Il doppiaggio italiano è un’eccellenza che non teme confronti, neppure quando si confronta con realtà distanti dal grande schermo. L’avvento dello streaming ha portato alla ribalta un’intera generazione di talenti, con diverse voci al centro della scena che si avvicinano sempre di più ai grandi del settore. Gianpaolo Caprino è sicuramente fra i professionisti più appassionati: spinto da una dedizione travolgente, il doppiatore napoletano vede nel contesto seriale un ambiente ormai affine, pieno di personaggi da scoprire e opportunità da sfruttare.
Un’ascesa iniziata con Vikings: Valhalla e diretta oltre i confini di realtà divergenti, dalla brutalità del reale alla magia del fantastico. Da qui l’idea di raccontare (e raccontarsi) in una prospettiva dall’interno, esplorando la professione e le ispirazioni che il mondo del doppiaggio può offrire – tanto nell’arte, quanto nella vita.
Domanda probabilmente scontata, ma necessaria: è nato prima l’interesse per il doppiaggio o per la recitazione?
Sarò sincero: mi ha sempre attratto la recitazione, soprattutto dal punto di vista della tecnica. La trovo una disciplina molto delicata e complessa, un’arte che necessita di allenamento. Questo mi ha portato a diplomarmi alla P. Sharoff, la scuola stanislavskiana per eccellenza. Sono sempre stato attaccato allo studio dei testi, alla lettura approfondita: amavo “giocare” con la voce sin da bambino, attratto da quelle voci nell’ombra che sentivo nei cartoni e nei telefilm. Questo mi ha portato in modo naturale al mondo del leggio e al doppiaggio.
Alternando caratteri e personaggi sempre diversi, ce ne saranno stati sicuramente alcuni che hai sentito più vicini. Quali ruoli ti sono rimasti nel cuore?
Un personaggio che mi ha emozionato molto è stato Harald Sigurdsson di Vikings: Valhalla. Nelle tre stagioni in cui ho potuto interpretarlo ha viaggiato, lottato e sofferto per tutta l’Europa trasformando il classico machismo, la spinta del guerriero ambizioso e intoccabile, in un percorso di crescita invidiabile. Ciò che mi è rimasto più impresso è il modo in cui raggiunge la consapevolezza attraverso i suoi errori, arrivando a dimostrare che la vera forza non risiede solo nel combattimento, ma nella capacità di evolversi senza perdere di mira l’obiettivo. Una trasformazione caratteriale, ma anche vocale: seguire il suo percorso di vita in tutte le sue sfaccettature è stato davvero stimolante.
Ultimamente ti sei ritrovato a dar voce al fantastico – e non parliamo soltanto di un villain Marvel come Molecule Man, ma di ben due draghi (uno ne La costituzione del buffone, l’altro in Secret Level). Qual è il tuo rapporto con questi mondi?
Molecule Man di Moon Girl e Devil Dinosaur è stato particolare, in effetti: un cattivo molto bello, alieno per molti versi, che vive anche lui una trasformazione esemplare. I draghi sono stati incredibili! Nel cortometraggio “La Costituzione del Buffone” di Lea e Vera Borniotto ho dato la voce a un Drago molto buffo, “umano” e sempliciotto, che ogni tanto si ricorda di essere un oracolo e cerca di darsi un tono – Falkor, il loro cane pekinese, si è occupato invece del lato poco umano in post produzione (ride, ndr). Dopo qualche tempo è arrivato anche Oriel: il drago dell’episodio 1 di Secret Level ha richiesto un lavoro molto energico, accurato e paziente, per cui devo ringraziare la direzione di Saverio Indrio. Questi sono mondi in cui immergersi è un’ispirazione continua.
Pensi che nell’interpretazione sia più interessante lasciarsi ispirare dal reale o dal fantastico?
Credo che siano essenziali entrambi: il reale dovrebbe rendere credibile l’interpretazione, il fantastico dovrebbe aiutare ad avvicinarsi al pensiero di una mente lontana dall’essere umano. Molecule Man di Moon Girl è stata un’ottima esperienza formativa e credo sia il personaggio ideale per poter fare da esempio a questo concetto. Alieno, animale, serpe, ma allo stesso tempo umano con tutti sui difetti – quindi molto quotidiano, sia nell’essere vendicativo, sia pentito, per quindi essere migliorato.
Guardando avanti, se dovessi scegliere, c’è un ruolo in cui ti piacerebbe lanciarti in futuro?
Penso di avere una forte preferenza per le creature della fantasia: mostri (cattivi o buoni che siano), giganti, nani, anziani… ecco, un anziano sarebbe fantastico. Credo che sia una cosa meravigliosa, tramite il suono della voce, dare un’anima completa a un disegno già animato. In fondo, anche questa è parte della magia.
Ti abbiamo visto in diverse produzioni lato streaming. Anche se quasi certamente potrai dirci poco a riguardo, possiamo aspettarci qualche sorpresa nel 2025?
Bella domanda (ride, ndr). Quello che posso dire è che ci sarà un documentario del regista Tommaso Cennamo su Focus, dove insieme a Enzo Decaro presto la voce al narrato. Lavorare per la conoscenza è fra gli aspetti più belli del mio lavoro, amo particolarmente la divulgazione scientifica. Per il resto, sarà il futuro a parlare!