The Witcher senza Henry Cavill è come Geralt senza Rutilia. Quasi impossibile da immaginare. Per molti fan ormai è così. Ecco perché, dopo l’addio dell’attore alla serie Netflix, per loro qualcosa si è rotto. Fan che hanno già deciso: per loro The Witcher 3 sarà l’ultima stagione. Un’ultima gloriosa cavalcata da vivere al fianco di un attore generoso, che ha riversato nel suo strigo tutta la passione che solo un fan duro e puro poteva avere. Poco importa che le stagioni in cantiere siano almeno cinque. Poco importa dare fiducia a Liam Hemsworth, chiamato a fare il lavoro sporco sostituendo Cavill nei panni di Geralt. Senza Henry Cavill The Witcher non sarà più The Witcher. Ma cosa ha portato a questo triste addio? Affilate le spade, sellate i cavalli e lanciamoci in questo misterioso dietro le quinte.
A caccia di amore
Prima la folla con i forconi e poi la rivincita silenziosa dell’eroe riluttante. Guadagnata solo con il duro lavoro.
Sì, questa storia assomiglia tanto a quella di Ben Affleck nei panni di Batman. Perché, proprio come l’attore americano ai tempi del suo annuncio come Bruce Wayne, anche Henry Cavill non fu accolto proprio alla grande, e la stima dei fan se l’è dovuta guadagnare col sudore. Troppo belloccio, troppo palestrato, troppo Supermanichino. Questo si leggeva on line quando fu scelto per The Witcher. Tanta perplessità accolse l’arrivo dell’attore britannico nel Continente immaginato da Andrzej Sapkowski. Poi è bastata la prima stagione per iniziare a far ricredere tutti. Henry Cavill si dimostra subito un Geralt solido e credibile. Presenza scenica convincente, carisma naturale e soprattutto un lavoro eccezionale fatto con la voce, che rievoca tantissimo quella sentita su Geralt nella saga videoludica. E lo fa restando sempre credibile, senza mai sembrare un’imitazione. Tutto questo perché è uno che a The Witcher ci tiene davvero.
Per capire i motivi del suo addio, infatti, è fondamentale capire il legame di Cavill con la saga. Sia letteraria che videoludica. Premessa: Cavill è un nerd purissimo. Dipinge miniature, ama il fantasy, assembla pc con le sue mani. E poi ci ha sempre tenuto tanto a legittimare la cultura nerd, difendendola da chi la snobba o sminuisce. Insomma, Cavill è una persona per cui le passioni sono una cosa seria, in cui investire tempo, energie e valori personali. Infatti una volta ha dichiarato: “Non lo considero un lavoro. Per me è più come una straordinaria opportunità per vivere le mie fantasie di infanzia nella vita adulta“. Ecco perché Cavill a The Witcher ci tiene davvero. Ha letto tutti libri, li ha studiati per la parte, ha amato i videogiochi, rimanendo affascinato dalla mitologia e della loro creata da Sapksowki. Ecco, forse ora vi starete chiedendo cosa c’entri tutto questo col suo addio. C’entra eccome. Perché la colpa, forse, è stata proprio del troppo amore.
Il cacciatore è cacciato?
Sfatiamo subito un mito. No, Henry Cavill non ha lasciato The Witcher per tornare nei panni di Superman nell’universo DC. Una voce che aveva preso piede dopo il suo annuncio su Instagram e il suo ritorno nei panni dell’uomo d’acciaio nella scena post-credit di Black Adam. Un ritorno durato solo pochi secondi, visto che dopo i cambi nella dirigenza Warner, Cavill è stato fatto fuori anche come Superman, che avrà presto un nuovo volto nel film Superman Legacy di James Gunn. Questa storia beffarda non c’entra perché, unendo in puntini tra dichiarazioni e voci dal set, si capisce che i rapporti tra Cavill e la produzione di The Witcher si sono incrinati durante le riprese della seconda stagione.
Cavill ci ha sempre tenuto a ribadire una cosa: “Rimarrò a bordo della serie fino a quando showrunner e autori onoreranno il materiale originale. Sono un grande fan dei libri e rimango fedele a loro, per cui spero che la storia si svolga senza troppe deviazioni o storyline secondarie che confondano le acque”. Cosa che, di fatto, non è avvenuta. E ce ne siamo accorti tutti. Dopo una prima stagione tutto sommato abbastanza fedele, la seconda ha iniziato a fare di testa sua, complicando la narrazione, inserendo tante forzature e cambiamenti nella trama. Tutte cose che hanno fatto storcere il naso ai fan. Cavill compreso. L’attore si è sentito tradito e frustrato da questo cambio di rotta, e non si è più riconosciuto nella serie. Questo, stando a delle indiscrezioni che non possiamo che prendere con le pinze, avrebbe portato a delle tensioni anche sul set. Dove Cavill sembrava sempre più scontroso e insoddisfatto, tanto da portarlo ogni tanto a metterci del suo pur di conservare un briciolo di fedeltà al materiale originale.
Pare infatti che l’attore correggesse la showrunner e gli autori sul set, cercando anche di cambiare parti dello script scrivendole di suo pugno, come fatto nella scena in cui Rutilia muore. Però, va detto che Cavill (almeno in pubblico) si è sempre dimostrato molto diplomatico e professionale, senza far mai trasparire malcontento. Anzi, anche nella sua ultima apparizione all’evento Netflix Tudum si è dimostrato appassionato e dedito alla parte.
Però basta scavare in qualche sua vecchia dichiarazione per capire la verità. Infatti, durante il tour promozionale di the The Witcher 2, Cavill disse: “La parte più difficile per me è stata trovare l’equilibrio tra la visione degli showrunner e il mio amore per i romanzi, e nel provare a portare quel Geralt nella visione degli showrunner. Si tratta di percorrere una linea sottile; è la storia degli showrunner e quindi è un adattamento. La parte insidiosa era trovare il posto per il Geralt dei libri all’interno di quella realtà e riuscire a dare il meglio per entrambi gli elementi”.
Un equilibrio che, evidentemente non è stato trovato, portando alla fine della sua collaborazione. E le dichiarazioni degli autori che promettono una terza stagione più fedele ai romanzi suonano proprio come una disperata arrampicata sugli specchi. Ed ecco perché i fan stanno con Cavill. Non solo perché si erano affezionati al suo Geralt granitico, ma perché sono rimasti delusi dalla serie proprio come lui. Perché Cavill non era solo lo strigo, ma un fan dello strigo, proprio come noi.
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