Purple Hearts, per la regia di Elizabeth Allen Rosenbaum e con Sofia Carson, Nicholas Galitzine e Chosen Jacobs protagonisti, è una rom-com attualmente in tendenza su Netflix. Il pubblico – soprattutto americano – lo ha adorato, i critici immediatamente bastonato. I numeri parlano chiaro: l’America “cinematografica” rimane sempre attratta dai temi patriottici e militari, soprattutto se a smuoverli c’é un bel confronto politico tra schieramenti ferventi e irremovibili. Inoltre, se c’è una cosa che non manca mai a Netflix su base settimanale sono le uscite di film romantici, anche al di fuori delle date più consuete, come San Valentino e Natale. Dopo Persuasione e Sotto il sole di Amalfi, quindi, come vedremo nella nostra recensione di Purple Hearts abbiamo una nuova storia d’amore, che arriva sulla piattaforma per soddisfare gli amanti del genere.
Purple Hearts
Genere: Commedia romantica
Durata: 122 minuti
Uscita: 29 luglio 2022 (Netflix)
Cast: Sofia Carson, Nicholas Galitzine, Chosen Jacobs
Una trama di opposti, caratteriali e politici
Purple Hearts racconta la storia di due “cuori” – per riprendere la terminologia del film – che, nonostante le loro numerose differenze, decidono di sposarsi. I caratteri dei nostri protagonisti, Cassie Salazar (Sofia Carson) e Luke Morrow (Nicholas Galitzine) sono infatti totalmente agli antipodi. Cassie è una barista che aspira a diventare una cantautrice a tempo pieno. È una femminista pungente, misandrica (come percepiscono i marines che frequentano il suo bar), migliore amica della sfrontatezza e con tanto da dire sul governo degli Stati Uniti.
Allo stesso tempo, Luke è un delinquente trasformato in marine che manca di pensiero critico. I due si incontrano in un momento difficile della loro vita e decidono di sposarsi – nonostante non si piacciano – per i vantaggi militari che il matrimonio porta con sè. Cassie è infatti affetta da diabete di tipo 1 e, come ci viene detto, “l’insulina non è economica, se l’assicurazione non la copre, sei fregato“. Luke, invece, guadagnerà uno stipendio extra sposandosi, il che gli consentirebbe di ripagare i debiti che ha contratto negli anni. Ma, quando un’indicibile tragedia li colpirà, la linea di demarcazione tra il reale e il fittizio comincerà a sfumare.
Sofia Carson: la “ragazza Disney” è cresciuta
Sorprendentemente, questa storia d’amore tra un soldato e una liberale pacifista offre alcuni spunti di conversazione controversi, anche se limitati alla prima parte del film, dileguando la profondità narrativa in tematiche quali la guerra come male necessario o che il sistema sanitario degli Stati Uniti abbia toccato il fondo.
Dal secondo atto in poi, infatti, l’imbarcazione di Purple Hearts comincia a naufragare e l’eccesso di sentimentalismo prende il sopravvento. Nonostante la regia di Elizabeth Allen Rosenbaum, pittoresca e che riesce effettivamente a catturare l’atmosfera che il film cerca disperatamente di creare attraverso la sceneggiatura, l’incapacità di fare i conti con la densità delle tematiche presentate e l’arco di trasformazione dei personaggi, mina la quasi totalità dello sforzo narrativo.
Eppure, Purple Hearts si apre un nuovo terreno tra le altre proposte del genere, poiché i suoi personaggi non rispondono agli archetipici tipici della rom-com, portatori di due visioni del mondo contrapposte e frutto di un’educazione “cinematograficamente” non canonica. Sofia Carson, soprattutto, è perfettamente in sintonia con il suo ruolo in Purple Hearts; l’attrice è nota per il suo passato di “ragazza Disney” e, come Cassie, sfrutta al meglio il canto e la recitazione anche all’interno di questo testo narrativo. La scelta più precisa di Purple Hearts è stata proprio quella di far interpretare alla Carson una cantante in cerca di successo e le sue performance sono magnifiche sia in termini di messa in scena che di esercizio vocale.
Assieme alla sua band The Loyal, sta cercando di sfondare nel mondo della musica, elemento non particolarmente di rilievo rispetto ai molti film che siamo abituati a vedere, ma la sua vocalità, unita al carisma sprigionato sul palco, e la canzone scritta per il suo “marito” in Iraq, “Come back home”, composta nella realtà per lei da Justin Tranter, permettono chiaramente a Purple Hearts di fare la differenza. Purtroppo, non possiamo dire lo stesso di Nicholas Galitzine, ingessato quanto basta per interpretare un militare dell’esercito, ma con un’impostazione recitativa non abbastanza flessibile da giustificare il suo passato di droga, debiti e malefatte.
Un cuore viola, un’America che sogna
Cassie e Luke resteranno insieme? O si separeranno con la stessa rapidità con cui si sono conosciuti? Non stiamo parlando di una cospirazione politica, dunque il fulcro del racconto rimane sempre la storia d’amore “alla Nicholas Sparks”, che cerca però di attualizzarsi abbracciando entrambi i lati della barricata liberal-conservatrice. In questo senso, concettualmente Purple Hearts risulta vincente nell’applicare il topos de “gli opposti si attraggono” all’estrema distanza tra gli schieramenti della politica americana di oggi, costruendovi attorno un intreccio narrativo che vive di un gioco di parole dal significato socio-politico e, al contempo, vuole giocare con il sistema: la suddetta medaglia “Purple Heart” è infatti un vero riconoscimento destinato ai guerrieri feriti o morti in battaglia. Dall’altra parte, questa espressione invita a pensare al cuore in senso romantico, piuttosto che letterale; se il conservatore “rosso” e il liberale “blu” si innamorano, la combinazione cromatica che caratterizza l’unione dei loro cuori è proprio il viola.
L’America di Purple Hearts è colorita, irrealistica e a tratti stucchevole. Ha bisogno di guarire le proprie fratture e lo fa attraverso un sogno, epitome – per antonomasia – del genere rom-com, dove il sogno di un’America unita non svanisce mai.
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La recensione in breve
Purple Hearts è una rom-com essenzialmente "americana", che riecheggia gli stilemi narrativi di Nicholas Sparks e rielabora l'idea romantica degli opposti che si attraggono adattandola alle fratture sociali e politiche degli Stati Uniti oggigiorno, con non poca fatica però dal punto di vista della scrittura.
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Voto ScreenWorld