M – Il figlio del secolo, miniserie televisiva diretta da Joe Wright tratta dal primo romanzo della saga di Antonio Scurati, è stata una delle serie più potenti e discusse dell’ultimo anno. Presentata in anteprima assoluta all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, la serie con protagonista Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini ha vinto il premio Serie dell’anno ai Nastri d’Argento Grandi Serie, e Marinelli ha ottenuto il premio come miglior attore protagonista al festival internazionale Series Mania. Eppure, il futuro di questa produzione sembra tutt’altro che certo. Negli ultimi giorni, sono, infatti, andate virali alcune dichiarazioni di Antonio Scurati, che, intervistato al Giffoni Film Festival, ha espresso pubblicamente il suo rammarico per l’incertezza sul proseguimento del progetto.
“È abbastanza incredibile che una serie di questa bellezza, di questa potenza, che al netto di qualsiasi polemica politica e ideologica, gridano tutti al capolavoro, non abbia una seconda stagione. È molto probabile che non ne avrete di notizie sulla seconda stagione. Bisogna chiedersi perché.” – Antonio Scurati
Le parole dello scrittore fanno intendere che il problema non è solo economico o produttivo, ma che potrebbero esserci anche motivazioni politiche. Lo stesso Joe Wright, in un’intervista con Financial Times, raccontò quanto fosse difficile distribuire questa serie negli Stati Uniti. Ma prima di addentrarci nella questione e capire quali potrebbero essere i motivi di questa possibile cancellazione, bisogna ricordare che Sky Studios non ha rilasciato alcun comunicato sul futuro di M – Il figlio del secolo. La serie non risulta attualmente cancellata e non è nemmeno stata rinnovata ufficialmente per una seconda stagione. L’unica certezza, al momento, è che la serie si trova ancora nella sua fase iniziale di diffusione internazionale, essendo stata recentemente acquisita dalla piattaforma MUBI per il Nord America, America Latina, Belgio, Lussemburgo, Turchia, India e Nuova Zelanda.

Uno dei nodi più spinosi legati a M – Il figlio del secolo riguarda le spese di produzione. Con 65 milioni di euro spesi per otto episodi (di cui 15 garantiti dal tax credit del Ministero della Cultura), la produzione è tra le più costose mai realizzate in Italia. La cifra supera anche quella della terza stagione de L’amica geniale, che ha avuto un budget di “soli” 57 milioni per cinque episodi. Non è chiaro se lo Stato sarebbe disposto a concedere di nuovo gli stessi fondi per un secondo capitolo. Un barlume di speranza, però, potrebbe arrivare grazie a MUBI, che distribuendo la serie in vari Paesi, potrebbe avvicinare nuovi finanziatori e produttori. In tempi in cui le produzioni cercano efficienza e ritorni immediati, M rappresenta un investimento ambizioso ma anche rischioso.
Ma i costi non sono l’unico ostacolo sulla strada di una seconda stagione. C’è un altro elemento, forse ancora più delicato, ovvero la dimensione politica e ideologica che ruota attorno alla serie. In M – Il figlio del secolo, vediamo le contraddizioni e i pericoli del regime fascista attraverso una rappresentazione spietata di Mussolini. L’obiettivo di Scurati non è quello di realizzare un ritratto “oggettivo” in senso freddo, bensì quello di offrire una ricostruzione storicamente accurata, ma filtrata da una lettura critica e consapevole dei rischi legati all’ascesa di una dittatura. Il Mussolini di Luca Marinelli è ambiguo, inquietante, teatrale e a tratti disturbante, perfettamente in linea con lo spirito del libro, che non vuole glorificare né semplicemente condannare, ma mostrare e smascherare. Proprio per questo motivo, M è diventata oggetto di discussioni e polemiche nel dibattito pubblico e politico, sin dalla sua uscita.

Il caso più emblematico è quello legato al monologo antifascista che Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere in televisione il 25 aprile 2024, in occasione della Festa della Liberazione. Il testo, commissionato dalla Rai, è stato censurato e bloccato dai vertici dell’azienda, scatenando una bufera mediatica e sollevando interrogativi sulla libertà d’espressione e sul ruolo del servizio pubblico. Questo episodio ha alimentato il sospetto che M – Il figlio del secolo sia percepita, da alcuni ambienti, come un’opera troppo scomoda o politicamente “pericolosa”, perché mostra senza filtri le radici culturali e sociali del fascismo italiano e il modo in cui esso si è imposto anche grazie alla complicità e alla passività delle istituzioni.
Ad aggravare ulteriormente la situazione, Antonio Scurati ha recentemente dichiarato di aver ricevuto diverse minacce di morte in seguito all’uscita della miniserie. In questo clima, la possibilità di una seconda stagione potrebbe essere ostacolata da una forma di pressione politica o ideologica, più o meno esplicita, che scoraggia enti, investitori pubblici e privati o broadcaster a impegnarsi nuovamente in un progetto così sensibile. In attesa di una conferma ufficiale sul futuro della serie, M – Il figlio del secolo resta un’opera che ha saputo accendere il dibattito, dividere l’opinione pubblica e rilanciare l’interesse per un periodo storico complesso e ancora profondamente attuale. La sua eventuale prosecuzione dipenderà non solo da fattori economici e strategici, ma anche dalla volontà di continuare a raccontare, con coraggio, una storia scomoda.