Ci sono dei casi, nella cronaca nera internazionale, che si sono attirati una speciale attenzione da parte del pubblico di tutto il mondo, sia per l’identità della vittima sia per il tipo di copertura mediatica che gli è stata dedicata (film, documentari, speciali televisivi). Tra questi non possiamo che annoverare quello che vede protagonista Michael Peterson, popolare scrittore e veterano statunitense, che uno giorno trova la seconda moglie esanime ai piedi delle scale interne di casa sua. A quanto accaduto è stato dedicato un ampio e approfondito documentario (composto da diversi episodi), girato proprio durante le indagini ed il processo, a cui poi sono seguite altre due “stagioni”, dedicate alla riapertura del caso da parte delle autorità. Una vicenda che dire che ha dell’intricato e misterioso è dire poco, a cui non si è riusciti a trovare una soluzione univoca e condivisa e che rimane ammantata da una forte ambiguità, dovuta sia alla massiva “presenza” dei media che al lavoro poco professionale fatto da alcuni rappresentanti della legge (accusati di occultamento delle prove).
Insomma, un caso conosciuto, complesso, ma che può essere materia perfetta per una serie televisiva: come vedremo in questa recensione di The Staircase – Una morte sospetta (di cui abbiamo visto i primi due episodi usciti), la miniserie di Antonio Campos distribuita in patria da HBO Max (e qui da noi su Sky Atlantic e in streaming su Now, ad appuntamento settimanale) ci racconta la vicenda nel dettaglio, partendo proprio dalla morte di Kathleen Peterson. A renderlo un prodotto così interessante, e fin da subito coinvolgente, il lavoro di approfondimento fatto sui personaggi – dalla vittima a Peterson, passando per i membri della loro grande famiglia allargata -, la scelta di ambientarlo su più piani temporali (che si intrecciano in certi momenti tramite escamotage di regia particolarmente creativi) e, infine, un ricco cast di attori assolutamente perfetti nei diversi ruoli. In quello del protagonista Michael Peterson troviamo Colin Firth, sottilmente ambiguo e inquietante, in quello della moglie invece c’è la splendida Toni Collette, assolutamente magnetica ogni qual volta fa il suo ingresso in scena. Anche i comprimari – che interpretano i membri della famiglia, gli amici della coppia ma anche i rappresentanti della giustizia che si occupano delle indagini – riservano non poche sorprese, tra loro troviamo Sophie Turner, Juliette Binoche, Michael Stuhlbarg, Dane DeHaan e Rosemarie DeWitt (ma la lista di “nomi noti” è ancora più lunga).
The Staircase – Una morte sospetta
Genere: drammatico, giallo, poliziesco
Durata: 8 episodi/60 minuti ca.
Uscita: 8 giugno (Sky e in streaming su NOW)
Cast: Colin Firth, Toni Collette, Sophie Turner, Juliette Binoche, Patrick Schwarzenegger, Parker Posey, Michael Stuhlbarg, Dane DeHaan e Rosemarie DeWitt
La trama: una morte a sconvolgere la famiglia perfetta
I Peterson rappresentano davvero la famiglia perfetta del sogno americano: lui uno scrittore piuttosto famoso e veterano di guerra, lei executive in una grande azienda, sposati per coronare il loro sogno d’amore dopo essersi separati dai precedenti consorti. Insieme anno cinque figli, Clayton (Dane DeHaan) e Todd (Patrick Schwarzenegger), nati dalla precedente unione di lui, e Caitlin (Olivia DeJonge), da quella di lei, ma anche Margaret (Sophie Turner) e Martha (Odessa Young), adottate dopo aver perso i genitori (una coppia di amici dei Peterson). I membri di questa famiglia allargata sono tutti molto uniti e legati da un forte sentimento di appartenenza.
A sconvolgere questo quadro quasi idilliaco un’evento drammatico, la morte improvvisa di Kathleen: in una sera apparentemente come tutte le altre, Michael la trova in punto di morte ai piedi di una scalinata interna alla loro grande casa, chiama disperato i soccorsi ma la donna esala l’ultimo respiro tra le sue braccia. Una morte apparentemente accidentale, o almeno così crede il figlio Todd arrivato sul posto per primo dopo i soccorsi. Ma le cose si fanno presto più complicate di così: l’enorme quantità di sangue presente sulla scena e il corpo della donna pieno di lividi e abrasioni non fanno sembrare che sia morta a seguito di una caduta, per quanto rovinosa possa essere stata.
Da qui i primi sospetti. Non ci sono segni di effrazione e Michael, che si trovava vicino alla piscina in giardino, dice di non aver sentito nulla, nessun rumore e nessun grido di aiuto da parte della moglie. Come è logico aspettarsi, l’uomo diventa il primo indiziato e dopo un’autopsia che evidenzia gravi segni di violenza sul corpo di Kathleen (anche se non è chiaro che tipo di arma possa averli provocati…) i sospetti nei suoi confronti da parte delle autorità si fanno sempre più forti.
Un intreccio di dinamiche familiari
Come vi anticipavamo, The Staircase è ambientato su diversi piani temporali: in diversi momenti prima dell’incidente/omicidio – che avviene subito prima del Natale del 2001 -, durante le indagini (e questa è la linea narrativa principale), e nel 2017, molto dopo i fatti, in cui ritroviamo un Michael segnato ma che si è rifatto una vita. Nel “presente”, seguiamo quanto è accaduto attraverso la prospettiva di Michael e di chi lo circonda. Già nel corso dei primi due episodi – che coprono il delitto, le prime investigazioni e l’ingresso in scena di avvocati e procuratore – i diversi personaggi cominciano a formulare le prime ipotesi e a formarsi un opinione su quanto accaduto: da una parte la fazione per l’innocenza di Michael, che comprende gli amici più stretti, i figli e le due figlie adottive; dall’altra quella che lo crede colpevole, strettasi attorno alle due sorelle di Kathleen, Candace (Rosemarie DeWitt) e Lori (Maria Dizzia), e che porta tra le sue fila anche Caitlin, l’unica figlia biologica della donna.
Preziosi i flashback ambientati prima della vicenda, che ci permettono infatti di conoscere sempre meglio il personaggio di Kathleen e soprattutto di approfondire il rapporto che la univa al marito, fatto di stima e affetto profondo ma anche di piccoli momenti di prevaricazione e sacrificio. La osserviamo, ad esempio, mentre mette leggermente da parte la relazione con la figlia Caitlin per appoggiare le aspirazioni politiche di lui, seguendolo tra raccolte fondi e campagne. Inoltre scopriamo che sta attraversando un periodo problematico a lavoro, ma che non sta rendendo partecipe Michael della cosa.
La fotografia di famiglia perfetta che ci era stata inizialmente mostrata si incrina pian piano, portando alla luce i lati oscuri del rapporto marito-moglie e trascinandoci sempre più in profondità, come spettatori, nelle dinamiche complesse che si sono create tra i diversi membri della famiglia: tra “matrigna” e figli maschi, tra sorelle adottive e non, tra “maggiori” e “minori”. Insomma, un intreccio di rapporti articolato, stratificato e multiforme, che la serie ci permette di scoprire pian piano, legandolo – e qui non possiamo che sottolineare quanto la scrittura degli episodi, per mano di Antonio Campos e Maggie Cohn, sia ottima – a quanto accaduto a Kathleen, spingendoci a formulare ipotesi e supposizioni, a propendere per colpevolezza o innocenza.
I continui passaggi da un piano temporale all’altro potrebbero risultare inizialmente disorientanti – soprattutto quando al tutto si aggiunge la prospettiva del team di documentaristi francesi che vuole fare un film sul caso – ma sono capaci di rendere la narrazione ancor più tesa e al tempo stesso intrigante. La regia a tratti particolarmente creativa permette di calarsi ancor di più nella vicenda: citiamo ad esempio la sequenza in cui gli avvocati di Michael cercano di ricostruire quanto accaduto a Kathleen, e al contempo ci viene mostrato quanto accaduto in occasione di una raccolta fondi organizzata dalla donna. Si passa da un momento all’altro con fluidità, e si è catturati nello scorrere degli eventi: da una parte le scale imbrattate di sangue che vengono fotografate e il team che simula la morte della donna, dall’altra la stessa Kathleen che prima si nasconde su quelle scale per parlare con la sua assistente al telefono e che poi si muove sicura tra gli ospiti, aiutando il marito a risplendere.
Colin Firth alla guida del cast
Più la vicenda prosegue, quindi, più la narrazione si fa ambigua ma al tempo stesso coinvolgente. Colin Firth, come dicevamo, è perfetto nella parte di Michael Peterson, un personaggio a suo modo particolarmente enigmatico, sfuggevole, che man mano si dimostra diverso rispetto a come ce lo avevano inizialmente presentato, più egocentrico ed arrogante, disperato per quanto accaduto alla moglie ma anche, in certe occasioni, sospettosamente distaccato. Ma questo è sufficiente per renderlo colpevole di un così barbaro omicidio?
Toni Collette, anche se ha decisamente meno su cui lavorare in termini di sceneggiatura (il tempo in scena è – come è ovvio che sia – limitato) è comunque in grado di dare vita ad un personaggio interessante, ricco di sfumature e a suo modo estremamente affascinante, capace di coinvolgere con la sua interpretazione ancor di più lo spettatore nella vicenda, suscitando una forte empatia in chi guarda, sia per quello che le è accaduto sia per le situazioni che, quando ancora in vita, è costretta ad affrontare: le difficoltà nel gestire il rapporto con i figli, quelli naturali e non, e nel conciliare la sua carriera con quella del marito, che non sembra cogliere lo sforzo che questo richiede.
I primi due episodi di The Staircase hanno catturato la nostra curiosità come non ci capitava da tempo con un crime di questo tipo, e non vediamo l’ora di proseguire settimanalmente con la visione. La narrazione promette, infatti, diventando sempre più corale e approfondendo i diversi punti di vista, di farsi sempre più interessante, cosa che non ci aspettavamo da una vicenda di cui sembrava essere già stato detto tutto: scoprire quanto accaduto a Kathleen sarà come salire, gradino dopo gradino, la scala che è al centro di questa storia, addentrandoci sempre di più in un mistero assolutamente intrigante.
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La recensione in breve
The Staircase - Una morte sospetta è una serie crime che racconta un caso interessante, in cui la regia creativa di Antonio Campos e le ottime scelte di cast (tra cui spiccano Colin Firth e Toni Collette) sono funzionali a rendere la visione ancor più coinvolgente. I primi due episodi accendono la curiosità dello spettatore, trascinandolo in una vicenda ricchissima di sfumature.
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Voto ScreenWorld