarebbe naturale vederla scemare. Un fattore che assume pieno significato solamente a visione compiuta, dando maggior dignità alle intenzioni di Fey e colleghi.
Manca il nonsense tipico della comicità americana, sostituito qui da un’accuratezza più sentita che sfocia nella dramedy con i suoi risvolti continui – pur sforzandosi fino alla fine di mantenere il proprio ottimismo. L’assurdità permane nelle reazioni all’inaspettato, non negli eventi o nei dialoghi, che invece restano sempre ancorati a una dimensione concreta e pratica. Una maturità che rispecchia lo stile dei personaggi, legandosi forse al peso di una temerarietà sempre più sofferta. Gli unici frammenti di follia, non a caso, sono lasciati ai giovani – ma la loro veemenza non dà le stesse soddisfazioni.
L’unione fa la forza

Contro le aspettative iniziali, è il personaggio di Steve Carell a fungere da gancio per la narrazione: pur apparendo spesso come semplice funzione, catalizzatore di eventi inattesi e cambiamenti improvvisi, la sua performance tiene alta l’attenzione anche quando gli equivoci e il contesto rischiano di normalizzarsi agli occhi di chi osserva. The Four Seasons non offre degli sviluppi particolarmente emozionanti, ma resta a galla con qualche guizzo e un cast che si fa apprezzare soprattutto quando è l’umanità dei personaggi a emergere.
Nel corso degli episodi vita, morte e rinascita si mescolano in un circolo di prospettive differenti che convergono come tracce divergenti in un saggio sul tempo che cambia. Tra gli alti e i bassi di una miniserie che si è adagiata sulla semplicità, c’è comunque spazio per una nota positiva che superi il cinismo e la disillusione. Potrebbe trattarsi della classica visione da weekend senza pretese, ma The Four Seasons riesce a liberarsi dalla mediocrità e dalla carenza di risate di una qualsiasi comedy godibile perché il suo mondo assurdo e folle rispecchia sentimenti genuini.
Nulla è semplice, in questa vita o nell’altra, ma andare avanti significa analizzare, ascoltare e infine affrontare: per una serie nata con grandi speranze e poche pretese, l’idea di vedere il matrimonio come uno specchio attraverso cui analizzarsi e una finestra attraverso cui capirsi può valere più di qualsiasi traguardo.
Conclusioni
Quello di The Four Seasons è un prodotto sicuro e per larghi tratti scontato, che avrebbe avuto tutto per stupire e invece ha evitato di osare. Nonostante la scrittura sia tutt'altro che brillante nella sua resa generale, lo sguardo di Tina Fey e il messaggio sottile che emergono nel corso degli episodi permettono a un cast affiatato di brillare, rendendo la visione godibile fino allo slancio finale - l'unico momento in cui i risvolti, quelli veri, possono anche riuscire a emozionare.
Pro
- Una serie accogliente e accorata che permette ai personaggi di brillare nelle rispettive contraddizioni
- Un approccio narrativo più maturo, che riesce a emozionare e lascia emergere i propri temi in maniera graduale, spesso sottile
Contro
- Poca attenzione per l'originalità, con una sceneggiatura che poggia troppo sui cliché e su risvolti funzionali soltanto a giustificare certi dialoghi
- Per essere una comedy, si ride davvero troppo poco e il risultato finale rischia di lasciare parecchio a desiderare
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Voto ScreenWorld