Quando una serie televisiva costruisce un ensemble così ricco di personaggi come Stranger Things, il rischio di perdere per strada alcuni dei volti più amati è sempre dietro l’angolo. Eppure, quello che sta accadendo nella quinta e ultima stagione dello show dei Duffer Brothers va oltre il fisiologico sacrificio narrativo: alcuni dei personaggi che hanno conquistato il cuore del pubblico stanno letteralmente scomparendo dallo schermo. E non si tratta di una semplice impressione soggettiva dei fan più affezionati, ma di un dato quantificabile che emerge con chiarezza quando si mettono in fila i minuti effettivi di presenza sullo schermo.

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Secondo un’analisi dettagliata condotta da un utente Reddit che ha cronometrato meticolosamente le apparizioni dei vari personaggi attraverso le stagioni, la tendenza è inequivocabile: Steve Harrington, Max Mayfield e Will Byers, tre dei protagonisti più iconici e meglio sviluppati della serie, stanno ricevendo sempre meno tempo davanti alla telecamera proprio quando la loro storia dovrebbe raggiungere il culmine. Steve, interpretato da Joe Keery, ha avuto appena 122 minuti di presenza nella quarta stagione. Max, il personaggio di Sadie Sink che ha regalato uno degli archi narrativi più potenti dell’intera serie, ha dovuto fare i conti con soli 14 minuti nella stessa stagione. Will Byers, il ragazzo la cui scomparsa ha dato il via all’intera saga, continua a essere marginalizzato nonostante il suo legame fondamentale con il Sottosopra.

Joe Keery è Steve in Stranger Things
Joe Keery è Steve in Stranger Things, fonte: Netflix

Il paradosso è evidente e frustrante: mentre la serie continua a introdurre nuovi personaggi ogni stagione, alcuni destinati a morire quasi immediatamente come Eddie Munson di Joseph Quinn per massimizzare l’impatto emotivo, i protagonisti storici che hanno accompagnato il pubblico fin dall’inizio vengono progressivamente spinti ai margini della narrazione. Certo, è affascinante conoscere nuove figure come Dipshit Derek di Jake Connelly o la piccola Holly interpretata da Nell Fisher, ma questo non può avvenire a scapito di chi ha costruito la spina dorsale emotiva dello show.

Prendiamo Steve Harrington, forse l’esempio più emblematico di questa dinamica contraddittoria. La sua trasformazione dal classico bullo degli anni Ottanta al babysitter coraggioso e protettivo è stata una delle evoluzioni più riuscite dell’intera serie. Dalla prima stagione, quando era semplicemente il fidanzato dongiovanni di Nancy Wheeler, Steve è cresciuto fino a diventare una figura fraterna per Dustin Henderson, lo ha aiutato a trovare fiducia in se stesso e, memorabilmente, a scegliere il prodotto per capelli giusto della linea Fabergé Organics. Eppure, la quinta stagione sembra aver dimenticato tutto questo percorso di redenzione.

Una scena di Stranger Things – Netflix

Invece di continuare a esplorare la sua maturazione emotiva e le ragioni profonde per cui cerca una relazione stabile, Steve è stato ridotto a una caricatura superficiale del maschio alfa che compete nuovamente per l’attenzione di Nancy contro Jonathan Byers. Il suo arco narrativo, che dovrebbe mostrare quanto è cambiato, si è appiattito su dinamiche machiste di rivalità amorosa che sembrano un passo indietro rispetto alla complessità raggiunta nelle stagioni precedenti. Persino il suo ruolo alla radio WSQK sembra quasi una retrocessione simbolica: una volta era il re della Hawkins High, ora si limita a schiacciare un pollo di gomma per gli effetti sonori mentre Robin conduce lo spettacolo.

Questa riduzione dello spazio narrativo di Steve non è solo uno spreco di potenziale drammatico, ma rischia anche di indebolire l’impatto emotivo di quello che molti fan temono: la sua possibile morte nel finale della serie. I Duffer Brothers hanno già dimostrato di non avere paura di sacrificare i personaggi amati per creare momenti devastanti, come accaduto con Eddie. Se Steve dovesse effettivamente morire nella seconda parte della quinta stagione, il ridotto tempo sullo schermo nella prima parte avrebbe già diluito la connessione emotiva del pubblico con lui, rendendo il sacrificio meno catartico di quanto potrebbe essere.

Stranger Things Sadie Sink
Stranger Things Sadie Sink – Netflix

Ancora più stridente è il caso di Max Mayfield. Introdotta nella seconda stagione come Mad Max, ha immediatamente rivoluzionato le dinamiche del gruppo centrale. Finalmente una presenza femminile forte, intelligente e tridimensionale che poteva stare accanto a Undici senza essere semplicemente una sua copia. Max ha portato tensione, sarcasmo e vulnerabilità in egual misura. La sua relazione con Lucas, culminata nel ballo alla Snow Ball che sarebbe diventato uno dei suoi ricordi più felici, è stata costruita con cura e autenticità.

Il rapporto complicato con il fratellastro Billy, interpretato da Dacre Montgomery, ha aggiunto strati di profondità emotiva al personaggio. Quando Billy è stato posseduto da Vecna e ucciso, Max si è ritrovata a gestire un lutto ambivalente e straziante, intrappolata tra il sollievo per la fine degli abusi e il senso di colpa per aver in qualche modo desiderato la sua morte. L’arco narrativo di Max nella quarta stagione è stato probabilmente il più potente dell’intera serie: tormentata dalle visioni di Vecna, abbastanza coraggiosa da usare se stessa come esca e protagonista del momento culturale che ha riportato Running Up That Hill di Kate Bush in cima alle classifiche mondiali dopo decenni.

Sadie Sink
Max in Stranger Things – Netflix

Eppure, nella quinta stagione, dopo anni di speculazioni e una campagna marketing che ha tenuto nascosto il suo risveglio dal coma, Max è stata relegata a un ruolo secondario. Intrappolata nella mindscape anni Cinquanta di Henry Creel, vive in una caverna dopo aver esplorato invano tutti i suoi ricordi in cerca di una via di fuga. Quando incontra Holly Wheeler, l’ultima vittima di Henry, sembra assumere l’ennesimo ruolo di babysitter della serie. La scintilla, la ribellione, l’umorismo caustico che l’hanno resa un personaggio così distintivo sembrano essersi dissolti, sostituiti da una versione più spenta e funzionale alla trama altrui.

E poi c’è Will Byers, il ragazzo che ha dato il via a tutto. La sua scomparsa nella prima stagione è stata il motore narrativo dell’intera serie, con Joyce e Hopper che hanno mosso cielo e terra per salvarlo dal Sottosopra. Ma da quando è stato ritrovato, la sua importanza per la storia si è gradualmente erosa. Tornato a scuola come Zombie Boy, il ragazzo di cui tutti sussurravano, Will ha passato la maggior parte del tempo successivo cercando semplicemente di tornare alla vita di prima: giocare a Dungeons and Dragons nel seminterrato di Mike, come se nulla fosse accaduto.

Stranger Things, Noah Schnapp
Will in Stranger Things – Netflix

Il problema è che i suoi amici sono andati avanti, interessati alle ragazze e a nuove dinamiche di gruppo, mentre Will è rimasto intrappolato in un passato che non può più esistere. Joyce lo ha avvolto in una protezione soffocante e ha costretto Jonathan a fare lo stesso, trasformando Will da protagonista a figura da proteggere. Nonostante la sua connessione unica con il Sottosopra e con Vecna, viene tenuto lontano dalla battaglia, relegato al ruolo di sensore che avverte quando il pericolo è vicino piuttosto che combattente attivo.

La sua storia più significativa nelle ultime stagioni è stata il sottotesto della sua sessualità e dei suoi sentimenti non corrisposti per Mike Wheeler. Prima della quarta stagione, questo aspetto era rimasto quasi esclusivamente in sottotesto, tanto che alcuni spettatori sono arrivati alla quinta stagione ancora confusi su chi sia realmente Will e quali siano i suoi conflitti interiori. La mancanza di tempo sullo schermo ha impedito uno sviluppo adeguato di questa dimensione fondamentale del personaggio, che meritava di essere esplorata con la stessa cura riservata ad altri archi narrativi.

Will in Stranger Things
Will in Stranger Things – Netflix

Qual è il risultato di queste scelte narrative? Stranger Things si trova paradossalmente nella posizione di avere un cast così ampio da non riuscire a dare spazio adeguato ai personaggi che hanno costruito il successo della serie. Mentre nuove figure vengono introdotte e poi eliminate per creare shock emotivi immediati, i volti storici che hanno accompagnato il pubblico attraverso anni di attesa tra una stagione e l’altra vengono trattati come presenza di contorno nella propria storia.

Non si tratta solo di una questione di minutaggio, ma di rispetto per gli archi narrativi costruiti nel tempo e per il legame emotivo che il pubblico ha sviluppato con questi personaggi. Steve merita di concludere il suo percorso di redenzione con dignità, non regredendo al bullo superficiale che sembrava aver superato. Max merita di essere più che una damigella in pericolo dopo aver dimostrato di essere uno dei personaggi più coraggiosi della serie. Will merita finalmente di essere il protagonista della propria storia, considerando che è stato letteralmente il catalizzatore di tutto.

La stagione finale di Stranger Things avrebbe dovuto essere il momento in cui i fili narrativi di anni convergono in un finale epico e soddisfacente. Invece, il rischio concreto è che alcuni dei personaggi più amati arrivino ai titoli di coda senza aver ricevuto la conclusione che la loro storia richiedeva. I numeri non mentono, e quando i fan devono tirare fuori il cronometro per dimostrare che i loro sospetti erano fondati, c’è qualcosa che non funziona nella gestione della narrazione.

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Diplomata alla Scuola Internazionale di Comics di Napoli - corso di sceneggiatura -, è impegnata in progetti di scrittura creativa e recensioni. Cresciuta con la consapevolezza che “All work and no play makes Jack a dull boy”. Paladina dello Sturm und Drang. Adepta del Lato Oscuro della Forza.