A tavola non si invecchia” intonano come una preghiera i personaggi di questa storia. Nonnas è un rituale, la ripetizione avvolgente e cadenzata di gesti e parole che condensano ricordi ed edificano ponti: tra passato, presente e possibili futuri. Il nuovo arrivato di casa Netflix è un film essenziale, rassicurante, imbevuto di buoni sentimenti e confortevole nostalgia. Stephen Chbosky in regia e Liz Maccie in sceneggiatura sfoltiscono il racconto e ne adagiano tono e ritmo su tappeti narrativi lineari, tenuti insieme dalla celebrazione della famiglia, della bellezza e di un’eredità da conservare con cura.

Nonnas è un film sulla preziosità del femminile, sul potere salvifico della convivialità, sulle seconde opportunità. Un film di rimorsi e di riscatti, ferito dal lutto e dalla ricerca di una nuova identità. Fra radici e sapori regionali, Nonnas si serve della cucina come materia lenitiva, evocando nel cibo l’allegoria catartica di un linguaggio affettivo consolatorio e promotore di rinascita.

L’omaggio del protagonista alle donne della sua vita passa attraverso l’apertura di un ristorante dove a cucinare sono le nonne di un’affiatata comunità italoamericana, matriarche e custodi di un patrimonio culturale, culinario ed emotivo che ragiona malinconicamente sui legami tra memoria, rimpianti e appartenenza. Nonnas è il comfort movie per definizione, commovente e rasserenante, privo di guizzi e di quel coraggio necessario a corredarlo di spessore introspettivo. È la formula semplice, intimista e moderata di una commedia resistente all’approfondimento: collaudata e sinceramente disinteressata a impressionare.

Nonnas
Genere: Commedia
Durata: 111 minuti
Uscita: 9 maggio 2025 (Netflix)
Regia: Stephen Chbosky
Cast: Vince Vaughn, Lorraine Bracco, Talia Shire

L’enoteca Maria: un luogo dove imparare a nutrire il dolore

I protagonisti di Nonnas
I protagonisti di Nonnas – @ Netflix

Bastano davvero poche sequenze per indovinare la direzione formale immaginata per questo film popolato di italiani. Quella di Nonnas è un’Italia di lustrini e continue tarantelle, l’Italia delle copertine, dei clichés e delle semplificazioni. Ma d’altronde il protagonista è un tipicissimo italoamericano con un insolito sogno nel cuore. È un uomo adulto assopito in un presente che odora di passato, dei profumi di un’infanzia custodita nel calore della sua comunità.

Con Nonnas Vince Vaughn abbandona le consuete vesti da commedia per dotarsi di misurata profondità: il suo Joe è un uomo gentile, forse un po’ solo, dolcemente sofferente in quel vagabondare in mezzo a un’esistenza costellata di perdite e opportunità sprecate. Vive nella casa in cui abitava da bambino: spoglia, buia e solitaria in seguito alla recente morte della madre. La sua mente lo traghetta spesso nel bagliore cangiante della memoria, nelle lunghe domeniche dedicate a preparare il sugo e a cucinare ricordi gioiosi e saturi di sentimento. Il lutto ha stimolato in lui la riscoperta, quella voglia di prendersi cura del proprio dolore ravvivando i sapori della giovinezza, ora degustata attraverso le ricette di famiglia e il gusto dolceamaro di sensazioni seminate fra le tante stagioni della vita.

Se il dolore ha bisogno di essere nutrito, la guarigione non può che tornare alle radici: la nostalgia di Joe non è un’emozione impolverata, è il moto terapeutico verso la creazione di uno spazio pacificatore. È un posto con un nome, è la sua enoteca Maria.

Lo Sapevi?

L’enoteca Maria esiste davvero. Nonnas è ispirato infatti alla storia vera di Joe Scaravella: italoamericano fondatore del famoso ristorante di Staten Island dove a cucinare non sono chef professionisti ma delle vere e proprie nonne.

Cucinare ricordi d’amore

Una scena di Nonnas
Una scena di Nonnas – @ Netflix

Se è vero che la cucina è un luogo intrinsecamente cinematografico, sia in termini simbolici che per potenzialità compositive, altrettanto distintiva è la cifra umorale legata al racconto della sua concitazione. Non serve scomodare modelli per dimostrare quanto spesso il tumultuoso mondo della ristorazione venga associato al delirio e all’agitazione dei suoi ingranaggi interni – amplificatori di una fibra psicologica (individuale o relazionale) altrettanto alla deriva. Va da sé: la tensione drammatica ben si accosta a quel clima di ebollizione che travolge gli animati automatismi delle cucine.

Nonnas, d’altro canto, devia verso orizzonti alternativi e attinge al bagaglio gastronomico al solo fine di nobilitare il cibo come purissima fonte di nutrimento emotivo – linfa vitale e collante di convivialità. Ogni personaggio di questa storia nasconde nella pratica culinaria il rito curativo del  fare per sé e per l’altro qualcosa di valore. La cucina come atto d’amore diventa per Nonnas un tentativo di resistenza, un inno alla resilienza e al risveglio della vita.

Nonostante l’inesperienza imprenditoriale e ogni possibile difficoltà gestionale, con l’apertura del locale Joe dona a se stesso e alle nonne ingaggiate un punto d’incontro e di consolazione fra il passato e l’inattesa possibilità di un futuro. L’enoteca Maria è la casa in cui sperimentare un’attività priva di fatiscente professionalità, lo spazio adatto a rintracciare le emozioni derivate dal ricordo delle pietanze preparate dai propri cari.

Un racconto semplice per parlare di semplicità

Un momento di Nonnas
Un momento di Nonnas – @ Netflix

Quella catturata in Nonnas è la storia di molteplici rinascite che lodano e preservano la senilità, la saggezza e la ricchezza dei retaggi culturali. Un piccolo concentrato di vita che crede nella solidarietà e nella febbricitante meraviglia di un femminile restituito con grazia dalle interpretazioni delle quattro protagoniste. Roberta (Lorraine Bracco), Antonella (Brenda Vaccaro), Teresa (Talia Shire) e Gia (Susan Sarandon) battibeccano sui primati delle cucine regionali, confrontano ricettari di esistenza e riflettono insieme sul peso delle persone perse e delle occasioni mancate. Quando presenti rubano la scena, assorbono il racconto e tradiscono la complessità inesplorata di un’intensità descrittiva che avrebbe potuto brillare di più. Ma questa è una commedia di praticità e lieti fini, e a Nonnas sta bene così.

Di generazione in generazione, Nonnas onora la vera bellezza dell’essere viste e dell’essere di nuovo ascoltate. S’instrada sul cammino della perdita e ricompone nuovi affetti dentro lo spazio accogliente di un luogo che profuma di casa. Dove il tocco irrepetibile delle ricette della propria vita esalta l’unicità di una cucina identitaria e l’eredità sentimentale di una memoria che si conserva e al contempo impara a guarire.

Nonnas si affaccia su strappi narrativi appena accennati, ma nondimeno sa fare di tematiche semplici sensazioni universali, raccontate con quel tipo di sensibilità capace di commuovere anche quando riluttante a colpire più a fondo. Probabilmente non lascerà il segno, ma di certo fa del bene al cuore.

Conclusioni

6.0 Confortevole

Nonnas si snoda fra lutto, memoria ed eredità emotiva sublimando nel cibo un linguaggio universale di guarigione e riscoperta di sé. Sfiora una profondità solo accennata, preferendo stereotipi e semplificazioni, ma nel complesso il film di Stephen Chbosky si fa volere bene per la sua semplice autenticità.

Pro
  1. Un cast esperto che impreziosisce il film
  2. L’autenticità della sua cifra emotiva
Contro
  1. La durata eccessiva per l’essenzialità della storia
  2. Il poco spazio narrativo dedicato alle nonne
  • Voto ScreenWorld 6
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Laureata in CAM (Cinema, Arti della scena, Musica e Media) e Comunicazione presso l’Università degli Studi di Torino. Attualmente collaboratrice di ScreenWorld.it e NPC Magazine. Della realtà mi piace conoscere la mente, il modo in cui osserva e racconta le sue relazioni umane. Del cinema mi piace l’ascolto della sua sincerità, riflesso enfatico di tutte le menti che lo creano. Di entrambi coltivo l’empatia, la lente con cui vivere e crescere nelle sensibilità e le esperienze degli altri. Nella vita scrivo, studio e mi circondo di cinema, perché penso non esista niente di più bello.