Il “nuovo Lost” è tornato. Come vi raccontiamo nella recensione di Yellowjackets 2, la serie è disponibile in streaming su Paramount+ dal 12 marzo, e promette di tenerci sulle spine con brividi e mistero. Yellowjackets, serie rivelazione della passata stagione, è un survival drama, un romanzo di formazione e un period drama, visto che una parte della storia si svolge a metà degli anni Novanta. Racconta la storia di una squadra di calcio femminile, che, durante un viaggio in aereo verso le finali nazionali, precipita e si trova a dover sopravvivere tra i boschi in un gelido inverno. Le ragazze saranno costrette ad andare oltre i limiti della morale, e a superare dei tabù. Tutte cose che Yellowjackets ci fa intuire dall’inizio, ma che ci racconta centellinando indizi e particolari con parsimonia. Anche nella sua seconda stagione Yellowjackets si conferma una serie potenzialmente di culto: oscura, misteriosa. E declinata al femminile, nel migliore dei modi. Sì, probabilmente è il “nuovo Lost”. O, in ogni caso, la cosa che più ci si avvicina.
Yellowjackets 2
Genere: Thriller, horror
Durata: 10 episodi da 50 minuti
Uscita: 12 marzo 2023 (Paramount+)
Cast: Melanie Lynskey, Christina Ricci e Juliette Lewis
La trama: Shauna, Misty e Nat ieri e oggi
Shauna (Melanie Lynskey) è al buio, mentre cerca di rispondere alle domande dell’interrogatorio per l’assassinio di Adam. Ma come mai la stanno interrogando? In realtà è solo una simulazione: è Misty (Christina Ricci) che le sta facendo delle domande per finta, cercando di capire quali sono i quesiti che, in un ipotetico interrogatorio, la polizia potrebbe farle. Ma la polizia non tarderà a girare intorno a lei. Nel frattempo, Nat (Juliette Lewis) è stata sequestrata e legata a un letto. Ma chi è che la tiene prigioniera? La storia torna anche nel passato, in quei boschi, dove sappiamo che è accaduto qualcosa di terribile. È arrivato l’inverno, e sopravvivere è sempre più dura.
Un andirivieni tra passato e presente
Yellowjackets, anche nella sua seconda stagione, continua con quella intrigante struttura ad incastro, un andirivieni tra passato e presente che dà un grande dinamismo alla storia. La cosa che rende Yellowjackets a suo modo unica è l’eguale importanza che hanno passato e presente nella storia. Se, infatti, in Lost la gran parte della trama e del mistero avvenivano nel presente, sull’Isola, e i flashback e i flashforward erano in qualche modo complementari, in Yellowjackets il passato, cioè quello che è avvenuto nella foresta, continua ad essere centrale: ma lo è ugualmente quello che avviene nel presente. Il passato, in Yellowjackets, equivale al presente di Lost: è la sopravvivenza, il luogo ostile, il bosco come l’Isola. Il presente di Yellowjackets potrebbe essere come i flashback o i flashforward di Lost: ma non è così. L’altra storyline di Yellowjackets è importante come la prima, non ce n’è una principale. Entrambe sono importanti allo stesso modo, entrambe sono piene di mistero, suspense, attesa. Entrambe tengono incollate il pubblico e approfondiscono i caratteri delle protagoniste. Le due storyline sono collegate fra loro. In realtà le storyline sono tre, perché Yellowjackets racconta anche la storia delle studentesse appena tornate dalla convivenza forzata tra le montagne.
Melanie Lynskey, Christina Ricci e Juliette Lewis, tre fuoriclasse
Questo comporta una doppia difficoltà per i creatori della serie. Perché di fatto necessita la scrittura di due storie, collegate ma con una loro dinamica, in cui quindi una non è solo accessoria all’altra, ma vive di vita propria. Ma deve anche rispondere alle regole dell’altra. E, soprattutto, comporta un doppio casting, in cui le attrici non solo devono essere in parte, ma anche in qualche modo evocare, se non somigliare perfettamente, alle loro corrispondenti dell’altra storia. Se nella storia del passato spicca soprattutto la Taissa di Jasmin Savoy Brown), vista nei recenti horror Scream e Scream VI, nel presente, tra le attrici adulte, è una gara di bravura tra Melanie Lynskey, Christina Ricci e Juliette Lewis, tre vere fuoriclasse. Melaine Lynskey è Shauna adulta, in un’interpretazione da manuale. È la dimostrazione che una donna di una certa età, con qualche chilo in più, può essere ancora sexy, avere dei desideri, una sua vita. Christina Ricci è Misty, l’ex bruttina e timida della scuola, la classica passivo aggressiva, cattiveria e follia che si nascondono dietro a sorrisi, tinte pastello e buone maniere. Juliette Lewis è Nat, sin da ragazzina la ribelle, la disadattata del gruppo. Oggi ha un volto provato dalla vita e dagli eventi, è rabbiosa, scostante.
Scene da un matrimonio
Il rapporto che, nel presente, tiene in piedi tutta la storia è quello tra Shauna e il marito. Una summa di quello che può essere il matrimonio a una certa età. Frustrazioni, insoddisfazione, segreti. E poi compromessi, e poi ancora complicità e una rinata intesa. Shauna e suo marito sono una coppia che, sullo schermo, fa faville. Ma, nella storia del passato, il rapporto chiave è quello tra Shauna (Sophie Nélisse, bravissima anche lei) e la sua amica Jackie, morta congelata, ma che è come se vivesse ancora con lei. È il classico rapporto tra la ragazza perfetta, bella e vincente e l’amica che sembra non essere all’altezza, ma che riesce a trovare risorse inaspettate, e trovare la propria strada e la propria personalità. Vedendo Shauna anche da adulta, possiamo dire che Yellowjackets è un romanzo di formazione che, a distanza di anni, ci fa vedere anche il suo sequel. Un coming of age che ci fa vedere anche la fine della storia. Ma, lo sappiamo, per la fine della storia servirà aspettare la fine della serie.
Che musica: Garbage, Tori Amos, Massive Attack, Radiohead
Come sapete, la storia è anche un viaggio negli anni Novanta, e la seconda stagione fa, ancora più della prima, sfoggio di alcune grandi canzoni di quel periodo. Ascoltiamo così i Garbage e #1 Crush, una canzone carica di desiderio che ha una storia cinematografica importante, visto che era nella colonna sonora di un film simbolo degli anni Novanta, e non solo, Romeo + Juliet di Baz Luhrmann. Ascoltiamo Drown degli Smashing Pumpkins. E quella Cornflake Girl di Tori Amos, che aveva mostrato che una via al rock al femminile era possibile, senza le chitarre distorte ma con il piano. Per una serie che è tutta al femminile è una scelta perfetta. Come lo è Inertia Creeps dei Massive Attack, brano eccezionale per raccontare la paranoia di Taissa da adulta. Per non parlare dei Radiohaed, e dalla loro Climbing Up The Walls, che chiudono l’episodio 2.
Le stimmate della serie cult
Abbiamo visto i primi due episodi, certo, ma possiamo già dire che Yellowjackets è una delle serie dell’anno, una serie che, una volta iniziata, non potrete smettere di vedere. Come vi abbiamo suggerito in apertura, quando vi abbiamo detto che Yellowjackets è il nuovo Lost, vogliamo dire che è la serie che, più di ogni altra, ha saputo raccogliere l’eredità della serie di J.J. Abrams e Damon Lindelof e rinnovare il survival drama. Yellowjackets, come Lost, è una serie che crea dipendenza, assuefazione, mistero, attesa. Forse avrà bisogno di tempo per diventare un “cult” e avere l’impatto che nella cultura pop ebbe, e ha ancora Lost: oggi l’offerta di serialità è sempre più ampia, e la piattaforma su cui è distribuita non è ancora tra le più diffuse. Ma le stimmate della serie cult Yellowjackets ce le ha tutte.
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La recensione in breve
Nella recensione di Yellowjackets 2 abbiamo scritto che anche nella sua seconda stagione si conferma una serie potenzialmente di culto: oscura, misteriosa. E declinata al femminile, nel migliore dei modi. Per noi si tratta probabilmente del “nuovo Lost”.
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Voto ScreenWorld