“Famoso? Voglio essere vero!” “Solo con la fama puoi sentirti vero!”. La recensione di Pinocchio (2022), il film di Robert Zemeckis, disponibile in streaming su Disney+ l’8 settembre, in occasione del Disney+ Day, inizia da questo dialogo, scritto appositamente per il film. Avviene nella prima parte, con l’incontro tra Pinocchio e il Gatto e la Volpe. Ed è probabilmente in questo momento che capiamo la chiave, o almeno una delle chiavi, che dà il senso al film di Zemeckis. Ricordate come andava tra i due “impresari” e l’ingenuo burattino? Gli promettevano che, seppellendo dei soldi, sarebbe cresciuto un albero. In pratica, per tentarlo, gli promettevano la ricchezza. Qui, invece, gli promettono la fama, la notorietà. Zemeckis, probabilmente, vuole mandare un messaggio a tutti quelli che cercano la fama in modo facile, con le scorciatoie, senza il giusto studio e la preparazione. Il riferimento alle star dei social o di altri meccanismi simili non ci sembra affatto puramente casuale. E allora possiamo anche dirvi che cos’è questo Pinocchio di Robert Zemeckis: un remake live action del classico Disney del 1940, ma anche la personale rilettura, attualizzata e con non poche libertà di un racconto che, certo, è immortale, ma può aver bisogno di un adattamento ai nostri tempi.
Pinocchio – 2022
Genere: Fantastico
Durata: 105 minuti
Uscita: 8 settembre, su Disney+
Cast: Tom Hanks, Benjamin Evan Ainsworth, Joseph Gordon-Levitt, Cynthia Erivo, Keegan-Michael Key, Luke Evans, Giuseppe Battiston.
C’era una volta un pezzo di legno
La storia, beh, quella la conoscete. C’era una volta un pezzo di legno. Il libro di Carlo Collodi inizia così. Nel momento in cui Geppetto (Tom Hanks), falegname umile e dal grande cuore, scolpisce un burattino di legno di pino. Il suo desiderio che diventi un bambino vero viene ascoltato dalla Fata Turchina, che gli dona la parola e una coscienza. Sulla via della scuola, Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe, due faccendieri che lo tentano e lo portano al teatro di Mangiafuoco (Giuseppe Battiston)… Il resto probabilmente lo conoscete. Se non lo sapete, vi lasciamo il gusto di scoprirlo.
La solita storia? Non proprio
In ogni caso, anche per chi ha letto e visto i vari adattamenti di Pinocchio (dal classico Disney del 1940 allo sceneggiato di Comencini fino alle versioni di Benigni e di Garrone), può vedersi il film di Robert Zemeckis senza che debba dare tutto per scontato. Se il canovaccio non può che essere quello del libro, il regista di Forrest Gump si prende non poche libertà nel rileggere la storia di Collodi. Inserisce dei personaggi nuovi, come il gabbiano Sofia e Sabina, una marionetta ballerina francese. La balena diventa un mostro marino che sembra un mosasauro di Jurassic World, e così via. Si prende il divertimento di inventare qualche gag, tra cui la più geniale è quella di far nuotare Pinocchio così velocemente da diventare il motore di una barca. E poi, come vuole la tendenza, crea un cast inclusivo: così la fata Turchina è di colore (Cinthya Erivo) e un altro personaggio, la marionettista Fabiana (Kyanne Lamaya) ha una disabilità.
Un Pinocchio contro tutti gli haters
Ma non sono scelte politically correct, o semplici vezzi. Perché i cambiamenti di Robert Zemeckis, in un impianto che è comunque rispettoso della materia originale, vanno in una direzione precisa. Come vi abbiamo detto, c’è in questo Pinocchio una continua tensione tra la fama e la verità, tra la voglia di arrivare facilmente e quella di sudarsi il proprio posto (che non deve essere per forza la fama), tra il fare la scelta più facile e quella più giusta.
Se il Gatto e la Volpe ci dicono che “solo con la fama puoi sentirti vero” è probabilmente perché oggi in molti crediamo che sia così, che una cosa sia vera solo se appare sui social media e ha migliaia di like. E così, le sequenze girate nel Paese dei Balocchi, quelle più ad effetto del film, tra il Tim Burton de La fabbrica di cioccolato e Steven Spielberg (che, anche lui, girò il suo personale Pinocchio, A.I. – Intelligenza artificiale), dopo un tourbillon di trovate, approdano a un’attrazione che si chiama “chiudi la bocca”, e permette di insultare chi si vuole. E allora il quadro ci sembra completo: fama veloce, verità che corrisponde alla fama, odio libero verso chiunque.
Il Pinocchio di Zemeckis non è più solo la storia di Collodi, ma una storia ben piantata nei nostri tempi.
Tom Hanks e Giuseppe Battiston, grandi attori
Robert Zemeckis, così, firma un film personale, come lo aveva fatto Tim Burton con il suo Dumbo, in un alveo ben circoscritto come quello del rifacimento in chiave live action dei suoi classici che da qualche anno sta diventando una delle strategie della Disney. A farlo, d’altra parte, è un maestro dell’animazione mista a live action: non a caso Chi ha incastrato Roger Rabbit è forse l’esempio più famoso di questo connubio. Che permette di far recitare un personaggio animato (che rispetta e aggiorna l’iconografia del personaggio del classico della Disney) accanto a grandi attori: e Tom Hanks e il nostro Giuseppe Battiston lo sono. Robert Zemeckis, poi, è uno che ha più volte raccontato l’innocenza e l’ingenuità che si scontrano con il mondo.
Il suo Pinocchio, allora è come un Marty McFly o un Forrest Gump. E, come loro, sa correre veloce.
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La recensione in breve
Il Pinocchio del 2022 di Robert Zemeckis è un remake live action del classico Disney del 1940, ma anche la personale rilettura, attualizzata e con non poche libertà di un racconto che, certo, è immortale, ma può aver bisogno di un adattamento ai nostri tempi.
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Voto ScreenWorld