Siamo onesti: Star Wars non se la stava passando benissimo negli ultimi anni. Dopo una trilogia sequel che ha deluso più di qualche spettatore, dopo uno spin-off dedicato al giovane Han Solo non particolarmente amato e dopo una miniserie, legata a un personaggio storico e amato dai fan come Boba Fett, quasi del tutto dimenticabile, il mito della galassia lontana lontana sembrava allontanarsi sempre di più dal pubblico contemporaneo. Fatta eccezione per The Mandalorian, quella di Star Wars sembrava una stella solitaria, pronta a spegnersi lentamente.
Obi-Wan Kenobi, la miniserie in sei episodi, disponibile su Disney+ a partire dal 27 maggio 2022 con cadenza settimanale, annunciata ufficialmente nel 2020 (anche se le voci di una storia dedicata al personaggio giravano già dal 2017), da opera che poteva dimostrarsi l’ennesimo motivo di entusiasmo per i fan si è trasformata inesorabilmente nell’ultimo tentativo di sopravvivenza per il brand. Nonostante un cauto ottimismo, unito a un immancabile effetto nostalgia per il ritorno di certi personaggi e certi attori storici della saga, l’arrivo della miniserie poteva simboleggiare la rinascita di un mito contemporaneo o la sua definitiva resa nel tempo.
Nella nostra recensione di Obi-Wan Kenobi, ovviamente senza spoiler, affronteremo i primi due episodi, rilasciati eccezionalmente in coppia, che – diciamolo subito – segnano il ritorno del mito di Star Wars.
Obi-Wan Kenobi
Genere: Fantasy
Durata: 6 episodi/50 minuti ca.
Uscita: 27 maggio 2022 (Disney+)
Cast: Ewan McGregor, Hayden Christensen, Vivien Lyra Blair, Moses Ingram
Una storia portata dal vento
Potremmo riassumere la trama di Obi-Wan Kenobi facilmente: dieci anni dopo gli eventi di Episodio III: La vendetta dei Sith, Obi-Wan (Ewan McGregor) vive col nome di Ben Kenobi su Tatooine conducendo una vita normale e anonima. Solitario e di poche parole, il nostro sembra soffrire di stress post-traumatico a causa degli eventi del passato: la morte del suo maestro Qui-Gon, l’ascesa dell’Impero, lo scontro col suo allievo e amico Anakin Skywalker che ha visto bruciare su Mustafar. È un passato che continua a bussare alla sua porta, a causa anche dei malvagi Inquisitori, ex-Jedi al servizio dell’Impero che hanno il compito di eliminare i Jedi sopravvissuti alla Grande Purga (il memorabile Ordine 66 che tutti i fan ricordano). Una serie di eventi (tra cui il rapimento di un importante personaggio della saga) obbligheranno il nostro protagonista a uscire dall’ombra e affrontare finalmente i propri demoni interiori. Nonché vecchie conoscenze.
Il logo della serie compare sullo schermo come se fosse portato dalla sabbia mossa dal vento. O tornasse in superficie dopo essere rimasto a lungo sommerso dalla polvere. Una scelta che descrive nel migliore dei modi la maniera in cui questa miniserie si pone nei confronti dei fan, del nuovo pubblico e all’interno della saga di Star Wars. Sin dalle prime inquadrature ci si rende conto che siamo ben distanti dalla mediocrità visiva e narrativa della recente The Book of Boba Fett, un prodotto che ha dato la sensazione di essere stato realizzato di fretta e non con la stessa cura di sempre. Soprattutto, non con lo stesso amore per il gusto del racconto. Obi-Wan Kenobi è la dimostrazione che una storia, da sola, serve a poco. Conta, invece, la maniera in cui questa viene raccontata. Riproponendo personaggi storici e legandosi a eventi ormai entrati nell’immaginario collettivo, la miniserie diretta da Deborah Chow regala esattamente la sensazione di una storia appartenente a “tanto tempo fa”, quello delle leggende immortali e tramandate a voce, fiato dopo fiato, vento dopo vento.
Una serie di ritorni
Nonostante l’arrivo e il successo di nuove saghe appartenenti al mondo pop, il fascino di quella creata da George Lucas, quando compresa a dovere, è qualcosa di unico. Star Wars è un mito contemporaneo e funziona in base a questa caratteristica. Il primo episodio di Obi-Wan Kenobi lo dimostra a dovere. Con un ritmo disteso, composto da silenzi in cui sono le immagini a parlare, la serie invita lo spettatore, capace di far leva su quanto già conosce e ha assimilato nel tempo, a respirarne la dimensione narrativa, anziché assistervi.
Si potrebbe facilmente bollare quest’operazione come nostalgica e incasellarla frettolosamente nel flusso di reboot e sequel che, negli ultimi anni, hanno accolto i fan cercando di far riprovare loro le stesse emozioni del passato (croce e delizia che proprio in Star Wars ha trovato la sua difficoltà maggiore). Non è questo che succede in Obi-Wan Kenobi. È chiaro che parliamo di una serie in cui assistiamo a personaggi storici della saga di nuovo sullo schermo, a vecchie dinamiche che non hanno mai abbandonato la saga, a una storia che prosegue direttamente eventi che ci hanno emozionato in passato, e persino a nuove composizioni musicali da parte di John Williams. Ma il ritorno più importante di tutti è un altro. È il ritorno della magia di Star Wars.
Il vecchio e la bambina
Una magia che ammalia grandi e piccini, vecchi e giovani, neofiti e appassionati e che in questi due episodi dimostra di saper amalgamare al meglio classico e moderno, novità e tradizione. Compiendo anche scelte inizialmente stranianti, come abbracciare una CGI d’impatto meno performante del solito, ma necessaria a legare l’aspetto visivo della serie con quello della trilogia prequel, che faceva leva quasi interamente sul digitale di inizi anni Duemila (ricordando che le immagini raccontano epoche e mondi), ma anche dando vita a un’opera che si autoalimenta grazie a questo equilibrio centrato.
Specchio di tutto questo è il rapporto tra il vecchio, interpretato da Ewan McGregor, e la bambina Vivien Lyra Blair, che insieme (soprattutto lei) danno vita all’anima più pura della saga (che, va ricordato, George Lucas ha sempre considerato destinata ai bambini).
Se il primo episodio non ha una nota fuori posto, il secondo, più legato all’azione e a una struttura seriale del racconto, paga dazio nella prima metà, per poi riprendersi nel finale attraverso un colpo di scena importante (che lascia presagire uno sviluppo interessante per il personaggio interpretato da Moses Ingram) e un’inquadratura finale che non può che rendere insostenibile l’attesa per le prossime puntate.
Siamo solo all’inizio e, nonostante il nostro entusiasmo, bisogna ricordarsi che, più dei singoli episodi e di una visione parziale del racconto, conta il risultato complessivo. Tuttavia, se il tutto dovesse proseguire coerentemente con quello che abbiamo visto finora potremo finalmente ritrovare quella Forza che sembrava averci abbandonato. Certo, non siamo di fronte a qualcosa che cambierà l’industria hollywoodiana o salverà da solo il marchio di Star Wars negli anni che verranno, ma perché cadere nel tranello dei Sith e volere di più rispetto a ciò che già, nel migliore dei modi, abbiamo?
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La recensione in breve
Obi-Wan Kenobi dimostra, in soli due episodi, tutto ciò che rende Star Wars degno di essere un mito contemporaneo. In equilibrio tra passato e presente, con un cast capace di ammaliare, la nuova serie su Disney+ ha il sapore di una storia riscoperta e tramandata dal vento, ricca di magia ed emozioni.
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Voto ScreenWorld