Negli anni Novanta a Oporto, Portogallo c’era un locale che tagliava in due la strada che conduceva dalla via principale allo stadio Dragao: ‘Il Fargo’, oggi chiamato il ‘Contagiarte’. Luogo in cui gli artisti locali potevano esibirsi davanti a un pubblico, più o meno eterogeneo, di turisti e residenti esteri. In una tiepida serata di marzo tra i clienti del locale c’era anche Joanne Rowling, che non aveva ancora aggiunto la K. della nonna paterna al nome e, di sicuro, non guadagnava miliardi a palate come oggi. Anzi, era a un passo dal lastrico. Il contratto come insegnante di inglese era terminato e i rapporti con suo marito ai minimi storici. Il ‘Contagiarte’, quella sera, le serviva per affogare i dispiaceri in un bicchierino. Tra gli artisti in cartellone c’era un ventriloquo molto bravo e molto carino che utilizzava come pupazzo una versione in pezza di Mago Merlino. J.K., che in cantiere aveva già qualche idea nata sul treno Londra – Manchester, si avvicinò all’artista per scambiare due chiacchiere e gli chiese come si chiamasse. Lui rispose: “Arier Porter”. La Rowling, un po’ intontita dalla musica alta e dalle bollicine, non capì bene e rispose: “Ah, ti chiami Harry Potter”.
Quel giorno per la prima volta, forse, la creatrice incontrò la sua creatura.
Ecco i segreti di J.K. Rowling su Harry Potter.
King’s Cross Love
A vent’anni di distanza dal primo approdo sul grande schermo della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, provare a capire del tutto il successo e la profondità della saga del piccolo maghetto senza scomodare la vita di J.K. Rowling non è possibile. Molte cose o molti personaggi di uso comune non esisterebbero se la scrittrice non avesse messo su carta buona parte delle emozioni provate durante gli anni travagliati che l’hanno portata dal Portogallo a Edimburgo e ancora a Londra. Per esempio, la forte depressione di cui soffrì in quel periodo darà vita ai Dissennatori che risucchiano l’anima e la felicità dai ricordi. Mentre la rinascita e la ripresa da quei giorni bui ispirarono l’incanto Patronum. Vi ricordate qual è lo spirito guida di Hermione? Una lontra, proprio l’animale preferito della Rowling che non ha mai negato di aver messo molto di sé tra i caratteri e le particolarità della Granger.
Cominciamo dall’inizio, da un punto preciso di Londra: la stazione di King’s Cross, da cui parte l’Espresso che un po’ tutti, casate a parte, vorrebbero riempire. Il binario 9¾ non è solo un buon aggancio letterario, ma un omaggio ai suoi genitori: Peter James e Anne Volant, che nel 1964 si incontrarono in quella stazione su un treno in partenza per Arbroath. Avevano 18 anni ed erano entrambi arruolati nella Marina; quando J.K. dovette scegliere un punto di partenza per la storia più romantica e travagliata di sempre, intuì subito che King’s Cross Road non fosse affatto male. La stessa Rowling con suo padre non aveva un gran rapporto, da questo la ricerca spasmodica e presenza costante di padri putativi nella saga: Hagrid o Sirius Black, per esempio. Ma c’è un altro dettaglio su questa faccenda che si snoda tra le verità e le leggende sull’autrice più ricca al mondo, anche più ricca di Stephen King e Giulia De Lellis. Dopo l’arrivo in Scozia, la Rowling cominciò a vivere di sussidi statali presso lo Jupiter, un complesso britannico di case popolari, con sua figlia Jessica, ma spesso si rifugiava nel pub del cognato: l’Elephant House. Per arrivarci doveva prendere ogni giorno due autobus: il 9 e il 34… questi due numeri vi dicono niente?
Dopo tutto questo tempo?
Il primo manoscritto intitolato “Harry Potter e la Pietra Filosofale” venne rifiutato da dodici case editrici, perché nessuno voleva scommettere su un libro per bambini così lungo. Pensate che un editore lo gettò nell’immondizia proprio davanti alla Rowling. Lei lo raccolse in lacrime e lo vendette per pochi spiccioli a suo cugino Doug che cercava qualcosa da leggere a suo figlio per farlo addormentare. Dopo il successo della Camera dei segreti, Doug mise in vendita il manoscritto con alcune macchie di salsa barbecue sopra. Valore commerciale: 200.000 sterline. Secondo voi quell’editore, dopo il successo, non ha mai pensato di tirarsi un Avada Kedavra addosso?
J.K. aveva infarcito il suo primo romanzo di ricordi d’infanzia: il professore di chimica con cui non aveva un gran rapporto divenne Severus Piton o Albus ispirato al preside delle elementari; ancora, il suo migliore amico trasandato e con i capelli rossi per Ronald Weasley. Ma soprattutto tratteggiò George e Fred su due persone molto importanti per la sua carriera: Christopher Little, l’agente che la scoprì e puntò su di lei e Nigel Newton, il co-fondatore di una piccola casa editrice nota come Bloomsbury che scommise sulla Pietra Filosofale perché si era innamorato di un libro nato sempre nel ’97: “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di George R. R. Martin.
Si dice che l’Elephant House prenda il nome da una leggenda poi posta in pellicola da David Lynch: The Elephant Man, che narra la difficile vita di un fenomeno da baraccone dal cuore grande, ma dalle fattezze orrende: John Merrick, costretto da un impresario senza scrupoli a esibirsi per il grande pubblico. Durante uno dei soliti show, all’uomo elefante cade un pezzo di carta sul palco contenente una sua poesia d’amore che suscita immediatamente l’ilarità degli spettatori e dell’impresario. Ma ciò che più ci interessa è cosa c’è scritto su quel foglietto, in particolare una frase: “Si può provare ancora amore dopo tanto tempo? Sempre”. J.K., secondo una leggenda, riprese questa frase e la mise in bocca a un personaggio che con Elephant Man aveva almeno una cosa in comune: un cuore grande e le umiliazioni di chi gli è attorno.
Vent’anni e sembra non essere invecchiato un giorno, pregno di così tanti significati che se analizzi Potter fino in fondo ci trovi sia la tua infanzia, sia i tuoi ricordi… magari sul treno, magari nel cimitero di Godrics Hollow o tra i professori di Hogwarts. Qualsiasi sia il vostro legame con questa saga straordinaria, sono certo che tra quarant’anni quando coloro che non l’avranno vissuta fino in fondo ci chiederanno: “Guardate ancora Harry Potter, dopo tutto questo tempo?”, noi risponderemo solo in un modo: “Sempre!”