In nome del cielo è una miniserie creata dallo sceneggiatore premio Oscar Dustin Lance Black ed ispirata alla storia vera raccontata nel libro d’inchiesta omonimo pubblicato dallo scrittore americano di grande successo Jon Krakauer (Into the Wild – Nelle terre selvagge). Andata in onda negli Stati Uniti su FX on Hulu, in Italia è in uscita il 31 agosto su Disney+. Nel cast della miniserie di Dustin Lance Black il candidato all’Emmy per il ruolo Andrew Garfield.
Tratta dal libro d’inchiesta “In nome del cielo. Una storia di fede violenta” pubblicato da Jon Krakauer, la miniserie con Andrew Garfield racconta di una storia vera che ha scosso gli Stati Uniti d’America nel non troppo lontano 1984. Il 24 luglio di quell’anno Dan e Ron Lafferty uccisero a sangue freddo la cognata Brenda Wright Lafferty e la nipotina che aveva appena compiuto un anno. I due non si sono mai pentiti del loro omicidio a sangue freddo, tanto che a suo tempo sostennero di averlo fatto perché “ispirati dalla volontà di Dio”. La famiglia Lafferty era molto legata a quelli che poi sono stati definiti i cosiddetti “talebani cristiani”, ovvero i membri della Chiesa Fondamentalista di Gesù dei Santi degli Ultimi Giorni, un ramo fortemente integralista della fede dei Mormoni. Ma andiamo più in dettaglio sul caso che nel 1984 scosse un’intera nazione.
Il 24 luglio 1984 nello stato dello Utah Ron Lafferty e suo fratello minore Dan furono accusati di omicidio a sangue freddo della loro cognata Branda Wright Laffery e della nipotina di soli 15 mesi Erica; mai pentiti del loro atto efferato, i due fratelli Lafferty hanno a più riprese affermato di aver compiuto quell’omicidio a sangue freddo “per volere di Dio”. I due facevano parte della Chiesa Fondamentalista di Gesù dei Santi degli Ultimi Giorni, un ramo fortemente fondamentalista della Chiesa dei Mormoni che si serviva dei loro cosiddetti “profeti” per inculcare nella mente delle centinaia di migliaia di loro seguaci idee pericolose e indurli spesso a mettere in atto azioni terrificanti. Quando furono accusati formalmente di omicidio nell’agosto del 1984, i due fratelli furono rappresentati dagli avvocati Michael Esplin e Gary Weight, anche se durante le prime fasi del processo Dan decise di non avvalersi degli avvocati d’ufficio a loro assegnati ma di rappresentare il suo caso da solo.
Dan Lafferty, nonostante Esplin e Weight abbiano impugnato successivamente la decisione della giuria presentandola alla Corte Suprema dello Utah, è stato condannato a due ergastoli da scontare simultaneamente dietro le sbarre della prigione, senza possibilità di libertà condizionata. Dan Lafferty si trova ancora in gabbia, a dispetto del destino del fratello Ron, ben più movimentato.
Per quanto riguarda Ron Lafferty, nell’agosto del 1984 lo Utah State Hospital giudicò il “profeta” capace di intendere e di volere e per questo totalmente in grado di sostenere il processo; i due avvocati di ufficio a lui assegnati impugnarono la decisione di condanna a morte che la giuria aveva reso nota nel 1985; la richiesta degli avvocati fu respinta inizialmente sia dalla Corte d’Appello degli Stati Uniti che dal Tribunale Distrettuale dello Utah, ma poi accolta quando la 10° Corte d’Appello del Circuito ribaltò la condanna a morte sostenendo che Ron non era capace di intendere e di volere. L’assassino fu quindi condotto nuovamente allo Utah State Hospital per le cure psichiatriche necessarie.
Tre anni dopo il tribunale distrettuale dello Utah ritenne Ron nuovamente capace di intendere e di volere, così nel 1996 venne nuovamente processato per i suoi crimini e dichiarato colpevole di reato capitale dopo un processo lungo tre settimane. Una condanna che nel 2019 ha trovato il suo tragico epilogo quando la 10° Corte d’Appello del Circuito ha respinto la richiesta degli avvocati di Ron di ascoltare nuovamente il suo caso: la giura aveva stabilito la pena di morte per Ron, che però morì all’interno della sua stanza del carcere per cause naturali pochi giorni prima della sua esecuzione, nel novembre del 2019. Aveva 78 anni.