Marvel’s Daredevil è uno dei prodotti supereroistici più amati di sempre. La serie targata Netflix con protagonista Charlie Cox nei panni del Diavolo di Hell’s Kitchen si è distinta sin da subito per i suoi toni dark, crudi e maturi che la differenziavano da tutti gli altri prodotti di casa Marvel. Infatti, se inizialmente Daredevil era considerato un prodotto canonico all’interno del Marvel Cinematic Universe, come si può notare dagli evidenti riferimenti agli eventi del primo film degli Avengers del 2012, col passar del tempo e delle stagioni, la serie (insieme agli altri spin off Netflix collegati) è stata via via estromessa dall’universo cinefumettistico di Kevin Feige.

La serie ideata e scritta da Drew Goddard, durata tre stagioni e conclusasi nel 2018, ha sempre avuto una nutrita schieri di fan e sostenitori speranzosi di poter vedere il Matt Murdock di Charlie Cox reintegrato, questa volta in maniera ufficiale, nelle folte schiere del Marvel Cinematic Universe. Desiderio esaudito nel 2021: prima con la sorpresa del cameo-flash in Spiderman No Way Home, poi con le apparizioni nelle serie Disney+ dedicate a She-Hulk ed Echo. In attesa dell’imminente arrivo su Disney Plus del Diavolo di Hell’s Kitchen, scopriamo le 11 curiosità più interessanti delle tre stagioni di Daredevil targate Netflix.

1. Il tono dark di matrice milleriana

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Scena tratta dalla prima stagione della serie Daredevil, fonte: Netflix

Abituati per anni a vedere un Marvel Cinematic Universe family friendly dai toni leggeri, edulcorati e pregni di umorismo, l’arrivo della serie di Drew Goddard segna un cambiamento di rotta significativo nell’ambito supereroistico Marvel, e non solo. Daredevil si distingue sin da subito per il suo immaginario dark, cupo e realistico. Toni oscuri e tematiche mature che rispecchiano perfettamente la matrice fumettistica di Frank Miller, ovvero quella alla quale si ispira la serie.

Lo stile dark e introspettivo allontana il Daredevil di Netflix dai canoni classici del racconto di supereroi al quale eravamo stati abituati fino a quel momento, rendendo la serie di Drew Goddard una crime story dalle sfumature noir, violenta, adulta e ricca di tensione che non lascia spazio all’immaginazione. Non è un caso, infatti, che lo stesso Kevin Feige abbia deciso di reintrodurre il Diavolo di Hell’s Kitchen nell’MCU mantenendo la stessa linea che aveva condotto al successo le tre stagioni Netflix. È proprio per questo infatti che il sequel su Disney+ si intitolerà Daredevil: Born Again, adattamento dell’omonima famosissima run fumettistica, scritta guarda un po’, proprio dal grande Frank Miller.

2. Tutto in un solo ciak

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Charlie Cox nella scena del piano sequenza finale del secondo episodio della prima stagione, fonte: Netflix

La sequenza conclusiva della seconda puntata della prima stagione, intitolata Un improbabile alleato, rappresenta uno dei momenti più iconici e apprezzati dell’intera serie di Daredevil. Infatti, la lunga, violenta e sanguinosa scena action girata in piano sequenza e per di più con un solo ciak, che vede il protagonista interpretato da Charlie Cox fronteggiare una folta schiera di criminali all’interno di un corridoio, costituisce per certi versi il vero manifesto del Daredevil di Netflix. Una sequenza splendidamente coreografata, che mostra anche il livello tecnico della produzione, nella quale riusciamo a percepire tutta la violenza e la brutalità dello scontro. Una scena adrenalinica ed esaltante che, anche a diversi anni di distanza, i fan ricordano con grande euforia.

3. Il Kingpin di Vincent D’Onofrio

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Vincent D’Onofrio in un character poster dedicato a Wilson Fisk, fonte: Netflix

Un eroe è veramente grande quando è chiamato a misurarsi con un antagonista degno di questo nome. Nel caso del Daredevil di Netflix questa teoria trova evidente riscontro, dal momento in cui Vincent D’Onofrio incarna i panni di uno dei migliori villain di sempre in ambito cinefumettistico e non solo. L’attore che in gioventù ha interpretato l’indimenticabile recluta “Palla di lardo” in Full Metal Jacket sembra, infatti, nato per impersonificare Wilson Fisk, sia per le somiglianze fisico-estetiche che soprattutto caratteriali.

Il suo Kingpin è un uomo d’affari che cela nell’ombra le proprie malefatte criminali. Drew Goddard ha delineato una caratterizzazione tridimensionale per l’antagonista di Matt Murdock, riuscendo, grazie soprattutto ai tempi dilatati della serie, ad approfondire gli aspetti più oscuri e profondi del suo animo. La prima stagione muove in parallelo le parabole dell’eroe e dell’antagonista, mostrando le loro infanzie traumatiche, attraverso due percorsi oscuri che si specchiano l’uno nell’altro. Strade, tuttavia, che nel tempo hanno intrapreso sentieri opposti: quello votato al bene e alla giustizia e quello della malvagità e della criminalità. Vedremo se il villain di Vincent D’Onofrio avrà lo stesso impatto nel Marvel Cinematic Universe. Ma una cosa è certa, senza questo Wilson Fisk, il Daredevil di Netflix non sarebbe stato lo stesso.

4. “0464” Un codice per nulla casuale

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Scena dell’incidente del giovane Matt Murdock, fonte: Netflix

La scena del tragico incidente nel quale il giovane Matt Murdock perderà la vista, contiene un particolare che sicuramente in pochi avranno notato. Infatti, proprio sul barile contenente le sostanze chimiche che bruceranno le retine del ragazzo, rendendolo irreversibilmente cieco, si può leggere uno specifico numero di serie, “0464“. Questo codice non è per nulla causale, poiché, scomposto, fa riferimento ad un mese e un anno specifici: aprile del 1964, ossia la data della pubblicazione in America del primo numero di Devil, la testata Marvel dedicata al personaggio. Un bellissimo easter eggs per veri appassionati.

5. Quella mancata tintura di capelli

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Charlie Cox nei panni di Matt Murdock in una scena della serie, fonte: Netflix

Chi conosce i fumetti lo sa molto bene, Matt Murdock ha i capelli rossi. Una caratteristica rappresentativa del personaggio, che in effetti lo differenzia dal punto di vista estetico dal personaggio portato in scena da Charlie Cox. Quest’ultimo, infatti, ha mantenuto il suo naturale colore di capelli, ovvero il castano. In verità la produzione, proprio per mantenere aderenza estetica con il fumetto, aveva valutato la possibilità di tingere la cute del protagonista di rosso. Tuttavia, la resa estetica su Charlie Cox non risultò per nulla soddisfacente. Per questa ragione si optò per mantenere il castano naturale dell’attore.

6. La fusione di due personaggi

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Charlie Cox e Rosario Dawson in un character poster della serie, fonte: Netflix

Capita molto spesso negli adattamenti fumettistici di fondere le caratteristiche di due diversi personaggi in uno. È esattamente quello che Drew Goddard ha scelto di fare con la Claire Temple interpretata da Rosario Dawson. Quest’ultima, infatti, incarna due donne diverse dei Marvel Comics che condividono la medesima professione, ovvero l’infermiera di notte dei supereroi, figura fondamentale durante le scorribande notturne dei nostri eroi in calzamaglia. No, non siate maliziosi, nulla di osé in pieno stile commedia sexy all’italiana con il grande Lino Banfi.

Ma torniamo a noi. La Claire Temple di Netflix è ispirata prima di tutto proprio all’omonima Claire Temple dei fumetti, ex moglie di Bill Foster, il personaggio introdotto in Ant-Man and the Wasp con il volto di Laurence Fishburne, successivamente legata sentimentalmente anche a Luke Cage, un elemento mantenuto nell’universo Netflix. Allo stesso tempo però il personaggio di Rosario Dawson delinea anche le caratteristiche di Linda Carter, comprimaria piuttosto secondaria del microcosmo di Spider-Man, che in diverse circostanze si è ritrovata a ricucire le ferite dell’arrampicamuri.

7. Il Rooftop garden di New York

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Il Rooftop garden di New York in una scena della prima stagione di Daredevil, fonte: Netflix

Nel corso dell’episodio dieci della prima stagione di Daredevil, intitolato Nelson v. Murdock, assistiamo all’incontro tra due dei boss criminali più temibili di New York, ovvero Wilson Fisk e Madame Gao. I due personaggi si trovano in cima al Rooftop garden, un fantastico giardino pensile situato su uno dei grattacieli più famosi della Grande Mela.

Un luogo iconico di New York che però avevamo già visto in un altro prodotto supereroistico piuttosto famoso: il primo Spider-Man del 2002 diretto da Sam Raimi. I più attenti si saranno accorti che quello dell’incontro tra Wilson Fisk e Madame Gao è lo stesso tetto dove l’Uomo Ragno porta Mary Jane dopo averla salvata dal primo attacco di Green Goblin nella famosa scena della parata. Una curiosa coincidenza che sottolinea il legame intrinseco dei due supereroi con la città di New York.

8. Dignità per Elektra

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Élodie Yung in un character poster della serie, fonte: Netflix

Ci sono dei personaggi dei cinecomics passati alla storia per i motivi sbagliati. La Catwoman di Halle Barry, il Lanterna Verde di Ryan Reynolds, i Fantastici 4 nello sciagurato film di Josh Trank, il Daredevil di Ben Affleck e ovviamente l’Elektra di Jennifer Garner, che ha interpretato per ben tre volte i panni dell’antieroina ninja: prima come co-protagonista nel film del 2003 sul Diavolo di Hell’s Kitchen, successivamente come protagonista del pessimo spin off del 2005, infine nel cameo di Deadpool & Wolverine.

Anche in questo caso Drew Goddard è riuscito nell’impresa di ridare dignità cinematografica a un personaggio disgraziato. Elekra Natchios, comprimaria fondamentale nelle run di Frank Miller nonché uno dei grandi amori del Diavolo di Hell’s Kitchen, è stata introdotta nella serie Netflix con il volto della splendida Élodie Yung, attrice francese di origini cambogiane, che incarna perfettamente il fascino letale della famosa comprimaria di Daredevil. La speranza è quella di veder tornare anche Elektra in Daredevil: Born Again.

9. Il costume nero delle origini

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Daredevil con il costume nero delle origini, fonte: Netflix

Prima di indossare l’iconico costume rosso dei fumetti, il Daredevil di Charlie Cox durante le iniziali scorribande notturne nel corso dei primi episodi della serie, veste una semplice tuta nera abbinata ad una bandana, anch’essa nera, che gli copre metà volto. Quasi lo stesso outfit sfoggiato nella celebre miniserie del 1993 The Man Without Fear, che narrava le origini dell’eroe newyokese, ovviamente sempre scritta dal Frank Miller. L’unica differenza? Le immancabili sfumature rosse.

L’esordio, o meglio il reintegro, del Diavolo di Hell’s Kitchen nel Marvel Cinematic Universe con l’apparizione nella serie di She-Hulk è stato segnato invece da una versione piuttosto particolare del costume, anche questa molto apprezzata dai fan storici del personaggio. Stiamo parlando di quello giallo con gli inserti rossi delle origini fumettistiche classiche del personaggio. Chissà quali altri modelli di costume, inediti o ispirati al materiale cartaceo, sfoggerà Matt Murdock in Daredevil: Born Again.

10. Le origini inedite di Bullseye

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Wilson Bethel in una scena della terza stagione, fonte: Netflix

Una delle novità della terza stagione è stata l’introduzione di uno dei villain più celebri di Daredevil: Bullseye. Quella dello spietato sicario è solo la seconda incarnazione in live action, dopo l’indimenticabile prova, probabilmente per i motivi sbagliati, di Colin Farrell nel cinecomic con Ben Affleck del 2003. Una parentesi che forse preferiremmo dimenticare. A differenza di quanto fatto nella serie Netflix, il passato di Bullseye è avvolto nel mistero, una caratteristica che rende ancor più affascinante il killer che apparentemente dovrebbe chiamarsi Lester.

Dal canto suo Drew Goddard scelse di introdurre un background inedito che rendesse tridimensionale l’antagonista di Daredevil. Nella serie Netflix il personaggio interpretato da Wilson Bethel si chiama, infatti, Benjamin “Dex” Poindexter ed è agente speciale dell’FBI che soffre sin dalla traumatica infanzia di un disturbo borderline della personalità con tendenze psicopatiche. Il Bullseye di Wilson Bethel è uno degli elementi più riusciti della terza stagione del Daredevil di Netflix, proprio per questo, la notizia del suo ritorno in Daredevil: Born Again ci ha reso molto felici.

11. I Defenders come gli Avengers

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I Defenders in una scena della miniserie, fonte: Netflix

Il successo di Daredevil diede vita ad un ambizioso progetto editoriale che per qualche anno visse in parallelo rispetto al Marvel Cinematic Universe, culminando nel crossover The Defenders. Dopo il Diavolo di Hell’s Kitchen, Netflix cercò di replicare la formula producendo altre serie incentrate su personaggi di casa Marvel che condividevano la stessa matrice: i toni noir e le atmosfere metropolitane. Nacquero così gli spin off di Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist. Senza dimenticare ovviamente anche The Punisher con Jon Bernthal, anche quest’ultimo, proprio come il collega in calzamaglia Matt Murdock, da poco ufficialmente entrato a far parte del Marvel Cinematic Universe.

L’approccio della piattaforma streaming dalla grande N rossa fu lo stesso che i Marvel Studios svilupparono nella Fase 1 del Marvel Cinematic Universe: serie stand alone dedicate a ogni singolo personaggio piene di camei e riferimenti agli altri prodotti collegati, confluite, in pieno stile Avengers, in una miniserie crossover. Tuttavia, col passare degli anni l’interesse verso questo universo supereroistico seriale andò progressivamente scemando, a causa di una qualità complessiva non sempre elevata. Infatti, tolte le tre stagioni di Daredevil e la prima di Jessica Jones, le altre serie non ottennero i riscontri sperati, per questo il progetto naufragò ben presto. Chissà che una volta sbarcato su Disney Plus i Defenders non possano tornare in auge.

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Nato a Palermo il 27 ottobre 1990. Laureato in Scienze della Difesa e della Sicurezza, in Giurisprudenza, successivamente ho conseguito un Master in Tutela dei Diritti del Minore. Sono un avvocato, innamorato di cinema e sport sin dalla tenera età, non a caso appassionato di storytelling. Alleniano fino al midollo, sono tre le visioni che da bambino mi hanno cambiato la vita, in ordine: Balla coi Lupi, Batman (Tim Burton) e Il Padrino.