Non si è neppure sforzato di trovare un’espressione originale, nel dare voce al suo oltraggio verso Gli anelli del potere, il magnate Elon Musk. Secondo agguerrite schiere di detrattori e integralisti, “Tolkien si rivolta nella tomba” da quando è iniziata la lavorazione dello show, o per lo meno da quando ne è stato annunciato il cast vasto e multietnico.
Tuttavia, a pochi giorni dalla release dei primi due episodi, il suo attacco ha avuto una risonanza proporzionale alle sua popolarità e al suo patrimonio; non certo al merito e alla sostanza delle sue critiche, che rappresentano nient’altro che la quintessenza del disagio del maschio etero bianco che all’improvviso scopre di non essere più l’unico centro del mondo.
“Tutti i personaggi di sesso maschile, finora, sono dei codardi o degli imbecilli, o tutt’e due le cose. Solo Galadriel è coraggiosa, brava e intelligente“, ha twittato il CEO di Tesla. Non ci vuole molto per smontare l’ipotesi che i personaggi maschili dello show siano tutti “codardi”: basta pensare all’elfo Arondir, interpretato da Ismael Cruz Cordova, coraggioso e innamorato, o al giovane e irrequieto Theo di Tyroe Muhafidin protagonista di una delle scene d’azione più efficaci di queste prime battute dello show. Ma concentriamoci sulla “prima della classe”, la nostra implacabile guerriera Noldo, nemica di Sauron ma soprattutto del maschio caucasico del giorno d’oggi.
Bionda, occhi azzurri, capitana di ventura
Se Galadriel è “coraggiosa, brava e intelligente” non è per l’applicazione cieca e aberrante del principio del girl power, ma perché il Professore l’ha immaginata così. Andando a spasso per il Silmarillion e per i Racconti perduti e ritrovati (libri che, ricordiamolo, gli autori dello show di Amazon TV non hanno avuto la possibilità di utilizzare come fonte, altrimenti le vicende dello show sarebbero certamente più aderenti a quelle sviluppate da Tolkien), scopriamo che l’elfa in questione, chiamata Artanis (Nobile donna) da suo padre e Nerwen (Uomo-fanciulla – è alta quasi due metri!) da sua madre, è la più bella, potente e valorosa dei Noldor dopo Fëanor, magnifico creatore dei Silmarilli, ma lo sorpassa in saggezza.
C’è un episodio significativo, oltre che caro al nostro cuore di fan: si narra che Fëanor, a caccia della luce degli alberi sacri distrutti da Morgoth, abbia un tempo chiesto a Galadriel qualche ciocca della sua chioma scintillante, ottenendo uno sprezzante diniego. I millenni e le ere e le battaglie hanno trasformato questa creatura fiera, arrogante e orgogliosa, nella Madonna che onora il nano Gimli con una ciocca di capelli. I millenni, e Tolkien. Non Peter Jackson, o gli Amazon Studios, o la piaga del politically correct: J.R.R. Tolkien.
Se Galadriel è l’essere vivente più nobile e potente in Terra di Mezzo, dunque, non è per offendere Elon Musk, ma per farne l’eroina immaginata da Tolkien. E naturalmente se i diplomatici e flemmatici Elrond e Gil-Galad sono messi in ombra, la colpa è anche dell’abbacinante presenza scenica di Morfydd Clark, che ha l’aria di esser destinata a mettere in ombra il resto dell’umanità per molti anni a venire.
Le ragazze del potere
Conclusa la nostra lezione sul lignaggio letterario e l’inevitabile figaggine del personaggio di Galadriel, non possiamo non riconoscere che alla base dello spaesamento di Musk e dei suoi accoliti c’è un grosso scarto nella rappresentazione femminile ne Gli anelli del potere rispetto alla trilogia ispiratrice de Il signore degli anelli, che falliva miseramente il test di Bechdel. Ma quello che Musk chiama “virus woke” per noi è “finalmente, giustizia”.
Dovendo in buona parte creare vicende e personaggi ex novo con le sole appendici de Il signore degli anelli a fornire materiale tolkieniano doc per questo prequel televiisivo – perché mai showrunner e sceneggiatori non avrebbero dovuto dare pari rilievo ai personaggi femminili – nani, elfi, umani o pelopiedi che siano? Non sarà forse giunto per tutti il momento di aprire gli occhi e scoprire che la specie umana è costituita di femmine per almeno il 50 per cento?
United we stand
La rappresentazione femminile paritaria non è un capriccio, non è una manovra politica, e non è il male dei nostri tempi se non nei deliri di qualche mente paranoide; è la conseguenza di una presa di coscienza collettiva che è partita inevitabilmente dalle donne e dalle minoranze sottorappresentate e oppresse, ma che appartiene al mondo di oggi. Non è possibile tornare indietro. E chi si sente sotto attacco, in fondo, va compreso: del privilegio ci si accorge solo quando lo perdiamo.
Prima, finché nessuno lo mette in discussione, è iscritto nell’ordine delle cose come le conosciamo, in cui siamo nati e cresciuti, che sempre ci rassicura del nostro posto del mondo.
Scriveva Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé che “per secoli le donne hanno svolto la funzione di specchi col magico e delizioso potere di riflettere la figura dell’uomo a grandezza doppia rispetto alla realtà.” Ora al posto di questi specchi c’è Galadriel, testarda, possente e un filino tracotante, e fa un po’ paura.
Elon Musk non vuol farsene una ragione? Pazienza. Gli eredi del mondo a venire saranno altri, quelli che comprendono che un’umanità che gode di pari diritti, opportunità e rappresentazione è un’umanità in grado di esprimere appieno le proprie potenzialità nell’affrontare le sfide del futuro. Quelli che comprendono che, per sperare di sconfiggere Sauron, le genti della Terra di Mezzo devono confrontarsi, conoscersi e imparare a combattere insieme. Non a caso questo è il cuore tematico de Gli anelli del potere; un sentimento, che, ci sentiamo di dire, sarebbe tutt’altro che inviso a J.R.R. Tolkien.
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