A distanza di quasi un anno e mezzo dalla quinta, il 18 gennaio scorso è uscita su Netflix la sesta stagione di Skam Italia.
Diretta da Tiziano Russo e scritta da Ludovico Bessegato, Alice Urciuolo ed Elisa Zagaria, la nuova stagione prosegue narrando le vicende dei protagonisti con il passaggio di testimone già anticipato nel 2022. La vecchia guardia è ormai all’università e il liceo Kennedy è ora animato dal gruppo delle rebelde, con un passaggio generazionale alla Skins, sulla falsariga di altri adattamenti della serie come il tedesco Druck.
Il successo di critica e pubblico della serie è notissimo, ma quale possono essere i risvolti a lungo termine sull’industria audiovisiva italiana?
Tra innovazione tecnica e narrativa
Se Skam sta alla seconda metà del 2010 come The O.C. e One Three Hill stanno agli anni 2000, il suo stesso successo è fortemente legato all’interazione originale tra narrazione innovativa ed evoluzione mediale e al risultato di verosimiglianza che essa produce. La transmedialità di Skam è infatti inedita per un prodotto audiovisivo teen dove non solo ogni personaggio ha un profilo Instagram personale consultabile pubblicamente dagli spettatori, ma essa stessa influisce anche sulla sua distribuzione. Ricordiamo infatti che il format originale norvegese rilasciava le puntate sottoforma di piccole clip in tempo reale, offrendo la possibilità di sbirciare nell’immediatezza la vita dei ragazzi.
E se Skam Italia è esordita allo stesso modo, corredata da un sito con le puntate e i contenuti extra e con la possibilità di ricevere su Whatsapp le notifiche delle pubblicazioni delle clip, l’acquisto da parte di Netflix ha purtroppo interrotto questo tipo di interazione. L’utilizzo dei social network e delle sue dinamiche interne, dunque, non era mai stato così forte e ancora oggi non sono molti i prodotti audiovisivi che integrano internet nel racconto, specialmente in Italia dove la trovata risulta doppiamente coraggiosa, rompendo la tradizione classica e aprendo a una narrazione sperimentale.
L’innovazione non è chiaramente mero virtuosismo, ma si sposa perfettamente con l’intenzione di raccontare in maniera meno edulcorata possibile la vita di un gruppo di adolescenti liceali romani. In una contemporaneità dove le relazioni umane attraversano sempre più la forma telematica, qui la tecnologia e la regia si pongono al servizio della veridicità narrativa, aumentando il senso di empatia spettatoriale e mettendo anche in discussione un certo classicismo nella scrittura seriale.
Skam, la voce di una generazione
Julie Andem, la creatrice della serie originale, classe 1982, ha ideato l’universo di Skam con l’intenzione di documentare la vita degli adolescenti del suo paese dando un’impronta inedita anche dal lato della pre-produzione e dello sviluppo. È noto infatti che la scrittura è stata preceduta da una ricerca intensiva basata su interviste effettuate nei vari istituti superiori norvegesi, con l’obiettivo di raccogliere più testimonianze reali possibili che potessero gettare la base per la serie tv.
Questo lavoro di ricerca è stato subito colto da Bessegato (1983) e Urciuolo (1994), i quali in più occasioni hanno sottolineato come questa modalità abbia poi permesso di sviscerare perfettamente alcune delle questioni centrali per l’adolescente contemporaneo.
L’unione vincente nasce dunque anche dall’interazione tra sceneggiatori giovani che ben volentieri vanno incontro ai nuovi adolescenti, fornendo attraverso il proprio talento la possibilità a un’intera generazione di auto-rappresentarsi. Non è sbagliato quindi ragionare anche sul processo di scrittura a monte, ricordando una writers’ room composta lungo le sei stagioni da autori come Marco Borromei (1986), Ludovico Di Martino (1992) e Anita Rivaroli tra gli altri, astri nascenti del cinema italiano che già hanno lasciato un’impronta indelebile. Se già l’operazione documentaria è una presa di posizione radicale sulla narrazione seriale adolescenziale troppe volte idealizzata e artificiosa, Skam Italia va oltre e ancora si avvale di consulenze necessarie nel trattare con più accuratezza determinate tematiche.
Colpisce ma non stupisce affatto la collaborazione nella sesta stagione di Maruska Albertazzi, giornalista, autrice, regista e attivista per i disturbi del comportamento alimentare come fondatrice del Movimento Lilla, come d’altronde era stato fondamentale il contributo nella quarta di Sumaya Abdel Qader, sociologa e autrice e divulgatrice musulmana, nel raccontare l’islam e il personaggio di Sana. In questo contesto, dare voce facendo un passo indietro e cedendo lo spazio ai diretti interessati è una vera e propria scelta attiva politica, dimostrando una sensibilità rara in Italia e offrendo ancora una volta un’occasione in più di dare una rappresentazione quanto più reale e realistica possibile.
L’eredità di Skam
È l’insieme di tutti questi fattori, dunque, che rende Skam un prodotto audiovisivo unico nel suo genere e dall’influenza capitale per il panorama audiovisivo nostrano. L’effetto Skam” ha già dato vita a prodotti interessanti come Nudes (2021), Prisma (dagli stessi autori, 2022-), Di4ri (2022-) e Shake (2023) ma anche a film come Anni da cane (2021). Al di là del loro maggiore o minore successo, questi titoli esemplificano la svolta all’interno dell’industria italiana che si è adeguata al resto del mondo e ha capito che sì, anche noi possiamo fare dei teen drama contemporanei e inclusivi, tanto come negli USA che nel resto d’Europa e a volte con risultati incredibili.
Investire sui giovani come pubblico ma anche come talenti è una filosofia che necessita uno sviluppo maggiore e incentivi ad hoc, ma rappresenta in ogni caso uno spiraglio verso un nuovo cinema italiano. Skam Italia continua a essere la prima serie italiana a mostrare il cambio di un assorbente e a dare spazio a tematiche LGBTQ+ e a sensibilizzare sulla salute mentale, affrontando i disturbi alimentari, la scoperta della propria sessualità, l’abuso in tutte le sue forme e mettendo in scena una rabbia generazionale sempre più emotivamente violenta. È la voce dei protagonisti che gridano e richiamano attenzione su di sé di fronte a genitori assenti e docenti inadeguati, è la voce degli spettatori che si specchiano nello schermo e che non smetteranno di reclamare opportunità per vedersi riconosciuti da una nuova generazione di autori che riesce a vederli.
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