La spooky season è effettivamente finita, ma perché accontentarsi di Halloween solo una volta all’anno quando ne possiamo godere un po’ di più? Sicuramente la serie televisiva su Netflix Mercoledì porta con sé della vibes molto più gotiche e spooky rispetto a quelle più sbrilluccicose e magiche tipiche di fine novembre, ormai in prossimità del Natale. Ma, in fondo, Nightmare Before Christmas non lo guardate anche voi sia ad Halloween che a Natale? Il problema, allora, non dovrebbe porsi neanche con la piccola Mercoledì Addams; anche se, fosse per lei, qualsiasi festività che porta con sé gioia, felicità e spensieratezza, dovrebbe essere punita con la pena capitale. Oh sì, quello sì che per lei sarebbe molto, molto divertente.
La serie TV creata dal duo Alfred Gough e Miles Millar, dopo la presentazione in anteprima del primo episodio al Lucca Comics & Games, sbarca ufficialmente su Netflix con tutti i suoi otto episodi, quattro dei quali (i primi) diretti da Tim Burton. Un nome che sembra risuonare come una garanzia se parliamo di adolescenti complicati, ambientazioni gotiche e suggestioni inquietanti. Certo, se dovessimo tenere conto della carriera di Burton fino a Sweeney Todd (e anche lì non tutto è andato proprio benissimo), potremmo sicuramente stare tranquilli. Il vero problema è tutto quello che è venuto dopo. Ma sapete cosa c’è? Via il dente, via il dolore: Mercoledì funziona! E a suo modo funziona anche Tim Burton, che sembra quasi abbracciare i vecchi fasti. Certo, non proprio con la stessa brillantezza e lucidità, eppure qualcosa c’è ancora; o meglio, c’è nuovamente.
Questa è indubbiamente la premessa più importante da fare alla base di questa serie TV, ricordando che si tratta di uno show che segue le vicende della “piccola” Mercoledì Addamas alla celebre Nevermore Academy, scuola per eccellenza di reietti e persone speciali. La cosa davvero incredibile è che il livello “weird” di Mercoledì è tale da sentirsi ancora più strana tra gli strani, ma per lei è motivo d’orgoglio. O questo è quello che vuole farci credere!
Sicuramente siamo di fronte a un prodotto che è il vero e proprio erede de Le Terrificanti Avventure di Sabrina, dove il mostruoso femminile delle protagoniste viene usato come chiave metaforica di crescita, consapevolezza e presa di coscienza delle proprie responsabilità a seguito delle azioni compiute. La differenza sta sicuramente nelle tematiche e nell’uso del sottogenere. Per quanto possiamo definire entrambe serie TV teen, Sabrina lo è particolarmente, sfruttando proprio quelle classiche dinamiche alla base della crescita adolescenziale alle quali si vanno a sommare tutti i problemi che il suo essere mezza umana, mezza strega, figlia del Diavolo e una incredibile irresponsabile comportano; Mercoledì, invece, prima di tutto è una serie TV mistery, alla base della quale girano una molteplicità di indagini dove il naso da segugio e la privazione del senso del pericolo della protagonista fiutano piste senza ritegno alcuno. A questo poi vanno aggiunte quelle tipiche dinamiche adolescenziali che se applicate a Mercoledì Addamas assumono un gusto ancora più complesso. La serie TV, in questo senso, è sicuramente più matura rispetto al prodotto creato da Roberto Aguirre-Sacasa. Vediamolo però nel dettaglio in questa recensione di Mercoledì.
Mercoledì
Genere: Teen drama, horror, giallo
Durata: 50 minuti ca./8 episodi
Uscita: 23 Novembre 2022 (Netflix)
Cast: Jenna Ortega, Catherine Zeta Jones, Luis Guzmán, Fred Armisen, Gwendoline Christie, Christina Ricci.
Trama: benvenuti alla Nevermore!
La trama di Mercoledì parte con dei… Piranha! Piranha? Sì, sì, Piranha! Lo “scherzo” dal gusto macabro che la protagonista decide di fare alla squadra di pallanuoto per vendicare il fratellino bullizzato. Non crediate che lo faccia perché ha buon cuore, ma solo perché se c’è qualcuno che può tormentare e torturare Pugsley, quella è lei!
Per questo motivo, Mercoledì verrà cacciata dal suo “normale” liceo, per poi entrare a semestre iniziato nella ben più prestigiosa, e decisamente più affine alla sua indole, Nevermore Academy, luogo dove anche i suoi genitori, Morticia e Gomez Addams, hanno studiato all’epoca.
La Nevermore è un vero e proprio “paradiso” per tutti i reietti di qualsiasi tipo: sirene, mannari, vampiri, gorgoni e chi più ne ha più ne metta. Eppure, per quanto il livello di stranezza alla Nevermore sia sicuramente alto, Mercoledì vorrebbe dar fuoco a tutto nel minuto stesso in cui è costretta a posare le valigie in quel luogo. Strana tra gli strani. Ma a Mercoledì la sua stranezza piace. Il suo cuore di pietra, il suo essere completamente fredda, morta, priva di qualsiasi emozione se non legata agli aspetti più trucidi e macabri della vita, fanno parte di lei e sono caratteristiche che l’adolescente ama particolarmente. E, per di più, Mercoledì non ha bisogno di amici o di primeggiare, sono frivolezze poco interessanti. Eppure, la Nevermore saprà come rendersi accattivante agli occhi della macabra ragazzina.
La Nevermore e Jericho nascondono segreti, misteri e brutali omicidi che sono pane per i denti della giovane Addams, ma che sono anche fortemente legati a eventi accaduti 25 anni prima e che coinvolgono gli stessi genitori; ma non solo. Mercoledì potrebbe scoprire ben presto che le sue radici e il suo destino sono radicati alla Nevermore molto più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
L’adolescente gotico: l’eroe secondo Tim Burton
Proseguendo in questa recensione di Mercoledì, abbiamo detto che Burton ha curato i primi quattro episodi della regia della serie TV, lasciando il resto del lavoro nelle mani di Gandja Monteiro (5,6) e James Marshall (7,8). Il connubio a sei mani è interessante e coerente. Per il regista americano questa è la prima volta di una regia condivisa, così come è la prima volta all’interno di una serie TV vera e propria.
L’impronta di Tim Burton c’è e si sente tutta, dalla regia alla gestione del personaggio principale, appunto quello di Mercoledì. Monteiro e Marshall cercano di portare avanti il filo già srotolato dallo stesso Burton negli episodi precedenti, facendogli eco ma senza emularlo. Sono interessanti proprio i piccoli dettagli e le differenze tra questi episodi, che risultano comunque perfettamente amalgamati tra di loro. La differenza più grossa sta nel fatto che a Tim Burton venga affidata la prima parte, quella più legata a una Mercoledì molto chiusa su se stessa, molto diffidente e che muove i primi passi all’interno di un nuovo ambiente, circondata da persone tanto simili quanto dissimili ma realmente interessate a lei, alimentando invece nella ragazza una sorta di sospetto; dall’altra parte si comincia a delineare la trama più thriller, quella più misteriosa, disseminando gli episodi di piccole tracce da seguire.
A un occhio più attento e smaliziato, complice anche la scelta di cast, diciamo che alcuni “effetti sorpresa” e rivelazioni non saranno davvero tali. Questo rovina il coinvolgimento? Assolutamente no. Un grande pregio di Mercoledì è proprio quello di essere una serie tv godibile e che scorre con abbastanza agio. Di tanto in tanto si perde in qualche fronzolo, annacquando qui e lì alcune scene, però nulla di eccessivamente pedante o dilatato fino all’esasperazione. Parliamo di un racconto principalmente per ragazzi!
Il mood poi è squisitamente gotico, sicuramente amplificato dal lavoro di Danny Elfman che ci porta indietro nel tempo. Quel gotico tipico della cinematografia burtoniana che perfettamente si sposa con il look degli Addams, in primis quello di Mercoledì che, così come dichiarato dallo stesso regista, è un po’ il suo specchio. Forse un po’ meno sorridente e decisamente più macabra! Chi conosce bene Burton, ritroverà subito quell’immaginario dominato da creature particolari e ricorrenti, spesso mostruose; d’altro canto non manca mai un accenno di satira e ironia nei confronti della società con un occhio di riguardo, quasi addolcito, per tutto ciò che viene considerato diverso e strano. Proprio per questo motivo Mercoledì è la perfetta incarnazione dell’eroe gotico di Burton, quel modello che il regista aveva cominciato a plasmare nel 1982 con il cortometraggio Vincent, ispirato alla figura di uno dei suoi più amati idoli: Vincent Price.
Proseguendo con Batman (forse il personaggio che meglio ha incarnato il modello burtoniano), la filmografia del regista di Burbank è dominata da personaggi solitari, spesso con un grande dolore dentro, legati a un evento traumatico e che si rifugiano spesso e volentieri nel buio. La loro comfort zone diventano quei “luoghi” che, invece, sono scomodi per i “normie”. Quei luoghi figurativi di cui, in genere, si ha paura. Si prova a starne fortemente alla larga. Eppure loro in quella dimensione, un po’ come tutti gli alunni della Nevermore, trovano la loro perfetta dimensione. Pensate per esempio a un regista eclettico come Ed Wood, altro grande modello a cui Burton si è rifatto spesso a tal punto da dedicargli un film intero.
Arrivando a Edward Mani di Forbice, il personaggio più vicino a Mercoledì, “l’adolescente gotico” di Tim Burton prende vita; ovvero, un personaggio che rifiuta il conformismo e il modello famigliare, un personaggio che non vuole rientrare all’interno di un gruppo di appartenenza e che diviene elemento di disturbo in un mondo tutto uguale. Mentre però Edward l’approvazione prova a ricercarla, a Mercoledì non interessa. Lei si sente perfetta così. È la perfetta incarnazione del “non voler far parte di nessun gruppo”, strano o non strano, portando avanti la sua causa per tutta la serie, rendendosi però anche conto di quanto questo ragionamento possa essere deleterio ad un certo punto e che, in un modo o nell’altro, tutti abbiamo bisogno di sentirci parte, anche se per poco poco poco, a un gruppo di appartenenza.
Un percorso di crescita
Come dicevamo prima, per quanto Mercoledì sia senza ombra di dubbio la serie che colma il vuoto lasciato da Le Terrificanti Avventure di Sabrina, è un prodotto molto più maturo dove, però, non mancano gli elementi cardine del coming of age e, quindi, del racconto teen.
Durante il semestre in cui è ambientata la serie, Mercoledì è chiamata non solo all’avventura, ma anche a prendere atto della sua crescita, dei suoi cambiamenti, di quelle che sono le dinamiche attive in quel periodo d’età. Certo, per lei magari è un po’ diverso, ma possiamo tranquillamente definire il personaggio come quel classico adolescente molto chiuso in se stesso, che non si sente compreso, quello che non trova dialogo con gli altri, genitori compresi.
Viene data una grossa importanza alla salute mentale e ai rapporti sani tra persone, che siano genitori, amici, insegnanti e non solo attraverso il personaggio di Mercoledì. Questo per dare uno spettro il più vasto possibile dell’adolescenza, che il più delle volte è una brutta bestia. Ci si sente un po’ mostri, spesso non si smette mai di sentirsi un bel po’ mostri, così diversi, così atipici. Eppure la serie è un po’ indirizza verso quel percorso che ci porta a capire meglio chi siamo, cosa siamo, e che ognuno di noi ha dei tempi diversi.
Interessante il discorso legato allo sviluppo di uno dei personaggi, che coincide proprio con la sua natura mostruosa. Non per questo, però, deve sentirsi inferiore rispetto agli altri, per quanto ci sia lo sguardo di una madre apprensiva sempre vigile e attenta. Ecco, anche questi sono elementi davvero importanti che prendono piede all’interno della serie, e lo fanno meglio di molte altre che sono incentrate unicamente su questo.
In Mercoledì si fa un perfetto uso della metafora del mostro, privo di banalità e pateticità, ed è sicuramente dove batte meglio il cuore (e l’essenza) di Burton, forse facendo un po’ di terapia a sua volta. Accettarsi per come si è, consapevoli però anche dei propri limiti, senza aver paura di essere vulnerabili o mostrarsi fragili agli altri. Non è semplice, ma sicuramente può spronare non pochi. A partire dalla stessa protagonista. Ma non temete, nessuno vuol renderla una principessa Disney!
Crimini, misfatti e una protagonista da urlo
Camuffata un po’ da noir, sicuramente sono i misteri a dare il ritmo più deciso alla serie. Sebbene, come si diceva prima, si perda di tanto in tanto in questioni non sempre funzionali ai fini narrativi e che rallentano un po’ il ritmo, e che sono perlopiù elementi da contorno tipici del genere “teen”, come per esempio le gelosie, i primi amori e le rivalità; Mercoledì riesce ad essere una serie TV sfiziosa e godibile anche se, ripetiamolo, spesso e volentieri i colpi di scena sono telefonati. Il punto però non è tanto risolvere il misfatto, quanto più l’indagine, il percorso, le persone che si trovano su questo cammino. Insomma, come si dice: non è importante la meta ma il viaggio. E comunque è sempre divertente fare un po’ di teorie su “chi è l’assassino”, sentendosi gratificati nello scoprire di avere ragione.
Un po’ particolare il periodo di uscita, bisogna riconoscerlo. Non abbiamo dubbi che fin dal primo giorno ci sarà una grande affluenza di click verso i primi episodi; al tempo stesso ci si chiede come mai far passare così tanto tempo (quasi un mese) dalla presentazione, perdendo un po’ il famoso “treno dell’hype”.
È evidente, comunque, che negli ultimi mesi Netflix si stia focalizzando su più produzioni di qualità. Anche dal punto di vista della fattura, messa in scena, budget, cast, Mercoledì è una spanna sopra rispetto a Le Terrificanti Avventure di Sabrina. Entrambe, però, hanno un grande cavallo di battaglia: la loro protagonista. Se sulla carta Jenna Ortega ci sembrava perfetta, anche se qualcuno aveva mossa un paio di perplessità, su schermo è totalmente l’essenza di Mercoledì.
Cristina Ricci ha trovato una sua degna erede e, dopo l’ennesima prova attoriale nel genere, possiamo dire che Jenna Ortega, oltre ad essere una bravissima attrice, è anche una perfetta Scream Queen. La sua Mercoledì è monoespressiva, spesso dal ghigno inquietante. Il suo tono di voce non cambia mai. Impossibile capire cosa le stia passando per la testa. Una vera e propria lapide immutabile. Di tanto in tanto c’è uno sguardo più “insane” che colpisce ancora di più, dando il brivido di qualche emozione: quella del terrore per chi le sta vicino.
Il suo umorismo nero e cinico trasuda Burton, anzi probabilmente lo supera pure. Gli occhi sono tutti per lei, per come recita, per come si muove, parla. Perfino il trasporto nella musica, quando suona il violoncello, è davvero notevole. Cambia completamente volto quando è nei panni di Mercoledì e questa è una cosa che può fare solo che piacere. La serie ha indubbiamente un’impronta corale, così come capitava con Sabrina, ma l’attenzione è completamente catalizzata dalla sua magnetica interprete. Poche altre parole si potrebbero davvero aggiungere a una performance come questa!
Bisogna dire che anche il resto del cast è decisamente all’altezza del ruolo, funzionando molto bene soprattutto nel mondo degli adulti. Per quanto poco presenti – giusto così, la serie è su Mercoledì e non sulla Famiglia Addams – Catherine Zeta Jones e Luis Guzmán si mostrano degli ottimi Morticia e Gomez, sensuali, innamorati e pericolosi; possiamo dire la stessa cosa anche per l’eccentrico Zio Fester di Fred Armisen. In barba a tutti i fantacasting e persone deluse da rumor riguardanti il cast di questa serie TV che non hanno mai avuto un briciolo di fondamento. Nota di merito sia per Gwendoline Christie, il cui personaggio non sempre è facile da inquadrare, che per Cristina Ricci, una gioia per gli occhi ogni volta che la si ritrova su grande o piccolo schermo. Ciliegina sulla torta il lavoro fatto su Mano! Ci si può affezionare a una “mano”? Sì, ci si può affezionare e, perfino, commuovere. Guardate e scoprite perché questa serie TV potrebbe davvero sorprendervi sotto tanti punti di vista!
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La recensione in breve
Mercoledì è una serie tv ben equilibrata e sa lasciarsi guardare da un pubblico particolarmente vasto. Degna erede del vuoto lasciato da Le Terrificanti Avventure di Sabrina, ma in salsa meno teen e più mistery, vanta della forza di una grande protagonista che ha subito inquadrato il personaggio facendolo suo. Non riesce a far urlare al capolavoro o a spiccare per chissà quale incredibile regia, sebbene dissemini alcune scene dal gusto gotico davvero interessanti. Coinvolge, diverte e fa venire voglia di una seconda stagione.
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Voto Screenworld