Tu non vuoi ferirmi, ma guarda quanto è andato in profondità il proiettile. Inconsapevolmente ti sto spingendo lontano. C’è una minaccia nei nostri cuori, tesoro.
Running Up That Hill di Kate Bush risuona nelle cuffie del walkman di Max (Sadie Sink) mentre, con l’aria assorta, quasi assente, attraversa il corridoio del liceo guardando i suoi compagni come fossero fantasmi. È una delle prime scene del Volume 1 di Stranger Things 4, che include i primi 7 episodi e debutta in tutti i Paesi in cui Netflix è attivo il 27 maggio. Il volume 2 comprenderà invece gli episodi 8 e 9 e sarà disponibile il 1° luglio.
Sono parole intense, come la musica che ascoltiamo, e che ci fanno presagire come il tono della nuova stagione sia più cupo, più adulto. La prima immagine che ci ha riportato nel mondo di Stranger Things è stata quella di una bicicletta condotta da un ragazzino, quasi fosse un marchio di fabbrica, quasi per dirci che sì, dopo tanto tempo, siamo ancora lì, in quel mondo che ricrea i film della Amblin, E.T. e I Goonies, Stand By Me e tutto ciò che vi è collegato. Ma subito dopo ripiombiamo indietro nel tempo, fino al 1979, in quel terribile laboratorio di Hawkins dove i bambini speciali venivano trattati come cavie. È da lì che arriva la nostra Undici (Millie Bobby Brown). Sarà un momento duro, sanguinoso. I ragazzi stanno crescendo e, come vi raccontiamo nella nostra recensione di Stranger Things 4, anche la serie, arrivata alla quarta stagione, è diventata adulta.
Stranger Things 4 – Volume 1
Genere: Fantasy
Durata: 7 episodi/80 minuti ca.
Uscita: 27 maggio 2022 (Netflix)
Cast: Millie Bobby Brown, Finn Wolfhard, Winona Ryder, David Harbour
La trama: sognando la California
L’azione torna nel 1986. Sono passati sei mesi dalla battaglia di Starcourt che ha portato terrore e distruzione a Hawkins. Mentre affrontano le conseguenze di quanto successo, i protagonisti si separano per la prima volta, e le difficoltà del liceo non facilitano le cose. Joyce Byers (Winona Ryder), Will (Noah Schnapp) e Jonathan (Charlie Heaton), insieme a Undici (Millie Bobby Brown), non sono più a Hawkins. Si sono trasferiti in California, ma non tutto va bene: Undici, a scuola, viene bullizzata perché è quella “strana”. Il suo amore, Mike (Finn Wolfhard), è rimasto a Hawkins insieme a Dustin (Gaten Matarazzo), Lucas (Caleb McLaughlin) e Max (Sadie Sink). Nancy (Natalia Dyer), Steve (Joe Keery) e Robin (Maya Hawke) sono alle prese con i primi lavori. Tutti sentono la mancanza dei propri amici. E, mentre ognuno è particolarmente vulnerabile, arriva una nuova e orribile minaccia soprannaturale assieme a un mistero cruento che, una volta risolto, potrebbe mettere fine agli orrori del Sottosopra.
Piccoli nerd crescono
I ragazzi sono cresciuti, dicevamo. La prima cosa che balza agli occhi è questa. Era prevedibile: da perfetto romanzo di formazione seriale, Stranger Things vuole prendere dei bambini e portarli lungo quel tortuoso percorso che è l’adolescenza e l’età adulta. Un po’ come per Harry Potter, gli attori crescono con i loro personaggi. È quello che faceva Truffaut con il suo Antoine Doinel, è quello che ha fatto Richard Linklater con la trilogia Before e soprattutto con Boyhood. Il fatto è che ora il cambiamento ci sembra brusco: a causa della pandemia, ma anche delle altissime aspettative che questa nuova stagione si portava dietro e che hanno portato a una lavorazione, soprattutto in fase di scrittura, lunghissima, è passato davvero molto tempo tra la terza e la quarta stagione. I ragazzi, oggi, ci sembrano davvero grandi, e non sembra proprio che sia passato un anno. Ci vuole un po’ per abituarsi a tutto questo, è vero. E forse alcuni look, i capelli o i cappellini, sembrano un po’ forzati. Però sono loro, i nostri amici, siamo noi quando eravamo ragazzi, perché in fondo è questo che, più di ogni altra cosa, ci fa amare Stranger Things. E ritrovarli è bellissimo.
Quel sentirsi “sottosopra”
“Figli piccoli, problemi piccoli. Figli grandi, problemi grandi.” Così dice il detto, ed è quello che si trovano a vivere i nostri eroi. Sì, perché, non dimentichiamolo, le “cose strane” che vivono i protagonisti della serie sono, prima ancora che quelle soprannaturali, quelle legate alla loro età, alla crescita e all’esplorazione tipica dell’età. Prima che il Sottosopra, è quel “sentirsi sottosopra” che ci accade crescendo che è il vero cuore della serie, e che rende Stranger Things vibrante, emozionante, al di là della realizzazione mirabile, della costruzione di un mondo, delle citazioni e degli elementi horror. Così Undici è soprattutto una ragazzina che ha perso il padre, che è senza punti di riferimento e si sente diversa rispetto alle coetanee della sua scuola. E Max è prima di tutto un’adolescente che vive in una famiglia disfunzionale, che ha subito un grosso trauma, e che porta tutto questo nella sua vita e nei rapporti interpersonali.
Nei primi episodi di Stranger Things 4 sono soprattutto loro, le due ragazze, a tenere la scena, con la loro sensibilità, la loro rabbia, i loro problemi. La scena del colloquio di Max con la consulente scolastica è eccezionale, con quel piede che batte nervoso, e il volto di Sadie Sink, sempre più brava, che passa per minuscole espressioni.
Come in Nightmare – Dal profondo della notte
E con l’affacciarsi all’età adulta cambia anche il tono della serie. Ce lo avevano detto: se le prime stagioni erano E.T. o I Goonies, questa stagione 4 è più vicina a Nightmare – Dal profondo della notte: dai primi episodi che abbiamo visto possiamo dire che è così. C’è qualcuno, o qualcosa, che viene da un’altra dimensione, che potrebbe essere quella del sogno. Ma chi muore nel sogno muore anche nella realtà. Lo spunto concettuale è quello, ma i Duffer Brothers sono riusciti a creare qualcosa di originale a livello iconografico. Ci sarà da soffrire, ci sarà da aver paura. Ma non possiamo lasciare soli i nostri ragazzi.
Ci sono anche i russi
A proposito di paura. Come nella stagione 3, lo sapete, ci sono anche i russi. Ed è strano vederli oggi in una serie, e vederli come li rappresentava un certo cinema anni Ottanta, stereotipati e macchiettistici, oggi che, a livello globale, sono tornati ad essere una minaccia concreta su cui non c’è nulla da ridere. Ma vederli così, in Stranger Things, potrebbe essere addirittura catartico. A proposito di paura, non dovete farvi spaventare dalla durata dei nuovi episodi, che sono quasi tutti intorno agli 80 minuti (che diventano addirittura 98 minuti per il settimo). È una durata che fa di ogni singolo episodio quasi un film. Questo rende la quarta stagione di Stranger Things una serie meno adatta al binge watching e più a una fruizione distillata nel tempo. Godetevi ogni singola puntata come se fosse un film. D’altra parte, abbiamo detto per anni che di Stranger Things ne avremmo voluto il più possibile e, ora che l’attesa è finita, abbiamo avuto quello che volevamo.
Una sorta di ritorno a casa
D’altra parte la posta in palio è altissima. Stranger Things è una delle serie simbolo di Netflix, un brand nel brand, e il colosso dello streaming, è evidente, ci punta molto. Le premesse non sono disattese. Entrare nel mondo di Stranger Things, e perdercisi letteralmente dentro, è un po’ una sorta di ritorno a casa per chi come noi ha vissuto a lungo in quei mondi cinematografici nella propria infanzia. L’idea geniale dei Duffer Brothers è quella di raccontare una fase delicata della vita di una persona, il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e il primo avvicinamento all’età adulta, e di farlo ricostruendo quel mondo, quell’universo cinematografico che meglio di ogni altro ha saputo raccontare quel momento della vita, e renderlo magico e incantato.
È il cinema fantastico degli anni Ottanta, quello della Amblin, di Spielberg e Zemeckis, de I Goonies e Stand By Me. E ora continua spostandosi in altri mondi, più horror, ma coerenti a uno stile che non è mai citazione fine a se stessa, ma un continuo e avvolgente paesaggio-stato d’animo. Così tutti noi guardiamo Stranger Things e ci ricordiamo di ogni volta che ci siamo “sentiti sottosopra”.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
La recensione in breve
Stranger Things 4 non ha disatteso le promesse ed è valsa l'attesa. L’idea geniale dei Duffer Brothers con la serie Netflix è quella di raccontare una fase delicata della vita di tutti noi e di farlo ricostruendo quell’universo cinematografico che meglio di ogni altro ci ha mostrato quel momento.
-
Voto ScreenWorld