Quante volte da bambini abbiamo immaginato, sognato, sperato anche solo una volta che un mondo magico potesse esserci lì fuori? Uno come quello letto nelle fiabe, nei racconti tramandati nel tempo, tra eroi e principesse da salvare, streghe cattive o temibili troll. Magari, abbiamo anche sognato di essere uno di quei personaggi. Abbiamo sperato di prendere parte a quella storia o che qualcuno scrivesse la nostra. Avere un destino eroico o misterioso. Una profezia incombe sulla nostra testa? Siamo i figli illegittimi di qualche divinità? Il destino dell’umanità dipende da noi? O un gufo ci porterà la nostra lettera per Hogwarts?
Si, diciamo che ci siamo capiti. Soprattutto può capirci la dolce e innocente Sophie, protagonista di una favola che non va esattamente come previsto e come scopriremo parlando del nuovo film Netflix diretto da Paul Feig e tratto dall’omonima saga per ragazzi di Soman Chainani.
Dotandosi di un cast davvero magico, il nuovo film fantastico della grande N porta sullo schermo un’avventura che ci trasporta direttamente all’origine di tutte le storie. Eh si, le storie dovranno venire da qualche parte, no? Ma soprattutto, le storie devono essere tramandate. Quello che però non sapevamo è che queste storie e i loro personaggi vanno… educati. Mica nascono tutti eroi e villain! Ci vuole impegno, studio e dedizione. Per questo motivo esiste la prestigiosa Accademia del Bene e del Male, che ha dato i natali ai più valorosi guerrieri e letali nemici. Del resto, anche il Bene ed il Male hanno bisogno di un loro ordine. Ma cosa succede quando quest’ordine viene messo in discussione da due ragazzine convinte di essere finite rispettivamente nella parte sbagliata della scuola?
Netflix continua a calvare l’onda del coming of age e del racconto fantastico per ragazzi. Questa volta si tratta di un film. Un film che, come vedremo in questa recensione de L’Accademia del Bene e del Male, fa strabuzzare gli occhi tanto per il suo cast di grandi star ma che risulta un po’ troppo confinato nel genere “per ragazzi”. No che ci sia qualcosa di sbagliato, anzi. Se andiamo a guardare nella storia del cinema, molti cult sono proprio film per ragazzi. Il problema è come ci si approccia a questo genere. Vogliamo ragionare con i ragazzi o prenderli per bimbi fessacchiotti? Questa è la chiave di tutto. Il vero problema del film è il suo non sapere bene che direzione prendere, annaspando nel desiderio di poter essere qualcosa di più ma finendo per essere schiacciato sotto il peso della pressione e dell’ansia da prestazione nei confronti di alcuni franchise competitor.
È un po’ come se mancasse il linguaggio giusto, ci si preoccupa fin troppo della sostanza, indubbiamente bella, ma senza riuscire ad andare oltre la superficie, facendo sì che ne risentano tanto i personaggi, i quali risultano fin troppo bidimensionali, quanto la storia stessa. E questo, molto probabilmente, non sarebbe abbastanza neanche per un bambino, ma il film comunque intrattiene, anche se a tratti è troppo prolisso, ma si dimentica dopo poco.
L’Accademia del Bene e del Male
Genere: Fantasy
Durata: 147 minuti
Uscita: 19 Ottobre 2022 (Netflix)
Cast: Sophia Anne Caruso, Sofia Wylie, Laurence Fishburne, Michelle Yeoh, Kit Young, Kerry Washington e Charlize Theron
Trama: c’erano una volta una principessa e una strega
Qual è la trama di questo racconto alle origine dei protagonisti di tutte le storie? Sophie e Agatha sono le due ragazze più diverse mai esistite in tutto il villaggio di Gavaldon. Sophie sogna da sempre di essere una principessa, ama le fiabe e il suo unico vero desiderio è quello di scappare dalla monotonia e volgarità della sua casa natale. Agatha, invece, è sempre stata emarginata, denigrata per il suo aspetto oscuro e le sue fattezze da strega, dai capelli ribelli e ricci alla conoscenza per erbe, piante e pozioni.
Entrambe, a modo loro, si sentono sole, incomprese ed emarginate, eppure proprio per questo, nonostante le evidenti differenze, ci sono sempre state, l’una per l’altra. Migliori amiche fin da bambine. E l’una non lascerebbe mai l’altra, anche a costo di ritrovarsi in un universo di cui ignoravano l’esistenza. Eh si, questo è esattamente quello che succede ad Agatha quando decisa a non far andare via Sophie, viene trascinata con quest’ultima nel mondo dell’Accademia del bene e del male dove gli eroi, le principesse e i villain delle fiabe (o meglio, i loro figli) vengono formati e forgiati.
Per Sophie è un sogno che si realizza, per Agatha un incubo ad occhi aperti, ma la realtà è molto diversa dalle aspettative e, per entrambe, decisamente amara. Le ragazze, infatti, vengono smistate nell’Accademia sbagliata. Agatha finisce tra pizzi e merletti, lezione di sorrisi e speranza di lieto fine della Scuola del Bene di Miss Clarissa Dovey; Sophie, invece, viene trascinata nell’oscurità, lezioni di imbruttimento e ragazzi malvagi il cui unico scopo è portare scompiglio e disperazione, ma soprattutto essere l’orgoglio della Direttrice Lady Lesso.
Entrambe provano disperatamente a far capire che c’è stato un errore di fondo. Sophie dovrebbe essere nella Scuola del Bene mentre Agatha… vorrebbe solo tornare a casa da sua madre. E per quanto ci provino a tentarne di ogni per rimettere le cose apposto sotto l’indifferenza di tutte e le assurde regole del mondo delle Fiabe, una minaccia ben più grande è l’artefice di questo scambio che, in realtà, ci ricorda che le apparenze ingannano sempre e che il bene e il male sono pur sempre le due facce della stessa medaglia.
L’abito non fa il monaco… ma neanche il film!
L’Accademia del Bene e del Male è la trasposizione del primo libro dei sette (sei dei quali editi in Italia) di Soman Chainani. Ovviamente, senza entrare nello specifico, il film conclude con l’ovvia speranza di lanciare su Netflix una nuova saga. Siamo in un momento storico dove, se andiamo a riflettere, l’investimento sulla serialità per le saghe è in continua crescita. Soprattutto se pensiamo al genere fantasy e a tutti i suoi sottogeneri. Il momento è florido, lo è anche per il mercato letterario.
Se guardiamo, invece, la situazione lato film, le cose sono leggermente differenti. Le grandi saghe sono ormai concluse, per quanto alcune mucche vengano ancora munte. È ovvio che tutti provino a trovare la propria fetta sul mercato, lanciando il proprio universo e creando il nuovo “Harry Potter” a livello di fenomeno cinematografico. Netflix con questo prodotto non è da meno. Non sappiamo dire se ci creda davvero oppure no, ma sicuramente ci spera. L’investimento c’è, è innegabile. Come si diceva qualche paragrafo più su, da un punto di vista estetico e dell’immagine, il film non ha nulla da invidiare alle grandi produzione hollywoodiane. Una buona cura degli effetti speciali, delle bellissime location in esterna e, per quanto qui l’economia si faccia più sentire, un po’ di sfarzo anche negli ambienti dell’accademia. Non parliamo certo di un livello alla Hogwarts, ma non possiamo nemmeno definire il tutto come sciatto. Ci troviamo di fronte ad una bellissima carta regalo. Ma il regalo? Ecco, quello magari è meno perfetto.
Il vero problema, però, è l’atmosfera patinata che si respira dall’inizio alla fine di questo film. Tutto un po’ troppo stucchevole, impostato, teatrale. Dalla scrittura alla regia, passando per la recitazione. Perfino i “cattivi”, danno fin troppo quell’effetto Disney Channel dei nuovi prodotti come Descendants o Zombies o, ancora, l’effetto Nickelodeon con Monster High. Quel tipo di rappresentazione che distacca immediatamente e rende i personaggi finti, al limite di un pupazzo di pezza. L’Accademia del Bene e del Male non arriva esattamente a questo livello, ovviamente ha una qualità più alta, eppure troppo spesso pecca di ingenuità narrative, dando fin troppo per scontato oppure soprassedendo su dettagli che, invece, sarebbero stati funzionali per la trama. Si decide, invece, di occuparsi di dettagli un po’ inutili che appesantiscono il racconto giusto per allungare il brodo.
La costruzione dei personaggi
L’impressione è quella che non ci sia un vero focus, anche se il tema è abbastanza palese. Il male e il bene che possono convivere, che il per sempre va ben oltre il “grande amore”, l’amicizia può qualsiasi cosa e che la sete di potere corrompe chiunque. Tutto giustissimo, tutto perfetto, però tutto in superficie. I personaggi restano in superficie. Sono caricaturiali, stereotipati, bidimensionali, non si ha mai un vero interesse per loro.
Si osserva quello che stanno facendo per poi rendersi conto che non si sta prestando davvero attenzione. Vorrebbero distruggere un po’ lo stereotipo dei cattivi che sono solo cattivi ed i buoni che sono solo buoni, ma si finisce col diventare vittima di quello stesso ragionamento. Un film contro l’apparenza ma che poi diventa apparenza stessa. Una regia che si guarda allo specchio ma molto poco appassionata, anzi. Feig sembra aver smesso di “credere nelle Fate”, ma sembra ben più concentrato ad ostentare il valore produttivo del film piuttosto che quello artistico.
Bene e male non possono semplicemente essere caratterizzati da bellezza e bruttezza, sorrisi smaglianti e porri ben in vista. Le persone non sono quello che credono o sperano di essere, ma la loro reale essenza viene dettata dalle loro azioni ed è questa la lezione più dura che Agatha e, soprattutto Sophie, dovranno imparare alla fine di questa avventura. Ma il modo in cui, però, tutto questo viene rappresentato si avvicina un po’ ad un racconto per un bambino di otto anni, con le vocine per spiegare piano e lentamente pensierini facili, concetti basici, frasi non composte. E questo, alla fine, ci porta a non interessarci davvero al percorso delle due protagoniste che vorrebbero rompere le regole ed essere le fautrici del proprio destino, senza principi e senza ƒfei corrotti dal potere. Un lieve rimando alla società patriarcale, allo svecchiamento degli archetipi, alla rivoluzione delle narrazioni. Tutto questo, però, si perde nel grande calderone di superficialità rappresentato dal film.
Un grande cast che non basta?
E questo ricorda anche che il grande cast, in questi casi, non basta. Se da un lato possiamo salvare le interpretazioni delle due protagoniste, Sophia Anne Caruso (Sophie) e Sofia Wylie (Agatha), le quali in fondo ci credono davvero nei loro personaggi e sono sicuramente avvantaggiate dalla giovane età; dall’altra parte abbiamo nomi come Laurence Fishburne, Michelle Yeoh, Patti LuPone e non per ultime Kerry Washington e Charlize Theron, che quasi sembrano essersi trovate lì per caso.
Belli, bellissimi i loro character, la loro scenicità, ma non raccontano nulla. Dei bei cosplay, sicuramente. La loro interpretazione non ci dice davvero nulla. Rimangono un po’ lì, in sospeso. Ci fossero o non ci fossero, non farebbe la differenza. Probabilmente si sono anche divertiti a girare questo film, eppure la grandezza dei loro nomi viene affossata dalla patina di ostentazione che caratterizza questo film.
Non sappiamo quanta vita potrà davvero avere un’operazione come quella de L’Accademia del Bene e del Male. Gli intensi sono interessanti, la realizzazione un po’ meno. Datata, se vogliamo dirne un’altra, quell’effetto “una fantastica avventura” da Domenica pomeriggio su Italia 1 che, però, viene quasi da chiedersi: sulla generazione attuale di giovanissimi spettatori, quanta presa può davvero mai avere?
Un’occasione un po’ sprecata per un film che, infondo, si presenta anche molto bene e si lascia guardare. Il problema? E che ve lo sarete dimenticato prima ancora di arrivare alla fine.
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La recensione in breve
L'Accademia del Bene e del Male è uno di quei prodotti che ostentano troppo senza mai raccontare davvero qualcosa. Un prodotto che scorre, non sempre fluidamente, ma che non coinvolge mai fino in fondo. Racconta una storia di passioni ma senza quella passione tipica del genere per ragazzi. Una bella cornice, ma il suo focus è talmente tanto poco definito, così in superficie, che alla fine resta ben poco. Un biglietto da visita molto scenico, sicuramente, con un cast d'effetto, ma che poi non si rivela sufficiente per reggere tutto.
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Voto ScreenWorld