“Sono 14 anni che mi devo vedere la seconda stagione di Sense 8, perché aspettavo un momento in cui mi pigliava bene”. È solo un piccolo momento della serie che vi raccontiamo nella recensione di Strappare lungo i bordi, distribuita da Netflix e scritta, disegnata e diretta da Zerocalcare, disponibile in streaming dal 17 novembre. Ma è un momento che spiega bene che cos’è Zerocalcare: qualcuno che, con dei semplici tratti grafici, ormai inconfondibili, e con parole ben scelte, riesce sempre a cogliere il senso delle cose, e a creare immediatamente comunità, identificazione.
Qui ci fa pensare a noi che ormai le cose da guardare ce le mettiamo da parte, e magari non troviamo qualcosa da vedere in questo momento. Ma anche una riflessione sul mezzo su cui è presente, con un prodotto metanarrativo che ironizza sullo stesso. Strappare lungo i bordi è una serie da non perdere: esilarante, irresistibile, commovente. Zerocalcare oggi sembra essere la voce della coscienza di una generazione. Dice cose che pensiamo tutti, ma magari non riusciamo a dire. Strappare lungo i bordi parla delle strade che possono prendere le nostre vite, e del seguire o meno dei percorsi che sono precostituiti e sicuri come quelle linee tratteggiate in cui è difficile sbagliare nello staccare la figura in questione.
STRAPPARE LUNGO I BORDI (2021)
Genere: Animazione/Commedia
Durata: 6 episodi da 20 min.
Uscita: 17 novembre 2021 (Netflix)
Attori: Zerocalcare, Valerio Mastandrea
Si piange dalle risate e dalla commozione
Strappare lungo i bordi è un viaggio avanti e indietro nel tempo, che inizia nel 2001, nell’estate del G8 di Genova, e parla dell’incontro con una ragazza, Alice, che sarà il motore della storia. Si torna indietro fino al 1995 per raccontare Zerocalcare in seconda media alle prese con la Mazzetti, la professoressa di matematica che lo credeva un bravo alunno e che lui pensa di aver deluso. Da qui gli immancabili sensi di colpa, che da quel momento torneranno spesso, per vari motivi, a tormentare il nostro Zero. Tenete a mente questa cosa, perché ci torneremo dopo. Ancora ai giorni nostri, vediamo Zero che deve incontrare i suoi amici di sempre, Sarah e Secco. I tre devono prendere un treno. Sarà una giornata dolorosa. Ma non capiremo perché fino all’ultima puntata, in cui, dopo aver pianto dalle risate per tutta la serie, piangerete anche dalla commozione.
La rivincita del flusso di coscienza
I ricordi vanno e vengono in una serie che scorre veloce e senza fiato, in sei puntate da 16 minuti, e finisce troppo presto. Nelle storie di Zerocalcare ogni piccolo spunto, ogni oggetto, ogni parola, ogni idea può essere il via per una digressione, ogni volta esilarante, una riflessione che ci sembra futile ma che nasconde dentro una verità. Il modello narrativo di Zerocalcare è il flusso di coscienza, quello che, studiato a scuola con l’Ulisse di Joyce vi sarà sembrato noiosissimo. E invece non è mai stato così spassoso come ora. La rivincita del flusso di coscienza potrebbe proprio essere il titolo per una delle sue opere.
Sei soltanto un filo d’erba in un prato
Zerocalcare sembra davvero dare voce di tutti noi, riesce a esprimere quello che abbiamo sempre pensato e non abbiamo mai osato dire. Tipo la cosa che se per un viaggio parti in anticipo e metti in conto degli imprevisti questi non capitano, ma se parti in orario qualche imprevisto ti accade di sicuro. Tipo quei viaggi in treno dove l’aria condizionata è sempre troppo alta, o inesistente. Tipo il cane a cui dai le crocchette e lui vuole l’umido. O tipo avere una casa perennemente in disordine, dove ormai le stanze sono quattro regni che hanno proclamato l’indipendenza e puntano anche a conquistare il “divano di spade”, l’unico luogo che sei riuscito ancora a tenere in ordine. E poi c’è quel magnifico affresco di vita quotidiana che è il racconto dei bagni pubblici delle donne e degli uomini.
Si sta bene, dopo aver visto o letto qualcosa di Zerocalcare, perché si è consapevoli di aver trovato qualcuno che ci capisce. E, a proposito di quei sensi di colpa, andate ad ascoltare il discorso di Sarah nell’episodio 2, quello della Mazzetti, la prof di matematica. “Sei soltanto un filo d’erba in un prato, non il centro del mondo” dice a Zero l’amica. Pensiamoci sempre a questa cosa dei fili d’erba. Siamo solo una piccola parte rispetto all’infinito: non diamoci troppa importanza.
Valerio Mastandrea è l’armadillo
Strappare lungo i bordi è una graphic novel in movimento, che, come tale, prende immagini fisse e le espande, ha la libertà di prendere situazioni di vita quotidiana e farle diventare larger than life, come accadeva, ad esempio, a un’altra graphic novel diventata film come Persepolis di Marjane Satrapi. Ha la libertà di prendere i personaggi e farli parlare tutti con la stessa voce. Zerocalcare doppia infatti tutti i personaggi, compresa Alice, per cui usa un vocoder, perché era una storia di tanti anni fa e non si ricorda la sua voce. Tutti tranne l’Armadillo, doppiato da Valerio Mastandrea. E con una sorpresa, emozionante, nell’ultimo episodio. Zerocalcare ha spiegato che è come se qualcuno si sedesse davanti a te e ti raccontasse una storia: non chiama qualcun altro a fare le voci. Te la racconta lui.
Mettere in pausa e rivedere i dettagli
E allora le puntate volano a un ritmo velocissimo, che è quello della parlata di Zerocalcare. Nei fumetti la velocità della storia dipende dal lettore, mente nella serie il ritmo ce lo dà lui, ed è velocissimo. Ma questa serie è pensata per essere vista sui dispositivi su cui si può mettere pausa. La prima volta si può guardare tutta d’un fiato per seguire la storia, la seconda volta si può mettere pausa il player e andarsi a rivedere i dettagli. Che sono tanti e tutti gustosissimi. Strappare lungo i bordi è una grande serie, qualcosa di mai visto nella produzione seriale italiana, ed è allo stesso tempo puro Zerocalcare, che è riuscito a rimanere se stesso. Ha un unico difetto: finisce troppo presto e se ne vorrebbe ancora, all’infinito.
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Conclusioni
Strappare lungo i bordi è una serie da non perdere: esilarante, irresistibile, commovente. Zerocalcare oggi sembra essere la voce della coscienza di una generazione. Dice cose che pensiamo tutti, ma magari non riusciamo a tirare fuori.
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Voto ScreenWorld