Del tutto in linea con la spooky season La caduta della casa degli Usher, l’ultimo lavoro di Mike Flanagan, è arrivata su Netflix riportando sullo schermo l’opera di Edgar Allan Poe che, a distanza di oltre 200 anni, non cessa di catturarci con il suo fascino. A metà strada tra l’omaggio e un libero adattamento, la trasposizione di Flanagan consegna gli orrori di Poe al Ventunesimo secolo, con una serie che vuole far perdere lo spettatore nel suo dedalo di fili narrativi, tra riferimenti più o meno dichiarati all’opera originale.
Un adattamento che, come abbiamo già detto nel nostro approfondimento, di certo non piacerà a tutti, ma che sicuramente ha il merito di voler fare qualcosa di diverso con il materiale di partenza non rifuggendo mai quella connessione con l’autore dell’opera originale. Andiamo quindi a vedere che cosa succede in chiusura della serie con la nostra spiegazione del finale de La caduta della casa degli Usher.
Il destino che si compie
Nell’episodio conclusivo Roderick Usher si rifugia nella sua casa natale, ormai in rovina, promettendo una confessione all’avvocato Auguste Dupin, il quale prova a mettere il tycoon con le spalle al muro da tempo. La rivelazione, dilatata durante tutto l’arco della serie, enfatizza il fatto che questo momento temporale sia la cornice narrativa da cui si dipanano i flashback in cui i figli di Usher muoiono di morte violenta in circostanze che rievocano – a partire dal titolo degli episodi, i racconti di Edgar Allan Poe.
Tuttavia c’è anche un’altra linea temporale, quella del 1980: il momento in cui i fratelli Usher riescono a cementare la propria ricchezza, o meglio (s)fortuna. Dopo aver murato vivo con l’inganno il CEO della Fortunato, azienda farmaceutica che credono spetti loro di diritto in quanto figli – pure se illegittimi del defunto fondatore – Roderick e Madeline si preparano a prendere il controllo delle attività. Ma è la notte di Capodanno e, per non essere scoperti, si rifugiano in un misterioso bar dove stringono un patto con una misteriosa entità, sotto le sembianze di un’anonima barista: Verna.
Lei propone loro un patto. La promessa è che il delitto non sarà mai scoperto e che da quel momento entrambi, così come la loro discendenza, potranno godere dei ricchissimi proventi dell’azienda; in cambio la stirpe degli Usher si concluderà proprio con i loro successori.
Nell’ultimo episodio assistiamo quindi alla dichiarazione di Roderick Usher il quale sapeva sin dall’inizio che tutti i suoi innumerevoli quanto corrotti figli, legittimi e non, sarebbero morti a causa del patto suggellato anni prima. La sola che avrebbe dovuto salvarsi perché di indole differente rispetto al resto della famiglia è la giovane nipote Lenore, la quale, in un’eco dell’omonimo componimento di Poe, va comunque incontro al suo destino. Non è ovviamente un caso che Mike Flanagan abbia voluto dare al personaggio questo nome, conferendole caratteristiche legate alla bontà d’animo: tratti che rendono la giovane simile alla nonna, prima moglie di Roderick, Annabel Lee, la quale prende a sua volta il nome da un componimento di Poe che parla di una ragazza morta prematuramente.
Mike Flanagan incontra Edgar Alla Poe
Proprio nelle battute finali della serie capiamo quindi che i riferimenti inseriti dal regista non sono accidentali ma pensati per conferire ai personaggi e alla trama stessa un significato che si lega all’opera di riferimento. Non è un caso quindi che, in procinto della conclusione, la serie mostra una maggiore aderenza con il racconto omonimo.
La confessione di Roderick Usher termina nell’esatto momento in cui sopraggiungono degli strani rumori. Come ormai è chiaro si tratta di Madeline Usher: sepolta viva – un tema questo piuttosto caro a Poe – dal suo stesso fratello, che ha compiuto il delitto perché consapevole che il destino avrebbe dovuto fare il suo corso, e tornata per vendicarsi. Nell’esatto momento in cui la figura di Madeline emerge dalle tenebre la vecchia casa inizia a cadere a pezzi. Dupin non può fare altro che fuggire per guardare la stamberga accartocciarsi su se stessa per poi sparire in un mucchio di polvere. Un epilogo praticamente identico a quello del racconto originale in cui il protagonista, anche narratore, fugge dall’orrore della rediviva Madeline per poi vedere casa Usher scomparire.
In questo senso è chiaro che la caduta è da intendersi sia letteralmente come crollo dell’abitazione, ma anche come sparizione della famiglia. Un concetto che Flanagan riprende direttamente da Poe e su cui costruisce l’intera serie.
Chi è Verna
In conclusione ci sembra giusto soffermarsi sulla misteriosa figura di Verna, grande novità della creatura seriale di Flanagan dal momento che si tratta di un personaggio che permette di innescare il processo che porterà allo svolgersi degli eventi.
Come abbiamo detto Verna è una barista che i fratelli Usher conoscono nel 1980 in un locale che poi si scoprirà essere inesistente, frutto di un’illusione. Qui lei le propone quel patto a cui i due, sul momento, non sembrano dare troppo peso; solo successivamente, a seguito delle prime morti violente dei figli di Usher, si cercherà di capire meglio cosa stia succedendo e perché una misteriosa donna sia sempre presente sulla scena dei delitti degli Usher. Ovviamente si tratta di Verna.
Di lei non c’è traccia sui documenti ufficiali, eppure il suo viso fa capolino in fotografie d’epoca al fianco di celebri magnati americani come Rockfeller e Randolph Hearst. Sebbene non venga mai detto espressamente, è chiaro che la donna sia in realtà un’entità sovrannaturale e, come tale, non invecchia, dona ricchezze in cambio dell’anima – più o meno metaforicamente – ed è anche un essere mutaforma.
Se infatti nell’opera di Poe non esiste un personaggio con questo nome, nella mitologia della serie il personaggio interpretato da Carla Gugino non è altri che il corvo, lo stesso della poesia di Poe. O meglio il corvo potrebbe essere una delle tante incarnazioni di questa figura. Infatti quello che vediamo in coda all’ultimo episodio è proprio un corvo che spicca il volo dalla tomba di Roderick Usher dove, poco prima, avevamo visto proprio Verna con fattezze di donna. Il nome Verna, inoltre, è l’anagramma della parola Raven, per l’appunto “corvo” in inglese. Per dirla con le parole di Poe: “Profeta! Creatura del male.”
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