Basta un dettaglio per raccontare tutto. Un dettaglio per prendere le distanze dalla realtà e allo stesso tempo rendere una storia ancora più realistica. Siamo in un’Italia che è quasi la nostra Italia. Da cosa lo capiamo? Da un cartellone pubblicitario che annuncia l’imminente costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Assurdo, vero? Un piccolo what if che ci mette subito nella giusta prospettiva: siamo dentro una specie di distopia al limite del grottesco, che non smette mai di essere verosimile.
Ci sembrava la prima cosa da dire nella nostra recensione dei primi due episodi di The Bad Guy (su 6 totali), la nuova serie tv made in Italy targata Prime Video. Uno show dal retrogusto agrodolce tutto nostrano, che ha la grande intelligenza (e furbizia) di ribaltare la “solita storia di mafia” con un approccio pop sarcastico e brillante. La sensazione è quella di essere davanti a una storia che si mostra come canonica per poi giocare con le aspettative del pubblico e con le regole del genere, ribaltate con un’intelligenza mai banale. Adesso vi spieghiamo da dove nasce il nostro entusiasmo.
The Bad Guy
Genere: Black humor, crime, commedia
Durata: 6 episodi
Uscita: 8 dicembre (Prime Video)
Cast: Luigi Lo Cascio, Claudia Pandolfi, Vincenzo Pirrotta, Selene Caramazza, Giulia Maenza, Antonio Catania
Nella trama di un’ossessione
Siamo in una Sicilia che è quasi la nostra Sicilia. Alternativa ma non troppo, visto che la mafia resta il cancro da estirpare. È questa la nera ossessione dell’instancabile Nino Scotellaro, magistrato che si dimena tra imboscate e intercettazioni pur di acciuffare boss e criminali. Una vocazione spontanea che gli ha fatto sacrificare quasi tutto, rendendolo il volto della giustizia. Una giustizia che, spesso, ha ritorsioni paradossali. Una giustizia che anche in questa quasi-Italia (come nella nostra) mostra grandi falle nel sistema. Perché? Perché Scotellaro, proprio il prode e ligio Scotellaro, di colpo passa dalla parte del torto marcio quando viene accusato di favoreggiamento. Il simbolo della lotta alla mafia infangato di complicità con la mafia. Scandalo, vergogna e sgomento soprattutto tra le persone che lo amano (una sorella scontrosa e una moglie senza un padre ucciso proprio dalla mafia). Ha così inizio un percorso di trasformazione fisica e morale di un uomo deluso e arrabbiato, pronto a rivedere i suoi principi e le sue ossessioni.
Mafia in salsa pop
Temi amaramente nostrani, contesto tristamente italiano, vocazione internazionale (il titolo vale come indizio). The Bad Guy sembra stata scritta e girata con questo intento ben preciso. Un lavoro certosino che Ludovica Rampoldi, Davide Serino e Giuseppe G. Stasi (autori della serie) hanno curato nei minimi dettagli, trovando un equilibrio difficilissimo. Perché l’efficace idea di un’Italia alternativa permette alla serie di allontanarsi dai soliti binari della storia criminale, abbracciando così un approccio leggermente surreale. Ed è proprio il tono di The Bad Guy a fare la differenza: caustico, amaro eppure capace di grande ironia. Nasce così una black comedy a tinte action che mescola i generi con grande disinvoltura. Merito di una scrittura ritmata, che va a tempo con una regia dinamica, fresca e piena di idee. Non si siede mai The Bad Guy, provando sempre a stupire con una messa in scena molto raffinata, capace di essere corale e intima allo stesso tempo, che richiama precedenti illustri come Il Divo e la serie tv Il Cacciatore. Succede quando la serie sceglie grafiche, inquadrature sbilenche e canzoni che rileggono la classica gangster story in salsa pop.
Il buono è brutto e cattivo
A proposito di icone pop è difficile guardare la rabbia negli occhi di Scotellaro senza pensare a Walter White. Un simbolo rievocato da un’eccezionale Luigi Lo Cascio, che proprio come il protagonista di Breaking Bad inizia un percorso di trasformazione morale e fisica che lo porterà a rimettere tutto in discussione. Un vero e proprio processo chimico di evaporazione in cui distinguere giusto e sbagliato non è mai facile. Tra l’altro abbiamo notato una certa ironia anche nella scelta di Lo Cascio stesso, una trovata di casting molto intelligente. È come se con questo ruolo l’attore si scrolli di dosso l’aura di seriosità e impegno che ha sempre contraddistinto la sua carriera, diventando finalmente l’incendiario della situazione. Ironico, pungente e imprevedibile, il suo Scotellaro è una scheggia impazzita che dona tensione alla storia e incarna alla perfezione l’antieroe tanto amato dalla serialità americana. Il bello, però, è che o fa con una mentalità tipicamente italiana. Un cortocircuito paradossale che però incarna tutto il fascino di The Bad Guy. Una bellissima sorpresa di fine anno che regala un convinto dito medio al buonismo natalizio.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
Ironica, brillante e agrodolce. The Bad Guy riscrive le regole dalla crime story con una scrittura brillante e una regia dinamica. Una serie tv tipicamente italiana che non perde mai un appeal internazionale anche grazie a un protagonista che rievoca i grandi antieroi made in USA.
-
Voto ScreenWorld