Questo party è folle! Ehrlichman è un fascista, vuole bombardare tutta l’Asia. Chiunque qui è malvagio, mi sto divertendo da morire…
La divertita incredulità di Maureen Kane, hostess progressista interpretata da Betty Gilpin, nel bel mezzo di una raccolta fondi per la rielezione di Richard Nixon rievoca la fosca eredità lasciata dall’amministrazione Nixon nell’immaginario culturale statunitense: un’eredità che, giocoforza, risulta legata a una fase cruciale nella storia politica del ventesimo secolo, lo scandalo Watergate. Parlare di Nixon, pure a mezzo secolo di distanza, significa in fondo parlare della “perdita dell’innocenza” di una nazione: per la disastrosa gestione della Guerra del Vietnam, denunciata dalla pubblicazione dei Pentagon Papers (si riveda in proposito il film di Steven Spielberg The Post), e per l’inchiesta sul tentativo di spionaggio ai danni del Partito Democratico, culminata con le dimissioni del Presidente il 9 agosto 1974.
Nell’aprire la nostra recensione del primo episodio di Gaslit, serie TV del canale Starz creata da Robbie Pickering, bisogna tornare a due anni e mezzo prima dell’ingloriosa caduta di Richard Nixon, e precisamente al gennaio 1972, nel principio di quell’election year che avrebbe segnato la sua seconda vittoria nella corsa alla Casa Bianca. Ispirato alla prima stagione del podcast Slow Burn, realizzato nel 2020 dal giornalista Leon Neyfakh, Gaslit punta infatti a ripercorrere il “dietro le quinte” della vicenda entrata negli annali come Watergate, seguendo il percorso di alcuni fra gli uomini di fiducia di Nixon a partire, appunto, da quella fatidica campagna per la sua rielezione.
Gaslit
Genere: Thriller politico
Durata: 60 minuti/8 episodi
Uscita: 24 aprile 2022 (Starz)
Cast: Julia Roberts, Sean Penn, Dan Stevens, Betty Gilpin, Shea Whigham, Darby Camp
Tutti gli uomini del Presidente
Will, puntata iniziale della serie, scritta da Pickering e affidata alla regia di Matt Ross, funge in effetti da capitolo introduttivo al racconto: non si entra ancora nel vivo dei fatti, ma nel corso dei quasi sessanta minuti dell’episodio ci vengono presentati i futuri protagonisti dello scandalo. Un irriconoscibile Sean Penn, sepolto dietro una maschera di trucco, dà vita a John Mitchell, tra i fedelissimi di Nixon e leader del comitato elettorale repubblicano; Julia Roberts presta il volto a sua moglie, l’eccentrica e volitiva Martha Mitchell, definita “the mouth of the South” proprio in funzione della sua loquacità irrefrenabile; mentre all’ex-pupillo di Downton Abbey Dan Stevens spetta il ruolo dell’avvocato John Dean, consulente legale della Casa Bianca, diviso fra ambizioni professionali e scrupoli morali.
John Dean, figura pivotale del Watergate, ci offre un punto di vista privilegiato: Dean viene proposto infatti dalla serie come un personaggio affascinante e carismatico, con una punta di ingenuità a bilanciare una certa spregiudicatezza. L’unico volto ‘pulito’ in una galleria di individui più o meno loschi, dalla maschera feroce del Mitchell di Sean Penn a quella esaltata e grottesca dell’agente dell’FBI G. Gordon Liddy (Shea Whigham), che sarebbe diventato il capo dei cosiddetti White House Plumbers, passando per l’ambiguo Jeb Magruder di Hamish Linklater. John Dean si aggira dunque fra i “corridoi del potere” e i salotti dell’establishment repubblicano con il sogno di entrare nelle grazie di Nixon, che non ha mai incontrato, e con il dubbio che forse, come gli suggerisce una ragazzina imbronciata chiusa in un armadio, il Presidente non sia altro che “dogshit”.
Gli sguardi femminili sull’amministrazione Nixon
In una narrazione in cui la rievocazione storica è condotta alternando i toni brillanti della commedia a quelli più caustici della satira, a spiccare per vivacità e ironia sono le due co-protagoniste femminili che più volte rubano la scena nel corso dell’episodio. La prima è la già citata Maureen Kane di Betty Gilpin, che accoglie con piacere il corteggiamento di John Dean (in seguito ne diventerà la moglie) e fa il proprio ingresso negli ambienti dell’élite repubblicana con un misto di curiosità e di sarcasmo, presentandosi in qualità di «membro in regola della lega dei socialisti moderatamente scopabili». L’altra è ovviamente Martha Mitchell, che segna il gradito ritorno di Julia Roberts sugli schermi dopo quasi quattro anni di assenza nella sua seconda serie TV dopo l’apprezzato thriller psicologico Homecoming.
Mrs. Mitchell, personaggio catalizzatore delle attenzioni e dei (ri)sentimenti degli altri comprimari, è manco a dirlo uno di quei ruoli dal gigantesco potenziale (quindici anni fa era stato proposto a Meryl Streep in un film sul Watergate, Dirty Tricks, mai più realizzato), e il durissimo faccia a faccia con suo marito segna non a caso la climax dell’episodio. Dalle sue manie da primadonna alla malcelata rivalità con la First Lady Pat Nixon, Martha si preannuncia come il ‘ciclone’ destinato a mettere a repentaglio gli equilibri all’interno dello staff di Nixon e a giocare una parte significativa negli eventi dei mesi successivi.
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Conclusioni
Se da un lato questo primo atto di Gaslit si limita a “scaldare i motori” e a disporre le varie pedine sulla scacchiera, l’approccio scelto da Robbie Pickering per la sua cronistoria del caso Watergate già propone comunque diversi elementi d’interesse, cominciando a tracciare un affresco sull’“ebbrezza del potere” e sui compromessi etici della classe dirigente a capo della massima potenza del pianeta.
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Voto ScreenWorld