Pane e vino. Corpo e sangue.
L’essenzialità di The Last of Us sta tutta qui, nella sopravvivenza e nell’istinto di respirare, nel sangue che sgorga e nella carne che si lacera, nelle esperienze passate dei protagonisti che portano i segni delle cicatrici addosso. Il viaggio di Joel ed Ellie è un cammino spirituale alla ricerca della fiducia e della fede. Loro che, in qualche modo, hanno entrambi toccato la morte, hanno sacrificato sé stessi e ora devono solo spingersi fuori dal sepolcro, voraci di vita.
In questa recensione di The Last of Us 1×08, la serie HBO disponibile in esclusiva su Sky e NOW, racconteremo di come, in poco più di 50 minuti, Ali Abbasi costruisca la definitiva comunione per Ellie e Joel, a un episodio dalla conclusione della stagione. Si tratta, questo, di un episodio in cui la carne viene messa in primo piano, donandole una nuova sfumatura che al momento era mancata nella narrazione della serie, fino a questo momento più attenta al lato emotivo e interiore dei personaggi.
The Last of Us
Genere: Horror
Durata: 55 minuti
Uscita: 6 marzo 2022 (Sky, NOW)
Cast: Bella Ramsay, Pedro Pascal, Scott Shepherd
Nel mezzo di un gelido inverno
La trama di The Last of Us non viene rappresentata solo attraverso un viaggio on the road da parte dei due protagonisti, ma anche con lo scorrere del tempo e il passare delle stagioni. Non è un caso che, quasi in sintonia con le anime inquiete e gli eventi che Joel ed Ellie affrontano, il momento di stagnazione avvenga in inverno, dove la vita sembra essere privata del suo sbocciare e dove il freddo è sinonimo d’immobilità e morte. Dopo la conclusione del sesto episodio e il lungo flashback della scorsa settimana, The Last of Us rimane fermo nella situazione più tragica: Joel ferito a morte, incapace di rimanere sveglio per poco più di qualche minuto ed Ellie che, ancora una volta, è costretta ad abbandonare la sua età biologica per dimostrarsi più matura e adulta, nonostante l’inesperienza. La coppia di protagonista sta attraversando il suo momento peggiore e i pericoli non accennano a diminuire.
Rispettando la struttura quasi autoconclusiva di ogni singolo episodio, questo ottavo capitolo della saga ci presenta una nuova comunità di sopravvissuti, capitanati dal religioso David, un uomo che sin dalla presentazione ammalia lo spettatore in un ruolo ambiguo, religioso eppure profano, messianico eppure umano. L’incontro tra David ed Ellie, costretta a camminare nelle pianure innevate per procacciare della carne, darà il via a una sequela di eventi sempre più traumatici.
L’ultima cena
Nel mondo di The Last of Us o si è cacciatori o si è prede. O si è uomini o si è animali. Una dicotomia che, in realtà, sembra andare contro le sfumature di grigio che colorano quel mondo andato a rotoli. Come l’erba e le piante hanno riconquistato il posto a loro a lungo negato dai palazzi e dall’asfalto, così la natura animale ha preso il sopravvento sulle persone. Allora Ellie è costretta a imbracciare il fucile e andare a caccia, in solitaria, svestendosi dei panni della ragazza impaurita e “vergine” e sforzandosi, ancora una volta e in maniera più complessa del solito, di dimostrare la propria caparbietà, il suo essere superiore a ciò che la circonda. Una fatica che si scontra con la sua naturalezza di bambina inesperta, segnata dagli eventi del suo passato ma costantemente fiduciosa e ricolma di speranza (e quanto è brava Bella Ramsey a rappresentare questo conflitto interiore ancora una volta).
Arrivati al penultimo episodio della stagione, per Ellie è arrivato il momento di venire a patti con la sua essenza cristologica. Sin dalla sua prima apparizione, Ellie ha vestito i panni della predestinata, immune al virus del Cordyceps, la salvatrice che, donando il proprio sangue, aiuterà la creazione di un vaccino cambiando per sempre le sorti del mondo. Ma, come ogni figura religiosa insegna, non c’è salvezza senza resurrezione. E non c’è resurrezione senza prima il sacrificio. Un sacrificio che passa soprattutto attraverso il corpo, lo stesso che David e la sua comunità decidono di mangiare. Il corpo umano diventa quindi un corpo offerto, cibo per i sopravvissuti, apostoli di un nuovo mondo in attesa dell’Apocalisse.
La via crucis di Ellie
Quello che affronterà Ellie, da sola, con Joel ancora in fase di recupero dalla grave ferita che da un paio di episodi lo sta lasciando disteso e senza forze, è un vero e proprio percorso in cui vedrà il suo corpo martoriato. A ben vedere, e come abbiamo visto nello scorso episodio, l’importanza di Ellie inizia proprio da un martirio duplice: quello della carne (con la cicatrice sul braccio che mette in mostra la sua natura speciale) e quello dello spirito (la morte di Riley e di tutte le persone che la circondano – come ha avuto modo di gridare alla fine del sesto episodio – lasciandola continuamente sola). Ora per Ellie è giunto il momento di affrontare una vera e propria via crucis. Catturata, ingabbiata, la ragazza sembra avere il destino segnato. Un destino scelto da entità a lei superiori: David, figura religiosa per il proprio gruppo, è l’uomo più simile a Dio che abbiamo mai incontrato in questo lungo viaggio (e il nome, da cui discende il Messia nell’ebraismo e Giuseppe nel cristianesimo, non sembra scelto a caso). Scott Shepherd sembra davvero brillare di luce divina nel portare sullo schermo un personaggio davvero malvagio, contrario alla rappresentazione manichea del villain, affascinante, gentile, ma anche furbo e spietato.
Ellie sarà costretta ad affrontare in solitaria questo pericolo, raggiungendo il suo sepolcro più profondo. In un episodio quasi statico, che non raggiunge le vette degli episodi precedenti, assistiamo alla prova più dolorosa per la protagonista. Sbilanciato nel ritmo (ritorna quella sensazione di incontri e scontri di passaggio, con storyline che si aprono e si chiudono nel giro di 50 minuti, stavolta con la sensazione di una narrativa un po’ affrettata), When We Are in Need regala, però, un ultimo atto di grande potenza e intensità.
Il fuoco purificatore
Non appare casuale che sia il fuoco a chiudere l’episodio e a sancire, come a marchiare sulla pelle attraverso il calore, il definitivo legame che intercorre tra Ellie e Joel. Proprio la ragazza, in quell’esplosione finale, nevrotica e sconvolgente, sembra rigettare tutto l’odio represso e tutto il male ingoiato nel corso di una vita che l’ha martoriata. In un’indigestione di rabbia, Ellie uccide Dio, commette un peccato subito purificato attraverso il fuoco che divora la tavola calda.
A un episodio dalla conclusione, The Last of Us finisce di costruire i suoi due protagonisti, in preparazione di un finale che chiama la definitiva salvezza. Anche attraverso l’Apocalisse.
Resta da capire se in questo mondo senza dio, il corpo e lo spirito di Ellie siano davvero intrisi di quell’aurea messianica che Marlene ci ha raccontato sin dall’inizio. È stato un viaggio basato sulla fede, noi come apostoli spettatori di un inevitabile destino. E sullo schermo la carne, sacra, che ci rende umani. E il sangue, benedetto, che sgorgando simboleggia la vita.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
L'ottavo episodio di The Last of Us (1x08) non raggiunge l'equilibrio perfetto degli episodi precedenti, ma chiude tutta la narrazione necessaria in vista dell'epilogo. Lo fa attraverso un'ora leggermente squilibrata, ma dove spicca la recitazione di Bella Ramsey, che regala un ultimo atto di grande potenza emotiva.
-
Voto ScreenWorld