Chiudete le porte, le finestre e le tende e lasciate che la luce di questa luna piena possa bagnarvi gentilmente il volto. È ottobre e, come vuole la tradizione, è tempo di festeggiamenti. Soprattutto in vista di Halloween.
Sì, accendete il caminetto, lasciatevi cullare dal lieve tepore delle fiamme, versatevi un calice di vino rosso e preparatevi ad assistere a una storia speciale, dove non contano gli eroi ma i mostri.
I Marvel Studios si spogliano dell’eroismo, dell’epica, della tecnologia e del colore, e ci trasportano per 50 minuti circa in una breve avventura horror, disponibile su Disney+, che richiama i vecchi classici del genere della Universal (il Dracula di Tod Browning, il Frankenstein di James Whale e – ovviamente – L’uomo lupo con Lon Chaney Jr.), almeno sulla carta. Perché, come vedremo nella nostra recensione di Licantropus, questo Speciale targato Marvel sembra porsi in una via intermedia tra lo stile e il contenuto: una doppia natura, come il protagonista interpretato da Gael García Bernal, che non sempre funziona nel migliore dei modi.
Licantropus
Genere: Fantasy, Azione, Horror
Durata: 52 minuti
Uscita: 7 ottobre 2022 (Disney+)
Cast: Gael García Bernal, Laura Donnelly, Harriet Sansom Harris
Una trama semplice e diretta
La trama di Licantropus non è particolarmente complicata, complice la breve durata dello Speciale. Ulisse Bloodstone, leader di un gruppo di orgogliosi cacciatori di mostri, è morto. Solo lui, cacciatore tra i cacciatori, possedeva una potente reliquia rossa di nome Bloodstone, un’arma che accetta un solo padrone e che, alla morte del suo vecchio possessore, è alla ricerca di un nuovo individuo meritevole del suo potere. La notte del funerale di Ulisse, nella magione di famiglia, sua figlia Elsa (Laura Donnelly) e un gruppo di cacciatori promettenti, tra cui il letale Jack (Gael García Bernal), si sfideranno nel giardino cimiteriale della villa, per decidere chi tra loro è degno di possedere la pietra. Inizierà così una caccia notturna tra le tombe, alla ricerca di un mostro da sconfiggere e diventare i degni eredi del potere della Bloodstone. Ma non tutto andrà come previsto.
Non vi rovineremo le sorprese che verranno narrate in questi 50 minuti e che dividono lo Speciale in tre precisi atti, ognuno con una sua propria identità, vera croce e delizia di questo Licantropus. Perché se all’inizio questo mediometraggio sembra voler omaggiare prepotentemente certi canoni del cinema horror degli anni Trenta, più la storia procede più si fa contemporanea e legata, invece, al cinema dei Marvel Studios a cui siamo più abituati. Che da un lato spiegherebbe non solo la scena finale, ma anche la coerenza narrativa di uno Speciale che si propone di introdurre ulteriori personaggi nel grande cast supereroistico cinematografico della Casa delle Idee, ma dall’altro lascia una sensazione amara di un coraggio mancante, di una novità vera.
Uomini e lupi
Doppia natura che si ripresenta anche tematicamente, all’interno della narrazione. Licantropus è un racconto formato da doppi: due protagonisti umani, due protagonisti “mostruosi”, due antagonisti, due metà narrative (la prima legata alla caccia al mostro, la seconda alle conseguenze), come l’uomo e il lupo, come il mostro e il cacciatore, a loro volta prede e predatori. Un discorso affascinante e che avremmo voluto venisse più approfondito, per quanto la base sia un canovaccio sin troppo abusato e che non porta eccessive novità.
Dove, invece, troviamo un punto d’interesse è nell’uso leggermente più grafico della violenza, resa più accessibile grazie a un bianco e nero molto contrastato, che riesce a regalare una piacevolissima sensazione di cinema dell’orrore per adulti e ragazzi, potendo evitare un realismo colorato che avrebbe spaventato un po’ troppo. Sì, ci sono arti mozzati, c’è il sangue che esplode e sporca l’obiettivo della macchina da presa, ma il tutto appare meno esplicito del previsto, così da destinare la visione a un pubblico eterogeneo, rassicurato anche dalla solita dose di leggerezza condita di ironia a firma Marvel. Un’idea vincente che si sposa con alcuni momenti di dolcezza che non coinvolgono solo gli uomini.
Sorprese tra cast e regia
Del cast, non particolarmente numeroso e che per la maggior parte comprende personaggi caratterizzati solo esteticamente, seppur interessanti, possiamo trovare due certezze: i protagonisti. Laura Donnelly nel ruolo di Elsa si fa spazio sempre più durante il minutaggio dello Speciale, dimostrandosi un personaggio interessante di cui avremmo voluto sapere di più. Gael García Bernal sembra divertirsi parecchio e il suo Jack colpisce sin dalle prime inquadrature, nonostante anche in questo caso ci sia pochissimo spazio per un approfondimento. Coerentemente con l’ingenuità di certe soluzioni narrative del cinema del passato, Licantropus preferisce regalare quanta più azione possibile.
La grande sorpresa, invece, è la regia di Michael Giacchino, qui dietro la macchina da presa, oltre che ovvio compositore della partitura sonora. Giacchino paga dazio durante le scene più action, sin troppo simili alle decine viste negli anni anche nello stesso universo narrativo, ma sa azzeccare un paio di sequenze memorabili (la trasformazione di Jack è un tocco di classe che sa usare benissimo le luci e le ombre) e sa come costruire un’atmosfera gotica vincente.
La natura di uno Speciale
Come definire questo Speciale che sembra racchiudere due anime in una? Simpatico come divertito omaggio in tempo per Halloween, vincente come presentazione “speciale” di un nuovo personaggio, ma anche troppo introduttivo. Allo stesso tempo, paradossalmente, chiuso in sé stesso e troppo aperto verso un futuro del Marvel Cinematic Universe, che in questa Fase 4 ha creato nuovi inizi i cui sviluppi sono tutti da scoprire. Una natura ambigua, come il suo protagonista, ma che rende un film Speciale meno… speciale, per l’appunto. Posticipando ulteriormente il proseguimento della storia di Jack, Licantropus non morde come vorrebbe, risultando sì godibile, ma più tenero come un cucciolo che travolgente come un lupo.
Rimane quel sorriso stampato sulla faccia durante la sigla d’apertura, che gioca con lo spettatore e non si fa problemi a modificare un jingle e un’abitudine. In quella forza rivoluzionaria che andrà via via spegnendosi (come l’effetto della pellicola rovinata, come lo stile che inizialmente omaggia, come l’horror che cede all’action) troviamo una luna piena, luminosa e che spinge al cambiamento. E noi vorremmo rivedere questa luna, per poter liberamente ulularle addosso.
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La recensione in breve
Licantropus è uno Speciale di 50 minuti dalla doppia natura. Richiamando il bianco e nero del cinema horror anni Trenta, offre una maniera originale di mettere in scena una storia molto canonica tipica dei Marvel Studios, risultando divertente, ma alla lunga più contemporaneo del previsto, sin troppo introduttivo e poco incisivo. Buona la regia con alcune trovate visivamente riuscite.
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Voto ScreenWorld